Capitolo 7
Serena
"Buongiorno" dico, allontanando il bordo della tazzina bianca dalle labbra.
Samuel e Daniel si siedono al nostro tavolo. Sembrano ancora assonati dalla serata precedente, ma li capisco. D'altronde, siamo rientrati nelle nostre stanze molto tardi e siamo ancora un po' tutti affaticati dal viaggio, specialmente mio fratello che ha guidato per due ore per condurci fino a qui.
"Vi ho preso i vostri croissant. Fra poco arrivano anche i caffè" li informo.
Loro mi ringraziano e iniziano a mangiare i propri cornetti che Samuel mi ha chiesto di ordinare, mentre lui e Daniel erano ancora in stanza a prepararsi. Io, Iris e Alida abbiamo già fatto colazione e ora stiamo finendo di bere i nostri cappuccini. Sono elettrizzata per la giornata che ci attende, non vedo l'ora di arrivare al mare e di farmi una bella nuotata.
"Come mai vi siete svegliati tardi?" domanda Alida.
"Non abbiamo sentito la sveglia suonare, abbiamo passato la notte a parlare" risponde mio fratello.
Chissà di cosa hanno conversato con così tanto interesse per restare svegli durante la notte. La curiosità mi si annida allo stomaco pieno per la colazione di stamattina.
"A quanto pare tuo fratello va già d'accordo con il tuo futuro fidanzato" mi sussurra all'orecchio Iris senza farsi sentire dai ragazzi e facendomi andare il cappuccino di trasverso.
Spalanco gli occhi e tossisco leggermente. Mi sento soffocare e chiedo un bicchiere d'acqua a un giovane cameriere lì presente.
"Tutto bene, Serena?" mi chiede Samuel.
"Sì, mi è solo andato di traverso il cappuccino" farfuglio.
Dopo qualche minuto ricevo il bicchiere d'acqua che mi salva dall'imbarazzo che provavo per colpa di Iris. Spero che il suo migliore amico non l'abbia sentita o potrei considerare seriamente l'idea di ucciderla. Mi volto verso la diretta interessata, seduta al mio fianco, che sta ridacchiando con sua sorella e fisso entrambe in cagnesco. Se non la smettono di sghignazzare, le ammazzo per davvero!
Finita la colazione, ci ritiriamo in camera per preparare tutto l'occorrente per il mare. Poco dopo ci ricongiungiamo con i ragazzi e ci apprestiamo a lasciare l'hotel. Mentre camminiamo, noto che Daniel e Samuel non hanno una borsa, ma solo dei teli da mare e una palla.
"Dov'è la vostra roba?" domando loro.
"Eccola" risponde mio fratello, indicando il lungo panno di tessuto che porta sulla spalla.
"Volete dire che non avete nient'altro? Crema solare, asciugamani di riserva..." interviene Iris.
"Ci siete voi per questo, no?" dichiara Daniel, scambiandosi un sorriso d'intesa con il suo amico e proseguendo a passeggiare davanti a noi.
Mi volto a guardare le gemelle con un'espressione stupita e anche loro sono rimaste un po' basite dalla cosa. In realtà è risaputo che i ragazzi non portano nulla con sé, quando vanno al mare, quindi non dovrei neanche sorprendermi. In poco tempo arriviamo a destinazione, la 'spiaggia del Prete'. Più che un oceano, si tratta di un lago spazioso, le cui acque color celeste si uniscono all'azzurro del cielo. All'orizzonte si stagliano le cime delle montagne e le minuscole case che, dove ci troviamo noi, sembrano solo puntini indistinti. La spiaggia è molto affollata, soprattutto a riva.
"Wow!" esulta la mia migliore amica con gli occhi pieni di meraviglia incontestata.
"Puoi dirlo forte!" approvo.
Il lido è piccolo, ma in compenso si possono fare passeggiate lunghe e piacevoli. Le persone lo frequentano non solo per una semplice camminata, ma anche per consumare qualcosa di appetitoso in compagnia. Al di là del lido ci sono diversi bar e chioschi aperti. Ci avviciniamo, cercando un punto libero e spazioso dove stenderci sotto il sole raggiante che si fa largo tra le nuvole bianche. Siamo circondati da parecchia gente che cammina, corre, chiacchera, si abbronza, si tuffa o nuota.
