Capitolo 16 🔴
"Y yo seré tu princesa
Toda la noche yo serè tu princesa
¿Quieres ser mi rey?,
lo negociamos
y con un beso coronamos
Princesa, Tini e Karol G
Daniel
Non so per quale motivo sono in macchina con Iris e Serena. Ero venuto all'Old Fashion per trascorrere un po' di tempo con i miei amici, ma la serata ha preso una piega completamente inaspettata appena ho scorto Serena nella pista della discoteca. Nonostante avessi la vista leggermente sfocata per via delle luci della sala, le mie iridi hanno catturato perfettamente la sua figura sinuosa scatenarsi nella sala come non avevo mai avuto l'occasione di conoscere.
Non so definire tutto ciò che ho avuto a che fare con lei nell'ultimo anno, ma di certo non è ciò che sostiene Iris. Quando mi ha raggiunta per salutarmi e scambiare qualche parola, non pensavo volesse parlarmi della sua migliore amica. Mi ha fatto notare il modo in cui stavo divorando Serena con lo sguardo e a me è scappata una risatina divertita. Mi sa che la mia migliore amica si guarda troppi film romantici, perchè non la stavo affatto guardando. Mi ha chiesto il motivo per cui mi comportavo così, se ai suoi occhi era palese che la sua amica mi piacesse. In quel momento desideravo soltanto scappare dai suoi occhi color cioccolato.
Fortuna che non più visto Serena néquel ragazzo con cui si era intrattenuta durante il ballo e ne ho approfittatoper chiederle se l'avesse vista. Ero convinto che la sua amica si fosse probabilmente appartata con lui, vedendoli imboccare il corridoio che portava ai bagni pubblici. Con la scusa di dover andare a pisciare, mi sono allontanato. Ho visto il modo in cui lui la toccava, mentre Serena continuava a esibire le sue forme sensuali nel bel mezzo della musica e la cosa non mi ha fatto piacere. Ancora peggio, quando ho trovato le mani del tipo sotto la gonna del suo vestito aderente.
Allontano la mente da quelle scene spiacevoli e scuoto la testa in segno di negazione. Iris sostiene che Serena mi interessi, ma in quel corridoio ho solo agito d'istinto. Non permetterò mai più di legarmi a qualcuna. È già successo con Amelia e, quando le cose con lei sono finite molto male, ho sofferto peggio di un cane bastonato.
Torno ad ascoltare la mia migliore amica che mi sta parlando di qualcosa, mentre Serena sta guidando in silenzio, completamente estranea alla conversazione. Da quando abbiamo lasciato la discoteca, non ci siamo rivolti neanche una parola, anzi è Iris che fa da intermediario tra me e lei. Se non ci fosse, passeremmo il viaggio in totale silenzio e imbarazzo. La guardo di sfuggita, ma lei non se ne accorge, continuando ad avere gli occhi fissi sulla strada. Quando noto le sue guance diventare rosse, intuisco che ha percepito il mio sguardo addosso, ma finge di ignorarmi.
Estraggo dalla tasca il mio cellulare e sulla schermata leggo che ci sono solo sette gradi a Milano, eppure io sto morendo dal caldo con il riscaldamento acceso della macchina. Guardo rapidamente la levetta che punta sul terzo livello di intensità del calore e avvicino la mano per abbassarla. Nello stesso momento anche la mano di Serena si avvicina e le nostre dita si sfiorano. Una scossa mi percorre il braccio, è come se avessi appena toccato una presa elettrica.
"Scusa" sussurra lei e sposta la levetta verso sinistra, fermandola al primo livello.
Incrocia le mie iridi per un secondo per poi riportare l'attenzione sulla strada buia, illuminata solo dai fari della sua auto. Non resisto alla tentazione di guardarla di nuovo e mi cade l'occhio sulla gonna che si solleva, scoprendo la coscia, nel momento in cui inizia a decelerare per scalare la marcia. Dio, per essere solo la migliore amica della mia migliore amica, non è affatto male! Mentirei se dicessi che vederla muoversi sensualmente nella pista della discoteca non mi abbia scaturito nessun effetto fisico. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, ero come ipnotizzato dal modo in cui il vestito disegnava le sue curve. Mi maledico per non aver prestato più attenzione a lei, quando l'ho conosciuta un anno fa, ma sfortunatamente ero fidanzato.
