Capitolo 14 🔴
Serena
Dress code: Violetta!
Mi chiedo come non abbia fatto a pensarci per il mio diciottesimo, ma Iris e Alida hanno ben pensato di rimediare alla mia sbadataggine. Non erano nemmeno tanto convinte di aver l'umore ideale per festeggiare, visto gli ultimi avvenimenti. Avrebbero voluto festeggiare il quattro novembre, il giorno dopo il loro compleanno, ma il ristorante dove avevano prenotato i loro genitori non aveva disponibilità per quel giorno e avevano proposto dieci giorni dopo, cioè stasera, quindi le gemelle, un po' a malincuore, hanno accettato.
Se fosse stato per Iris, avrebbe annullato anche questo unico giorno libero, ma per fortuna sono riuscita a convincerla. Ultimamente la scuola sta diventando difficile da sostenere e le continue litigate all'interno della classe non fanno che sopprimere ancora di più la voglia di godersi quest'ultimo anno di superiori. Per non parlare dei professori che non sono tanto di aiuto, riempendoci le settimane di verifiche e interrogazioni.
L'ultimo dei loro pensieri era proprio la festa, tuttavia piano piano le cose si stanno risolvendo. L'evento di stasera sarà memorabile, non solo perché si tratta dei diciotto anni, ma anche perché servirà loro, soprattutto a Iris, staccare completamente la mente dalle preoccupazioni. E, sinceramente, ne ho estremo bisogno anche io. Da me non è andata meglio di Iris, anzi solo peggio. Sono dovuta restare due settimane a casa per via di una grave e acuta otite perché mi era impossibile seguire le lezioni in classe e, anche se ho potuto dormire un po' di più alla mattina, la mia momentanea vacanza non ha avuto un attimo di tregua per colpa della scuola, oltre ai medicali che dovevo prendere per curare le orecchie ostruite a causa dell'infiammazione.
Ad accompagnarmi alla festa c'è anche Samuel che quest'anno ha voluto prenderci parte. Meglio così, con la compagnia sua e di nostra cugina Vittoria passeremo una bella serata. Samuel apre la porta d'ingresso del ristorante dove siamo appena arrivati, diverso da quello dell'anno scorso, e si scosta di lato per far passare prima me. Di solito non è affatto un gentiluomo, ma stasera veste i panni di Leon, il vero amore di Violetta.
"Grazie per la sua galanteria, Leon" lo prendo in giro, mentre lo supero.
"È sempre un piacere, mia Violetta" tiene il gioco lui e non posso fare a meno di ridere.
Forse stiamo prendendo i nostri ruoli un po' troppo seriamente. Il personale ci accoglie all'entrata e ci indica la sala da raggiungere, poco più avanti. Un lungo tavolo orizzontale è stato allestito con posate, tovaglioli e addobbi floreali e posizionato in un angolo della sala. Altri tavoli, più piccoli e con molti meno posti, sono disposti in giro, alcuni occupati o liberi. Per essere la prima volta che veniamo in questo ristorante, devo ammettere che l'ambiente semplice, ma allo stesso tempo elegante, mi ha già colpito.
Individuo le festeggiate, impegnate in una conversazione con delle ragazze, probabilmente sono appena arrivate anche loro. Ci avviciniamo e, appena ci vedono, ci salutano con un enorme sorriso. Si scusano con le presenti e Iris è la prima a raggiungermi, seguita dalla sorella.
"Auguri di buon compleanno, ragazze, anche se in ritardo!" non vedevo l'ora di poterlo dire dall'euforia.
Spalanco le braccia per poter abbracciare la mia migliore amica, cosa che fa all'istante come se ne avesse bisogno più dell'aria che respira.
"Grazie mille! Non sai quanto sia felice che tu sia qui con me" mi confida, stringendomi a sé.
Lo so più di chiunque altro. Per colpa dell'otite non ho potuto nemmeno vederla per farle gli auguri, né lei né sua sorella. Abbiamo dovuto accontentarci di qualche messaggio su Whatsapp e, come se non bastasse, Celeste ha approfittato della mia assenza a scuola per prendersi il mio posto affianco a Iris. Ero più che sicura che l'avrebbe fatto per avere la strada libera e avere il suo perdono, ma la mia migliore amica mi ha assicurato che l'ha completamente ignorata. Infatti, non l'ha neanche invitata alla festa.
