Capitolo 20
Serena
È trascorsa una settimana dall'ultima volta che ho avuto a che fare con Daniel. Dopo quel pomeriggio a casa sua, credevo di aver chiarito il nostro rapporto visto quello che era successo tra di noi, ma da quella domenica sono passati otto giorni di completo silenzio. Nessun messaggio, nessuna videochiamata, neanche un semplice 'Come va?'. Non mi aspettavo certo il buongiorno da parte sua ogni mattina, ma avevo ragione a credere che certe volte mi tratta con indifferenza.
Come se non bastasse il suo totale disinteresse, anche Iris mi ha lasciata crogiolare nella mia solitudine per tutta la settimana. Non di suo proposito, ma ho avvertito parecchio la sua assenza e andare a scuola non è più lo stesso senza la propria migliore amica. Quando lunedì non si era presentata in classe, mi sono subito preoccupata e lei mi aveva confessato di non stare bene. In realtà, non era al top delle forze già da sabato e mi sono sentita in colpa perché l'avevo costretta ad andare assieme all'Old Fashion. Come immaginavo, mi assicurò che non avevo nessun motivo di scusarmi e, anche se non stava bene, aveva bisogno di uscire e di staccare la mente dalla scuola almeno per quella sera. Tuttavia, deve aver sottovaluto la sua resistenza fisica, credendo di dover soltanto riposare di più nei prossimi giorni, ma da quel sabato in discoteca la sua condizione è solo peggiorata.
"'Giorno" mi saluta, sedendosi al suo posto, rimasto vuoto e inanimato per un'intera settimana.
Mancano meno di dieci minuti all'inizio delle lezioni. Sapevo che oggi sarebbe rientrata, in quanto non voleva perdere altre lezioni, anche se da giovedì inizieranno le vacanze natalizie. La capisco, il primo quadrimestre sta per finire e mancano gli ultimi voti per completare le pagelle. Senza dimenticare che siamo in quinta e abbiamo la maturità.
"'Giorno" ricambio.
"Come ci si sente a tornare nel mondo dei vivi?" le chiedo.
Il suo viso spossato risponde già per lei. Nonostante una settimana di riposo, non si è ancora ripresa dalla brutta febbre che l'ha costretta a restare a letto, tanto da non avere nemmeno le forze per mangiare.
"Mi sento più morta che viva dopo aver passato una settimana a casa peggio di un eremita" commenta con un sospiro tirato.
Fortunatamente, non si è persa granché durante la sua assenza, a parte la verifica di inglese avuta giovedì scorso sul romanticismo e Mary Shelling. Dopo appena due minuti dal suono della campanella, Iris inizia già a lamentarsi sul fatto che la professoressa di italiano non abbia fatto l'appello, cosa che di solito fa, e della sua presenza in primo banco.
"Ma si è accorta che sono mancata per un'intera settimana?!" mi bisbiglia sottovoce e io alzo le spalle, non sapendo cosa rispondere.
"Forse non ti ha ancora vista" tento di rassicurarla.
"Sono in prima fila, come fa a non vedermi?!" mi fa notare, indicando i nostri banchi posti a sinistra dell'aula, affianco alle finestre.
"Perché stanno parlando solo di Desiree?" mi domanda nuovamente, tre minuti dopo, quando la prof chiede notizie di una nostra compagna che ha avuto lo stesso caso di influenza di Iris.
Spero soltanto che non capita a me, perché un'epidemia di raffreddore è l'ultima cosa che ci mancherebbe in quest'ultimo anno pressante e fuori controllo.
"Desiree ha avvisato tutti i professori della sua assenza" le ricordo.
"Anche io" afferma Iris.
"In realtà hai avvisato soltanto un paio di professoresse".
"Ma ho chiesto loro la cortesia di informare tutti gli altri e specialmente la nostra coordinatrice. A quanto pare, nessuno l'ha fatto" ribatte contrariata.
"Non ti sorprendere".
"Era meglio se continuavo a fare l'eremita rinchiusa in casa" commenta, tornando alla lezione.
