Capitolo 18

Serena

Sono arrivata, ma sento di non avere il coraggio di proseguire. Fisso la porta in mogano della mia casa, oltre la quale mia madre mi starà sicuramente aspettando. Prima che arrivi una macchina a suonarmi dietro perchè sono in mezzo alla strada da qualche secondo, mi posiziono dietro l'auto scura di mio padre. Perfetto, non avrò solo una furia nera da risolvere, ma ben due. 

Non accenno ancora a scendere, è come se mi fossi improvvisamente immobilizzata nel sedile. Lascio andare un profondo respiro e temporeggio. Ho quasi paura di mettere piede in casa, sapendo cosa mi aspetterà per il mio comportamento irrazionale di ieri sera.

Non sono solita lasciare mia madre senza una valida spiegazione, invece, mi sono limitata a mandarle un misero messaggio su Whatsapp che sicuramente non avrà neanche letto. Per non parlare di Iris che mi avrà tartassato sulla chat, quando si sarà accorta che ero completamente sparita. Tra le due non so chi sarà più preoccupata dell'altra e non posso neanche dar loro torto.

Scuoto la testa, tentando di scacciare via i rimorsi e finalmente lascio l'abitacolo della macchina dopo averci trascorso infinite ore. Lancio una rapida occhiata al piano superiore di casa, in particolare sulle finestre a destra. Due scale non mi basterebbero per intrufolarmi in camera mia, senza dover passare per forza per la porta d'ingresso e il corridoio.

Giro attorno alla macchina, ma mi blocco di colpo, quando con la coda dell'occhio intravedo degli strani segni su uno dei finestrini posteriori. D'istinto avvicino la mano e intuisco che si tratta di un'impronta, quasi sbiadita del tutto. Apro le dita e cerco di riprodurne l'esatto contorno. In quel momento i ricordi mi investono. Il corpo caldo di Daniel sopra di me, il suo bacino che si muoveva contro il mio, portandomi in un paradiso di piacere mai provato prima d'ora, i miei ansimi che riempivano l'abitacolo di un'aria nuova, carica di irrefrenabile desiderio e il suo respiro sulla mia pelle nuda, riempita di mille brividi.

L'impronta sul vetro è la mia perchè ricordo di averla fatta, mentre ero al culmine dell'orgasmo e non riuscivo a controllare l'eccitazione che stava sovrastando nel mio corpo. Mi sentivo sul punto di esplodere da un momento all'altro, come una bomba a orologeria. In quell'attimo di pura intimità con Daniel mi sono sentita d'un tratto svuotata, come se mi fossi liberata di un peso addosso, ma allo stesso tempo carica di una nuova energia. Ora capisco perchè il sesso viene sopravalutato positivamente da tutti, in effetti è un'esperienza che vale la pena provare almeno una volta nella vita.

L'aria fredda del mattino mi solletica le gambe, ricordandomi di aver lasciato le calze ancora in auto. Le recupero velocemente insieme alla giacca in pelle e alla borsetta e mi affretto a entrare in casa prima di ritrovarmi a battere i denti per colpa del freddo. Infilo le chiavi nella serratura e neanche il tempo di richiudermi la porta alle spalle che Diana accorre verso di me, come suo solito, per salutarmi.

"Mamma, sono tornata" annuncio, accarezzando Diana e accennando i primi passi verso il salotto.

La televisione è accesa, ma non c'è nessuno sul divano. Il volume è basso e il salotto è vuoto. Vedo Diana dirigersi in cucina e intuisco che mamma deve essere lì. Poso il mazzo di chiavi sul tavolino rettangolare in legno tra il divano e la tv e seguo la mia cagna.

"Mamma?" la richiamo.

È seduta sul tavolo di marmo della cucina, bianco e lucido. Probabilmente lo avrò sfregato a fondo per scaricare la tensione nervosa dovuta alla mia lunga assenza. Tiene le braccia incrociate al petto e mi fissa in completo silenzio. Mi basta incrociare la burrasca nei suoi occhi azzurri per intuire che non è affatto di buon umore.