"Ti voglio tanto bene" la rassicuro, accarezzandole i lunghi capelli castani scuri.
"Anche io" ricambia, staccandosi da me per darmi un bacio sulla guancia.
La imito e mi avvicino ad Alida che ci stava osservando, in attesa di potermi abbracciare anche lei.
"Buon compleanno anche a te, Alida! Ti voglio bene" le dico, avvolgendola a me.
Lei mi ringrazia e ci scambiamo un bacio sulla guancia. Samuel fa lo stesso e mi sembra di vederlo indugiare giusto qualche secondo in più con Iris, ma è questione di pochissimi istanti. Solo in quel momento mi accorgo di un dettaglio sulle teste delle gemelle che non avevo notato fin da subito. Una piccola tiara in argento con dei motivi a cuore.
"Wow, che belle le coroncine" esulto, indicandole con un dito e loro mi ringraziano.
"È stata una mia idea: dato che imito Francesca e lei porta sempre un cerchiello tra i capelli ho pensato che entrambe dovevamo avere qualcosa in testa" spiega Iris.
In effetti il suo look ricorda tantissimo Francesca, una delle migliori amiche di Violetta. Porta un abito blu con delle decorazioni floreali e una scollatura all'americana che mette un minimo in mostra i seni piccoli. La gonna è fatta di volant a più strati e presenta uno spacco che lascia intravedere di più la pelle di una gamba rispetto all'altra. Sulle spalle si è messa una pesante giacchina bianca per coprire le spalle nude e ai piedi delle Converse nere. I capelli sono sciolti e perfettamente lisci, proprio come quelli di Francesca.
"Anche Camilla ha sempre una corona di fiori in testa" mi ricorda Alida e io mi prendo qualche secondo per valutare il suo abbigliamento.
Lei si è messa un abito bianco con dei motivi floreali rosati, una cintura in vita, una giacchetta scura in jeans e degli stivali che arrivano fino alle ginocchia. Alcuni braccialetti semplici e colorati al polso, un totem acchiappasogni come collana e degli orecchini a cerchio completano il look. Al contrario della sorella, i suoi capelli sono leggermente mossi con ciocche selvagge e ribelli.
"Avete interpretato i vostri personaggi alla perfezione" osservo.
"Anche voi" afferma Alida, in riferimento ai nostri abbigliamenti.
Faccio un giro su me stessa, esibendo un abito rosso senza spalline con scollo a V, una giacca in jeans e degli stivaletti neri con un po' di tacco. Visto che il dress code è sul tema Violetta, non potevo che immedesimarmi proprio nella protagonista, considerando che l'attrice è anche la mia cantante preferita. Mio fratello, invece, porta una canottiera bianca, una camicia a quadri, jeans color cachi e delle scarpe da ginnastica. Con il suo folto ciuffo un po' scompigliato e gli occhi marroni assomiglia tantissimo a Leon.
"Vuoi provarla?" mi propone Iris, parlando della coroncina, e io annuisco entusiasta.
Si toglie il diadema e me la porge. La ringrazio e la sistemo tra i miei capelli, non sapendo neanche se l'ho messa bene o male.
"Sembri una principessa" mi elogia Samu e io gli sorrido.
Stasera non è me che bisogna far sentire importante.
"Grazie per avermi fatta sentire una principessa per qualche secondo, ma è giusto che questa corona stia sul capo di chi se lo merita più di tutti" commento, togliendomi l'accessorio dai capelli e riponendolo al giusto posto, sul capo della mia migliore amica.
Passo le dita tra le ciocche per sistemarmi i morbidi boccoli e le ragazze ci invitano a prendere posto nell'attesa di altri ospiti. Io e Samuel raggiungiamo nostra cugina, già arrivata prima di noi, ci accomodiamo vicino a lei e iniziamo a parlare. Lei indossa un raffinato ed elegante abito bianco con un sottile strato di velo trasparente che va a coprire lo scollo a cuore e una gonna in tulle. Anche se ha solo quindici anni, è già una bellissima ragazza dagli occhi verdi, la pelle abbronzata e i lunghi capelli castani.
