Capitolo 1: Notte di sangue

Era una fresca domenica notte di fine Settembre.

La città di Wilmington dormiva un sonno tranquillo, nella sua alternanza di palazzi moderni e casette di stile vittoriano con i loro colonnati in marmo e i tenui colori, dal beige al panna al grigio pastello. La quiete che dominava la città, però, non albergava minimamente nei night pub. Nella loro atmosfera di divertimento e svago, l'attività era ancora al suo massimo splendore.

E fu proprio in quella notte stellata che un ragazzo uscì barcollando dalla porta di servizio del Feuer Bar, il locale più rinomato della piccola cittadina del North Carolina.

Erano quasi le tre, e dopo un'ubriacata colossale, l'unica cosa che il ragazzo voleva vedere e toccare era il suo caldo e comodo letto.

«Ehi Tod»lo chiamò un altro ragazzo dai capelli biondo scuro a ciuffo e occhi azzurri, comparendo pochi secondi dopo nel vano della porta.«Vai già a casa?»

Tod annuì.

«Sono stanchissimo Josh. Vorrei farmi qualche ora di sonno, dato che domani siamo di nuovo tra i banchi»biascicò a fatica, cercando di tirare fuori le parole dalla sua mente annebbiata dall'alcool, per formare un discorso vagamente di senso compiuto.

L'amico ridacchiò.«Da quando pensi alla scuola? Devi essere ubriaco fradicio». Si fece improvvisamente serio.«Stai andando a recuperare la tua moto?»

Tod non rispose, lasciando intuire all'amico la verità.

«Ma sei matto? E tu vorresti guidare in questo stato? Se ti beccano gli sbirri...»

«Abito a pochi chilometri da qui idiota. Manco ci saranno a quest'ora della notte».

«Sicuro di non volere un passaggio da Elena?Almeno siamo sicuri che non finirai ad abbracciare un albero».

Elena, loro compagna di classe, non beveva manco morta un bicchiere di vino, figurasi un super alcolico. Era lì solo per la compagnia. In realtà Tod aveva una cotta per lei, ormai da qualche mese. Era stato durante un falò organizzato in spiaggia. I suoi occhi erano rimasti incollati per tutto il tempo sul profilo delicato della ragazza, dai suoi capelli ricci castano scuro, alla pelle olivastra e ai vispi occhi castani. E trovarsi in quelle condizioni in sua compagnia l'avrebbero fatto impazzire del tutto. Non voleva mostrarsi vulnerabile e stupido ai suoi occhi.

Si riscosse dal pensiero scuotendo la testa in risposta all'amico, facendo ondeggiare i suoi capelli lisci lunghi fino alle spalle trattenuti inutilmente da un elastico, rischiando, però, di finire a faccia in giù sull'asfalto.

«Come vuoi Tod»si arrese Josh, rientrando barcollante nel locale.

Tod si avviò verso il vicolo cieco dove aveva parcheggiato lo scooter. Non sembrava aver paura di stare solo in un vicolo buio. Eppure le ultime due vittime dello spietato killer erano morte proprio in zone simili. Ebbene si, la tranquillità di Wilmington era minata da quasi un mese da uno spietato killer che aveva mietuto già cinque vittime, tre ragazze e due ragazzi, tutte che frequentavano la sua scuola, la New Hanover High School.

Scrollò le spalle, e tastò le tasche della felpa blu con la stampa dei Beatles, in bella vista, che indossava, alla ricerca delle chiavi.

Che non trovò.

Cercò freneticamente a terra accanto ai suoi piedi. Magari gli erano scivolate fuori senza che se ne accorgesse.

Nulla.

"Maledizione"pensò con rabbia.

Di tornare dentro a chiedere il passaggio, però, era fuori discussione.

«Stai cercando queste?»domandò una voce alle sue spalle.

Tod si voltò, e rimase senza fiato.

Di fronte a lui c'era una ragazza spaventosamente bella. Capelli biondi lisci, lunghi fino alle spalle, incorniciavano un visino pallido e delicato. Aveva occhi di una tonalità del tutto particolare: alla poca luce che c'era, sembravano amaranto contornati da eyeline e ombretto nero.

Indossava un chiodo nero allacciato su un vestito rosso attillato che ne risaltava le curve non tanto pronunciate, ma ben piazzate. Pur essendo abbastanza minuta, Tod si ritrovò a fissarla imbambolato e a mangiarsela con gli occhi.

Il suo aspetto angelico lo ammaliava eppure, forse il suo modo di fare o forse il leggero sorriso che le increspava le labbra erano segnali che lo avvertivano di un periodo imminente.

Ma la sua mente, troppo occupata a registrare ogni minimo dettaglio di quella straordinaria ragazza che gli stava di fronte, e che pareva una dea, mise a tacere quel pensiero.

Gli sembrava di averla già notata qualche volta nei corridoi della New Hanover High School. Anche in pista quella sera, in compagnia di un ragazzo. Non le aveva dato troppo peso, tutto preso dai discorsi degli amici e da Elena.

Elena.