Alla seconda ora neanche la professoressa di scienze fa l'appello e Iris si sta trattenendo a malapena dal fare altri commenti inadeguati. D'altronde, è stata assente per sette giorni e i professori sono abbastanza severi sulle assenze prolungate, quindi il fatto che non notino la sua presenza, è strano pure per me. Anche la seconda ora passa in fretta e adesso ci attendono quindici minuti dall'inizio della prossima ora.
"L'unica prof che ha chiesto di te è stata la nostra coordinatrice" le assicuro nel vano tentativo di consolarla dal sentirsi invisibile da tutti.
"Almeno lei, mi sembra di essere esclusa e dimenticata" ribadisce con uno sguardo deluso.
Dell'apprensione dei nostri compagni, le frega altamente, ma dai nostri professori ci tiene un minimo a essere considerata. D'altronde, entrambe siamo considerate le prime della classe da tutto il consiglio scolastico.
"Non per me" la conforto e lei mi lancia l'accenno del primo sorriso che mi mostra da stamattina.
"Non che voglio che mi riempiano di domande sul perché ho saltato scuola per una settimana, ma almeno accorgersi della mia presenza. Anche un semplice 'Ciao' mi sarebbe bastato" continua a ribadire.
"A chi lo dici..." mi trovo a commentare, quando ripenso al fatto che il suo migliore amico si sta comportando esattamente così con me.
Iris si blocca con le parole sulla superficie delle labbra carnose, quando mi sente rispondere così. Aggrotta le sopracciglia e mi osserva incuriosita sulla mia affermazione criptica.
"Che vuol dire?" mi interroga.
Scuote la testa. "Niente".
"A chi ti stavi riferendo con quel commentino?" si ostina a farmi parlare.
Al tuo migliore amico, vorrei dirle, ma mi impunto di tenere la bocca serrata.
Tuttavia, la mia migliore amica sembra intuire il destinatario della mia risposta.
"Sappi che, anche se non ci vediamo da una settimana, non mi sono dimenticata che io e te abbiamo parecchio di cui parlare".
"A proposito di cosa?" chiedo.
"Della tua serata alternativa con Daniel dopo l'Old Fashion" ribadisce in tono serio.
Per mia fortuna la campanella suona e, improvvisamente, desidero solo che questa terza ora duri all'infinito. A malincuore, però, giunge il momento della ricreazione e a nulla serve scappare dalla curiosità irrefrenabile di Iris di sapere i dettagli della mia notte trascorsa con il suo migliore amico.
"Allora, raccontami!" mi incita, incominciando il nostro solito giro per la scuola.
"Ma ti ho già detto tutto il giorno dopo, al telefono" le ricordo.
Non mi infastidisce parlarne con Iris, ma è il ricordo nella mia mente a essere il problema. Oltretutto, io e Daniel non ci sentiamo da quel giorno e abbiamo concordato di provare a ritornare amici, nonostante la mia riluttanza ad accettare. Come faccio a essere amica con un ragazzo per cui avrei solo la folle idea di baciarlo e soffocare nelle sue labbra così esperte?
"Allora, raccontamelo di nuovo. Non è bello gossipare al telefono, come quando dal vivo" insiste Iris e io prendo un grande respiro, per poi buttarlo fuori con tutta la mia frustrazione.
"Ti abbiamo accompagnata fino a casa tua e, una volta da soli, ha iniziato a farmi domande su Enzo. Ci ha sorpresi baciarci vicino ai bagni della discoteca...".
Iris mi frena. "Aspetta! Questo non me l'avevi detto quel giorno. Ti sei baciata con il tuo ex?".
Non mi sorprende la sua espressione stupita, sa il passato mio e di Enzo. E, a tal proposito del mio ex, ci è appena passato affianco, mentre chiacchiera con una nostra compagna di classe. Da quando lo conosco, è sempre circondato da ragazze e questo dettaglio mi faceva impazzire di gelosia all'epoca delle medie. Ora non mi suscita un bel niente, ma so che in questi cinque anni di liceo è stato con due mie compagne, anche se ho avuto un forte dubbio che abbia avuto qualcosa di più con altre del resto della classe. Se un giorno dovessi scoprire che si è fatto quasi tutte le mie compagne, non ne sarei affatto sconvolta. Ho sempre riconosciuto di aver dato il mio primo bacio a un playboy.