Oltre a noi ci sono altre ragazze che stanno conversando tranquillamente tra di loro. La maggior parte di loro sono volti famigliari perché ci ho scambiato qualche parola l'anno scorso, anche se non sono entrata in particolare confidenza con nessuna, a differenza di Vittoria con il suo carattere estroverso. Non posso non notare che le invitate sono meno rispetto all'ultima volta e questo dettaglio non mi sorprende. Celeste non è stata l'unica vecchia amica con la quale Iris e Alida hanno chiuso i rapporti.
Mi distraggo un attimo dalla conversazione, finché non butto l'occhio sulla presenza affianco alle gemelle e mi si ferma completamente il respiro. Non lui! Sapevo che sarebbe stato presente alla festa, infatti mi ero preparata mentalmente alla possibilità di incrociarlo durante la sera. Jeans neri, una t-shirt con scollo a V, scarponi scuri e giacca nera in pelle ricordano il look di Diego, uno dei fidanzati di Violetta. Persino i piccoli dettagli come i braccialetti in stile rock e le catene sui passanti dei jeans lo rendono ancora più attraente.
"Sei già caduta al fascino di Diego?" mi richiama Samu con una risatina, notando la direzione del mio sguardo.
Faccio una smorfia contrariata e distolgo lo sguardo da loro.
"Preferisco Leon" metto subito in chiaro.
Cerco di ignorare Daniel che si avvicina alla tavolata per prendere posto. Non ho dimenticato le sue labbra attaccate alla ragazza di quella sera e incrociare il suo sguardo non farebbe altro che ricordarmelo. Ho promesso di aver chiuso con lui ed è mia intenzione mantenere una totale freddezza nei suoi confronti. O, almeno, ci devo provare.
...
Credevo che ignorarlo fosse più facile. All'inizio era stato così, se non fosse che a un certo punto Daniel si è impuntato di lanciarmi occhiate sempre più spesso fino al termine della cena. Mi innervosiva parecchio sentire le sue iridi su di me e più passava il tempo, più io mi agitavo sulla sedia, perciò, quando non ce l'ho più fatta, con la scusa di lavarmi le mani si sono rifugiata in bagno.
Ora è passato già qualche minuto e sono ancora qui a fissare la mia immagine nell'ampio specchio dei bagni femminili. Lascio andare un sospiro e sollevo il mento verso l'alto, pregando qualche angelo lassù di aiutarmi. Devo assolutamente calmarmi o rischio di innervosirmi più di quanto io non lo sia già. Non ho rivolto una sola parola a Daniel per tutta la serata e voglio continuare così, ma i nostri sguardi stanno rischiando di incrociarsi sempre più spesso. Le sue iridi mi fanno crollare ed è proprio questo che mi sta facendo dannare dentro.
Allungo la mano per aprire il rubinetto e giro la manovella verso l'acqua fredda. Posiziono i polsi sotto il getto gelato e posso già sentirmi meglio. Sento la porta del bagno aprirsi e, mentre asciugo le mani sotto l'aria calda del phon, riconosco una delle invitate dallo specchio. Il suo abbigliamento riproduce quello di Ludmilla, la ragazza snob e viziata che odia Violetta. Mi limito a farmi gli affari miei, mentre lei poggia le mani sul bordo del lavabo.
"Tu sei la migliore amica di Iris, vero?" interviene e poso lo sguardo su di lei.
Indossa una tutina color rosa pesca, una felpa bianca glitterata e delle semplici scarpe. In vita porta una cinturina che le fascia le forme del corpo e i capelli marroni sono ben sistemati in una coda alta con ciocche mosse. Già il fatto che veste i panni di Ludmilla non mi piace affatto, ma non posso giudicarla solo per il suo personaggio.
"Sì" annuisco senza darle troppa importanza.
"Il ragazzo che è seduto a fianco a te immedesima Leon, giusto?" fu la sua seconda domanda e quella attirò un po' di più la mia attenzione.
"Sì" ripeto.
Dove vuole arrivare? In realtà un vano sospetto ce l'ho già, ma voglio vedere fin dove si spingerà con questo suo piccolo interrogatorio. Sapevo che la presenza di mio fratello e di Daniel potesse adocchiare l'interesse di qualche ragazza, soprattutto il misterioso Leon seduto affianco a me, dato che l'anno scorso c'era solo Daniel e, oltretutto, era già impegnato.
"Lo conosci? È un tuo amico?".