Intravedo in lontananza l'abitazione di Iris, una casa a intonaco bianco con il tetto grigio e Serena immette la freccia a destra, accostando a lato del marciapiede. Ora che ci penso, non vedo l'ora di prendere la patente e di essere finalmente indipendente con una macchina a portata di mano. Manca ancora poco più di un mese per essere maggiorenne, ma se potessi farei l'esame della patente seduto stante.
"Grazie mille per avermi accompagnata fino a casa" si rivolge Iris a Serena, sporgendosi verso di noi.
"Di nulla, è stato un piacere" risponde la sua migliore amica.
Iris allunga il collo e lascia un bacio sulla guancia di Serena, poi apre la portiera per scendere dalla macchina. Anche io faccio lo stesso. Non me ne andrò senza prima aver salutato la mia migliore amica come faccio sempre: con un abbraccio. Mi avvicino a lei e porto le braccia dietro la sua schiena per stringerla a me. Lei avvolge le sue intorno alle mie spalle e ci stringiamo per brevi secondi.
"Buonanotte" le auguro tra i capelli sciolti e lei ricambia.
Ci stacchiamo e le do un bacio delicato sulla guancia, facendola arrossire debolmente. Non gradisce tanto i miei abbracci o i miei baci, ma li accetta ugualmente. Iris rivolge un ultimo saluto a me e a Serena prima di voltarsi e raggiungere l'ingresso della sua abitazione. Sale il gradino antecedente e rimane in attesa davanti alla porta che scorgo aprirsi qualche istante dopo. Rientro in macchina e il caldo dell'abitacolo mi accoglie.
"Prosegui dritto" dichiaro.
Si immette in strada e segue le mie indicazioni in totale silenzio. Dopo un lasso di tempo che a me sembra infinito, la sento schiarirsi la voce.
"Stiamo andando a casa tua, vero?" mi chiede.
Colgo nel tono della voce un certo timore e posso comprendere che non si fidi abbastanza di me. In fondo non conosce la strada che stiamo percorrendo ed è vero che ci conosciamo solo da un anno, ma dovrebbe ormai intuire che non sono quel genere di ragazzo. Altrimenti non sarei neanche il migliore amico di Iris.
"Non penserai che io abbia cattive intenzioni con te?" ironizzo per alleviare in qualche modo la tensione palpabile che avverto all'interno di questo abitacolo.
Una parte di me non vede l'ora di scendere da questa macchina che mi sta soffocando, non so per il calore del riscaldamento o per la nostra vicinanza, l'altra parte vorrebbe soltanto restare qui il più a lungo possibile. Non capisco che mi succede.
"No...".
Mi volto verso di lei nel sentire il leggero tremolio della sua voce. Vorrebbe esserne più sicura, ma probabilmente non ha tutti i torti. Se sapesse come sono cambiato in questi ultimi mesi, forse sarebbe molto meglio per lei stare lontano da me.
"Manca poco per arrivare a casa mia" la rassicuro e lei annuisce.
È da quando abbiamo lasciato l'Old Fashion che ho l'impressione che Serena ce l'abbia con me. Sembra quasi arrabbiata e non capisco perché. Forse intervenire tra lei e quel ragazzo non è stata una buona idea. Sono quasi tentato di chiederglielo, ma decido di tacere. In fondo, non mi interessa chi fosse lui o la vita privata di Serena.
Le sue labbra catturano la mia attenzione. Un'improvvisa voglia di sentirle contro le mie mi assale, ma se la baciassi veramente, sarebbe un gesto senza alcun significato per me. Eppure desidero assaporare quella bocca più di quanto abbia già fatto in passato. Stanotte non voglio trattenermi a un semplice bacio, voglio averla come volevo fin dall'inizio. Ma prima devo sapere chi è il ragazzo con cui l'ho sorpresa. Non sono geloso, ma non ho gradito le sue mani sul corpo di Serena e per fortuna li ho seguiti, mentre si allontanavano dalla pista.
Riconosco la strada che conduce alla mia abitazione, eppure non voglio scendere dalla macchina.
"Parcheggia qui" indico il primo posto vuoto che trovo a lato del marciapiede e lei accosta.
Giusto un paio di minuti a piedi e c'è casa mia. Fuori è buio pesto e in questa stradina non passa nessuno, ad accezione di qualche auto notturna. Serena ha lasciato il motore acceso con la marcia in folle perciò allungo la mano verso la chiave.