"Ciao" tasto il terreno con un tono di voce neutro, ma lei non mi ricambia il saluto.

Okay, è arrabbiata: o con mio padre, dato che loro litigano spesso, o molto più probabile con me.

"Dove sei stata ieri sera?" accusa, senza perdere tempo.

La sua voce è più glaciale dello sguardo cristallino con cui mi sta puntando addosso. Non sono affatto sicura che abbia creduto alla bugia che le avevo scritto ieri prima di abbandonarmi completamente alle braccia di Daniel.

"Non hai letto il messaggio che ti ho inviato? Sono rimasta a dormire a casa di Iris dopo la serata in discoteca" riformulo la stessa scusa.

"Serena, non mentirmi! Sai benissimo che con me le bugie non ti aiuteranno" mi redarguisce all'istante.

Mi ammutolisco e chino il mento, non sapendo che cosa altro inventarmi. Sono pessima a mentire e chiunque mi conosca può solo confermare.

"Dovevi essere a casa entro mezzanotte" mi ricorda il nostro accordo.

"Mamma, ho quasi diciannove anni. Mi tratti come se fossi ancora una bambina" contraddico.

"E ti sorprendi che ti tratti ancora come una bambina?! Mi sono svegliata all'una di notte e non eri ancora rientrata a casa. Ti ho chiamata innumerevoli volte, ma non mi hai mai risposta. Credi davvero che nel cuore della notte avrei avuto la lucidità di controllare il telefono e leggere il tuo messaggio?!" si sfoga, liberando come un fiume in piena tutta l'ansia e la paura che deve aver trattenuto finora.

Non mi piace che mia madre si preoccupa così ossessionantemente per me perché, oltre a trovarlo inutile, non le fa bene. Con Samuel non si comportava in maniera così viscerale e lui usciva sempre con i suoi amici a far serata o aperitivi.

"Ho dovuto chiamare Iris nel cuore della notte per sapere dove fossi finita e per fortuna lei ha avuto la decenza di non mentirmi, al contrario di te" mi rimprovera.

Questo spiegherebbe la sfilza di chiamate perse dalla mia migliore amica.

"Non immagini neanche lontanamente il terrore che ho avuto, quando mi ha confessato che credeva fossi a casa già da un pezzo" prosegue lei.

Non posso avercela con Iris perché avrei fatto lo stesso al suo posto, se mi avesse chiamata sua madre. Non siamo in grado di dire bugie.

"Ero con Daniel" ammetto infine.

"Cosa?" Biascica, sgranando appena gli occhi.

Al momento non riesco a capire il suo stato d'animo: confusa, sorpresa, felice, arrabbiata... forse un mix di tutto ciò. Chino appena la testa, anche se in questo momento vorrei essere la mia tartaruga che si ritira dentro il suo guscio, quando si sente in pericolo. Le iridi di mia madre si impiantano nelle mie e capisco che vuole delle spiegazioni più chiare e precise.

"Mancava più o meno mezz'ora a mezzanotte e io e Iris avevamo deciso di tornare a casa. Nella discoteca in cui siamo andate, abbiamo incontrato Daniel, ma nessuna delle due sapeva che fosse lì, l'abbiamo incrociato per puro caso" illustro, ripercorrendo con la mente tutti gli eventi avvenuti fino a poche ore fa.

"Mi ha chiesto un passaggio con la macchina e io ho accettato. Ho riportato Iris a casa sua e poi ho guidato fino a casa di Daniel...".

Non trovo più le parole per proseguire. Ingoio un groppo di saliva, non mi sento pronta a rivelare esattamente cosa è successo da quel momento in poi con lui.

"Non potevi accompagnare prima lui e dopo Iris. Tu e lei abitate letteralmente a cinque minuti a piedi l'uno dall'altra" interviene mia madre.

"Lo so, ma Daniel... ecco, lui... voleva che portassi a casa prima Iris" farfuglio, torturandomi le dita delle mani dal nervosismo.