La conversazione inizia a essere sempre più insistente, così come le specifiche domande. Mi viene quasi da ridere per lei che sta cercando di ottenere qualche informazione sul conto di mio fratello.
"Sì".
Non so quante volte abbia già di sì, sto perdendo il conto. Ma che pensa questa? Il suo interrogatorio inizia a darmi fastidio e sono già di mio nervosa. Cerco di sbrigarmi ad asciugarmi le mani.
"È impegnato con qualcuna?" non perde animo.
Pazienza se le mani sono ancora umide, voglio uscire da qui. Mi volto verso di lei e le rivolgo un sorriso di sfida.
"Ha già la sua Violetta" concludo e le mostro le spalle per andarmene.
Non lascerò via libera a nessuna di provarci con mio fratello, per il semplice fatto che nessuna mi sembra adatta per lui. Se lei o chiunque altra pensa che sia il Leon a cui giura loro amore e dedica sorrisi e fiori si sbagliano di grosso.
Mi risiedo al mio posto, tralasciando il fatto Daniel stia parlando con mio fratello, e dopo qualche minuto vedo comparire in sala la ragazza di poco fa. Guarda nella mia direzione e io non posso fare a meno di provocarla, allungandomi verso Samu e dandogli un bacio sulla guancia. La ragazza si acciglia, ma non vuole darlo a vedere perché prosegue subito dritto, mentre Samuel rimane piacevolmente sorpreso dal mio gesto improvvisato che si era persino fermato a parlare.
"Come mai questo bacio?" mi domanda incuriosito.
"Così" borbotto, sollevando le spalle con noncuranza.
Lui aggrotta le sopracciglia, cercando di decifrare ciò che mi passa per la testa e sembra cogliere qualcosa, quando punta lo sguardo sulla ragazza che sta andando a risedersi a qualche posto più in là di dove siamo noi. Sorrido soddisfatta.
"Sei la solita niῆa gelosa" mi apostrofa con un ghigno divertito e io non protesto.
...
"Sei pronta?" mi domanda Samuel a pochi minuti dall'inizio dei festeggiamenti veri e propri.
Un cameriere mi ha avvisato poco prima che la torta di compleanno è pronta e io ho in mente una fantastica idea per rendere la consegna un momento ancora più indimenticabile. Il ristorante, in accordo con i genitori di Iris e Alida, era già informato della modalità di serata post cena e mi serviva solo l'aiuto di Samuel per sistemare gli ultimi ritocchi. È anche vero che potevo rivolgermi a Daniel per questo, ma non mi andava assolutamente di scambiarci mezza parola.
Annuisco in risposta e lui fa partire la musica che inizia a diffondersi nella sala, interrompendo le conversazioni in corso. Prendo un grande respiro prima di cantare le prime parole.
"Valiò la pena todo hasta aquì, porque al menos te conocì".
Le teste dei presenti si girano verso di me e gli occhi completamente sorpresi delle festeggiate mi fissano. Sorrido loro e continuo, anche se sono un po' nervosa di fronte a tutti i presenti, persino le altre persone che non c'entrano assolutamente nulla con noi.
"Valiò la pena lo que vivimos, lo que soῆamos, lo que conseguimos..."
Man mano che la canzone prosegue, il ritmo della musica diventa più forte e più coinvolgente e noto che alcune ragazze hanno iniziato a cantare insieme a me e a scuotere il corpo per seguire il ritmo. I camerieri entrano con la torta in mano e continuo a cantare gli ultimi minuti che rimangono, mentre la torta viene posizionata sul tavolo, davanti alle festeggiate che hanno il sorriso più grande che io abbia mai visto sul loro volto.
"Valio la pena todo hasta aqui!" concludo e gli applausi esplodono in un boato di urletti e incitazioni.
L'adrenalina mi scorre ancora nel corpo e riprendo fiato piano piano. Cavoli, non mi sentivo così euforica come adesso! Erano anni che non cantavo più, da piccolina lo facevo sempre in compagnia di mio fratello.
"Sei stata bravissima!" si complimenta Samu, quando mi avvicino a lui.
"Ti ringrazio, è stato meraviglioso!" gli confesso, sorridendogli, e lui si lascia scappare una risata divertita. Aggira la postazione al computer dove c'è la lista di tutte le canzoni di Violetta.