Da quella sera in discoteca la situazione tra noi sembra essere tornata come sempre. Ci salutiamo con un sorriso, ci parliamo tranquillamente, ci incrociamo spesso nell'arco della mattinata, ma l'argomento del nostro bacio non è uscito dalla bocca di nessuno. Non so nemmeno se l'abbia confidato a qualcuno della classe, ma ho il sospetto che nessuno sa del nostro recente bacio e la nostra storia non è un segreto all'interno della classe.
"Ci ha provato con me, anche se sai benissimo che non c'è più nulla tra di noi. Si è persino scusato per quello che era successo anni fa, quando stavamo insieme" spiego, mimando con le dita due immaginarie virgolette al nominare la nostra relazione.
Forse non era così interessato a volerci riprovare, come mi aveva fatto intendere quella sera. O forse non vuole far sapere a nessuno che c'è stato un bacio infuocato come i led rossi che illuminavano le nostre sagome al buio di un corridoio.
"Va' avanti!".
"Mi ha fatto intendere di volerci riprovare, ma io ho negato e lui ha intuito che ero interessata a qualcun altro. Mi ha baciata e io ho ricambiato".
"Male che lo hai fatto" mi rimprovera.
Al contrario di me, che ho avuto diverse esperienze in fatto di baci, Iris non ha ancora dato il suo primo bacio. Nonostante abbia diciotto anni, è convinta nella fiaba del principe azzurro. Ma, come biasimarla, in fondo tutte noi ambiamo a trovare il principe azzurro, la nostra metà che ci tratta come principesse.
"Mentre ci stavamo baciando, è arrivato Daniel, dicendo che mi stavi cercando" proseguo.
"Davvero? È stato lui a chiedermi dove fossi finita, io ero convinta fossi rimasta seduta sul bancone. Ti ho vista parlare persino con il barman" mi corregge Iris.
"No, subito dopo mi sono allontanata con la scusa di voler ballare e nella pista Enzo deve avermi riconosciuta. Abbiamo ballato assieme e al termine della canzone siamo finiti a limonarci vicino ai bagni" ricollego i momenti di quella serata.
"Ora capisco perché Daniel era nervoso e distratto. Sembrava non mi stesse neanche ascoltando" constata la mia amica.
Subito dopo si allunga verso di me.
"Con la lingua?" mi sussurra tra i capelli sciolti e io le rivolgo un sguardo ammonito, ma lei è in trepidante attesa della mia affermazione.
Mi limito ad annuire e lei, in risposta, fatica a trattenere un urlo isterico. Il ricordo della nostra notte assieme brucia ancora nella mia testa e, anche se è passata una settimana, mi sembra di sentirla bruciare ancora nel basso ventre. Non l'ho ammesso a mia madre la mattina dopo, quando mi ha fatto domande sulla mia notte d'amore con Daniel, ma ho avvertito la prestanza di Daniel in mezzo alle gambe per quasi due giorni. Immaginavo fosse dotato, ma non avevo idea che lo fosse particolarmente. O forse è solo il mio corpo che quella sera era plagiato da lui, come i miei ormoni, del resto.
"Dopo due baci mi sono ritrovata a cavalcioni sopra di lui" confesso con le guance rosse peggio di Heidi.
Stavo per avere un orgasmo istantaneo in quella posizione, difatti Daniel non ha impiegato chissà quanto a farmi venire con le sue dita. Ora Iris sta rischiando veramente di urlare come una pazza.
"E l'avete fatto nella tua macchina" conclude e io annuisco.
"Seriamente, non potevate farlo a casa sua?" mi chiede.
Mi sono chiesta pure io perché ho dovuto perdere la verginità sui sedili posteriori di una 500, ma in quel momento ero troppo impegnata a realizzare se quello che stava succedendo, era reale.
