•-- Chapter 7 --•

‹‹Dottore, come sta?››

L'uomo preso in causa si alzò da terra e guardò Saejin con sguardo sereno.

‹‹Non preoccuparti, è tutto a posto. Ha battuto un po' la testa, ma non è niente di grave. Si rimetterà in poco tempo›› la rassicurò, lanciando poi un'occhiata al corpo dell'uomo incosciente, steso su una coperta morbida.

‹‹Grazie mille – disse inchinandosi – non avrei saputo che cosa fare se non ci foste stato voi...››

‹‹Non ti preoccupare. L'unica cosa, fa attenzione a tuo padre. Nel caso domandasse, digli che ti ho chiesto io di tenerlo da te, va bene?››

Saejin annuì.

In realtà ciò che era successo era ben altro. La sera prima, era uscita un secondo per controllare fuori. Aveva sentito delle urla e si era preoccupata che suo padre, come al solito tornato tardi dalla locanda della signora Bang, avesse fatto qualcosa di sconsiderato. Difatti, non era una novità che tornasse con addosso un terribile odore di alcool e fuori di sé.

Solo quando si era recata all'esterno delle mura domestiche, si era resa conto della scena che le si parava di fronte. Un giovane aristocratico steso a terra, sulla ghiaia e la sabbia che avevano sporcato il suo abito blu oltremare. Era vicino ad un imponente albero di noce, sul quale, conficcata nel tronco robusto, c'era la lama spezzata di una spada dall'impugnatura d'oro.

In un secondo era accorsa ad assicurarsi che stesse bene, ma non appena si fu avvicinata al ragazzo, si era accorta che sulla nuca era presente una grossa chiazza di sangue che piano piano si stava seccando. Persino i capelli ne erano impregnati e si stavano indurendo.

Aveva provato a procurarsi una benda, strappandosi un bel pezzo di stoffa della propria gonna e gli aveva fasciato la ferita aperta, poi, con grande fatica, era riuscita a trascinarlo fino alla sua stanza, facendo attenzione a non svegliare il padre o Kyu Bok, che inevitabilmente si sarebbero infuriati.

In seguito, aveva anche recuperato l'arma rotta e l'aveva custodita in un fazzoletto di tessuto.

Infine, stremata e stanca dall'aver trasportato con sé il corpo, per lei troppo pesante, del ragazzo, si era addormentata fuori, sopra al grande basamento su cui di solito mangiavano.

‹‹Dubito che tornerà così presto. Di solito torna tardi quando va a giocare ai dadi con i suoi amici. Non verrà prima del tramonto...›› rispose.

Saejin si inchinò verso il medico in segno di gratitudine. In risposta, egli le sorrise dolcemente poi si dileguò verso il centro della città.

La giovane aspettò qualche secondo per essere certa che si fosse allontanato del tutto per poi potersi sedere di fronte alla porta della propria camera, dove si trovava il nobile dormiente.

‹‹Chissà fra quanto si sveglierà...›› borbottò fra sé e sé mentre, con il piede, aveva cominciato a tracciare sulla sabbia del cortile delle linee apparentemente senza senso.

Si appoggiò una mano sotto al mento e cominciò a perdersi in un fiume di pensieri.

Osservò le scarpe di paglia che indossava. Le avevano reso i talloni rossi e gonfi. Doveva ammettere che quelle calzature non fossero il massimo della comodità, soprattutto quando si trattava di lavorare.

Per portare avanti il peso del mantenimento familiare non poteva permettersi di star male o di avere qualche parte del corpo indolenzita. Si doveva impegnare affinché portasse dei soldi con cui sfamare tutti. In realtà suo padre non era molto d'aiuto in quanto non faceva altro che spendere i pochi averi di cui erano in possesso giocando d'azzardo. La loro intera famiglia era oramai ridotta al lastrico e l'unica cosa che potevano fare era sperare che il cielo gli permettesse un miracolo.