Stendiamo i teli e iniziamo a spogliarci. Sbottono i pantaloncini in jeans che indosso e li faccio scivolare lungo le gambe per poi levarmi la canottiera dalla testa, rivelando un costume a due pezzi nero e blu. Iris ne porta uno bianco molto semplice con un fiocco al centro del pezzo sopra. Alida ha lo stesso bikini della sorella, ma di un colore rosso acceso.
"La prima che entra in acqua è una figa pazzesca!" urla quest'ultima in tono di sfida.
Con uno scatto automatico io e la mia migliore amica la rincorriamo per raggiungere la riva del lago, abbandonando i ragazzi che dovevano ancora svestirsi. Alida è in testa alla classifica, poi ci sono io e infine Iris che prova ad accelerare il passo. I nostri piedi si bagnano nell'acqua pulita e azzurra e ci tuffiamo con un grande salto. Inutile dire che la vincitrice è Alida. Incominciamo a nuotare, allontanandoci dalla sponda sabbiosa e inoltrandoci nel profondo mondo marino.
Ho sempre amato l'oceano, da piccolina ho praticato nuoto e ho scoperto che anche Alida condivide la mia stessa passione. Entrambe sappiamo muoverci sott'acqua grazie allo stile sirena, appreso tramite gli appositi corsi. Io me la cavo abbastanza bene, ma Alida è molto più esperta di me, essendosi allenata duramente. Non è così semplice come sembra perché bisogna avere un buon fisico e muoversi con agilità durante il nuoto. Riemergo in superficie ed espiro profondamente. Scuoto energicamente il capo per scostare le ciocche umide dal viso.
"Facciamo una nuotata da sirena?" mi propone Alida.
"Certo, stavo giusto per chiedertelo" affermo.
"Io mi limito a delle semplice bracciate" ci informa Iris.
A differenza mia e di Alida, lei non sa usare questo stile, ma solo nuotare normalmente. Inspiriamo e tratteniamo il respiro prima di tornare sott'acqua. Uniamo le gambe e iniziamo a far ondeggiare tutto il corpo su e giù in maniera equilibrata e fluida. Per aiutarci meglio con la coordinazione distendiamo le braccia in avanti e posiamo i palmi delle mani uno sopra l'altro. Senza la monopinna che ero solita utilizzare durante i miei allenamenti, faccio più difficoltà a seguire Alida, la quale, al contrario di me, si trova completamente a suo agio. Mi volto verso di lei e le sorrido. Lei ricambia e io punto lo sguardo in avanti, osservando l'ambiente cristallino e così ovattato dai rumori del mondo esterno a noi.
"Ah, sono un po' arrugginita" commento affaticata, appena uscita a galla.
"è comprensibile, non facciamo nuoto da troppo tempo" spiega la mia amica, riaffiorando dall'acqua.
"Eppure tu sei ancora molto abile dopo tutti questi anni passati" constato.
"Ho fatto questo stile di vita per quattro lunghi anni, ormai è parte di me" risponde lei.
Ha ragione: un mio anno di pratica con questo genere di attività non è nulla di paragonabile ai suoi quattro. Mi volto indietro per controllare dove sia finita Iris e dopo qualche difficoltà di vista a causa degli occhi arrossati per l'acqua salina, la scorgo in spiaggia con Daniel e Samuel.
"Torniamo indietro?" domando.
Alida acconsente e ripercorriamo lo stesso tragitto, nuotando sempre a stile sirena.
I sassolini sotto ai miei piedi sono piacevoli al tatto, per nulla taglienti e fastidiosi, mentre percorriamo la spiaggia per raggiungere il gruppo. Il punto dove abbiamo deciso di sostare è vicino agli scogli e alla riva, abbastanza isolato e tranquillo.