"Che fai?" domanda lei, quando spengo il motore e alzo il freno a mano.
Stacco la chiave dal quadro e la infilo nella tasca del giubbotto.
"Chi era il ragazzo in discoteca?" arrivo subito al dunque.
"Eh?".
Mi tolgo la cintura di sicurezza che mi stava facendo irritare più della sua ignoranza. Sta fingendo di non capire, ma io non sono scemo.
"Il tipo con cui ti ho sorpresa vicino ai bagni" preciso.
"Un amico" si limita a rispondere, ma non mi basta.
Forse è vero che la curiosità uccide il gatto.
"Solo un amico?" insinuo.
"Sì, siamo compagni di classe" afferma.
Dal modo in cui parlavano ed erano vicini in quel corridoio non si trattava di una semplice amicizia. C'è qualcosa tra di loro, ne sono sicuro. La scorgo eludere i miei occhi e guardarsi intorno come se il mio sguardo la mettesse a disagio.
"State insieme?" insisto.
Sgrana gli occhi, come se io fossi pazzo anche solo pensare ciò che ho appena detto.
"No, non più. Lo siamo stati anni fa per un breve periodo, ma ora siamo soltanto buoni amici" ammette.
Annuisco soltanto, non volendo proseguire l'argomento, anche se non riesco a non nascondere il pizzico di curiosità che provo in questo momento.
"Ti interessa ancora?".
"Chi? Il mio ex? Affatto!" nega subito, scuotendo la testa per rafforzare il concetto.
Se non le piace più, allora perché si stava baciando con lui prima che intervenissi?
"E allora perché ti ho vista baciarti con lui?" le espongo i miei dubbi.
Noto una scintilla di soddisfazione nelle sue iridi e se pensa che io sia geloso, si sbaglia.
"Perché ti interessa tanto saperlo?" mi provoca, inarcando il sopracciglio in tono di sfida.
"Rispondi alla domanda! Perché ti sei fatta toccare da lui se non ti piace più?" rimarco.
Solo rivedere quella scena nella mente, mi fa scombussolare lo stomaco. Lei si ammutolisce e distoglie lo sguardo. Detesto quando lo fa e ho notato che lo fa spesso. Le sollevo il viso e faccio inchiodare le nostre iridi, mettendole due dita sotto il mento. Al solo contatto delle nostre pelli le sue guance si tingono di rosso e la colpa non è il trucco.
"Hai sempre avuto il brutto vizio di evitare il mio sguardo da quando ti conosco" constato.
Chino gli occhi sulle sue labbra che schiude senza emettere una parola. Non distoglie gli occhi dai miei e la sento deglutire, come se volesse liberarsi di un groppo in gola.
"Perché avevi le sue mani sul culo, quando vi ho interrotti?" riprendo.
"Che c'è? Sei geloso?".
Stringo delicatamente la presa sul suo mento. Non sa minimamente chi sta provocando. Avvicino lentamente il viso al suo e il respiro si arresta per qualche secondo.
"Voglio sapere perché ti stava toccando contro la tua volontà" ribadisco con serietà.
"Perché il ragazzo che voglio sei tu e cercavo un modo per attirare la tua attenzione!" confessa.
L'ha ammesso alla fine! Ho sempre intuito di piacerle, ma non avevo mai avuto la certezza fino a ora. Non l'avrei mai sfiorata in passato, se non fossi stato sicuro che lei mi desiderava. Le piaccio e da parte mia ammetto che mi incuriosisce.
Prendo il suo viso tra le mani e avvicino le nostre labbra. Lei si lascia scappare un mugolio di sorpresa, ma non si distacca. Per un istante esita a ricambiare, ma quando con la lingua oltrepasso la barriera delle sue labbra, cede completamente al mio assalto. Inizio a divorarle le labbra. Aspettavo di limonarla per bene da troppo tempo e stasera voglio prendermi ogni fottuto centimetro del suo corpo.
La sua lingua segue i movimenti della mia e il suo sapore al gusto di arancia mi delizia il palato. Si stacca da me per riprendere fiato e noto che le sue labbra sono rosee e gonfie.Volevo baciarla e l'ho fatto, ma ora non mi basta più. Ci guardiamo negli occhi per qualche istante, i suoi esprimono chiaramente il desiderio di baciarla di nuovo.