"Voleva solo avere una scusa per restare da solo con te" appura lei e io non posso fare a meno che affermare dentro la mia testa.

"Non avresti dovuto accettare, sai cosa sarebbe potuto succedere?!" Ribatte del tutto contrariata.

"Sì, lo so, ma non è la prima volta che mi vedo con Daniel. Mi fido di lui" lo difendo.

"È vero, ma con voi c'era sempre Iris o qualcun altro e io ero tranquilla" conferma.

Come ho appena detto a mia madre, ho abbastanza fiducia in Daniel da sapere che con cui sono al sicuro.

"Cosa è successo, poi?" Mi sprona a continuare, ma io esito qualche istante prima di riprendere il discorso.

"Niente... siamo arrivati a casa sua, abbiamo iniziato a parlare e-e ho dormito con lui..." incespico sulle mie stesse parole, creando più confusione che chiarezza.

La situazione, in realtà, si è evoluta in modo un po' diverso, ma al momento voglio solo finire questo interrogatorio che sto morendo dall'imbarazzo. Mi sono sempre confidata di tutto con mia madre, lei è la mia migliore amica in assoluto, ma parlare di Daniel con lei non è certo un argomento facile per me. Lei non ha avuto modo di conoscerlo, lo ha solo visto di sfuggita in quelle rare volte che ci capitava di incontrarci assieme alle gemelle. È il migliore amico di Iris, ma in fin dei conti, è anche amico mio.

"Niente altro?" Mi domanda.

"Beh... sì... ho passato la notte con lui" confesso a bassa voce, come se dovesse essere solo un nostro segreto.

In effetti, non voglio che mio padre ci senta. Ci mancherebbero solo le sue innumerevoli domande sulla questione.

"Ci sei andata a letto?" specifica mia madre, inarcando le sopracciglia verso l'alto per la sorpresa.

Non ci sono neanche arrivata al suo letto, considerando che ho perso la verginità sui sedili posteriori della mia auto, ma so cosa intende.

"Sì..." affermo.

"Avevi bevuto? Lui ti ha costretta...?" insiste.

Mi scappa una risatina beffarda. Davvero crede che Daniel avesse avuto qualche remota possibilità con me, solo se fossi stata più coinvolta per via dell'alcol?

"No, mamma, non ho certo bisogno di ubriacarmi per andarci a letto" dichiaro, ma l'attimo dopo mi pento di aver sputato quella cruda verità e stringo le labbra per evitare di parlare nuovamente a sproposito.

È come se le avessi appena detto che per quel ragazzo aprirei le gambe come un ventaglio da far svolazzare. L'imbarazzo per la piega che sta prendendo la nostra conversazione non fa che aumentare. Rossa in faccia, provo a rimediare alla mia lunga lingua.

"Sai che non mi metterei mai alla guida, se voglio bere. Ancora di più, se sono in compagnia. Io e Iris abbiamo solo preso un drink analcolico alla frutta e Daniel non mi ha costretta a fare niente contro la mia volontà. Mentre stavamo parlando, ci siamo baciati e poi è successo".

La vedo sospirare e rilassare le spalle tese. Evidentemente quello che le ho appena confessato deve averla rassicurata abbastanza da farle passare la rabbia nei miei confronti.

Scende dalla sedia, aggira il tavolo e si avvicina a me con le braccia spalancate. Quando mi stringe a sé, rimango un attimo confusa dal suo gesto, tuttavia mi limito a ricambiarlo. Odio litigare con mia madre e per fortuna non capita spesso.

"Perché mi hai mentito, allora?" mi domanda in tono più soave, staccandosi da me.

"Temevo la tua reazione. Sapevo che ti saresti preoccupata, se te l'avessi detto" ammetto.

Lei scuote la testa e mi prende il viso tra le sue mani calde e lisce. L'azzurro nelle sue iridi è tornato calmo e pacifico, segno che il peggio è appena passato.