Samuel è seduto sulla sua sedia a sdraio con la schiena appoggiata alla spalliera. È a petto nudo e indossa solo un costume da mare nero. Il suo fisico è allenato e magro, ma nulla di paragonabile a quello di Daniel. Santa Madonna, mi sto sentendo male solo a guardarlo! Immaginavo che si mantenesse in forma, ma non pensavo di rifarmi completamente gli occhi di fronte ai suoi pettorali, ai bicipiti delle braccia, agli addominali leggermente scolpiti e alla linea della V del bacino che scompare sotto il costume. Avevo ragione, quando dicevo tra me e me che aveva una bella muscolatura sotto gli abiti.
Porta un paio di pantaloncini celesti e un cappello scuro in testa. Presenta una leggera peluria sotto le ascelle e intorno alla zona dell'ombelico per poi scendere fino all'inguine. Meno male che sta dormendo e non mi può vedere perché lo sto radiografando peggio dei raggi x. Amelia è fortunata a poter toccare questo bene di Dio tutti i giorni!
Distolgo lo sguardo prima che lui possa svegliarsi e cogliermi in fragrante. Iris sta prendendo il sole sdraiata comodamente sulla sua sedia a sdraio, Alida si è distesa a pancia in giù sul pavimento sabbioso sopra un lungo asciugamano azzurro e bianco e Samuel è impegnato a guardare il suo cellulare. Con le guance rosse per l'imbarazzo mi chino a recuperare la mia borsa, abbandonata sotto l'ombrellone. Estraggo il mio telo da mare e la crema solare.
Una volta essermi spalmata il composto su tutto il corpo, indosso i miei occhiali da sole e stendo l'asciugamano affianco a quello di Alida, la quale dischiude le palpebre per sorridermi velocemente per poi richiuderle l'attimo dopo. Il rumore piacevole delle onde che si disperdono a riva accompagna la mia lettura silenziosa di After, mentre mi immergo con la mente nelle vicende dei suoi protagonisti.
"Che ore sono?" mugola Iris dopo qualche ora, destandosi dal sonno.
"Le 12:30" risponde sua sorella, prima di bere un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta.
"Che ne dite di mangiare qualcosa? Ho una fame da lupi" propone poi.
"Per me va bene" acconsente Iris, riparandosi dal sole con gli occhiali appositi.
"Chi va al bar?" domanda Alida al gruppo.
"Vado io. Prendiamo dei panini?" interviene Samuel.
Tutti approviamo e mio fratello si alza in piedi con il portafoglio in mano. Non so che genere di panini vendono al chiosco, quindi è meglio che vada con lui.
"Vengo con te" annuncio.
Inserisco il segnalibro, chiudo il volume e lo poso sull'asciugamano. Tiro fuori dalla borsa il telefono in modo da chiamare Iris al momento delle ordinazioni per farmi sapere i gusti e mi allontano con Samuel.
"Hai guardato bene Daniel?" insinua quest'ultimo non appena superiamo il lido.
Oh, cazzo! Deve avermi vista, mentre spiavo di nascosto quel bonazzo che Iris ha come migliore amico. Ero convinta che fosse troppo impegnato al telefono per accorgersene. Il panico mi coglie alla sprovvista, ma cerco di non agitarmi ancora di più.
"Eh?" è l'unica risposta che mi esce dalla bocca.
"Dai, non fare la finta tonta! Ti ho vista" insiste lui, sfoggiando un grande sorriso presuntuoso.
"Promettimi che non glielo dirai" lo prego.
"Solo se risponderai alla domanda di ieri" mi sfida.
Ti piace, Daniel, vero?, mi ricorda la mia mente. Dannazione! Samuel è bravo a rigirare le promesse a suo piacimento, ma se voglio che tenga la bocca chiusa, sono costretta ad accettare. Conoscendolo, sarebbe capace di dirglielo solo per il gusto di mettermi in difficoltà e farmi fare figuracce indesiderate. Inoltre, non mi serve granché continuare a negare di fronte all'evidenza perché lui ha già capito che Daniel mi interessa.
"Va bene! Mi piace" mi arrendo.
"Lo sapevo! Ti sei scelta buona qualità".
"Che, però, è già occupato" lo interrompo.
"Beata la sua fidanzata, allora! Sono sicuro che sia molto bravo a letto" riflette lui.
