Chapter 43
È quasi impossibile non avvertire in questo periodo dell'anno l'arrivo del Natale. Ormai le luminarie delle strade, gli addobbi che scorrono lungo le ringhiere dei balconi degli alti palazzi della capitale inglese, gli alberi che accolgono volentieri grande quantità di neve, per non dimenticarci dei Babbi Natale che rallegrano miriadi di persone, intente ad acquistare regali per i proprio cari, all'ingresso dei principali negozi della città. Insomma, il tragitto college-casa è stato sufficiente per farmi realizzare che il Natale è davvero alle porte.
Dopo aver parcheggiato la mia auto in garage e aver preso le due valige che ho deciso di portare con me, arrivo con grande difficoltà dinanzi al portone, e non ho nemmeno il tempo di avvicinare il dito al campanello che mi ritrovo davanti mia zia Ellie, piuttosto entusiasta di vedermi.
-Elizabeth, tesoro della zia! Fatti abbracciare!
Vengo colta di sorpresa dalla forte presa della donna, che mi trascina dentro immediatamente, facendo cadere i due bagagli che avevo con me all'entrata.
-Quanto sei diventata bella, amore. L'ultima volta che ti ho vista era alta un metro e un tappo e il tuo viso era invaso da un'infinità di br-
-Zia, ti prego, sto cercando di dimenticare quell'orribile momento della mia vita.
La interrompo prima che continui e mi faccia tornare in mente le continue lotte che affrontavo ogni giorno con l'acerrima nemica degli adolescenti, l'acne.
-L'importante è che tutto è passato - parla, per poi sorridermi - Aspetta, ma non vedo le tue lentiggini. Te ne sei sbarazzata?
Continua stranita guardando insistentemente il mio volto.
-No, zia, ma le nascondo con il fondotinta. Non preoccuparti.
Sin da piccola ho avuto delle piccole e chiare lentiggini sulle gote e sul naso che, però, non ho mai amato vedere sul mio viso. Infatti le tendo a nascondere con diversi cosmetici e, fino ad adesso, davvero pochi si sono accorti della loro presenza.
-Amore della mamma, finalmente sei qui.
Mi volto di scatto quando sento la voce di mia madre, che arriva in un batter d'occhio, per poi stringermi a sé.
-Mamma, cos'è tutto questo entusiasmo?
Domando ridendo mentre ricambio l'abbraccio.
-È sempre bello avere i propri figli a casa, soprattutto quando sta arrivando il Natale. Dai, porta le tue valige in camera e torna giù per la cena.
Mi indica l'imponente scalinata di fronte l'ingresso, addobbata interamente a tema natalizio.
-Mamma, è vero che c'è l'ascensore?
Domando dopo aver realizzato di dover fare tutte quelle scale con le due valige.
-Dai, sbrigati, pigrona!
Mi dà sulla spinta amichevole sulla spalla, incoraggiandomi.
-Ti aiuto io, sorellina!
Sento improvvisamente la voce allegra di mio fratello che esce dal grande soggiorno.
-No, tu sparisci, faccio da sola.
Dico nervosa, cominciando a prendere il primo bagaglio e salendo i primi gradini.
-Dai, ti sei arrabbiata così tanto?
Mi chiede, dopo avermi raggiunta con il secondo trolley.
-No, secondo te? Louis, se non fosse venuto Harry ad avvertirmi, adesso sarei ancora nella mia camera dei dormitori ad aspettarti o a cercare di contattarti.
-Cosa? Perché mai è venuto Harry in camera tua?
Chiede improvvisamente Louis, infischiandosene di quello che ha fatto.
-Non cambiare discorso.
Sbuffo mentre salgo gli ultimi scalini.
-Che cazzo avete fatto, Elizabeth? Dimmelo.
Mi ferma improvvisamente, bloccandomi per il braccio, facendo cadere la valigia sulla superficie del pavimento del piano appena raggiunto.
Quando realizzo per bene cosa ha detto e cosa ha pensato, il palmo della mia mano tocca velocemente e senza preavviso la pelle della sua guancia.
-Cosa diavolo vai a pensare? Non sono come quella con cui te ne sei andato, lasciandomi sola come un cane! Pretendi pure di sapere perché Harry è venuto da me. Si è preoccupato lui di avvertermi e non tu! Non ti sarà passata nemmeno per la testa l'idea di avvertire quella cretina di tua sorella. "L'importante è che me ne vado via con Grace e spengo pure il cellulare, così nessuno mi rompe i coglioni." O non è così?
