Chapter 41

-Elizabeth, per caso hai visto i miei calzini de "La Bella e la Bestia"? Quelli che ho comprato l'altro giorno da Calzedonia... Non li trovo più.
Sento dall'interno la voce sottile di Cassidy che, intenta a riempire un borsone con il necessario per questi giorni di vacanza, mi chiede, come sempre, se ho trovato casualmente qualcosa di suo.

-No, Cass, forse sono ancora nella bustina in fondo al primo cassetto.
Mi faccio sentire mentre raccolgo le piccole foglioline cadute da una piantina del nostro balcone, ricoperta di neve.

Rientro nella stanza, completamente ghiacciata, attaccandomi subito al termosifone dopo aver gettato le foglie ormai secche nel cestino.

-Oddio, ma come fai ad avere sempre ragione? Erano proprio qui!
Alza allegramente la voce, mentre scuoto la testa sorridendo.
Dovrei preparare anch'io la valigia ma proprio non ne ho voglia.

Sono passate un paio d'ore dal termine della lezione di francese ma sono rimasta senza parole dopo aver sentito Harry.
Non gli dovrei dare assolutamente importanza, non ne avrei motivo, ma non voglio che tratti una mia amica come un passatempo come le altre ragazze.
Poi quel suo odioso tono arrogante mi manda sempre su tutte le furie. Sembra quasi che lo faccia di proposito.

-Beth? Ci sei?
Mi ritrovo improvvisamente gli occhi verdi della minuta ragazza castana fissarmi insistentemente mentre mi passa una mano davanti il viso.

-Ehm, sì, Cassidy. Cosa c'è?
Chiedo distogliendo la mia attenzione da tutti i pensieri che mi passano per la mente.

-Cosa c'è? Dovresti fare la valigia. Fra meno di tre ore ci verranno a prendere, ricordi?
Mi chiede indicando l'orologio blu appeso alla parete grigia.

-Credo che lascerò tutto qui. Ho fatto portare da Seattle la mia cabina armadio. Posso arrangiarmi con quello che ho a casa.
Dico seria, vedendo un'espressione stupita comparirle sul volto.

-Uffa, voglio avere anch'io una cabina armadio stracolma di vestiti.
Parla lentamente, tornando davanti il suo borsone con il faccino da cucciolo bastonato.

-Magari per Natale troverai qualcosa del genere sotto l'albero, no?
Parlo con un sorrisetto sulle labbra, osservando l'espressione curiosa sul suo viso.

Ho intenzione di farle trovare sotto l'albero tantissime buste con abiti ed ogni capo d'abbigliamento possibile. Mi è sempre stata vicino e so bene che a volte, mentre riposo il pomeriggio o mentre sono sotto la doccia, si prova i miei vestiti. Lo so perché li trovo sempre in posizioni o ordini differenti a come li metto io.

-Cosa vorresti dire, Beth?
Arriva saltellando fino a me, guardandomi con la stessa espressione che ha un bambino quando riceve dalla mamma un ovetto Kinder.

-Io? Io non ho detto nulla. Cosa hai capito?
Le chiedo piuttosto seria, confondendola notevolmente.

-Ah no, niente.
Parla a bassa voce, per poi prendere le sue ultime cose dall'armadio.

Fra circa mezz'ora dovrei andare ad aiutare Niall con le sue cose. Tuttavia credo che un buon caffè mi farà più che bene dato che corro il rischio di addormentarmi in piedi.

-Cassidy, sto andando al bar per un caffè. Vieni a farmi compagnia?
Le chiedo allegramente mentre afferro il telefono e la mia copia delle chiavi.

-No, Beth. Ho ancora da fare qui, mi dispiace. Fra quanto sei di ritorno?

-Credo di tornare fra un'oretta e mezza. Ti trovo qui, sì?
Chiedo, avvicinandomi alla porta.

-Sì sì, fra poco passerà Zayn. Sicuramente sarò ancora qui.
Parla, mentre si infila sotto il letto per prendere i suoi stivali in pelle.

-Perfetto, a dop-
Alzo la voce per farmi sentire mentre apro la porta, bloccandomi improvvisamente e saltando per lo spavento.

