Capitolo nove-Acanto
-Buon Natale anche a te, Kirk.- mormorai, una volta entrata in casa. Il tepore era accogliente e gli arti intorpiditi dal freddo si sciolsero piacevolmente.
Kyle chiuse la porta alle sue spalle e mi guardò con un sorriso di sbieco. Ricambiai il sorriso impacciata e mi tolsi la sciarpa rossa dal collo. Sfilai i guanti dello stesso colore e Kyle mi fece segno di darglieli. Lo feci e tolsi anche il cappotto pesante.
Avevo avuto il tempo di cambiarmi d'abito. Avevo tolto il solito maglione con scritto "happy" e i jeans casalinghi. Avevo indossato un vestito semplice, rosso e assolutamente non elegante. Era sobrio, ma perfetto per l'occasione.
Adesso, sotto lo sguardo curioso ed indagatore di Kyle, mi sentii estremamente fuori luogo. Volevo chiedergli se poteva guardare altrove, siccome non ero un suo esperimento da osservare. Ma mi sembrava scortese anche solo pensarlo, quindi mi limitai a restare in silenzio.
Catherine sbucò dalla cucina. I suoi riccioli biondi sembravano più ribelli del solito.
-May, finalmente sei arrivata!- mi corse incontro e mi abbracciò forte. Kyle osservava la scena con il mio cappotto ancora tra le mani. Ebbi l'impressione che non fosse intenzionato ad andare via durante i convenevoli.
-Vieni, su! La mamma ti sta aspettando in cucina. Sta cucinando da stamattina.- sorrise come una bambina e mi trascinò in cucina.
La signora Kirk stava cucinando come avrebbe fatto mia madre, con l'unica differenza che noi eravamo quattro in tutto, sempre se Kyle si fosse degnato di mangiare con noi. La mamma della mia migliore amica si girò di scatto appena sentì i miei passi più vicini e si asciugò le mani bagnate.
-Buon Natale, Jule May! Sono tanto felice che sia venuta a cenare con noi in questo giorno così speciale.- rimasi interdetta quando mi abbracciò di slancio. Nemmeno la mamma mi abbracciava così. Per qualche secondo, tenni le braccia a mezz'aria, non sapendo cosa fare. Ma alla fine mi convinsi a ricambiare l'abbraccio.
Mi sciolsi dalla stretta con un sorriso sorpreso e allo stesso tempo raggiante. Mi sentivo come se fossi a casa mia e quella fosse la mia seconda famiglia.
-Non doveva cucinare così tanto, signora Kirk.- dissi guardando la vastità delle portate che aveva cucinato.
Lei mi fulminò con lo sguardo prima di dire:-Chiamami semplicemente Grace, per favore.- tornò a sorridermi come aveva sempre fatto e riprese a tagliare le cipolle.
-Vorrei esserle d'aiuto, signora...- mi lanciò un'occhiataccia-volevo dire Grace.- tossicchiai imbarazzata.
-Oh, no cara. Ti ringrazio per l'interessamento, ma ormai ho quasi finito. Accomodati pure in salotto.- mi sorrise cordiale.
Catherine mi si affiancò e mi prese per mano. La guardai negli occhi e vi lessi la comprensione. Capiva come mi sentivo in quel momento. Anche se la sua famiglia mi metteva a mio agio, ero comunque ansiosa di fare qualcosa di sbagliato. Mi strinse forte la mano e andammo insieme in salotto. La tavola era perfettamente apparecchiata. Una tovaglia rossa ricamata con il punto a croce ricopriva la superficie del tavolo. Le posate e i bicchieri erano di ottima qualità, segno che la signora Kirk aveva adoperato il suo servizio buono. In corrispondenza di ogni posto c'era un fazzoletto bianco e immacolato, ricamato a mano. Al centro della tavola c'era un vaso con dei fiori freschi rossi e bianchi. Provai una fitta al cuore al pensiero che la famiglia della mia migliore amica si era data tanto da fare per una cena con me.
Infine, a capotavola era seduto Kyle. Prima non avevo avuto il tempo o il coraggio di osservarlo per bene, ma adesso potevo permettermelo. Era vestito in modo semplice, ma raffinato. Indossava un maglione blu scuro e un pantalone nero gli fasciava le gambe lunghe. Portava ai piedi delle scarpe nere perfettamente lucide. Era impeccabile nella sua semplicità disarmante.
-Dove ti siedi, Scott?- sorrise con quel suo sorriso a metà tra il divertimento e il sarcasmo.
Catherine rispose prontamente al posto mio:-Ti piacerebbe avere una ragazza così bella vicino a te, fratellone? Mi dispiace, ma May ha già fin troppi pretendenti.-
Lui mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi sul viso. Continuò a sorridere di sbieco:-Ma io non sono un pretendente che si fa abbindolare da un bel faccino.-
Lo guardai male. Capivo che era lecito difendersi, ma il mio non era un bel faccino!
