capitolo 28 best friend

Pov's Salvatore

In un film sarebbe successo che il dottore diceva che il ragazzo oscillava fra la vita e la morte.

In questo caso il mio ex migliore amico era sdraiato davanti ai miei occhi con una fascia sulla testa,tutto per salvare me.

Io e Giuseppe ci alzammo per lasciare posto a Sascha il quale da tempo continua a disperarsi mettendo le mani in testa e camminando continuamenre nel corridoio,penso non si sia seduto neanche un secondo.

Quando ci vide uscire entrò dentro frettoloso.

Io e giuseppe ci sedemmo a distanza di un posto da Elisa.

"Ragazzi mi devo scusare"sussurrò lei abbassando la testa.Giuseppe spalanco gli occhi.

"E per cosa?"chiese il più grande sbuffando.

"Ecco al furgoncino vi ho insultati...non è stata colpa vostra,lui è troppo testardo e li piace fare l'eroe"spiegò lei gicando con le proprie mani.

"Scuse accettate tranquilla"dissi io sorridendole per consolarla.

"Giá io vado a prendere qualcosa volete?"chiese Giuse ormai in piedi.

"Oh io cioccolata"disse la ragazza.Ovviamente quale ragazza non prederebbe la cioccolata.

"Ehm...io un caffè"dissi grattandomi il naso.

"Perfetto"sussurrò Giuseppe per poi dirigersi verso la machinetta.

"Lui tiene a te"disse riferenfosi a Stefano.

"Altrimenti non l'avrebbe fatto...loso"sospirai.

In quel momento cadde un silenzio tombale che mi ricordo i bei momenti passati insieme ma anche l'ultimo.

Eravamo vicini di casa,facevamo la stessa scuola,eravamo praticamente fratelli.

Andavo da lui tutti i giorni per giocare a palla o ai giochi da tavolo che a volte mi spiegava.

Sua madre ci preparava sempre qualcosa da mangiare.

Quando suo padre cominciò a non farsi vedere più a causa del lavoro qualcosa cambió.

Mi rifiutava,non mi parlava più come prima e faceva il freddo.

Una cosa l'avevo capita lo faceva per non affezzionarsi,per fare l'opposto.

L'ultima volta  che li riferì la parola fu per un ultimatum.

Per quello che era successo prima.

Flash back

ci rincorrevamo come sempre nei boschi.

Lui doveva prendermi.

"Tanto non ce la fai"li continuavo ad urlare dietro.Lui si arrabbiava e aumentava la velocità.

Cadde a terra e urlò probabimente di era slogato una caviglia pensai.

"Cosa ti fa male?"gli chiesi sedendomi vicino a lui che ormai piangeva disperato.

"Il piede"disse.

Dobbiamo tornare a casa.Lo feci alzare.

"Non mi ricordo la strada"sussurrò innocente.

"Nenanche io"sospirai."ma la mia  casetta sull'albero non è distante"dissi.

Lo caricai sulle spalle e cominciai a camminare,purtroppo neanche da lì ricordavo dov'era casa.Mio padre ci mi portava sempre ma ad occhi chiusi per non farmi vedere dove fosse.

Quando arrivammo sotto lo lasciai andare.

"va meglio?"chiesi.

"Un po' "riusci a salire da solo ma ci mise tanto tempo e faticò.

Ci dovrebbe essere del cibo e posso accendere il fuoco.

Un bambino non dovrebbe accendere il fuoco ma ora ne abbiamo bisogno.

"Dentro la dispensa ci dovrebbe essere del cibo"Stefano subito andò ad aprire e prese delle patatine.Ridacchiai alla visione della scena.

Intanto io accesi il fuoco e mi sedetti vicino ad esso.

La casetta era fatta di legno,avevo paura che un giorno la bruciasse.

Il fuoco era messo in un luogo apposito in qui in teoria non dovrebbe far bruciare la casetta.

Passano ore.Stefano è disperato e mi continua ad urlare contro.

"Mio padre verrá qua se vede che non ci trovano da altre parti"vivevamo in campagna,dove ti potevi perdere se non nei boschi,questo però era di grande dimensione.

"É tutta colpa tua"sussurrò,io quasi non sentì niente.

"È TUTTA COLPA TUA!SE RIMARREMÒ BLOCCATI QUI SARÀ COLPA TUA!"urlava.Era infuriato"tu hai deciso di giocare a quel gioco e chissá dove finivamo se io non cadevo"si alzò in piedi però cadde subito dopo poichè aveva perso l'equilibrio.Non potevo dargli torto ma non deve dare tutte le colpe a me.È stato lui a decidere di venire con me.Poteva anche rifiutare.

"Ti ho giá detto che mio padre verrá qua"ero accucciato e mi tenevo le ginocchia.

"Certo,tuo padre"sussurrò ma questa volta lo sentì.

"Non azzardarti ad insultarlo,pezzente"quale insulto poteva dire un bambino?

Dopo pochi minuti qualcuno entrò.Mio padre.

"Ragazzi!"esclamó contento,prese il cellulare e informò gli altri."su venite"ci riportó nella sua fattoria,nello spazio vuoto dove giocavamo spesso.

In quel campo c'era un ragazzino.Sempre della nostra età,giocava solo e tranquillo.

Era Sascha continuava a lanciare pallonate alla staccionata,poi la palla tornava da lui.

Cosi faceva Stefano se ne andava e poi tornava da me quando voleva.

Mi girai a guardarlo,osservava Sascha con ammirazione.

Mi cominciai ad arrabbiare.

Per la mia età ero sempre stato troppo intelligente ma in quel momento non lo fui.

"Stefano?"lo richiamai.

"Si?"lo presi in disparte"piano"si lamentò,li stavo stritolando il braccio.

"scegli o me o sascha"li diedi un ultimatum.

Il ragazzo se ne andò senza dire niente a giocare con il ragazzo.

Io capì che aveva scelto Sascha.

"Bene"sussurrai tra me e me.

Nei giorni a passare non li rivolsi più la parola.Lui non mi cercava o lo faceva poco.

Dopo una settimana io mi trasferì a Firenze,in città.

Lui venne a cercarmi proprio quel giorno.

Io ero già in macchina che lo guardavo leggere quel cartello che aveva lasciato la mia famiglia.

La mia macchina si stava allontanando ormai.

Noi eravamo gli unici bambini che c'erano da quedte parti.

Si buttò a terra e comincio a piangere.

-la famiglia Cinquegrana non vive più qui,la casa non è in vendita ma è disabitata-

Avrei voluto uscire ed abracciarlo.

Avrei voluto averlo cercato io.

Avrei voluto fermare le lacrime.

Alla fine neanche la cosa più banale l'ho fatta.

Fine flashback

Non ero mai riuscito a dirli che in quel momento l'avevo perdonato ma in realtà non l'ho fatto.

Infondo gli voglio bene.

Per me è sempre rimasto il mio migliore amico.

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