Capitolo 34
Rimango a fissare il volto di Alysia, ricoperto da fondotinta, con un'espressione piuttosto sconvolta, infatti lei se ne accorge.
-Oh, deduco che non ne sapevi nulla...
Mi guarda con i suoi occhioni scuri che esprimono un misto fra sorpresa e soddisfazione, perché forse non doveva dir nulla.
-C-come faceva parte del loro gruppo?
Cerco di mettere insieme qualche parola tanto da formularle una domanda.
-Sì. In realtà, non ti ho detto tutto - si blocca, prima di aver guardato negli occhi Rosie e Fannie - A dir la verità, loro non hanno iniziato da subito a frequentare il college.
-Potresti spiegarti meglio?
Le domando, sperando che mi faccia capite qualcosa di più.
-Hai presente quando tuo fratello lavorò presso l'azienda di tuo padre? - si ferma, per poi continuare dopo aver visto che ho annuito - Bene, si sono conosciuti tutti quell'anno.
Resto a fissarla, per poi passare il mio sguardo più che confuso da lei alle altre due ragazze sedute al tavolo che mi guardano come se fossi una stupida che non sa proprio niente. Cosa che, in realtà, è vera.
-Si sono conosciuti una sera in un pub nella periferia di Londra ed è da lì che sono stati sempre insieme fino a quando, però, Niall si è allontanato improvvisamente, per poi ritornare qui due anni dopo.
Continua piuttosto convinta di ciò che sta dicendo.
-Quindi Niall era già venuto qui a Londra e già sapeva chi fossero i ragazzi?
-Esattamente. A dir la verità, non ho capito il vero motivo per cui è sparito dalla circolazione. Lui disse che suo padre non è stato bene improvvisamente ma poco ci credo. Ed è strano che sia tornato dopo due anni senza dir nulla, e cambiando completamente il suo comportamento con noi e i ragazzi.
La osservo attentamente mentre parla: riesco a notare le sue dite muoversi nervosamente fra loro e, a volte, passare fra la sua folta chioma castana.
Solo quando termina di parlare, mi sorge un dubbio, che voglio che mi si chiarisca subito.
-Alysia, come fai a sapere tutte queste cose?
Le chiedo curiosa, aspettando una sua risposta.
Al sentire le mie parole, vedo il suo sguardo posarsi prima su Fannie e poi su Rosie, per poi farlo ritornare, infine, su di me.
-So tutto questo perché prima ero la ragazza di Luke.
Ammette con sguardo basso e con voce ancora più bassa, come se non avesse voluto che sentissi.
Dopo quelli che sembrano dieci minuti, esco dalla mensa, lasciando le tre ragazze lì, intente a parlare della collezione inverno di Dior.
Inizio a vagare senza meta nei corridoi, nella speranza di trovare i ciuffi biondi di Niall il prima possibile.
Riesco finalmente a notarli quando mi ritrovo a qualche metro dal bar dell'istituto, dove vedo da lontano Liam infilarsi un grembiule. Evidentemente è appena arrivato. Mi chiedo perché un ragazzo "popolare" come lui abbia deciso di fare il barista.
Mi avvicino al biondo, intento a parlottare con una ragazza e un ragazzo dai capelli chiari che credo sia quello dell'altra volta.
-Niall, possiamo parlare?
Esordisco, bloccando il suo discorso con i due ragazzi, senza nemmeno presentarmi.
Adesso sono davvero curiosa di ciò che mi dirà.
-Ehi, Elizabeth. Sì, certo. Ci vediamo fra cinque min-
Interrompo il biondo davanti a me, senza dargli il tempo di finire il suo discorso.
-Adesso.
Parlo freddamente, ottenendo uno sguardo sorpreso da parte del ragazzo.
-Oh, okay. Scusatemi, ragazzi. Ci vediamo più tardi.
Liquida la ragazza con i capelli castano chiaro e il biondo. Credo si chiami Thomas.
Fatto ciò, cominciamo a camminare liberamente per il largo corridoio del piano, mentre Niall mi guarda in faccia, aspettando che dica qualcosa.
-Niall, perché a settembre sei venuto qui in Inghilterra?
Gli chiedo di getto, fissando i suoi occhi con un'espressione piuttosto fredda.
-Cosa? Secondo te? Sono venuto per studiare qui, no?
Risponde piuttosto ovvio, scoppiando in una risata amara.
-Oh, e cosa facevi prima? Per esempio, due anni fa?
Al sentire le mie parole, vedo la sua mascella serrarsi e un'espressione stupita invadergli il volto.
-Beth, perché mi fai queste domande?
Mi pone questa domanda, cercando di capire dove volessi arrivare.
-Non posso fartele? Mi sono semplicemente resa conto di non sapere nulla della tua vita prima di arrivare qui a Londra, a settembre.
Parlo, senza spostare i miei occhi color ghiaccio dai suoi azzurri, adesso di una tonalità più scura del solito.
-Beh, non c'è nulla da sapere su di me. Ho terminato le scuole superiori, ho lavorato in un bar irlandese per un anno e mezzo e l'anno scorso ho deciso di continuare gli studi, qui a Londra.
Risponde alla mia domanda, deludendomi completamente.
-Londra? Come mai proprio qui?
-Perché volevo andar via dalla mia città e scoprire la capitale inglese - si blocca, per poi continuare - Anzi, devo dire di essere stato fortunato ad incontrarti, altrimenti sarei rimasto solo per diverso tempo, non conoscendo nessuno.