Da quando la madre le era morta, non aveva fatto altro che rimboccarsi le maniche. Avrebbe voluto far vedere al mondo quanto in realtà valesse, avrebbe voluto far aprire gli occhi al padre ed al fratello maggiore che l'avevano sempre trattata come una serva.

L'unica persona che era rimasta dalla sua parte era Dae Hyun, il suo fratellino, per poi non parlare di quei pochi amici che aveva fuori dalle mura domestiche, come Yoo Jung.

Con quest'ultima aveva un rapporto che era durato fino a quel momento per tanti anni. Si erano conosciute nell'età preadolescenziale per puro caso. Nessuna delle due avrebbe mai immaginato di diventare amiche per la pelle.

Yoo Jung si faceva spesso in quattro solo per aiutarla. Saejin, proprio per questo, si sentiva terribilmente in debito con l'amica e ogni volta le riprometteva sempre la stessa cosa: che prima o poi l'avrebbe ripagata del tutto e che l'avrebbe portata via con sé se fosse fuggita assieme al fratello.

La giovane mora tirò l'ennesimo sospiro che però le venne subito mozzato in gola all'udire di un urlo stridulo.

Si alzò di scattò e si precipitò spaventata dentro casa.

Quando spalancò la porta, per poco non rischiò di essere colpita in viso da un oggetto volante.

Il giovane si era svegliato ed in quel momento si trovava nell'angolo più lontano dalla porta con un mucchio di oggetti fra le mani, pronto a lanciarne a chiunque l'avesse, o così pensava stessero andando le cose, rapito.

‹‹Chi siete?›› urlò lui.
Dalla sua voce era possibile percepire ciò che stava provando, un misto di rabbia e paura. Infatti, aveva cercato di essere il più intimidatorio possibile, ma con le mani che tremavano e l'ultima sillaba biascicata non era stato per niente credibile.

‹‹Esigo sapere chi siete!›› ripeté non appena si accorse che non gli era arrivata alcuna risosta.

Saejin, impaurita, si lasciò cadere a terra, inginocchiata e abbassò la testa.

‹‹Mi chiamo Kang Saejin, signore...››

‹‹Perché mi trovo qui? Cosa mi avete fatto?›› disse, riferendosi evidentemente alla bendatura sulla testa.

La ferita oramai si era chiusa ed il medico aveva provveduto a medicarla con delle erbe che proprio lei e la sua amica avevano recuperato giorni prima. In più, per alleviare l'eventuale dolore che avrebbe provato il ragazzo, le aveva lascito un piccolo contenitore decorato con all'interno un unguento fresco.

Dopo aver pronunciato quella frase, egli, però, si portò una mano alla tempia, emettendo un lamento acuto.

Saejin si avvicinò a lui con l'intento di calmarlo, ma lui la bloccò con una mano.

‹‹Non avvicinatevi, so che non avete buone intenzioni con me!››

‹‹Ma, signore, lasciatemi spiegare... - provò a continuare lei – non voglio assolutamente nuocervi. Ieri sera vi ho trovato in mezzo alla strada con una ferita alla testa, così vi ho portato qui ho chiamato un dottore››

All'improvviso, gli vennero in mente dei flashback della notte prima. Un uomo immobile. Aveva cercato di colpirlo, ma gli aveva spezzato la lama della spada. In seguito gli era andato addosso con la testa e poi...

Non si ricordava altro.

Si sforzò di ripensare a cosa era successo precisamente, ma fu costretto a chiudere gli occhi e digrignare i denti in preda al dolore.

Il medico in effetti aveva raccomandato a Saejin che non facesse alcuna fatica.

Subito, lei aprì uno sportello dell'unico scaffale presente nella piccola stanza e tirò fuori il contenitore dell'unguento.

‹‹Lasciate almeno che vi tocchi. Vorrei solo farvi passare il dolore...›› sussurrò con voce vellutata.

La mano del principe allentò la presa sul suo polso, fino a lasciarlo andare completamente e abbassò la testa.