Oh, fidati, non ho alcun dubbio su questo!, ironizzo nella mia testa. Sono più che sicura che Daniel sia in grado di portare una ragazza al massimo del piacere anche solo con un semplice tocco. Non commento alla sua ultima affermazione e arriviamo al bar per ordinare i panini per poi tornare dagli altri.
"Interessante questo libro" commenta Daniel, mentre consegno il pranzo alle gemelle.
Libro? L'unico lì presente è... Oh, porca puttana! Mi giro verso di lui e lo vedo con il volume aperto tra le mani.
"Daniel!" lo sgrido, allungando il braccio per toglierglielo bruscamente dalla sua presa.
"No! Stavo leggendo una scena importante" ribatte subito.
Una scena importante? Chino lo sguardo sulle due pagine che fino a qualche secondo fa erano davanti ai suoi occhi. Capitolo 48, Tessa. Lo avevo appena iniziato. 'Devo farmi una doccia', 'Passami il soffione', 'Hardin... non riesco...', 'Vieni, piccola, vieni per me'. Sgrano gli occhi e avverto del calore bruciarmi le guance. Non può averlo letto sul serio!
"Oh mio dio!".
"Perché? Cosa stava leggendo?" domanda curiosa Iris.
Preferisco non dirglielo e mi limito a distendere il braccio nella sua direzione. I suoi occhi si muovono da sinistra verso destra per leggere le frasi, poi si strabuzzano, quando trova la scena in particolare.
"Oh!" commenta soltanto.
"Fa' vedere" si intromette Alida e anche lei si accinge a imitare la sorella.
"Davvero leggi questo genere di libri?" mi chiede Daniel.
"Sì e ne legge anche peggio" interviene mio fratello prima di dare un grande morso al suo panino.
"Samuel!" lo rimbecco e lui alza le spalle in segno di indifferenza.
"Perché lo stavi leggendo?" mi rivolgo a Daniel.
"Ero curioso" si limita a rispondere.
Dopo pranzo continuiamo a riposarci sotto il sole per qualche ora. Mi sto sciogliendo come neve al sole da quanto sudore espella il mio corpo a causa del caldo. Le gocce scendono dal collo fino al solco in mezzo ai seni e proseguire nel ventre. Avrei proprio bisogno di una bella rinfrescata. A un certo punto i ragazzi abbandonano le loro sedie a sdraio per andare a giocare un po' con la palla in riva al lago. Io e Alida rubiamo i loro posti per poterci finalmente stendere sotto l'ombrellone. Non che stare sdraiati sopra la sabbia fosse così male, ma dopo un po' diventa scomodo. Alida occupa la sedia pieghevole di mio fratello e io quella di Daniel.
Getto un'occhiata in direzione dei ragazzi, i quali stanno effettuando diversi passaggi della palla. Osservo Daniel, impegnato nella sua attività. I muscoli delle braccia si flettono per afferrare l'oggetto rotondeggiante per poi rispedirlo indietro a Samuel. Mi perdo a contemplarlo con le onde del lago alle sue spalle. Mentre prende tra le mani la palla, incrocia il mio sguardo. Non riesco a distogliere gli occhi dai suoi e mi ritrovo a sorridergli. Lui ricambia. Avverto ancora più caldo di prima e la salivazione nella gola aumenta. Per fortuna la voce di Alida mi distrae dalla mia silenziosa attività, permettendomi di rivolgere tutta la mia attenzione nei suoi confronti.
"Domani potremmo andare alle grotte di Catullo e visitare il museo archeologico".
"Dove si trova? È lontano?" si informa subito Iris.
"Affatto! Attraverso la cosiddetta 'Passeggiata delle Muse' possiamo raggiungerla tranquillamente a piedi in poco tempo" spiega lei.
"Per me si potrebbe fare. Bisogna sentire i ragazzi" approvo.
"A proposito di cosa?" si interpone Daniel.
Lui e Samuel si siedono in fondo alle rispettive sedie a sdraio, dove si trovano i piedi miei e di Alida. Istintivamente sposto di lato le gambe per fargli spazio, considerando che lo sdraio è suo.