"Andiamo dalle ragazze" mi incita, indicandomi con un cenno del mento le gemelle con le presenti davanti a loro per cantare la canzoncina di 'Buon compleanno'. Iris ci sta facendo cenno di raggiungerla.
"Sì, andiamo" affermo.
Samuel avvolge un braccio intorno alle mie spalle per tenermi a sé e insieme ci dirigiamo dalle nostre amiche.
"Esco un attimo per prendere aria" avviso le ragazze dopo aver finito la mia porzione di dolce e loro annuiscono.
Cantare dopo tanti anni in cui avevo smesso, mi ha emozionato più del previsto. Spero solo di non incrociare la ragazza di prima o qualsiasi altra all'ingresso, ma per fortuna non succede. Dopo qualche minuto, sono pronta a tornare dentro, ma, quando mi volto, una voce mi blocca all'istante.
"Che ti prende?".
Sento il respiro mozzarsi, anche il cuore ha smesso di battere. I piedi si paralizzano sul pavimento e tutti i muscoli si irrigidiscono. Ho cantato vittoria troppo presto. Mi volto indietro per trovare Daniel sulla soglia con le braccia incrociate al petto.
"Di che parli?" faccio l'indifferente più totale.
"Non mi hai rivolto la parola per tutta la sera" mi fa notare, senza separare la spalla dalla parete.
Aggrotto le sopracciglia. Ah, adesso vuole le mie attenzioni? Troppo tardi, poteva pensarci prima!
"Hai tante Violette in giro. Di sicuro ne troverai una con cui conversare" ribatto, non nascondendo il tono sprezzante con cui gli sto parlando.
Lui inarca le sopracciglia verso l'alto, di sicuro non si aspettava che mi comportassi in questo modo così acido, ma sinceramente se lo merita dopo quello che ho visto l'ultima volta. Un ghigno provocatorio gli sfugge dalle labbra. Si distacca dal muro e inizia ad accorciare la nostra distanza. Il panico mi pervade i nervi e credo di star tremando. Mi maledico per aver lasciato la giacca sulla sedia, di sicuro è colpa del freddo, se ho la pelle d'oca. Non è opera di Daniel, giusto?
"Peccato che io sia qui con una Violetta in particolare" confessa, guardandomi tutta.
Il personaggio di Diego gli calza proprio a pennello, sia nell'atteggiamento che nell'abbigliamento. Cazzo, la t-shirt evidenzia ancora di più la muscolatura sotto, ma non mi lascerò abbindolare. Arriccio il naso in una smorfia dubbiosa. "Beh, cercatene un'altra, di sicuro la troverai. O forse ce l'hai già".
Cerco di superarlo, ma prima che possa fare qualche passo in avanti, la sua risposta mi spiazza: "Credo di avere la tua collana".
Istintivamente mi porto la mano al collo libero. Avrei tanto voluto mettere la collana con la mia iniziale, come Violetta nella serie, ma devo averla persa. L'ho cercata dappertutto, ma non l'ho mai trovata. Non so di preciso quando l'ho persa, ma mi sono accorta di non averla più al collo poco dopo quella sera in cui ho visto Daniel con quella ragazza.
Non starà parlando proprio di quella collana? Mi giro lentamente verso di lui e lo vedo infilare la mano nella tasca dei jeans per estrarre fuori una catenella in argento. Riconosco lo scintillio della mia lettera sotto le flebili luci allestite all'ingresso. È proprio la mia collana, come fa ad averla lui?
"Ridammela!" gli ordino, avanzando fino a trovarmi a pochi passi da lui.
Allungo la mano per prenderla, ma lui tira indietro il braccio. L'ha trovata lì? Allora sa che ero lì quella sera?
"L'ho trovata in un bar un mese fa. Era sul pavimento, completamente abbandonata in mezzo a un sacco di gente. Non ero sicuro che fosse tua, ma ora ne ho la certezza" spiega, mentre io mi limito a fissarlo negli occhi senza dire nulla.
È inutile negare che non fossi presente.
"Che ci facevi quella sera lì?" mi domanda.
"Non devo darti spiegazioni" ribatto, senza nascondere la rabbia che provo nei suoi confronti.
Quel maledetto bacio a cui il mio cuore è stato costretto a spezzarsi per la seconda volta mi perseguita. Dovevo essere io al posto di quella ragazza.