Inizio ad alzare la voce, arrabbiandomi come non ho mai fatto con lui. Come si permette a paragonarmi ad una di quelle ragazze che si porta a letto e che cambia ogni due notti? Ha il coraggio pure di aver da ridire su di Harry. Dovrei ringraziarlo per essere venuto, altrimenti non avrei saputo nulla, e probabilmente non mi sarei ricordata nemmeno di avere la mia auto nel parcheggio del college.
-Gwen, si chiama Gwen.
Mi guarda serio, correggendomi.
-Ma vaffanculo, Louis.
Dopo averlo guardato senza batter ciglio negli occhi, gli strappo la mia valigia dalle mani e la trascino verso la mia camera che, come mi accennò mia madre tempo fa, si dovrebbe trovare sulla destra.
Entro furiosa nella stanza, lasciando i trolleys dietro la porta appena sbattuta, sdraiandomi immediatamente a pancia in giù sul letto.
Mi distrae il tintinnio del telefono nella mia tasta, prendendolo controvoglia.
Rimango un po' sorpresa nel trovare la notifica di Whatsapp "Liam Payne ti ha aggiunto al gruppo "Christmas is coming"". Sblocco così la schermata per poter leggere i messaggi.
Dopo aver letto i primi, lo schermo mostra improvvisamente una mia foto con Cassidy e l'odiosa suoneria delle chiamate mi fa sobbalzare.
-Ehi Cassidy.
-Beth, credo che domani pomeriggio dovremo portarci un bel po' di soldi con noi. Hai letto sul gruppo?
-Adesso stavo leggendo qualcosa. Che succede?
-In pratica dopodomani sera dobbiamo incontrarci a casa di Harry per scambiarci i regali - resta in silenzio un paio di secondi per poi continuare - con tutti.
-Cosa? Come con tutti?
-Sì, dobbiamo comprare i regali ad ognuno di loro. Il nostro lo hanno già acquistato.
-Oh mamma, allora avremo un bel po' da fare domani. Che ne dici di incontrarci un'ora prima? Domani sera ho un impegno alle 21:30...
-Sì, dai, va bene. Stesso posto, un'ora prima, giusto?
-Esatto. A domani Cass, buona serata.
-Grazie Beth, anche a te.
Lancio il telefono sul letto, sbuffando e mettendomi le mani nei capelli. Trovo estrema difficoltà a trovare il regalo per due persone, figuriamoci per un gruppo di sette/otto.
-Elizabeth! È pronto, vieni giù!
Sento la voce di mia madre che urla dal piano di sotto.
-Arrivo!
***
-Beth, dove sei? Sono qui, davanti la statua di Shakespeare.
Sento la voce di Cassidy dall'altra parte del telefono, mentre cerca di farsi sentire nella confusione intorno a lei.
-Sono a pochi metri da te, riesco a vederti. Sono appena scesa dall'auto.
-Oh, eccoti!
Alza la mano per farsi vedere meglio.
-Scusami Cass, ma è quasi impossibile trovare un posto libero per la macchina.
Arrivo davanti a lei con il fiatone, a causa della piccola corsetta fatta.
-Non preoccuparti. Da dove vogliamo iniziare? Abbiamo l'imbarazzo della scelta.
Dice, girando intorno a sé, allargando le braccia.
-A circa cinque minuti da qui c'è Foyles. Andiamo?
Dico saltellando all'idea di entrare in una delle librerie più belle della capitale inglese.
-Sì, dai. Magari troviamo qualcosa.
Annuisce la ragazza, mentre ci dirigiamo verso il negozio.
Il tempo passa e i minuti diventano velocemente ore. Abbiamo forse fatto l'impossibile: girato l'intera Londra in quasi cinque ore. Siamo passate da Leicester Square a King's Cross, da Covent Garden a Notting Hill. Ringrazio solo i mezzi pubblici per essere piuttosto efficienti, soprattutto le metropolitane.
-Cassidy, io adesso devo proprio andare, si è fatto tardi.
Parlo dopo essere scesa con estrema difficoltà dalla metro, assieme alle centinaia di buste che tiro dalle mani, più la chitarra che porto dietro le spalle.
-Cavolo, sono già le 19:30.
Rimane sorpresa la ragazza nel vedere l'orario sul grande orologio della parete della Underground.