"Amore, io sono sempre preoccupata, quando si tratta di te. Tu non lo capisci ancora perché non sei madre, ma un giorno lo diventerai e allora ammetterai che avevo ragione" replica con un sorriso di superiorità.

Diventare madre: un sogno di tutte le donne. O quasi. Aspiro anche io in futuro di trovare qualcuno con cui costruirci una famiglia, ma al momento il mio unico obiettivo è terminare gli studi. E non solo quelli del liceo.

"Beh, quel giorno è ancora parecchio irraggiungibile" scherzo e lei sorride in risposta.

Si riprende dall'attimo di ilarità per poi aggiungere:

"Bastava solo che mi chiamassi e mi dicessi la verità. Ne avremmo poi riparlato con calma appena rientravi a casa, come stiamo facendo adesso. Hai ragione a dire che non sei più una bambina, ormai stai diventando una giovane donna. Non posso impedirti di vivere la tua adolescenza e di avere un ragazzo, ma solo di essere il più prudente possibile".

Annuisco alle sue parole, non per il semplice gusto di accontentarla, ma perché condivido il suo pensiero.

"Il mondo è un posto bellissimo, solo se trovi le persone giuste con cui vale la pena condividerlo" conclude e io mi trattengo dal versare lacrime per il suo buon cuore.

Amo troppo la mia mamma! Senza di lei non sarei la ragazza che sono adesso. Anche se spesso commetto errori e qualche volta abbiamo i nostri battibecchi, lei mi ha reso la versione migliore di sé e di mio padre. Regna il silenzio per qualche secondo. Sono consapevole che ho sbagliato a mentirle e so che si preoccupa solo per il mio bene. Lo apprezzo, ma a volte è veramente troppo esagerata la sua protettività nei miei confronti. 

Il rumore della porta d'ingresso che sbatte ci distrae dalla nostra pace appena ritrovata. Mio padre entra in cucina e punta il suo sguardo su di me appena si accorge della mia presenza.

"Ah, Serena, eccoti! Quando sei arrivata?" Mi chiede, mentre posa un sacchetto di carta sul ripiano del tavolo.

Riconosco il logo del nostro panificio di fiducia e intuisco subito che deve andato a comprare il pane fresco in centro, come fa ogni volta che è a casa dal lavoro. Nel suo tono di voce non colgo nessun rimprovero, solo semplice curiosità. A differenza di mia madre, lui è molto più pacato nei miei confronti. Non è oppressivo come mamma, ma alle volte è invadente e soprattutto chiacchierone.

"Ciao, papà, sono arrivata da pochi minuti" rispondo.

"E dove sei stata ieri sera? Non sei rientrata a casa" aggiunge.

"Ehm... ecco..." lascio cadere la frase e rivolgo l'attenzione a mia madre, chiedendole silenziosamente di intervenire. 

Lei coglie il disagio nei miei occhi e si affretta a parlare al posto mio.

"Ha trascorso la notte fuori con Daniel, ma non è importante ormai. Adesso è a casa".

Avrei preferito che non tirasse fuori il nome di Daniel, ma non fa niente. Subito dopo riprende a parlare, senza dare il tempo a mio padre di contestare ciò che ha appena udito.

"Serena, vai a cambiarti. Indossi ancora il vestito di ieri sera".

Abbasso lo sguardo sull'abito. è stropicciato da infinite pieghe e non mi sorprende, considerando che è rimasto per ore in un angolo dell'auto insieme al resto degli indumenti. Lascio andare un sospiro di sollievo liberatorio e nella mia testa ringrazio mia madre per avermi dato la scusa perfetta per evitare le domande inquisitorie di papà.

Mi limito ad annuire e, voltando le spalle ai miei, lascio la cucina. Mentre salgo le scale per raggiungere la mia stanza, riconosco la voce di mio padre.

"Con chi ha trascorso la notte fuori Serena?".

"Con Daniel" ripete mia madre.

"E sarebbe?" lo sento domandare.