Mi catapulto sulla sua bocca e lei posa le sue mani sulle mie guance per prolungare il bacio. Schiude le labbra e le nostre lingue tornano a scontrarsi. Con la mano riesco a raggiungere la sua cintura di sicurezza e a slacciarla. Senza neanche bisogno di dirlo, come se mi avesse letto nel pensiero, si toglie la cintura e scavalca la leva del cambio tra i due sedili.
Cazzo, ora sì che si ragiona! Posiziona le ginocchia ai lati del mio bacino e io la tengo per i fianchi, mentre si siede sopra le mie gambe. Appoggia le mani sulle mie spalle e si sporge per baciarmi. La sua lingua diventa più vorace e intraprendente e il piacere che sto provando non fa che complicare la situazione sotto i miei jeans.
Sposto le mani dai suoi fianchi all'orlo della gonna che sollevo per sfiorarle le cosce, fasciate dalle calze morbidi e soffici al tatto. Avrei giurato che avesse le gambe nude, talmente sono trasparenti queste calze. Arrivo ai glutei e li stringo leggermente, facendola gemere contro la mia bocca. Anche quel giorno a Sirmione, aveva emesso lo stesso mugolio. Se non fosse entrato nessuno in quella sauna, me la sarei scopata.
Con le dita mi intrufolo tra le sue cosce spalancate e faccio pressione, delicatamente ma allo stesso tempo con decisione, al centro del suo piacere. Un mugolio scappa involontariamente dalle sue labbra e inizio a giocare con il suo clitoride da sopra le mutandine e le calze. Non posso sentire se è bagnata, ma da come geme timidamente posso giurare che lo è eccome. Non mi sorprende, devo ammettere di essere bravo con le ragazze, soprattutto a farle godere.
Con le mie dita che stuzzicano il suo clitoride, Serena ha difficoltà a ricambiare il bacio, ma tenta di stare al passo con la mia lingua. Ancheggia piano piano il bacino e le cosce si allargano di più per assecondare il piacere che sta provando grazie al mio tocco. Le sue dita affondano nei miei capelli, stringendoli leggermente.
"Ah..." geme più forte, staccandosi dalla mia bocca.
Il suo respiro è irregolare e più veloce e alcune ciocche si sono attaccate alla sua fronte. Solleva leggermente la testa e socchiude le palpebre, lasciandosi andare al piacere che accresce sempre più nel suo basso ventre. Mi offre il suo collo nudo ed esposto su cui ci lascio piccoli baci fino all'orecchio e sfiorando la pelle appena sotto il lobo con la punta della lingua. Mordicchio il piccolo orecchino a cerchio che porta e la sento ansimare. Aumento i movimenti della mano e sento le sue unghie conficcarsi sul poggiatesta dietro di me, graffiandone il tessuto in pelle.
"Daniel... io..." boccheggia, non riuscendo più a trattenersi.
Mi concentro sul suo clitoride, massaggiandolo più rapidamente e i suoi fianchi ondeggiano con più audacia. Percepisco il suo corpo irrigidirsi, le gambe contrarsi e pochi secondi dopo si lascia andare all'orgasmo. Il primo di una serie.
Serena appoggia la fronte sul poggiatesta e sento il suo respiro ansante sul viso. Non so come siamo passati dal parlare a baciarci appassionatamente l'attimo dopo, ma adesso voglio solo scoparmela. Non ricordo neanche l'ultima volta che ho fatto sesso, mesi molto probabilmente, e un corpo come il suo mi ha fatto venire tremendamente voglia di lei da quando l'ho vista ballare.
Sono consapevole che la sua auto non sia il posto ideale per farle perdere la verginità, ma al momento non ho alternative. Evito di portare le ragazze in camera per farmele perchè i miei non apprezzano, specialmente mia madre. Cercherò di fare il possibile per rendere questo momento il più speciale per Serena, glielo devo. Al di là di quello che succederà stanotte, lei è una persona troppo importante per Iris e mi sentirei in colpa se mi comportassi in modo rude nei suoi confronti come faccio di solito con altre ragazze. Allungo una mano verso la manica della portiera e la spalanco.
"Scendi" la incito, stringendole i fianchi scoperti dalla gonna.