"Allora me la tengo" decreta, stringendo la collana tra la mano.
Ma come si permette?!
"È la mia collana" gli faccio notare.
"Ma l'ho trovata io" evidenzia.
"Questo non ti dà il diritto di tenertela" lo sfido, avanzando di un passo.
"Mi dà il diritto di avere le risposte che cerco" ricambia, avvicinandosi anche lui.
Ora nessun passo ci separa e i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza. Lui sembra perdersi a contemplare i miei occhi e il mio sguardo cade sulla sua bocca. Distolgo subito lo sguardo, ma lui lo nota.
"Non sapevo sapessi cantare" mi confessa con un sorrisino compiaciuto.
"Tante cose non sai di me" specifico.
Come io non conosco nulla di lui, del resto. Una ciocca mossa mi scappa davanti al volto e Daniel allunga la mano per sistemarla dietro l'orecchio, giocando con il pollice con l'orecchino a perla. Brividi mi attraversano la schiena, devo avere più freddo di quanto pensassi. Ci guardiamo insistentemente negli occhi senza dire più nulla. Ho una gran voglia di baciarlo, ma non posso farlo.
Riconosco delle voci femminili e dei rumori di passi che si avvicinano. Prima che possa allontanarmi, la sua mano mi trattiene per un polso e mi trascina con sé, facendomi incespicare sui miei stessi stivaletti. Tutto a un tratto mi ritrovo in un angolo buio e appartato del ristorante. Emetto un gemito di dolore, quando Daniel mi stringe forte le braccia e mi sbatte senza alcuna cura contro il muro.
"Dimmi che cosa ci facevi nel bar quella sera" mi intima.
"E a te cosa importa se ero lì?" gli rinfaccio, guardandomi rapidamente attorno.
Per fortuna non sembra esserci nessuno nei paraggi. Proprio dietro l'angolo che abbiamo appena attraversato c'è l'ingresso da dove si sente il chiacchiericcio.
"Mi importa! Dimmelo e potrai riavere la tua collana" mi ricatta, continuando a tenermi per le braccia contro il muro.
"È così che convinci le ragazze a fare tutto quello che vuoi?" lo derido, cercando di agitare gli arti, affinché mi lasci andare.
Non è che mi infastidisca essere spiaccicata contro un muro con lui addosso, è il sapere che probabilmente lo fa con tutte che mi fa alterare così tanto.
"Le ragazze morirebbero per essere qui con me, anche se per qualche minuto" mi provoca, ma io riesco a tenergli testa.
"Allora prenditene una e divertiti!" gli sputo, digrignando i denti.
Non sono gelosa!
"E se io volessi farlo con te?" mi spiazza con il suo sorriso ammiccante.
Sgrano gli occhi e rimango paralizzata per qualche istante. Non è serio! Lo vedo inclinare lentamente il volto per raggiungere le mie labbra, ma io ho perso da tempo il lume della ragione a causa sua e mi appresto ad azzeccare quel brevissimo spazio rimasto tra le nostre bocche.
Un'esplosione di farfalle parte dallo stomaco, attraversando ogni singolo nervo del corpo fino a depositarsi nel basso ventre. Un mugolio di sorpresa scappa dalla bocca di Daniel, ma l'attimo dopo ricambia il bacio. Poggia le mani sui miei fianchi e lo sento che cerca di avvicinarmi al suo corpo. Porto la mano dietro il suo collo per prendergli i capelli tra le dita come avrei voluto fare fin dall'inizio della serata.
Dopo mesi dal nostro primo bacio, mi ero quasi dimenticata della sensazione delle sue labbra contro le mie. Si distacca per scendere con la bocca sul mio collo. La sua mano scosta i capelli dalla spalla, tenendoli ben saldi tra le dita.
"Avrei voluto farlo un anno fa" mi sussurra all'orecchio, iniziando a giocare con la mia pelle.
Mi mordo il labbro inferiore per trattenere un gemito più forte. Solo in quel momento mi rendo conto che ha ragione: stasera è esattamente un anno da quando ci siamo conosciuti per la prima volta. È passato davvero così tanto tempo?
