27. Il primo passo

Il mattino dopo Harry  si trovava in cucina, intento a coccolare Cupido, che era ancora mezzo addormentato.

Fobos lo raggiunse e, dopo aver dato un bacio sulla guancia ad entrambi, chiese:

" Papà ed Armonia sono già usciti?"

" Sì, Louis è andato da suo padre ed Armonia dai nonni" rispose Harry

" Se non hai bisogno di me, io andrei a trovare la dea Flora e Clario..."

Harry sorrise e chiese al figlio:

" Potresti portare Cupido con te? Io devo recarmi da Diana e il bambino si annoierebbe..."

" Certo, vieni piccoletto ..." disse Fobos, prendendo in braccio il fratello.

" Me io no essere piccoletto, solo che sonno essere troppo forte per me io...." borbottò il bimbo accoccolandosi sul petto del fratello.

Fobos sorrise e, prima di uscire, domandò:

" Prendo anche Larry?"

" No, lo porto con me così gli faccio fare una passeggiata...."

Fobos uscì di casa con il fratello ed Harry lo seguì poco dopo, accompagnato dal cane a tre teste che trotterellava nello stesso modo di Cupido,

Il riccio, però, non si fermò alla casa della dea Diana, ma proseguì il suo percorso avviandosi verso le zone meno abitate del monte Olimpo.

Quando giunse a destinazione, attese un attimo e subito accanto a sè comparve la figura di Chirone.

" Ciao " disse Harry.

" Ciao a te, ma che cos'è quella pulce a tre teste che è accucciata vicino a te?" chiese il centauro.

" È il cucciolo di Cupido, il figlio di Cerbero, si chiama Larry..."

" Oh!!!!!! " esclamò Chirone illuminandosi " One direction!!!'"

" Cosa?" chiese Harry perplesso.

" Ma sì... Drag me down, They don't know about us, No control..." rispose il centauro canticchiando e muovendo a ritmo la coda.

Il riccio lo guardò interrogativamente e Chirone sbuffò, borbottando:

" Quanto sono antichi qui sull'Olimpo!"

" Vuoi parlare con tuo figlio?" aggiunse poco dopo battendo gli zoccoli sul terreno.

" Sì, devo parlargli...."rispose Harry.

" È nel capanno dove tengo le spade di riserva..." disse Chirone, indicando un edificio in cima ad una leggera salita.

Harry annuì e si avviò lungo la strada.

Giunto al capanno, scostò leggermente la porta e vide Deimos steso su un pagliericcio per terra, ancora addormentato.

Osservò attentamente il corpo del figlio e vide che, tra le mani, stringeva il pupazzo di stoffa che gli aveva regalato quando era ancora un bambino piccolo.

Tuttavia non si lasciò commuovere e, con voce severa, lo chiamò:

" Deimos!"

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