La sua infatuazione per lei sbiadì di fronte a quella ragazza dagli occhi magnetici.

Si riscosse dai suoi pensieri solo quando notò le chiavi della moto brillare tra le sue dita affusolate.

Gliele tirò, e Tod le recuperò al volo.

«Grazie»disse sollevato.

La ragazza scrollò le spalle, come se non fosse una cosa importante. Il contenuto della borsa nera, in pelle piena di borchie,che portava con sé tintinnò.

Ma Tod non trovò la forza di girarsi e andarsene. C'era qualcosa in quella ragazza che l'attirava nel profondo.

Fu un gesto involontario il suo. Si avvicinò, ammirando gli zigomi delicati della ragazza punteggiati da sparute efelidi, e in pochi secondi si ritrovò a baciarla, i corpi aderenti l'uno all'altro. Le sue mani ne percorsero il profilo delicato seguendone i fianchi minuti.

L'istinto, però, gli suggerì di staccarsi. Quando incrociò gli occhi con quelli di lei, raggelò. Brillavano fulgidi di un rosso sangue come fosse posseduta da un'entità sovrannaturale tutt'altro che benigna.

Provò a urlare, ma la ragazza gli poggiò un dito sulle labbra. Era incandescente.

«Shh. Non vorrai svegliare l'intero quartiere, vero?»

Tod deglutì. Era finito in un bel casino, constatò.

Nel suo cuore c'era un guazzabuglio di emozioni che a stento riusciva a mettere in ordine. Paura, inquietudine, apprensione. Ma che stava a pensare. Era completamente terrorizzato, ogni cellula del suo corpo fremeva dall'adrenalina che gli stava scorrendo nelle vene.

Percepiva qualcosa di pericoloso in quella ragazza bellissima, ma non capiva cosa.

Se avesse messo la mano in una vasca piena di piranha sarebbe stato meno pericoloso di quella situazione, pensò con un sarcasmo che non si addiceva per niente con quel momento.

Provò a muoversi, ma qualcosa, o qualcuno, nella sua testa, gli impediva di agire.

La ragazza gli sorrise. I suoi denti bianchi e lucenti brillarono alla tenue luce della luna che riusciva a raggiungere il vicoletto dove si trovavano.

Tirò fuori dalla tasca del chiodo un cutter. Ne rimirò la lama nera, e colpì con due colpi secchi uno dopo l'altro i polsi della sua vittima.

Tod avrebbe voluto urlare, ma era come se la voce lo avesse abbandonato. Avrebbe voluto scappare, ma le gambe si erano rifiutate di muoversi e pesavano come fossero fatte di piombo.

Teneva continuamente gli occhi puntati sulla ragazza, che tirò fuori dalla borsa due bottiglie di vetro. Erano loro l'origine del tintinnio.

Raccolse con fare esperto il suo sangue che scendeva copiosamente dalle vene dei polsi.

Tod sentì le forze mancargli. Le ginocchia crollarono.

Ma non toccarono terra. La ragazza lo intercettò a pochi centimetri dal marciapiede lurido, trattenendolo con presa ferrea.

La sua mano sulla spalla era incandescente come carbone ardente, eppure fredda come la morte. Aveva perso il suo aspetto angelico, rivelando finalmente la sua vera natura. Se mai avesse avuto la possibilità di parlarne con qualcuno l'avrebbe descritta come una vedova nera, elegante e bellissima e al tempo stesso letale e velenosa.

Sentiva spirare dalla sua figura delicata una malvagità senza pari. Il male fino a se stesso, e l'essenza assoluta della morte. Perché era quella che sentiva trasudare dalle sue membra delicate.

E finalmente capì ciò che era in realtà.

Una servitrice del male.

L'Araldo della Morte.

Una creatura che mai avrebbe pensato e sperato d'incontrare sulla sua strada.

Essendo credente aveva capito con chi aveva a che fare, pur sembrandogli comunque quasi surreale.

Di fronte a lui si ergeva, impavida e sicura di sé, un Demone.

La fissò per l'ultima volta negli occhi, constatando che la sua fine era arrivata, portata da quella ragazza che l'aveva fatto cadere nel suo tremendo inganno.

«Mi sei stato di grande aiuto, umano»gli sussurrò la ragazza all'orecchio. Il suo alito era caldo sulla guancia.

Lo mollò all'improvviso, e Tod si trovò agonizzante a terra. Diede un ultimo sguardo alla luna, prima di cadere nell'oblio.

Nello stesso preciso istante in cui l'anima di Tod lasciò il mondo, una colonna di luce venne giù dal cielo lasciando due individui pallidi e spettrali dall'altra parte della città.




Angolino dell'autrice:

Ciaooo a tutti/tutte :D
Tatadaaan ecco a voi il cap 1 :3

La ragazza che compare non ha bisogno di ulteriori presentazioni, più avanti la conosceremo meglio, così come la componente angelica della storia.

Grazie infinitamente a chi ha letto il prologo :3

Che dire di più, alla prossima e buona lettura^_^

FreDrachen

P.s:commenti positivi e negativi sono sempre ben accettti :D

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