-Vuoi un passaggio o sei venuta con la tua macchina? Sta cominciando a nevicare.
Le chiedo, cercando le chiavi nella borsa, evitando i piccoli fiocchetti di neve che cadono dal cielo, chiaro per essere di sera.
-No, Beth, grazie. Ho la mia auto parcheggiata qui vicino. Ci vediamo quindi domani da Harry alle 20:30?
-Sì, esatto. Ti passo a prendere io o viene Zayn?
Le chiedo dopo aver finalmente trovato le chiavi.
-Sì, dai, passa tu. Magari vieni mezz'ora prima così i nostri regali ce li scambiamo a casa mia. Incontrerò Zayn direttamente a casa Styles.
Propone la ragazza.
-Ci sto! Allora a domani. Grazie per il perfetto pomeriggio.
Le dico, dandole un bacio sulla guancia.
-Grazie a te.
Mi abbraccia lievemente, impedita dalle buste che anche lei tiene.
Dopo esserci salutate, mi avvio velocemente alla ricerca della mia auto, prima che mi travolga una bufera di neve.
Lascio un sospiro di sollievo quando vedo la mia Fiat 500 da lontano. Non vedo l'ora di lasciare tutte queste buste nel bagagliaio.
Alla fine ho preso il regalo per ognuno dei ragazzi, per i miei genitori e per Emily. Mi mancano solo quelli per Harry e Cassidy.
Dopo aver infilato la chitarra per Niall e le altre buste in macchina e averle contate per assicurarmi di non averne persa nessuna, entro in auto prima che diventi una palla di neve.
Sto per partire quando sento lo squillo del mio cellulare proveniente dalla borsa. Lo afferro velocemente, rispondendo subito, non volendo perdere tempo.
-Mamma, sto arrivando e come ti ho detto prima di uscire non voglio il pollo stasera, non ne ho voglia.
Parlo prima che inizi a blaterare come fa sempre quando si tratta di cibo.
-Okay okay, niente pollo, come vuoi.
-Oh, finalmente, tanto ci voleva? - parlo ironicamente fino a quando non sbarro gli occhi - H-Harry, sei tu?
-No, io sono la mamma, chi è questo Harry? Dal nome sembra un bellissimo ragazzo, o sbaglio?
Rido al sentire il riccio che tenta di imitare una voce femminile, fingendosi mia madre.
-Scusami Harry, è che sono in ritardo e mia madre mi ha chiamato l'intero pomeriggio per discutere del pollo arrosto.
-Credi di farcela per le 21:10?
Mi chiede Harry con della leggera preoccupazione nella voce.
-Sì, Harry, non preoccuparti. Dove ci vediamo?
Chiedo mentre fisso la neve che ricomincia a ricoprire la città inglese.
-A casa tua. Ti passo a prendere per le 21:10, va bene?
Rimango sorpresa nel sentire questa sua proposta, non me lo aspettavo.
-Da quando sei diventato un gentiluomo, Styles?
Chiedo con aria di sfida, immaginando la sua espressione.
-Ragazzina, io sono nato gentiluomo.
Risponde orgoglioso di sé, provocando una mia risata.
-Sì, certo, vanne certo. Comunque sì, va bene per le 21:10.
-Perfetto. Ah, ti voglio elegante stasera, mi raccomando.
Riesco a percepire un accenno di malizia nella sua voce roca.
-È un appuntamento, Styles?
Chiedo provocandolo, e aspettando impaziente una sua risposta.
-Uhm, e se la risposta fosse sì?
Ribatte come suo solito con un'altra domanda.
-Probabilmente non mi dispiacerebbe.
Rispondo sincera, arrossendo senza motivo.
-Mi piace come risposta. A fra poco, ragazzina.
-A dopo, idiota.
Rispondo scherzosa, riuscendo a sentire il suo brontolare dall'altra parte del telefono.
Appena chiusa la chiamata, infilo il cellulare nella borsa, fissando un punto indefinito fuori dal finestrino, sorridendo come una scema. Sobbalzo, però, qualche secondo dopo, ricordandomi di essere in un catastrofico ritardo.
Fortunatamente in meno di un quarto d'ora arrivo a casa e, senza nemmeno prendere buste e bustine dalla macchina, mi precipito nella grande casa, correndo direttamente al piano di sopra, ignorando la voce dei miei genitori e di mio fratello che cercano la mia attenzione.