Vederla sopra di me con le cosce ai lati del mio bacino è più eccitante di quanto immaginassi. Devo calmarmi o potrei scoparmela seduto stante.
"Cosa?" farfuglia.
"Andiamo dietro" dico, indicandole con un cenno della testa i sedili posteriori.
Serena intuisce e scuote la testa.
"No, no, non posso... noi non possiamo" borbotta, portando una gamba fuori dall'abitacolo.
Si solleva e il calore del suo corpo sopra di me viene subito sostituito da un freddo pungente. Non faceva così freddo fino a poco fa.
"Perchè no?" domando, imitandola e chiudendo la portiera.
"È tardi e i miei genitori mi aspettano a casa" si giustifica.
Incrocia le braccia al petto e i seni, appena visibili dalla scollatura, si gonfiano. Si stringe nelle spalle e noto che sta iniziando a tremare. Non la costringerei a stare con me, se non vuole, ma allo stesso tempo non accetto un suo rifiuto. So quanto mi desidera.
Con tale convinzione nella testa accorcio la nostra distanza e Serena scruta attentamente i miei movimenti. La faccio indietreggiare di qualche passo, facendola addossare contro la sua macchina. Mi spiaccico contro di lei e la sento trattenere a malapena un gemito di approvazione. Infilo una mano tra i suoi capelli ondulati e mi approprio delle sue labbra screpolate dal freddo ma ancora gonfie dei nostri baci. Con l'altra mano raggiungo la maniglia della portiera posteriore e tiro per aprirla. Serena si distacca da me.
"Daniel, devo tornare a casa entro mezzanotte" replica nuovamente.
"Tornare a casa sarà l'ultimo dei tuoi pensieri stanotte" alludo, scendendo con lo sguardo per la seconda volta sul suo petto.
Quella scollatura mi sta facendo dannare, fremo dall'impazienza di toglierle quel vestito.
"Dovrei inventarmi una scusa con mia madre. A momenti mi chiamerà per sapere dove sono finita" rimugina ancora.
"Inventati che rimani a dormire da qualche amica, magari da Iris" propongo.
La sua espressione cambia, iniziando a far vacillare le sue convinzioni. Mi lancia un'ultima occhiata vacua, poi senza dire nulla, si siede sui sedili alle nostre spalle. Non posso fare a meno di sorridere soddisfatto e mi chino in avanti per rientrare nell'abitacolo. Afferro il suo polpaccio e le sfilo gli stivaletti col tacco prima di raggiungerla. Faccio la stessa cosa anche con l'altro piede e poggio le mani ai lati del suo corpo, mentre lei si distende supina, occupando tutti e tre i posti a sedere.
Mi posiziono sopra di lei e Serena schiude istintivamente le gambe per farmi passare in mezzo. Richiudo la portiera e recupero le chiavi della macchina dalla tasca dei miei jeans per azionare la sicura. Le rimetto dentro e mi tolgo frettolosamente le scarpe. Mi chino subito sulle sue labbra, catturando i suoi ansimi e gemiti. Con le mani sulle sue spalle la incito a sollevarsi quel poco che basta per toglierle il giubbotto in pelle nera. Subito dopo le sollevo il vestito, sfilandoglielo dalla testa e scompigliandole i capelli.
Non mi era affatto preparato al dettaglio che non portasse il reggiseno sotto l'abito, anche se lo immaginavo. Non posso fare a meno di chiedermi se il suo ex o chiunque altro l'avesse notato, di sicuro non sarò stato l'unico a buttarci l'occhio. I capezzoli, duri ed eccitati, come il cazzo che trattengo a malapena nei boxer, mi puntano come se fossi io il loro obiettivo e non il contrario. Mi sbarazzo della maglia e afferro il bordo delle sue calze setose, facendole scivolare lungo le gambe.
Ora che è quasi del tutto spoglia, posso solo confermare che il suo fisico non è niente male. A Sirmione, durante quella vacanza di tre giorni, ci avevo visto bene. Mi distacco per togliermi i jeans, quando la sua voce mi ferma.
"Aspetta!"
Sollevo il mento per incrociare i suoi occhi. Non può chiedermi di fermarmi con una cerniera abbassata e un'erezione tutt'altro che rilassata nei pantaloni. La vedo afferrare la sua borsa per estrarre il telefono e tiro quasi un sospiro di sollievo. Digita qualcosa sullo schermo, poi lo rimette dentro la borsa e abbandona quest'ultima sul tappetino. Mi fissa in attesa, poggiando i gomiti sui sedili.