-Credo che mi siederò vicino a tuo fratello ugualmente. Credo che sia giusto smentire le apparenze false.- gli sorrisi ironicamente e presi posto accanto a lui.
Non ci guardavamo in faccia, ma avevo l'impressione di avere ugualmente il suo sguardo addosso.
Catherine ci lasciò soli e, prima di andarsene in cucina, mi fece un occhiolino eloquente. Feci finta di niente e mi concentrai sui fiori davanti a me. Profumavano moltissimo e i loro colori sgargianti attiravano lo sguardo sui petali delicati. Quasi m'incantai mentre li guardavo, tanto ero affascinata da essi.
Però ci pensò Kyle a farmi tornare con i piedi per terra:-Ti piacciono?-
Non mi sorpresi nel sentire la sua voce. Mi girai verso di lui e incrociai il suo sguardo: anche lui mi stava guardando.
-Sono bellissimi.- ammisi flebilmente.
-Ti sono sempre piaciuti?- si sistemò gli occhiali sul naso. Le lenti gli facevano sembrare le iridi più grandi. Chissà com'era senza quegli occhiali, mi chiesi.
-Da piccola mi piaceva tanto la scienza. Solo che crescendo l'ho accantonata e ho dato spazio ad altre passioni.-
-Come il canto?- appoggiò la testa sui palmi delle mani. Mi osservava sinceramente incuriosito. Pensai che per una mente scientifica come la sua fosse innata la curiosità. Sospirai e ricambiai il suo sguardo:-No, non il canto. La mia vera passione è il disegno. Lo è sempre stata, fin da quando ero una bambina.-
Restammo in silenzio per qualche minuto. Non era uno di quei silenzi imbarazzati, ma uno di quelli riflessivi. Per la prima volta da quando conoscevo Kyle mi sentii a mio agio. Gli avevo detto qualcosa di me senza essere giudicata e lui sembrava davvero interessato a conoscermi. Forse era semplicemente una mia impressione, ma volevo almeno fingere che tra noi due potesse nascere un rapporto sincero e d'affetto.
-Che ne dici di disegnare i fiori che tanto ti piacciono, allora?- me lo chiese con tutta la naturalezza del mondo, tanto da lasciarmi interdetta.
-Non credo che sia il momento più opportuno. Mi ci vorrebbe tempo e tra poco credo che dovremo mangiare...-
Fui interrotta da lui:-Hai per caso paura?- alzò un sopracciglio biondo e mi guardò con aria di sfida. Ricambiai lo sguardo e ci pensai su. Sentivo la signora Kirk armeggiare in cucina insieme con Catherine. Anche se mi aveva assicurato che la cena sarebbe stata servita di lì a poco, qualcosa mi diceva che non era esattamente la verità. E probabilmente Kyle sapeva già che ci sarebbe voluto più tempo.
-Mi servirebbero un foglio, una matita e un quaderno.- lo guardai a braccia incrociate.
Lui si alzò e si avviò svelto nel corridoio. Prese l'occorrente e me lo portò con il suo solito sorriso.
-Ecco qui.- mi passò il tutto. Appoggiai il foglio sul quaderno e osservai attentamente i fiori. Ogni volta che disegnavo, perdevo la cognizione del tempo e dello spazio. Non mi accorsi di star tracciando i contorni dei fiori, i pelati delicati, gli steli forti. Riuscivo soltanto a mettere sul foglio ciò che i miei occhi vedevano.
Non mi resi conto nemmeno degli occhi di Kyle su di me e sul disegno, né tanto meno del movimento impercettibile del suo corpo che si avvicinava e sporgeva verso di me per vedere meglio.
Mi parve anche di sentire la signora Kirk entrare in salotto con Catherine, ma poi ci fu silenzio. Non so esattamente quanto tempo trascorse dal momento in cui avevo tracciato la prima linea fino a quando posai la matita sul tavolo, ma il risultato mi soddisfò ugualmente. Non era un disegno eccezionale, a mio parere. Però era ben riuscito per essere stato improvvisato di così tanto.
Mi voltai verso Kyle e notai che stava fissando il mio operato. Senza nemmeno chiederlo, prese il mio disegno e lo studiò da vicino. Trattenni il fiato inconsapevolmente e sperai di tutto cuore che non commentasse acidamente. Ci sarei rimasta molto male se l'avesse fatto.
Invece si limitò ad alzarsi dalla sedia su cui era seduto. Finalmente staccò gli occhi dal disegno e mi guardò. Non sorrideva più: era tornato serio.
-Grazie, Scott.- si allontanò da me e si avviò in un'altra stanza. Prima di scomparire totalmente dalla mia vista, si voltò e mi guardò ancora.
-Non sei solo un bel faccino.- e, detto questo, si dileguò per il resto del Natale.
Acanto (Acanthus) è un genere di piante originario delle regioni meridionali. Nel linguaggio dei fiori indica l'arte.
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