-Tyler, mi hai fatto prendere un infarto!
Parlo lentamente, lasciando un sospiro di sollievo.
Fisso la sua figura immobile davanti a me, mentre abbassa il braccio con una mano a pugno: evidentemente stava per bussare.

-Scusami Elizabeth...
Abbassa lo sguardo e la voce.

-Ma non preoccuparti, per così poc-
Dico serena, venendo nuovamente interrotta.

-No - si ferma due secondi per poi continuare - Scusami per quello che ti sto per dire.

Lo fisso in un modo strano, scrutando la strana espressione che invade il suo volto. Ho paura di aver inteso cosa stia per dire. Perciò resto in silenzio, per fargli capire di continuare.

-In questo mese sono stato benissimo con te e sono sicuro che sarebbe stato così anche per molto altro tempo. Solo che ho la sensazione che tu non mi voglia bene come te ne voglio io. Mi ricorda tanto il rapporto che avevo con mia migliore amica anni fa. Mi sembra di essere più un tuo amico stretto che il tuo ragazzo. E, sinceramente, preferisco che le cose tornino come prima. Non so se hai capito cosa voglio dire.
Termina lentamente, alzando finalmente lo sguardo, piazzandolo nei miei occhi lucidi.

-Forse hai ragione. Ho le idee piuttosto confuse in questo periodo e non sto passando momenti tranquilli e calmi. Pertanto credo sia la cosa migliore da fare. È un bene per entrambi.
Parlo dopo diversi secondi di silenzio e, senza accorgermene, raggiungiamo il giardino dell'istituto.

-Sono felice che tu mi abbia capito - mi sorride debolmente - Resteremo amici, nonostante tutto, vero?
Mi chiede, continuando a fissare le mie iridi azzurre.

-Sì, certo.
Dico semplicemente, abbracciandolo, lasciando scivolare delle piccole lacrime sulle guance, che scaccio via subito con una delle mani.

Sinceramente non mi sarei mai aspettata, in questi giorni, una cosa simile. Che bel regalo di Natale. Tuttavia Tyler ha ragione: il nostro rapporto sembra più quello fra due migliori amici e forse è così che io lo considero.

Mi avvicino al solito tronco del mio amato albero in giardino, fino a sedermi, schiacciando con il peso la tenera e soffice erbetta.
Appoggio delicatamente la testa alla fredda corteccia, chiudendo gli occhi e respirando l'aria gelata d'inverno.

Sebbene abbia gli occhi chiusi, riesco a scorgere il movimento di qualcosa proprio davanti a me.
Sobbalzo leggermente quando vedo il bicchiere di cartone del caffè a qualche centimetro dal mio viso, spostando poi lo sguardo sulla mano che me lo sta mostrando: conosco bene quella croce nera tatuata. Poso così gli occhi sul volto del ragazzo in piedi di fronte a me, che da seduta sembra ancora più alto di quanto già lo è.

-Harry, cosa c'è?
Chiedo lentamente con voce fievole, stanca di litigare nuovamente con lui.

Stranamente, però, non ottengo da parte sua nessuna battuta cattiva o colma di arroganza.

Lo scruto quando lo vedo abbassarsi fino a sedersi di fianco a me, e appoggiare con estrema delicatezza la mia testa sulla sua spalla destra.

-Tieni.
Prende la mia mano sinistra, aprendola e facendomi afferrare il bicchiere caldo.
Rimango in silenzio, tenendo gli occhi chiusi mentre il calore del caffè nel bicchiere riscalda in qualche modo anche il mio corpo.

-Perché?
Chiedo improvvisamente, sorprendendolo mentre giocherella con una mia ciocca bionda di capelli.

Abbassa lo sguardo alla mia altezza, cercando i miei occhi che trovano subito i suoi che esprimono confusione.

-Perché fai così? Passi dall'essere il più stronzo della Terra al ragazzo ideale che si prende cura di te. Perché fai così, Harry?
Chiedo continuando a fissare insistentemente i suoi occhi verdi, in attesa di una risposta da parte sua.

-Ti ho visto prima con Blackburn e sono convinto di sapere cosa sia successo - si ferma per poi continuare - C'è qualcosa in te, Beth. C'è qualcosa che tutte le altre ragazze con cui sono stato o con cui mi sento non hanno.
Alza lo sguardo per poi fissarlo su qualcosa di indefinito.

