Capitolo 29
-L'epica è un vero e proprio genere letterario. Si tratta di una narrazione in versi dove i protagonisti centrali sono gli eroi. Quest'ultimi affrontavano prove indicibili, guerre.
Tuttavia l'eroe ha purtroppo una fine funesta e nefasta, ma una morte sacra, morte di un personaggio che ha combattuto per gli altri, sacrificando la sua vita.
Beh, prima ricordavo male: al posto di una seconda ora di matematica, avevo letteratura. Cerco di fingermi interessata alle parole poetiche della mia insegnante di lettere, mentre parla dell'epica. Inutile dire, però, che la fisso, pensando a tutt'altro.
Nonostante siano passate circa quattro ore, ricordo ciò che mi ha sussurrato come se lo avesse appena fatto.
"Perché sa bene anche lui che fra noi potrebbe nascere qualcosa.".
Al sentire quelle parole, sono letteralmente fuggita dal ragazzo dai folti capelli ricci, mischiandomi tra la folla di persone, evitando che mi trovasse e seguisse. La cosa che più non capisco di tutte è: perché prima dice che non è il tipo che ha relazioni e poi una cosa del genere? Se non è capace di stare sempre con una stessa ragazza, perché mai si pone il problema di stare lontano da me? Continuo a non capire.
-Signorina Tomlinson, mi può ripetere gentilmente cosa si intende per genere letterario?
Mi riprende la professoressa, essendosi accorta della mia disattenzione.
-Uhm, sì, certo. Per genere letterario, si intende una classificazione non solo letteraria, umanistica ma anche storica.
Rispondo incerta.
-Sì, continua.
Mi dice freddamente, volendomi mettere in difficoltà.
-Un'opera quando viene collocata in un genere letterario, sarà analizzata sia sul piano contenutistico, sia sul piano stilistico ma soprattutto dal punto di vista storico, campo essenziale per comprendere un'opera.
Rispondo con calma, lasciando la professoressa senza parole e sentendo qualche risatina dal fondo dell'aula. In America, studiai molto dettagliatamente questi argomenti, tanto da ricordare ancora tutto.
-Uhm, ottimo.
Risponde semplicemente.
Fortunatamente il suono della campanella non arriva a tardare, perciò mi precipito fuori nel corridoio, dirigendomi verso il mio armadietto, per prendere il libro di francese. Al solo pensiero di rivedere Harry dopo quello che è accaduto poco fa, non so cosa mi viene.
Dopo aver sistemato e preso il necessario, mi faccio spazio fra la confusione che mi si presenta davanti: è arrivata finalmente l'ultima ora di lezione della giornata.
Senza nessuna difficoltà arrivo in fretta nell'aula che, stranamente, è ancora vuota. Dopo aver salutato educatamente l'insegnante, decido così di sedermi nell'ultimo banco della fila centrale, in modo tale da non dare nell'occhio in caso mi deconcentrassi o, nel peggiore dei casi, addormentassi.
Mi sento mancare il fiato quando vedo entrare dalla porta il ragazzo dagli occhi color giada e inizio ad innervosirmi quando si dirige verso di me, fino a sedersi al posto accanto al mio.
-Fra tutti i venticinque posti liberi, proprio qui ti dovevi sedere?
Gli domando, sussurrando, cercando di non far capir nulla alla professoressa, intenta a leggere un libro in attesa dell'arrivo degli studenti.
-C'è qualche problema?
Risponde alla mia domanda proponendomene un'altra, guardandomi come se non ci fosse nulla di male.
-No, qui quello che ha qualche problema sei tu: prima mi dici che dobbiamo stare lontano l'un dall'altro e poi ti vieni a sedere qui.
Rispondo nervosamente, attirando l'attenzione dell'insegnante.
-Tomlinson? Styles? C'è qualche problema?
Chiede preoccupata.
-Oh, no, professoressa. Stiamo ripetendo delle battute per uno spettacolo teatrale.
Dico la prima cosa che mi passa per la testa.
-Davvero? E come si chiama l'opera che reciterete?
Chiede illuminandosi, cominciando ad interessarsi.
-"La nevrotica e lo sventurato".
Risponde prima di me Harry che, con questa risposta, ottiene immediatamente un calcio da sotto il banco.
-Tomlinson! Anche questo fa parte dello spettacolo?
Si alza immediatamente la donna, vedendo il mio gesto.
-Sì, professoressa, perché voglio immedesimarmi davvero bene nel mio personaggio, la nevrotica, anche se alla fine si rivela lui il pazzo e lei la ragazza l'innocente.
Dico tranquilla, girandomi verso Harry che mi fissa in cagnesco mentre gli sorrido falsamente.
-Ah, adesso ho capito. Sareste davvero una bella coppia, mi sembrerebbe troppo strano che voi non andaste d'accordo. Sembrate perfetti!
Inizia ad esultare l'insegnante, dicendo cose allucinanti, provocando delle forti risate da parte mia e del riccio.
Io ed Harry perfetti insieme? Ma dove si è visto? Sull'isola che non c'è?
-Oh, no, professoressa. Con tutto il rispetto ma non mi metterei mai con la nevrotica.
Risponde con calma Harry, continuando a sorridermi falsamente.
