Jamie is back in town
PREMESSA: I contenuti di questo capitolo potrebbero essere poco consoni al rating della storia, ci tengo a dirlo ora, perché poi sarò troppo occupata a nascondere la testa sotto la sabbia. La seconda cosa che volevo dire è che è tutta colpa di JustMeandLouisT come sempre, e che la seconda parte della serata, la potrete leggere nel suo prossimo capitolo di Healthy ♡
Buona lettura!
Febbraio 2018
HARRY'S P.O.V
Jamie é tornato.
È la frase che Grace continua a ripetere da stamattina, è la stessa che canticchia a Mya con un sorriso bellissimo in volto. Jamie è tornato per restare a Londra, e devo ammettere che, anche io, ho sentito la sua mancanza in questo periodo.
Averlo quasi costantemente per casa era diventata un'abitudine, se a quella, uniamo il fatto che la mia fidanzata, in presenza del biondo, sembra brillare di una luce diversa, rende tutto incredibilmente giusto. Giusto che lui la faccia ridere, giusto che lui la stia stritolando in un abbraccio di cui dovrei essere geloso. Giusto che lui faccia parte della nostra famiglia.
"Styles non restare lì impalato! Gracy si sta approfittando di me, vieni a salvarmi!"
In tutta risposta la risata cristallina di Grace invade la stanza, e io potrei guardarli condividere questo gesto usuale della loro amicizia per sempre.
"Grace ha a che fare con me tutti i giorni, Jamie, non ha bisogno di approfittarsi di te. "Mi avvicino comunque a loro, pronto a salutarlo a mia volta, e quando Grace si allontana da lui, lo abbraccio.
"Dov'è la più bella di casa?"
Jamie si guarda intorno alla ricerca di Mya, che lo osserva con fare sospetto dal tappeto.
"Vieni, siediti, hai già chiamato Eloise? Allora? Hai visto Mad? Sta bene? E New York?"
Grace lo tempesta di domande mentre ci sediamo in salotto. Gli è mancato davvero, soprattutto nell'ultimo periodo. Se Jamie ci fosse stato non sarebbe così stanca e nervosa per la maggior parte del tempo. Lui forse sarebbe riuscito a convincerla a svagarsi un po'. Io ci ho provato, ma a me non dà ascolto.
"Più tardi, Gracy, adesso ho una bambina bellissima da coccolare."
La mia ragazza prende posto sul tappeto, mentre Jamie si inchina davanti a Mya, sventolandole un pacchetto regalo dalla carta fluorescente. "Zio Jamie ti ha portato un regalino, me lo fai un sorriso, adesso?"
Vedere Jamie, il suo giubbino di pelle, i suoi piercing, e i capelli spettinati che cerca di entrare in contatto con una bambina di 7 mesi è davvero esilarante.
Grace sussurra qualche parola all'orecchio di Mya e, come ogni volta che allunga le manine verso di lei, per essere presa in braccio, il mio cuore perde un battito. Lo perde perché sono bellissime, tutto quello che vorrei nella vita se non ne facessero parte, e tutte le preoccupazioni in merito alla spensieratezza di Grace, passano in secondo piano.
"Una maglietta degli AC/DC?"
Jamie me la mostra con fare soddisfatto, mentre Mya lo ignora, preferendo la carta fluorescente accartocciata sul pavimento.
"Ehi nanerottola! Ho girato tutta New York per trovarne una della tua taglia! Non puoi snobbarmi così!"
Se non fosse che anche io, troppo spesso, mi trovo a parlare con Mya come se effettivamente potesse rispondere alle mie domande, lo troverei divertente, ma ho scoperto di recente che, quando hai un bambino per casa, tutte le stranezze diventano pane quotidiano.
"Non parlare così a mia figlia, Jamie. Potrei mostrarti la via della porta d'ingresso..."
Grace non risulterebbe credibile nemmeno se si sforzasse di mostrare un'espressione seria. Se sorride in quel modo al biondo, a maggior ragione, non riuscirà mai ad esserlo e, quando le braccia di Jamie la circondano, la sua risata ritorna a invadere la stanza.
Non riuscirà mai a mostrare la via della porta a nessuno. Non c'è riuscita in passato, nemmeno con le persone che forse lo meritavano di più e, per quanto credo sia ingiusto che sia sempre lei, a dover accusare il colpo, sono incredibilmente fiero della donna che ho al mio fianco.
Sono fiero del suo essere generosa, del suo essere presente, sempre, per tutti. Sono fiero di lei, e del modo in cui si prende cura delle persone a cui vuole bene.
"Per qualcuno è l'ora di cambiarsi..." Si alza dal tappeto, stringendo una Mya dubbiosa fra le braccia.