"Alida ha proposto di andare alle grotte di Catullo domani e visitare il museo lì presente" espone la mia migliore amica.
"Ci sta!" risponde mio fratello.
Continuiamo a prendere il sole e a chiacchierare.
"Mi sto ustionando la schiena" commenta Samuel con una smorfia contrariata.
"Ci credo! Non abbiamo messo la crema solare" dice Daniel.
Cosa hanno appena udito le mie orecchie? Non hanno messo nessuna protezione contro gli scottanti raggi solari? Un'improvvisa consapevolezza mi riscuote la mente.
"Non vi siete messi la crema?!" domando loro con una punta di isteria nel tono di voce.
"Ehm, no" conferma lui, scuotendo la testa.
"Siete proprio due scemi! Lo sanno tutti che al mare bisogna mettersi la crema" li rimprovero, alzandomi in piedi per tirare fuori dalla borsa il tubolo.
"Voi donne la fate sempre tragica!" si lamenta Samuel.
"Allora perché ti stai lamentando se sai che noi donne siamo troppo tragiche?" lo provoca Iris e mio fratello le lancia un sorrisetto divertito dalla sua reazione.
Mi avvicino a quest'ultimo e mi posiziono alle sue spalle per spalmargli il composto bianco.
"Ah, piano, Sere!" mi sgrida, girando leggermente il capo nella mia direzione.
"Potevi pensarci prima di venire qui senza niente. Tutti e due!" lo ammutolisco, rivolgendo un'occhiata di serietà anche a Daniel che alza le mani in aria in segno di difesa.
Mentre proseguo a spalmargli la crema su tutta la schiena, mi viene in mente un'idea.
"Vi va di fare un gioco?".
"Dai, spara!" commenta Iris.
"A turno una persona deve scrivere una parola, utilizzando la crema come se fosse una penna, sulla schiena dell'altra che dovrà indovinarla".
"Sì, facciamolo!" approva subito Alida.
"Inizio io" dico, depositando una minima porzione di crema sul palmo della mano.
Inserisco la punta dell'indice dentro il composto e comincio a scrivere la parola sulla schiena di mio fratello che dopo qualche secondo di silenzio e di riflessione risponde.
"Mare".
"Bravo, esatto!" confermo, mentre strofino delicatamente la crema sulla sua pelle per eliminare le lettere.
"Tocca a me" enuncia, voltandosi verso di me.
Gli mostro le spalle e raccolgo i capelli lisci in uno chignon disordinato, dal quale scivolano alcune ciocche. Sento il suo dito umido di crema scrivere sulla mia pelle e riconosco subito la parola.
"Sole".
Dopo sette turni arriva il momento mio e di Daniel. Con le braccia avvolte intorno alle ginocchia strette al petto, lo sento sedersi alle mie spalle. La sua vicinanza mi provoca brividi, ma allo stesso tempo un calore eccessivo mi pervade tutto il corpo. Adesso, con la sua presenza accanto, sto sudando più di prima e la temperatura alta del pomeriggio non fa che accentuare il mio caldo interiore. Quando il suo indice mi sfiora, sussulto d'istinto.
"Scusa" mi sussurra.
"No, tranquillo. Mi hai solo colto di sorpresa" mi giustifico con un sorriso smorzato.
Riprende a tracciare, ma io faccio difficoltà a restare concentrata e lucida, mentre lui mi sta toccando. Un tocco delicato e gentile, ma quasi impercettibile che mi crea un leggero solletico, incrementando la pelle d'oca che già provavo a causa della sua vicinanza. Il basso ventre si dimostra sensibile al nostro contatto e mi ritrovo a stringere le cosce tra di esse per cercare di alleviare questo turbamento intimo. Perché il mio corpo reagisce così intensamente solo con uno suo sfioramento? Fortunatamente le guance rosse per la scottatura mascherano il mio disagio.
"Che parola è?" mi chiede, distraendomi dai miei pensieri.
Frastornata dalle sensazioni che provavo tramite il suo tocco, mi rendo conto che non ho seguito minimamente il suo dito per cercare di indovinare la parola. Ho cominciato a perdere la concentrazione dopo le prime due lettere. So per certo che la parola in questione inizia con F e O, ma il resto è tutto ignoto. Per fortuna in questo gioco ognuno ha tre indizi da usare se non si riesce a venirne a capo. Sento i suoi occhi che mi fissano da dietro le spalle in attesa della mia risposta.