-E io ovviamente non mi metterei con il pazzo patentato.
Ribatto, pizzicandogli fortemente la mano, che vola in aria per il dolore, per poi finire nei suoi capelli per camuffare l'azione.
-Secondo me, sareste perfetti. Quando si farebbe questo spettacolo? Voglio venire a vedervi.
Domanda l'insegnante, avvicinandosi al nostro banco dal momento che l'aula inizia a riempirsi.
-Oh, ancora non lo sappiamo, ma di sicuro il giorno 22.
Dico velocemente, sembrando piuttosto disinvolta.
-Il 22?
Chiede curiosa la donna in piedi.
-Beh, sì, nella tombola il numero 22 corrisponde ai pazzi.
Rispondo prima che Harry mi pesti il piede per la mia risposta.
-Oh, certo che è tutto progettato nei minimi dettagli. Non ho mai sentito parlare di quest'opera. Fatemi sapere quando si farà, sarò in prima fila a vedervi.
Dice contenta, tornando poi alla cattedra, facendo iniziare la lezione.
-Io sarei la nevrotica e tu lo sventurato?
Sussurro al riccio, che continua a fissarmi.
-E io sarei il pazzo patentato e tu l'innocente?
Ribatte, continuando a tenere il contatto visivo.
-Noi due saremmo perfetti? Ma dove si è visto? Nemmeno nei libri di Harry Potter c'è così tanta fantasia.
Dico, scoppiando a ridere nervosamente, cercando di non farmi sentire.
-Quella donna si è bevuta il cervello stamattina per dire una cosa simile.
-Oh, puoi dirlo forte.
La lezione passa velocemente, a parte nei momenti in cui Harry mi infilava palline di carta fra i capelli o mi chiudeva improvvisamente il libro mentre seguivo la lettura.
Dopo aver velocemente augurato una buona giornata all'insegnante, prima che mi chieda altro sul presunto spettacolo teatrale, fuggo da quell'aula, dirigendomi verso l'armadietto per incontrare Niall.
Lo vedo, infatti, aspettare, mentre è intento a leggere qualcosa sul display del suo telefono.
-Ehi, biondino, cosa leggi?
Domando, mentre apro ed infilo il libro di francese nell'armadietto.
-Buongiorno, Beth! Niente di particolare, sto leggendo una mail che mi ha appena mandato mio fratello.
-Uhm, novità in vista?
Dopo aver sistemato tutto, cominciamo ad avviarci verso la mensa, sperando di trovare un tavolo libero il più lontano possibile da quello di Harry e i ragazzi. Non capisco come Louis riesca a sopportare quel decelebrato.
-Beh, a parte il fatto che dovrò trascorrere il Natale in Irlanda con tutta la mia famiglia, no.
Dice dispiaciuto, mentre continua a tenere lo sguardo fisso sul pavimento.
-Vuoi dirmi che non sarai qui a Natale?
-Esattamente. Mio fratello Greg ci tiene che ritorni a Mullingar per Natale, per passare almeno quei giorni insieme a loro.
-Io stavo già scegliendo quale maglione con le renne regalarti e farti indossare il 25!
Sbuffo scherzosamente, causando una sua risata.
-Dai, per Capodanno però sarò di ritorno.
Mi dice, mentre raggiungiamo un tavolo in fondo alla grande sala, lontano da tutti e dal mondo. Almeno so che qui non ci disturberà nessuno, una cosa buona in questa giornata doveva pur esserci.
-Tanto manca un po' più di un mese a Natale. Vorrà dire che devo iniziare a pensare cosa regalarti.
Dico cominciando ad entrare nel panico.
Diciamo che con il fare i regali mi trovo sempre nei guai, un po' perché ho delle idee pessime, un po' perché non riesco mai a trovare quello che cerco.
-Dai, non preoccuparti. Devo cominciare a pensarci anche io, sono pessimo nel scegliere regali.
Dopo essere andato a prendere il nostro pranzo al bancone, lo vedo tornare sorridente con i due vassoi fra le mani, mentre cerca di non fare guai.
-Ecco a te il tuo pranzo!
Esclama allegramente, posando il mio vassoio rosso davanti, per poi accomodarsi di fronte.
-Queste lasagne non sono degne di essere chiamate lasagne, lo sai?
Borbotto, mentre deglutisco un pezzetto di pasta.
-Lo so benissimo, il cibo non è proprio dei migliori qui, eh.
Mi risponde scherzosamente, per poi cambiare velocemente tono di voce.
-B-beth, siamo in due a dover mangiare, sì?
Chiedi dubbioso, guardandomi mentre mi affogo con un boccone enorme di lasagne, sporcando mezzo tavolo.
-Sì, perché?
Parlo goffamente mentre mastico la quantità esagerata di pasta presente nella mia bocca, cercando di non strozzarmi.
-E perché Harry Styles sta venendo verso di noi, con un vassoio in mano e un sorriso a trentadue denti?
Domanda velocemente, prima che arrivi a destinazione.
Se prima non è accaduto, al sentire le parole di Niall mi va di traverso la pasta, cominciando a tossire fortemente.
-Ciao Nick, Bettie. Posso farvi compagnia?
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