-Mi fa male vederti piangere o soffrire, soprattutto quando la colpa è mia. Almeno in questo momento voglio star con te, senza ferirti. Voglio che quelle tue labbra così perfette mostrino sempre un sorriso.
Conclude, sorprendendomi ancor di più quando mi lascia un bacio sulla fronte, prima di appoggiare la sua testa sulla mia.

Resto talmente incredula che non riesco ad aprir bocca. Non voglio rovinare questo momento con delle parole.

Rimaniamo così per diversi minuti fin quando non sento lo squillo del mio cellulare provenire dalla tasca.
Lo afferro immediatamente, facendo sobbalzare il ragazzo di fianco a me.

Appena legge il nome "Niall" sulla schermata, si alza immediatamente, per poi allontanarsi fino a scomparire.

Mentre rispondo, lo fisso malinconica, sentendo improvvisamente del freddo sul lato sinistro del corpo, prima risaldato da quello del riccio.

***

-Beth, mentre riempio l'ultimo scatolone, potresti infilare la mia chitarra nella custodia?
Sento la voce di Niall dal bagno, mentre cerca di vedere dove andare con gli occhiali appannati a causa della troppa di differenza di temperatura tra dentro e fuori. Doveva per forza pulire da cima a fondo il balcone prima di andar via?

-Agli ordine, capitano Nello!
Urlo dall'altra parte della camera mentre cerco disperatamente di infilare la chitarra classica del biondino nella sua custodia. Appena la apro vedo sul fondo diversi fogli, fin quando uno attira la mia attenzione.

-Ehi, ma questo cos'è...
Riesco a riconoscere la scrittura di Niall: è il testo di una canzone.
"Your hand fits in mine
like it's made just for me."
Riesco a leggere solo i primi due versi dal momento che, all'improvviso, vedo sparire il foglio dalla mia mano.

-Questi sono miei.
Niall prende piuttosto in fretta anche gli altri fogli sul fondo della custodia nera, portandoli con sè, per poi infilarli in un'altra borsa appoggiata sulla sedia accanto alla scrivania.

Lo vedo allontarnarsi con un'espressione perplessa sul volto. Chissà cosa hanno di tanto importante quei fogli.

Una volta sistemato e chiuso per bene la chitarra, la faccio strisciare per terra fino a raggiungere uno scatolone vicino l'ingresso.  Ad un certo punto, però, inciampo in una delle bretelle della custodia, fino a colpire il cartone con lo strumento. Sbianco quando vedo rovesciarsi tutto il contenuto sul pavimento: fogli e migliaia di fogli.

Alzo automaticamente lo sguardo sulla porta del bagno e lascio un sospiro di sollievo quando vedo che è chiusa: non si sarà accorto del trambusto che ho appena combinato.

Mentre mi abbasso per raccoglierli, vengo attratta da quello che trovo sparso sul pavimento: ci sono anche molte cartelline, con diversi nomi scritti con un doppio pennarello nero sulla prima pagina.

Fisso con gli occhi spalancati il nome di mio fratello, di Harry, di Zayn e quando prendo fra le mani la cartella con scritto sopra "Elizabeth Tomlinson" quasi ho paura ad aprirla infatti la butto nuovamente sul pavimento.

Rimango ancora più senza parole quando vedo una cartella con un nome che non mi sarei mai aspettata di trovare: Niall Horan. Senza alcuna esitazione la apro, prendendo in mano una cartà d'identità appartenente ad un certo Alexander Doyle.

Mi si blocca il cuore appena vedo i dati e la foto in miniatura.

-Elizabeth, cosa stai facendo!?
Il ragazzo esce improvvisamente dal bagno, cercando di togliermi dalle mani la carta d'identità.

-Niall, cosa sono queste cose? - mi fermo qualche secondo guardando i suoi occhi colmi di paura - O forse dovrei chiamarti Alexander?

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Zan zan zan zaaan

Ciao popolo di Wattpad, è passato un po' di tempo dall'ultimo capitolo e sono tornata appena ho potuto.
Un Harry così protettivo e dolce non me lo sarei mai aspettato, e voi? Cosa ne pensate di lui e dei suoi atteggiamenti?

Per quanto riguarda l'irlandese... Secondo voi, cosa sta combinando? Cosa sta nascondendo?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, baci xx

-Marts.

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