Scrollo le spalle. "Magari non voleva lui. Forse c'erano i suoi genitori svegli".
E in quell'ultima frase mi ritrovo a pensare che sia stato solo un fottuto bene che abbia fatto sesso in auto. Non conosco le abitudini di Daniel in fatto di ragazze, ma non mi sorprenderebbe, se sua madre mi avesse guardato come "l'ennesima gattina che mio figlio si porta a casa". Sempre se le conduce in camera sua per farsele. Non è un segreto che abbia una vita sessuale attiva, che sia fidanzato o meno.
"Ai sedili della tua macchina, in alternativa, potevate usare il pavimento" ironizza, dandomi una gomitata e lanciandomi un occhialino provocatorio.
"Spiritosa!" commento con un sorriso.
La ricreazione termina e le lezioni riprendono. A metà della lezione di scienze umane, completamente assortita dal sistemare gli appunti di filosofia, dato che mercoledì avrò l'interrogazione su ben tre autori complicati, sento Iris ridere a crepapelle. Non solo lei, ma anche gli altri compagni.
"Che succede?" domando.
"Cosa ti sei persa! C'era una cimice che le è passata sotto il naso e la prof ha paura" mi informa tra le risatine.
Mi volto a guardare la nostra coordinatrice che cerca di ricomporsi e di non dare a vedere la sua fobia per le cimici. Fobia condivisa da tutta la classe, insomma, come si fa ad apprezzare le cimici con il pessimo odore che emanano, quando si sentono minacciate?
"Mamma mia, che colpo! Ragazzi, mi fa piacere avervi fatto ridere nel bel mezzo di queste due ore di lezione che abbiamo, ma adesso riprendiamo" annuncia, voltandosi per proseguire nella spiegazione degli argomenti scritti sulla lavagna.
Il resto della mattina la trascorro a sistemare gli appunti di filosofia, mentre Iris a sottolineare gli argomenti di fisica che deve recuperare a causa della recente febbre.
Nel bel mezzo del pomeriggio, però, mi accorgo come un fulmine a ciel sereno di non aver detto tutto a Iris riguardo al suo migliore amico. Perciò, con la scusa di voler prendere una piccola pausa dalla monotona attività di sistemare questi dannati appunti di filosofia, che più proseguo, più questi sembrano moltiplicarsi all'infinito, prendo il telefono e avvio la chiamata.
"Hai sentito Daniel di recente?" postulo, non appena la mia migliore amica risponde alla chiamata.
Ho bisogno di sapere se mi ignora a proposito dopo il nostro ultimo incontro o se sparisce anche con la sua migliore amica.
"Mi ha scritto una volta settimana scorsa. Perché?" fu la sua risposta.
Ipotizzarlo fa molto meno male che avere una conferma da Iris. Sono sempre più convinta che mi sta ignorando proprio come pensavo. Sospiro di frustrazione e mi accingo a spiegare.
"Il mattino dopo la nostra notte assieme avevo bisogno di ridefinire il nostro rapporto, così sono andata a casa sua per parlargli e lui mi ha proposto di essere soltanto amici d'ora in poi".
"Immagino la scusa che ti ha rifilato... non è pronto per una nuova relazione" intuisce lei e io sono costretta ad assentire.
"Sì, ma come fai a saperlo?" le chiedo.
"Me l'ha sempre detto, da quando si è lasciato con Amelia. Però, a quanto ne so, non rinuncia ad aprire nuove gambe".
Bene, persino Iris mi sta confermando le sue parole. Cosa vorresti che ti dicessi Serena?! Che non sei stata una delle tante gattine che alzano il culo in attesa che il mio cazzo entri loro dentro?, mi aveva sbattuto in faccia quel pomeriggio.
Non so come abbia fatto a restare impassibile e a tenermi tutte le lacrime dentro, ma ho dovuto mordermi le labbra e soffocare la mia delusione. L'unico motivo per cui ho accettato di restare solo amici, era la patetica speranza che io potessi interessargli, anche solo un minimo, rispetto all'interesse che dimostra nell'aprire bocche e gambe ad altre ragazze.
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