"Il migliore amico di Iris. Quel ragazzo che è venuto qui un paio di volte, quando Serena doveva uscire con lui e le gemelle" gli ricorda lei. 

Anche mio padre conosce Daniel solo di sfuggita, non sa che ho perso la testa per lui in un modo che non mi era mai capitato prima.  Mi sento in qualche modo ossessionata da lui e dal suo nome. Salgo l'ultimo gradino della scalinata e mi impongo di non restare a origliare ancora. Non ho idea di cosa pensano i miei genitori riguardo a Daniel e, in tutta onestà, non mi interessa neanche saperlo. Non so nemmeno cosa siamo io e lui dopo ieri sera. Niente, ecco quello che sento urlare dentro di me, ma lo scaccio all'istante.

Entro in camera, lancio le calze, la borsetta e la giacca sul letto e recupero l'intimo in uno dei cassetti dell'armadio. Dopo quello che è accaduto nelle ultime ore, sento il bisogno estremo di una doccia calda. Mi fiondo subito in bagno, chiudo la porta a chiave e apro la manovella del soffione, indirizzandola verso il pallino rosso per l'acqua calda. 

Nell'attesa mi spoglio velocemente e osservo il mio riflesso sul grande specchio rettangolare. Il mio corpo è diverso da ieri, lo sento cambiato, eppure non riesco a trovare le differenze. Dei piccoli rossori macchiano la mia pelle chiara e d'istinto ci passo le dita sopra. Delicatamente, come se con il minimo contatto potessi cancellarli per sempre.

I rossori si concentrano sulla zona del collo e del seno. Mi sento come un cucciolo di dalmanta che sta avendo le sue prime macchie nere sul suo mantello candido come la neve. Daniel... giocava con la mia pelle, la stuzzicava, la saggiava, ma io ero talmente concentrata sulla sua presenza tra le mie gambe che neanche mi rendevo conto del suo marchio ovunque, non solo dentro di me.

Noto lo specchio cominciare ad appannarsi a causa del vapore e mi infilo sotto il getto bollente. I muscoli tesi delle spalle si sciolgono e l'acqua calda non fa che arrossare ancora di più la mia pelle già segnata dalla bocca di Daniel. Mi insapono i capelli e gratto la cute con le unghie, pur di smettere di pensare a lui e alla notte scorsa. Quando finisco di lavarmi anche il corpo, mi avvolgo in un asciugamano lungo ed esco dalla doccia, attenta a poggiare i piedi sul tappeto davanti al lavabo per non bagnare il pavimento. Prendo un altro asciugamano più piccolo e racchiudo i capelli umidi in un provvisorio chignon, mentre indosso l'intimo. I rossori sono ancora lì, come macchie indelebili, ma nel giro di poche ore svaniranno.

Esco dal bagno e prendo un completo sportivo, costituito da un top, comodi pantaloni elasticizzati e una felpa con scollo a V, tutto di colore nero. Di solito uso questo genere di tute quando ho ginnastica, ma sono talmente comode che le sfrutto quotidianamente anche a casa. Riporto gli asciugamani in bagno e raccolgo la biancheria sporca per buttarla in lavatrice, tra la doccia e il bidet. Non la aziono, ci penserà mia madre.

Una sensazione di fame mi attaglia la bocca e lo stomaco brontola in risposta. Decido di scendere in cucina per fare colazione. Non vedo mio padre, deve essere uscito di nuovo, mentre mia madre sta svuotando la lavastoviglie e posizionando i piatti puliti all'interno della credenza. Prendo la confezione di cereali e il latte e li verso in una tazza. Mi accomodo su una sedia e mi gusto la colazione, lanciando una rapida occhiata al piccolo televisore posto in un angolo della cucina che sta trasmettendo una serie sugli omicidi. Mia madre guarda spesso i gialli, quando si annoia o non trasmettono particolari programmi di suo interesse.

"Come è stato?" la sua voce distoglie la mia attenzione dal programma.