-Oh, capisco. Scusami per queste mie domande, davvero. Solo che mi ero resa conto di non saper nulla del tuo passato.
Concludo, dandogli un leggero bacio sulla guancia, sperando che si sia bevuto la mia motivazione a queste domande.
Sparisco dalla sua visuale in quelli che sembrano dieci secondi, prima che mi blocchi e mi dica qualcosa.
-Stronzo.
Sussurro in modo che nessuno senta. Avevo solo bisogno di dirlo, se pur a bassa voce.
***
Continuo a far scorrere i miei occhi su quelle parole, impregnate di inchiostro nero mentre raccontano una storia meravigliosa.
Non bisognerebbe mai criticare gli amori altrui, che siano adolescenziali, infantili o di una vita intera. Perché dietro ad ogni storia si cela sempre qualcosa di speciale, qualcosa di unico che le rende differenti l'una dall'altra.
E, beh, leggendo "Me Before You" sono sempre più convinta di questa cosa. Perché, come dice Ed Sheeran nella sua "Photograph", amare può far male, può ferirti a volte ma può guarire, può riparare la tua anima.
Saranno le cinque del pomeriggio, si gela ma non mi interessa: adoro trascorrere i pomeriggi accovacciata al tronco di un albero, appoggiata sulla soffice erbetta.
Sto per girare una delle tante pagine del libro quando sento delle gelide mani appoggiarsi delicatamente sui miei occhi.
Non do al riccio nemmeno il tempo di chiedermi chi fosse che glielo dico io.
-Sì, sei Harry.
Dico sorridendo.
Vedo infatti togliersi improvvisamente le mani davanti la mia visuale e comparire di lato a me dei ricci che contornano alla perfezione quelle iridi verde smeraldo.
-Come diavolo hai fatto a capire che fossi io?
Mi chiede scioccato il ragazzo. Solo adesso ho notato che ha fra i capelli quello che sembra una bandana scura.
-Harry, la prossima volta cerca di coprire il tatuaggio sulla mano.
Rispondo, fissando la piccola croce nera tatuata sul dorso della sua mano sinistra.
-Oh, giusto.
Lo vedo coprirsi il piccolo disegno, abbassando la manica del suo maglione blu notte che, cavolo, gli sta da Dio.
-Che leggi di bello, ragazzina?
Mi chiede, per poi appoggiare la testa riccioluta sulla mia gracile spalla.
-"Me Before You" di Jojo Moyes, lo conosci?
Gli chiedo, mostrandogli la copertina del libro dopo aver incastrato il segnalibro nelle pagine.
-Ah, sì. Ma non è leggermente drammatico?
Mi chiede per poi scoppiare a ridere.
-Ehi, questo libro è uno dei miei preferiti. Dovresti leggerlo, sai?
Lo spingo via dalla mia spalla ma appoggia il suo capo sulla mia coscia, solleticandomi la pelle, sebbene sia ricoperta da uno spesso pantalone.
-Nah, quei libri non fanno per me.
Sbuffa, per poi alzare lo sguardo e fissarlo nei miei occhi.
-Scommetto che ti limiti a leggere i giornali sportivi o le riviste sulle auto.
Dico stuzzicandolo, sapendo che, in fondo, potrebbe essere davvero così.
-Non mi sottovalutare mai, ragazzina.
Ribatte, facendomi poi l'occhiolino.
-Sì sì, certo.
Rispondo, bloccandomi a fissare le sue iridi, forse per troppo tempo.
-Harry - richiamo la sua attenzione, per poi continuare - perché Niall e nessuno di voi mi avete detto che prima eravate un unico gruppo?
Domando, sperando di ottenere delle risposte.
-Chi ti ha detto ciò?
Ribatte come suo solito con un'altra domanda.
-Rispondi prima tu: ho fatto prima io la domanda.
-Sì, è vero: Niall prima era uno di noi ma non abbiamo ancora capito perché se ne sia andato.
Ammette, scrutando il mio viso con attenzione.
-Allora aveva ragione Alysia...
Sussurro, realizzando che quella ragazza mi abbia detto la verità.
-Lo avrei dovuto immaginare. Quella ragazza non riesce a star zitta un secondo.
Sbuffa nuovamente, per poi alzarsi fino a sedersi accanto a me.
-Ragazzina, devo andare. Fra poco ho gli allenamenti di calcio. Ci vediamo in giro.
Conclude, alzandosi in piedi ma non prima di lasciarmi un tenero bacio sulla guancia.
-Ciao, riccio.
Rispondo a mia volta per poi passare le mie piccole dita sulla zona inumidita dalle sue labbra perfette.
***
Passano quelli che sembrano trenta minuti e, poiché comincia a far veramente freddo, decido di ritornare all'interno della struttura.
Chiudo delicamente le pagine del libro che ho fra le mani e mi stringo nel mio maglioncino verde scuro mentre mi dirigo verso l'istituto.
Passo davanti alle zone principali del college: dalla palestra alla mensa, dalla biblioteca all'auditorium.
Rimango paralizzata, tuttavia, davanti l'entrata dell'aula magna dell'istituto.
-Bentornato fra noi, Horan.
-Da quanto tempo, amico!
Resto scioccata davanti la scena che ho dinanzi ai miei occhi: Ashton e Louis che stringono la mano a Niall, abbracciandosi scherzosamente, come se fossero amici da una vita.
Se prima facevo fatica a capirci qualcosa, adesso sono proprio in alto mare.
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