La giovane mora, con lentezza e molta precisione, applicò il medicinale che subito rilasciò sulla ferita una sensazione di freschezza in contrasto con il bruciore persistente che c'era stato fino a poco prima.

———☆*:.。. o❤️o .。.:*☆———

A Saejin quasi non venne un colpo quando scoprì che il ragazzo con cui aveva avuto che fare fino a quel momento, non era altro che l'ultimo figlio del re.

‹‹Vostra Maestà›› si inchinò, provando a tenere lo sguardo fisso verso il basso, ma venne spiazzata completamente quando il giovane principe le porse una mano per aiutarla a tirarsi su.

Titubante, lo assecondò e lentamente si allungò verso di lui. La sua mano era calda e non si meravigliò del fatto che la sua pelle fosse morbida e pulita. Dopotutto, veniva dalla famiglia reale, quindi poteva permettersi di prendersi cura di sé stesso.

Mentre si alzava, lo osservò negli occhi. Lo vide accennargli un mezzo sorriso divertito.

‹‹Non essere così formale. Mi hai salvato la vita e ti sono in debito...››

Saejin provò a pulirsi la gonna dalla sabbia, poi unì le braccia.

In realtà, non aveva idea di come reagire ad una simile situazione. Non gli era mai successo di trovarsi al cospetto di un principe e l'unica cosa che aveva imparato dall'etichetta, era che doveva inchinarsi e mi alzare lo sguardo. Se si incrociavano gli occhi di un superiore, immaginava si potesse essere accusati di alto tradimento e puniti con la pena di morte.

‹‹Comunque, in tutto questo tempo, non ho pensato a presentarmi. Sapete da che famiglia provengo, ma non il mio nome. Yi Gong›› sorrise dolcemente.

‹‹È un onore per me fare la vostra conoscenza››

‹‹Dai, non essere formale, già te l'ho detto. Ti devo la vita e non voglio che la mia salvatrice si comporti da serva nei miei confronti››

Saejin non rispose, rimase solo in silenzio. La situazione era divenuta abbastanza imbarazzante. Lei si sentiva a disagio a trattare un nobile come se fosse un suo pari, era molto innaturale non rendergli omaggio.

‹‹Io...››

Lui le riservò uno sguardo dapprima confuso, non riusciva a capire cosa le frullasse per la testa. Solo pochi secondi dopo realizzò che magari era proprio lui che la metteva in soggezione.

‹‹Non ti preoccupare, fa come te la senti di più. Comunque sia, suppongo che i miei fratelli siano in pensiero per me, è da ieri che non torno a Palazzo››

‹‹Prima di andare, concedetemi di lasciare a voi la pomata che il medico mi ha dato›› rispose lei, alzandosi e dirigendosi in camera.

Quando ne uscì, fra le mani aveva delle bende pulite, il contenitore dell'unguento ed il fazzoletto in cui era custodito ciò che era rimasto della spada.

‹‹Dovete applicarla due volte al giorno e assicuratevi di cambiare sempre la fasciatura. Riposate il più possibile o non guarirete mai››

‹‹Sei davvero gentile, ti ringrazio››

Gong abbassò la testa di poco in segno di ringraziamento, poi prese le cose che lei gli aveva portato. Infilò la pomata nelle maniche dell'hanbok e la lama spezzata nel suo fodero originario.

Dopo vari convenevoli, alla fine, lui si dileguò, prendendo la strada verso il Palazzo, ma prima fece una piccola deviazione.

Passò di fronte all'albero dove era stato trovato la sera prima.

Sarebbe stata una vergogna immensa se gli altri fratelli avessero scoperto che da ubriaco aveva provato a combattere con un albero.

Ciao a tutti,

non è sempre da me scrivere "nell'angolo autore", non so nemmeno se così può essere definito. Non ho nemmeno tanto da dire; volevo solo chiedere un feedback riguardo alla storia, se vi sta piacendo, vi annoia ecc...

In effetti, ultimamente sto notando che Wattpad non segna nemmeno le visualizzazioni. Non se è un problema che ho solo io, ma spero che si risolva al più presto.

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