La sua bocca sul mio collo mi distrae e anche se la sua mascella è completamente liscia, i brividi continuano a farmi tremare. Mi lascia andare i capelli che aveva trattenuto nel pugno e l'istante successivo posa le mani sulle mie cosce per sollevarmi. D'istinto avvolgo le gambe intorno al suo bacino e le braccia dietro la sua nuca per non perdere l'equilibrio.
Mi stringe contro il muro e continuiamo a baciarci, ignorando il fatto che siamo in un angolo semibuio e non adatto per la situazione. Sento le sue dita stringermi la pelle delle cosce, tanto da farmi gemere contro la sua bocca. Avanzano sotto la gonna del vestito fino a sentirli indugiare sul bordo delle mie mutandine. Stringo le ginocchia in risposta.
Non so se voglio che prosegua o che si fermi, ma improvvisamente mi sono innervosita. Una voce famigliare mi costringe a separarmi dal mio paradiso personale. Daniel è sul punto di aprire bocca, ma io poggio l'indice sopra le sue labbra, ora carnose e rosee. Voglio tornare a baciarle!
"Scusate, ragazze, avete visto Serena?" riconosco la voce di mio fratello.
"No" sento rispondere.
"A dire il vero, è sparito anche Daniel" dichiara una voce femminile che non riconosco.
Cavoli, da quanto tempo siamo qui dentro? Devo assolutamente uscire! Mi agito e Daniel intuisce che voglio essere lasciata andare. Mi deposita e io mi sistemo la gonna del vestito. Lui non mi sta neanche guardando in faccia, limitandosi soltanto a infilare le mani nelle tasche inferiori dei jeans.
"Rivoglio la collana" gli intimo, allungando il palmo aperto affinché me lo consegni.
"Non hai risposto alle mie domande" mi ricorda.
"Il mio bacio è il prezzo per riavere la collana, ora restituiscimela" non accetto replicazioni.
Lui acconsente, ma quando sono sul punto di stringerla in mano, ritira il braccio.
"Voglio mettertela io, come ho fatto un anno fa" decreta e io alzo gli occhi al cielo per poi voltarmi.
Raccolgo i capelli verso l'alto per permettergli di allacciarla, ma il modo in cui lo fa lo rende più bastardo di quanto non lo sia già. Appoggia le labbra contro il mio orecchio, facendomi sentire il suo respiro caldo.
"Posso offrirti più di un semplice bacio... se me lo permetti" mi sussurra, facendo aderire il suo petto con la mia schiena.
Incrocio le sue iridi e senza neanche attendere il mio consenso, forse perché ha letto nei miei occhi che non ce ne assoluto bisogno, inizia a creare un percorso immaginario sulla mia pelle nuda, a partire dalle nostre dita che si sfiorano. Risale la mano, riempie di brividi il braccio, sfiora la spalla fino ad arrivare ai capelli che li scosta tutti da un lato per avere libero accesso all'orecchio. Se continuerà a torturarmi così, potrò seriamente svenire.
Lascio ricadere la testa all'indietro, appoggiandola contro la sua spalla. La sua mano torna davanti, riprendendo il percorso, stavolta, verso il basso e ho quasi paura di dove voglia arrivare. Le dita esplorano il solco in mezzo ai seni e si fermano ai fianchi, dove inizia a sollevarmi la gonna, scoprendo l'intimo. Non posso negare di sentirmi alquanto in imbarazzo nel sentirmi esposta al suo sguardo, ma poi ricordo che non è la prima volta che lui mi ha vista mezza nuda, perciò lo lascio continuare.
Il respiro accelera di più, quando intrufola le dita oltre il bordo delle mutandine di cotone. Perché non ho messo qualcosa di più decente? Sono orribili e anti-sesso con quel fiocchetto al centro, ma Daniel non sembra curarsene minimamente. Inizia a stimolare il clitoride con movimenti lenti e circolari e un ansimo mi sfugge dalle labbra per il piacere che sto provando.
"Sono il primo che ti tocca così?" mi sussurra.
Giro lentamente il volto per incontrare il suo sguardo famelico.
"Sì" biascico, socchiudendo le palpebre per un istante a causa di un'ondata di piacere.
Stringo forte le labbra per cercare di trattenermi o rischio di farci scoprire ed è l'ultima cosa che vorrei. Senza rendermene contro il mio bacino si struscia lentamente contro il suo, come se avessi bisogno di qualcosa in più da lui. Quando comincia ad accelerare il ritmo delle dita non riesco più a resistere. I gemiti iniziano a sfuggirmi dalla bocca e Daniel sembra apprezzarli perché non fa niente per farmi smettere.