Si è voltata verso di me, mentre richiude la lavastoviglie ormai vuota. Come sempre, ha i capelli castani raccolti con una grossa moletta perchè detesta averli di fronte al viso e per questo si taglia sempre i capelli fino alle spalle appena li ricrescono. Non rinuncia però alla frangia che le copre le iridi cristalline che tanto avrei voluto ereditare da lei.

"Come è stato, cosa?" domando, appena finisco di masticare e prendo un altro cucchiaio.

"La tua prima volta... come è stata?" precisa.

Con lei non ho mai avuto problemi a parlare di sesso e ragazzi, anche se tali tematiche mi fanno arrossire un minimo dall'imbarazzo.

"Oh... è stato..." balbetto, cercando le parole giuste per descrivere il momento più intimo che abbia mai condiviso con Daniel fino a ora.

Rimango in silenzio per diversi secondi. Mi rendo conto che non so minimamente cosa dirle. è stato bello, sì, ma ciò non basterebbe per trasmettere a pieno quello che ho provato in quel momento talmente assurdo quanto fantastico.

"È stato... unico" buffo fuori, evitando di guardare mia madre negli occhi.

Ieri sera è stato qualcosa di molto più speciale del semplice sesso che abbiamo condiviso. Il solo ricordo mi ronza continuamente in testa come un fastidioso insetto. Mi accorgo di essere rimasta con il cucchiaio a mezz'aria perciò lo avvicino alla bocca e riprendo a mangiare.

"Hai provato dolore?".

Annuisco. "Sì, almeno all'inizio, ma mi aveva avviasata Daniel".

Ti farà male, ma ti prometto che farò piano, mi aveva sussurato poco prima che entrasse dentro di me. Appena avevo chiuso le unghie sul suo collo, lui si era fermato all'istante. Sentivo il suo membro strisciare sulle pareti intime infiammate dal suo passaggio. 

Quasi temevo che non volesse più proseguire, quando mi accorsi che non continuava. Non volevo che la mia verginità lo bloccasse e per un istante me ne ero vergognata. Poi, però, l'ho incoraggiato e, mente sprofondava dentro di me, avvertivo il suo sguardo e le sue labbra sulla bocca, sul collo e sul petto come un migliore diversivo al bruciore che provavo tra le gambe. 

Ci è andato piano e soprattutto non si è pentito. Non so se l'ha detto perchè lo pensava davvero in quel momento o per non farmi sentire patetica, ma mi era sembrato sincero. Chissà cosa starà facendo in questo momento. Starà pensando a me, a noi, a ieri sera? Ne dubito, eppure una parte di me ci spera.

"è normale, la prima volta fa male a tutte" afferma mia madre, ponendo fine al flusso continuo dei miei pensieri.

Sospiro e riprendo a mangiare.

"Puoi farmi un caffè, mamma?" cambio discorso e lei annuisce, iniziando a preparare la caffettiera.

Quando ritorno in camera, qualche minuto dopo, mi metto a sistemare la giacca e le calze dentro l'armadio e ripongo la borsa assieme a tutte le altre della collezione. Mi dirigo in bagno per lavarmi i denti e per evitare che i capelli mi cadano davanti, prendo l'elastico al polso e li lego in una coda. I rossori sulla base del collo sono quasi scomparsi, ritornando pallidi come il resto del mio incarnato. Fortunatamente avevo i capelli sciolti a coprirli, altrimenti mia madre li avrebbe notati. Mi trucco leggermente, mettendomi il mascara sulle ciglia e una leggera passata di correttore sotto gli occhi, su qualche brufolino e sui rossori.

Riconosco la suoneria del mio cellulare e solo in quel momento mi ricordo di dover ancora rispondere ai vari messaggi della mia migliore amica, prima che veramente mi dia per scomparsa. Abbandono i pennelli sul mobile del bagno e accorro a recuperare il telefono da dentro la tasca della giacca. Faccio in tempo a rispondere alla chiamata e avvicino il cellulare all'orecchio.

"Ehi, ciao, buongiorno, Iris".