"Indizio" dico, girandomi verso di lui.
Le sue iridi affogano nelle mie. Potrei specchiarmici in quel verde così chiaro e limpido. Il suo sguardo impuntato nel mio mi fa deglutire la saliva accumulata in gola. Ci fissiamo dritti negli occhi per lunghi secondi, completamente in silenzio. In questo momento tutto quello che ci circonda sembra scomparire. I nostri amici, il lago, la spiaggia, il rumore delle onde... siamo solo noi, occhi contro occhi, sguardo contro sguardo. Poi, come un fulmine a ciel sereno, lo vedo reclinare il capo per distanziarsi da me.
"Sei lettere".
Non solo è più lontano fisicamente, ma anche emotivamente. Il suo tono di voce è cupo e spento. È come se cercasse di nascondersi da me, come se non volesse mostrarmi apertamente quello che prova dentro. Sembra che il nostro avvicinamento l'abbia riscosso, quasi infastidito. Qualsiasi pensiero stesse articolando la sua mente, la magia dei nostri sguardi fusi insieme non gli è più di suo gradimento.
Cerco di riprendermi interiormente e provo a ipotizzare una possibile parola con quel numero di lettere, ma ho solo un vuoto totale e incasinato, lo stesso vuoto che provo quando tento di decifrare certi atteggiamenti di Daniel.
"Non è sufficiente".
"Si tratta di una condizione mentale che comporta nell'agire in maniera improvvisa e irrazionale" aggiunge.
Condizione mentale che comporta nell'agire in maniera improvvisa e irrazionale? La confusione traspare in modo ancora più evidente, quando incurvo le sopracciglia. Coraggio, Serena, ragiona! Non deve essere così difficile, frequenti un liceo di scienze umane e questi indizi dovrebbero essere una passeggiata per te dopo anni di studio e di dedizione. L'unica parola che mi viene in mente e che potrebbe iniziare con le F e O è fobia, ma ha cinque lettere, mentre la parola in questione ne ha sei. Tuttavia, non riesco a trovare altre possibili soluzioni, oltre a questa.
"Fobia".
"No" risponde Daniel.
"Dammi un ultimo aiuto".
"Ma come, Serena? È facilissimo!" interviene Iris.
"Certo che è facile se puoi leggere tranquillamente la parola scritta dietro" le faccio notare.
"Ti arrendi?" mi sussurra il suo migliore amico a poca distanza dalla mia guancia sinistra.
Il suo respiro caldo mi fa irrigidire all'istante e istintivamente raddrizzo la schiena come per allontanarmi da lui e dal suo petto nudo poco lontano dal mio dorso. Gli zigomi mi si arrossano ancora più di prima e posso notare chiaramente i sottili peli delle braccia che si rizzano verso l'alto come reazione alla sua vicinanza. Anche se lui mi dicesse l'ultimo indizio, ormai sono troppo presa da lui per uscirne fuori.
"Sì".
"Peccato" commenta lui.
È questa la sua unica risposta? La curiosità di sapere qual è la parola scritta sulla mia pelle mi fa voltare indietro, ma lui, prontamente, ci strofina l'indice sopra e come l'onda del mare che cancella le lettere sulla sabbia, la stessa sorte tocca anche alla mia parola.
"Cosa c'era scritto?" chiedo.
Lui ignora la mia domanda con un: "Tocca a te".
Mi mostra le spalle e io rimango ammutolita dal suo comportamento. Perché non ha voluto dirmelo? Era solo una stupida parola, uno stupido gioco, eppure la parola che aveva scelto di incidere momentaneamente sulla mia pelle accaldata pareva importante se non aveva intenzione di rivelarmelo.
Lui è in attesa di un mio movimento, ma non so proprio che cosa scrivergli, perciò digito sulla sua schiena l'unica cosa che vorrei dirgli a voce, l'unico sentimento che nutro nei suoi confronti da qualche mese.
Amore.
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