Avvolgo un braccio dietro il suo collo e riesco ad afferrare un pugno dei suoi capelli. Ho bisogno di un sostegno, sento di dover stringere qualcosa. Un lamento di dolore esce dalla bocca di Daniel, ma non me ne curo. Se devo soffrire io, deve farlo anche lui.
Con uno scatto mi allungo in avanti e serro le palpebre, appoggiando la fronte contro la parete fredda. È il secondo rapporto orale che condividiamo e l'orgasmo mi sembra più forte e intenso del primo. Le dita di Daniel smettono di muoversi, ma non accennano a voler abbondonare il nido confortevole del mio intimo.
Sento di avere le guance rosse dall'imbarazzo, ma non voglio nemmeno voltarmi per guardarlo. Sono quasi certa di aver avvertito un movimento all'insù della sua bocca, come se stesse sorridendo contro i miei capelli. Tempo qualche istante per riprendermi e mi allontano da lui, togliendomi la sua mano dalle mutande. Mi passo le mani tra i capelli per metterli in ordine e mi controllo l'abito. Giro lentamente l'angolo e, prima di uscire, prendo un grande respiro.
L'ingresso è occupato da un gruppo di ragazze e tra esse individuo anche mio fratello Samuel. Sta fumando una sigaretta. Perché deve sempre fare il figo con la sigaretta in bocca? Mi avvicino a loro e, prima che lui possa rendersene contro, gli strappo quella robaccia dalle labbra.
"Sai che disapprovo il fatto che fumi" gli ricordo, attirando l'attenzione delle ragazze su di noi.
"E sai che a me non interessa quello che pensi?" mi provoca a sua volta.
"Dove eri finita?" mi chiede.
Mi prendo qualche secondo prima di rispondere, devo inventare una scusa per la mia prolungata assenza. Le gambe sono ancora deboli e molli e l'eccitazione dell'orgasmo continua a pulsarmi dentro le mutande. Reprimo a stento una imprecazione mentale nei confronti di Daniel.
"Ho fatto un giro qua intorno" accenno, indicando il perimetro del ristorante.
Lui aggrotta le sopracciglia, non sembra credermi completamente.
"Perché sei rossa in faccia?" indaga.
Difficile riprendersi da un orgasmo appena ricevuto dalle dita del ragazzo che ti piace da un anno, ma che ti ostini a dimenticare perché ti fa stare male.
"Ehm... è l'euforia per prima. E poi siamo a novembre, inizia a fare freddo" lascio cadere l'argomento.
Solo in quel momento mi accorgo di avere ancora la sigaretta di Samuel tra le dita. Era convinta di averla gettata sul cemento e spenta, ma non è così. Osservo la cartina che viene consumata e, non so cosa mi spinge a fare l'azione successiva, ma l'avvicino alle labbra e aspiro un lungo soffio di questo schifo, pur essendo consapevole di essere stata incoerente con Samuel.
Non fumo, ma sia io che Samuel abbiamo provato per una volta le ebbrezze, anche se sbagliate, che la vita ci offre, quando avevamo quindici e sedici anni. Se ci capita di fumare o di bere, lo facciamo molto raramente e occasionalmente.
"E poi ti lamenti con me se fumo?" mi prende in giro e io in risposta gli getto il fumo addosso.
Lui sorride ampliamente, per nulla infastidito. Dopo un paio di boccate, lascio cadere la sigaretta, ancora mezza integra, e la calpesto con lo stivaletto. La sensazione di fumo in bocca mi fa storcere il naso. Grazie al cielo Daniel mi ha baciata prima.
Rientro in sala e raggiungo il tavolo. Le gemelle mi chiedono dove fossi finita e se stessi bene, e io rifilo la scusa che ho dato a mio fratello poco fa. Mi impongo di non guardare altrove, sapendo che lui è seduto al suo posto. Prendo il cellulare e scrollo qualche storia su Instagram. L'avviso di un messaggio mi compare mentre guardavo qualche TikTok.
Daniel: I tuoi miagolii sono una leccornia per i baffi, così come il tuo sapore. Sei proprio una gattina squisita!
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