"Sere! Finalmente hai deciso di rispondermi!" replica, non ricambiando il mio saluto.

"Sì, lo so, hai ragione! Sono sparita da ieri sera e ti chiedo scusa, ma sto passando una mattinata troppo assurda" mi giustifico.

Se solo ripercorro con la mente le ultime ore, ancora stento a crederci. Non è solo un sogno?

"Sei a casa?" domanda lei.

"Sì, perché?".

"Tua madre mi ha chiamata ieri sera. Pensavamo fossi a casa, ma non era così e mi sono preoccupata da morire..." mi informa.

"Tranquilla, Iris, ho chiarito con mamma fino a poco fa" la rassicuro.

"Cosa è successo ieri?" mi incita.

Sospiro pesantemente prima di aggiornare anche lei. 

"Preferirei parlatene di persona, magari domani a scuola, ma ieri non ho potuto risponderti perchè ero con Daniel" le accenno.

"Sapevo che eri con lui, dopottutto è l'ultima persona con cui ti ho vista prima di salutarci, ma sei scomparsa per ore, altrimenti avresti risposto a uno dei miei messaggi. Di sicuro non stavi dormendo"

Avevo spento il cellulare perché volevo che nessuno rovinasse quel momento. Avevo desiderato così a lungo le attenzioni di Daniel e di certo non volevo perderlo per via di un stupido messaggio o una suoneria improvvisa. Non so come potrebbe reagire a ciò che le confesserò a momento, ma dovrebbe prenderla bene perchè lei e sua sorella sono sempre state le prime a incoraggiarmi a farmi avanti con Daniel. 

"Serena, ci sei?" mi richiama.

Per un minuto buono avevo lasciato la linea completamente muta.

"Sì, sì, ci sono" farfuglio, cercando di riprendermi dai miei pensieri.

"Iris... ho passato la notte con Daniel dopo che ti abbiamo accompagnata a casa" getto fuori.

"Hai dormito a casa sua?" domanda, riconoscendo una punta di sorpresa nella sua voce.

"Non solo dormito. Io e lui... abbiamo fatto sesso" preciso.

Adesso è la mia migliore amica a lasciare in sospeso la telefonata. Non sento nessun suono, nenanche il suo respiro, tant'è che per un attimo allontano il cellulare dall'orecchio per accertarmi di essere ancora in linea.

"Cosa?!" esclama in un urlo che quasi mi perfora il timpano.

"Ma come è successo?!" vuole sapere.

Addio al mio intento di raccontarle di persona della mia prima volta!

"Siamo andati a casa sua... beh, non proprio, mi ha detto di parcheggiare poco prima di casa sua".

Iris mi interrompe. "Aspetta, aspetta, aspetta... non hai dormito nel suo letto".

"No, abbiamo passato la notte dentro la mia macchina" rispondo.

"Mi stai dicendo che hai perso la verginità nei sedili della tua macchina?!" si assicura e io annuisco.

"Che scifo! Non voglio più salirci" commenta.

Già mi immagino la sua smorfia disgustata al solo pensiero di io e il suo migliore amico negli stessi posti in cui si siede abitualmente.

"Stavo dicendo, siamo arrivati vicino a casa sua, lui ha iniziato a farmi domande su Enzo, su di noi e sul nostro passato. Ho pensato che fosse geloso, ma quando glielo ho chiesto, ha evitato la domanda. Ha continuato a insistere sul mio ex, voleva sapere se fossi interessata ancora a lui e allora gli ho gridato in faccia che volevo solo lui".

"E...? Non tenermi sulle spine!" mi intima.

"Mi ha baciara una volta, poi due e non ci siamo più fermati" concludo.

Un sorriso genuino spunta negli angoli della mia bocca. Se Iris mi vedesse adesso, avrei sicuramente un'espressione da innamorata persa. Dio, come mi sento stupida!

"Oh, mio dio, che bello!" esclama lei con frenesia.

è più emoziata di me a giudicare dalla sua voce.