"Che c'è? Credevi avessi cambiato idea?" mi prende in giro con un mezzo sorriso di provocazione.
Così nuda e con i suoi seni sotto gli occhi non riesco neanche a connettere la bocca con il cervello, perciò ignoro la sua domanda e senza alcun pudore mi abbasso i pantaloni. Con non poche difficoltà di movimento li lascio sul tappetino insieme al resto degli indumenti. La colgo scrutarmi di nascosto, scendere con gli occhi lungo il mio corpo semi nudo, dai pettorali poco sviluppati, agli addominali leggermente scolpiti per concludere con la sottile V che si intravede sotto le mutande. Non vado in palestra né faccio sport, ma le ragazze con cui sono stato hanno sempre apprezzato il mio fisico, oltre alle mie capacità amatorie a letto.
Quando si accorge che l'ho scoperta, arrossisce immediatamente e io me ne compiaccio con un sorriso malizioso. Abbasso i boxer neri e automaticamente anche lo sguardo di Serena finisce proprio lì, sul mio pube. Sgrana le palpebre per un attimo di fronte al mio membro eretto e bello pronto. Devo metterla a suo agio il più possibile o entrare dentro di lei sarà più difficile per lei che per me. Decido di rendere più eccitante rimuoverle l'ultimo strato di tessuto che ci separa. Le lascio un bacio delicato sull'ombelico fino a risalire a fior di labbra al centro dei suoi seni.
Non le chiederò se è sicura o meno, di solito non ce ne bisogno. Eppure con lei sento il dovere di essere il più delicato possibile, anche se non so spiegarmi il motivo. Mi sembra in qualche modo strano andare a letto con la migliore amica di Iris, tuttavia bramavo di averla e possederla da quando l'ho conosciuta.
Incrocio i suoi occhi lussuriosi, mentre la privo delle sue mutandine. Recupero un preservativo dai jeans e Serena si morde le labbra a disagio. Strappo l'incarto della bustina e indosso il profilattico. Poi mi distendo sopra di lei, modellandomi al suo corpo. Non c'è sensazione fisica più esilarante di questa.
"Ti farà male, ma ti assicuro che farò piano" le sussurro.
Lei abbassa gli occhi sulla mia asta lunga e grossa e si limita ad annuire. Comincio a strusciarmi contro di lei per lubrificarla e ansima profondamente quando inserisco la punta del pene all'interno della sua entrata. Stringe leggermente le unghie sulla pelle del mio collo e mi blocco all'istante. Anche se ho il preservativo addosso, avverto le sue pareti intime stringersi attorno al mio membro.
"Sei strettissima!" esclamo, non accennando a muovermi per permettere alla sua vagina di adattarsi alle mie dimensioni.
"Non fermarti, ti prego" mi supplica, infilando una mano tra i miei capelli.
Spingo lentamente, attento a non procurarle più dolore di quello che già prova. La sua bocca soffia contro la mia e non resisto. Le nostre labbra si uniscono, sperando che questo diversivo, più dolce e coinvolgente, possa distrarla dal bruciore sul suo basso ventre. Dopo qualche piccola spinta, muovo i fianchi con più enfasi, sempre dosando la forza. La sento gemere, probabilmente il dolore sta lasciando piano piano spazio al piacere. Serena accoglie le mie stoccate più rapide e intense e le sue dita serrano la presa tra i miei capelli.
Intuisco che le manca poco per venire e non posso negare di eccitarmi ancora di più, mentre la osservo godersi il suo secondo orgasmo. Le labbra ormai rosse dei nostri baci e morsi, le palpebre abbassate a nascondere la passione ardente nelle sue iridi e l'espressione appagante sono una visione che sono sicuro non riuscirò più a levarmi dalla testa nei prossimi giorni. Senza darle tempo di riprendersi, continuo a muovermi dentro di lei, penetrandola più profondamente grazie all'orgasmo appena raggiunto.
Serena solleva il braccio in alto per stringere tra le dita una delle piccole gambe in acciaio del poggiatesta come tentativo di supporto. Pochi secondi dopo esplodo nel preservativo in un orgasmo travolgente, come non mi capitava da tempo, molto tempo.
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