Entro senza perdere altro tempo in bagno e, dopo aver fatto velocemente una doccia, mi reco nella cabina armadio e mi sento mancare il respiro quando realizzo di non avere la più pallida idea di cosa mettere. Passo quelli che sembrano dieci minuti a provare e riprovare abiti, scartandoli subito dopo.
-Quello rosso ti starebbe da Dio.
Sento la voce bassa di Louis provenire dall'uscio della porta, dove trovo il ragazzo in piedi mentre mi fissa.
Dopo aver notato la mia espressione confusa, lo vedo dirigersi spedito verso un punto determinato dell'armadio, prendendo un lungo abito rosso rubino, del quale avevo dimenticato l'esistenza.
-So che non vuoi parlarmi e non ti do torto. Non so con chi hai appuntamento stasera e forse non voglio nemmeno saperlo ma, con questo vestito, toglieresti il fiato a chiunque.
Dice lentamente, con il capo basso.
Appena finisce di parlare, faccio la prima cosa che mi passa per la mente: abbracciarlo. Rimane sorpreso dal mio gesto ma ne è felice. Odio quando litighiamo, non mi piace non poter parlare con lui a causa di stupide discussioni.
-Ti voglio bene, Lou.
Dico stringendolo, non curante del tempo che passa.
-Anche io, Beth, tanto, ma adesso sbrigati, perché sei in ritardo.
Mi prende la testa fra le mani, facendo pressione leggermente sulle guance, costringendomi a fissarlo.
-Sì ma non diresti così se sap-
Mi interrompe, mettendomi il vestito rosso fra le braccia e spingendomi verso il bagno.
Appendo così il vestito alla maniglia dell'armadio e inizio a passare un sottile strato di fondotinta sulla pelle del viso e, dopo circa venti minuti, termino il trucco, non particolarmente pesante. Quando vedo "20:47" sul display del mio orologio da polso entro nel panico. Ho solo ventitré maledetti minuti per acconciare i capelli, infilare il vestito e scarpe, e scegliere cappotto e borsa.
Decido così di raccogliere i capelli, facendo partire da sopra il capo una treccia alla francese per poi finire in un semplice chignon basso. Dopo aver spruzzato un po' di lacca sulla chioma appena acconciata, mi precipito davanti l'abito rosso, fissandolo. È davvero troppo bello per essere indossato da me.
Quando ricordo che il tempo scorre, lo indosso subito sopra i collant color carne appena infilati, calzando subito dopo le Louboutin nere.
Mi avvicino lentamente allo specchio intero per vedere il risultato finale.
-Sei perfetta, tesoro.
Mi volto verso mia madre, che tiene in mano una piccola pochette nera e un pellicciotto nero corto che, dopo avermi raggiunto, mi infila.
-Aspetta, manca una cosa - la vedo improvvisamente scappare via per poi tornare con un rossetto - Non può sfuggirti un dettaglio così importante, tesoro.
Dichiara, mentre passa la tinta sulle mie labbra, adesso dello stesso colore dell'abito che indosso.
-Grazie mamma, ma adesso basta, non sto andando a sposarmi e poi... Come fate tutti a sapere che devo andare a teatro?
Chiedo curiosa, meravigliandomi di come tutti in questa casa sappiano che ho una sottospecie di appuntamento.
-Uhm, boh, così. Non perdere tempo adesso. Non sapevo che andassi con Harry.
-Come fai a sapere che ci vado con Harry?
La fisso senza parole, attendendo una risposta.
-Ti sta aspettando da qualche minuto giù. - si ferma per poi continuare a bassa voce, prima di tirarmi un colpetto con il gomito sul braccio - Sembra un principe, tesoro.
-Mamma, smettila, non è il mio ragazzo.
Le dico, ridendo, per poi avviarmi verso la scala che porta al piano inferiore.
Arrosso improvvisamente appena incrocio lo sguardo con gli occhi verde smeraldo di Harry, che interrompe il suo discorso con mio fratello in piedi davanti il portone di ingresso per avvicinarsi alla fine della scalinata, porgendomi una mano, che incastro subito con la mia.
-Sei bellissima.
Mi sussurra all'orecchio, facendomi salire i brividi lungo la schiena non appena sfiora l'orecchio con le labbra.
Ho la sensazione che questa sarà una serata che non dimenticherò facilmente, non so se in bene o male.
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