"Mi sono rivegliata al mattino, nuda e tra le sue braccia. Ho visto le chiamate perse tue e di mamma e sono dovuta scappare a casa" proseguo.

"Ecco perchè non mi rispondevate! Avevo scritto a Daniel, ma anche lui era sparito come te" spiega la mia migliore amica.

"Non sei arrabbiata con me, vero?" le chiedo. 

"No, perché dovrei esserlo? Sei la mia migliore amica e lui ti piace. Finalmente sembra averti notata" replica.

"Non sono sicura di interessargli del tutto" ammetto, grattandomi nervosamente la nuca.

Forse un minimo gli piaccio, almeno fisicamente perchè altrimenti non sarebbe successo niente tra di noi. Eppure ho la forte sensazione di essere stata solo una distrazione, piacevole ma temporanea. Non so più che pensare!

"Ma questo significa che state insieme?" mi domanda Iris.

"Non credo proprio" farfuglio nella confusione più totale.

"Perchè no? Siete statti assieme" ribatte lei.

"Ma non significa nulla di concreto. Per questo credo di essere stata solo un gioco" le faccio notare. 

"Ne avete parlato?" mi chiede, ma io scuoto la testa, anche se non può vedermi in questo momento. 

"Non ne abbiamo avuto il tempo, in realtà. Dovevo tornare a casa e lui mi è sembrato distaccato con me".

"Allora rimedia, vai a casa sua" mi incoraggia.

"Neanche morta! Mi sono stancata di fare il primo passo con lui" mi impunto e la sento sospirare pesantemente.

Sono sicura che in questo momento starà pensando a quanto sia testarda e cocciuta.

"Che programmi hai per oggi?" cambio discorso.

"Nulla, credo che passerò la domenica a riposarmi. Te?".

"Io mi sistemerò gli appunti di fisolofia".

Conversiamo per qualche minuto ancora, poi ci salutiamo. Non faccio in tempo a poggiare il cellulare sul comodino che un dettaglio mi appare in testa, acceccante com il flash di una macchina fotografica. Ricompongo il numero di Iris.

"Posso sapere cosa vi siete detti ieri tu e Daniel in discoteca?".

"Di te" confessa e io aggrotto le sopracciglia.

"Di me?" ripeto.

"Sì, gli ho chiesto perché si comporta in modo strano con te. Insomma, ieri ti guardava mentre ballavi con Enzo, ma non era uno sguardo normale. Ti stava divorando con gli occhi, credevo che neanche mi stesse ascoltando da quanto si era impuntato a fissare solo te".

Sento il bisogno viscerale di controbattere, di schiacciare questa minuscola speranza che sento accendersi nel petto prima ancora di farla crescere con le mie convinzioni da grande lettrice di romanzi d'amore quale sono.

"Non è vero!".

Lei continua ad affermarlo. " Te lo giuro! Lui sosteneva il contrario, esattamente come hai appena fatto tu, ma so quello che ho visto".

Poi aggiunge: "Gli ho anche chiesto se gli interessavi in qualche modo".

Il mio cuore si ferma per un secondo. Cosa ha fatto?! La mia voce trema, quando trovo il coraggio di parlare. Sento la gola secca, mi manca la saliva. 

"E lui cosa ha risposto?".

"Nulla, ha evitato la domanda. Ha notato che non eri più in pista e si è allontanato per andare in bagno".

Il silenzio di Daniel è peggio di un suo rifiuto. Vorrei tanto sapere cosa gli frulla nella mente in certi momenti, ancora di più quando poi sembra fare di tutto per evitarmi. È come se si fosse reso conto di aver oltrepassato troppo il limite con me e poi se ne fosse pentito. Forse è ciò che pensa anche adesso sulla notte scorsa. La ringrazio e chiudo la telefonata. Apprezzo che Iris faccia di tutto per rendermi ottimista nei confronti di Daniel, ma la verità è che sono rimasta ferita da lui diverse volte che quello che mi è successo nelle ultime ore mi sembra troppo inverosimile.

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