"Posso farlo io, piccola..." Mi alzo a mia volta, con tutti i buoni propositi di lasciarle del tempo per parlare con Jamie, ma lei mi blocca, congedandomi con un sorriso.
"Non ti preoccupare, vi lascio alle vostre chiacchiere fra uomini."
Sparisce in corridoio, prima che possa obiettare e Jamie non perde tempo a mettersi comodo sulla poltrona, e rivolgere le sue attenzioni a me.
"Quindi come vanno le cose? Cosa mi sono perso?"
"A parte la tua amica che non mi dà ascolto, Gregg in ospedale, e il fatto che Eloise e Louis vivono in simbiosi... Nulla."
"Gracy ribelle? Mi piace! Pensavo ti servissi del tuo bel faccino per convincere le donne a fare tutto quello che vuoi. Hai perso la grinta, Styles?"
Forse. Dal momento che i momenti che dedichiamo solo a noi due si stanno riuscendo a vista d'occhio nell'ultimo periodo... Forse sì. "Forse..."
Jamie si sistema meglio sulla poltrona, puntando i suoi occhi chiari nei miei. "Okay, adesso inizio a preoccuparmi, cosa succede?"
Come glielo spiego? Non succede niente, niente di evidente, e forse è proprio questo, in un certo senso, il punto. "Succede che Grace è una madre fantastica, eccezionale, e riesce a esserlo nonostante nel poco tempo libero che ha, si dedica al lavoro che Tim le commissiona a casa."
"E tu?"
"Io cosa?"
"Non vedo niente di male in quello che hai detto finora, quindi cosa stai facendo tu, mentre lei è fantastica come sempre?"
Mi sta dicendo che non faccio nulla, per caso? "Io faccio il padre, e mi dedico al nuovo album che sto scrivendo. E se io, in un modo o nell'altro, riesco a ritagliarmi degli spazi per svagarmi, non riesco a convincere lei a fare lo stesso..."
"Forse non ne ha bisogno?"
Ecco a voi mister ovvietà, gente! "Non esce da questa casa per svagarsi davvero da troppo, Jamie. Credimi quando ti dico che le farebbe bene..."
"Ti credo, ma il problema non si pone, stasera usciamo! Tua sorella si può occupare della piccola?"
Usciamo. O meglio stasera, loro, escono. Io non prenderò parte a questa uscita, per ovvi motivi. "Sì, avevamo già in programma di passare una serata insieme, ma in ogni caso io non verrò."
"Styles, inizi davvero a preoccuparmi."
E lui a essere troppo insistente con quegli occhi da civetta puntati su di me. "Credo lei abbia bisogno di spazio... Non so come spiegartelo, ma è una sensazione che ho, e che non se ne va, soprattutto quando la trovo a guardarmi in un modo che non ha mai fatto."
Jamie sorride. Lo fa sempre, in modi bizzarri e strani, ma stavolta è diverso... Quasi consapevole. È uno di quei sorrisi che dimostrano il fatto che ha capito tutto, e vorrei che rendesse partecipe anche me. "Quando vi sposerete?"
"Cosa? E questo cosa c'entra, adesso?"
"Niente, ma permettermi di dirti che stare qui e lasciarla sola stasera non sia una buona idea. Non risolverai le cose così..."
Ho provato a risolverle diversamente, in mille modi diversi, ma il fatto che lei sia nervosa e pensierosa non cambia. Ho provato a parlarne con lei milione di volte, ma è come se il muro di protezione che aveva interposto all'inizio fra di noi, si all'abbassasse di nuovo, di tanto in tanto, e io non so come gestirlo, non se lei mi liquida con un fastidiosissimo: "va tutto bene."
"Proviamoci, okay? Vi meritate una serata per voi come ai vecchi tempi."
Jamie alza le spalle, mettendosi comodo sul divano. "Sai qual è la soluzione ai vostri problemi?"
Il suo sorriso divertito non preannuncia nulla di buono, ma il fatto che lui abbia dato il nome: "problemi" a quelli che pensavo fossero solo incomprensioni, mi incita a trovare una soluzione a tutti i costi, quindi lo incito a proseguire con un cenno della mano.
"Scopare di più!"
Sto per ribattere, ma ci pensa Grace ad ammonirlo, mentre ritorna in salotto con Mya in braccio. "Jamie!"
"È tutto okay, Grace. È l'intrattenimento più antico del mondo!"
Rido, davanti all'espressione sconcertata della mia ragazza che, rossa in viso, prende posto al mio fianco.
Sarei tentato di dire qualcosa, ma le manine di Mya adesso sono rivolte a me, e tutto passa velocemente in secondo piano. Mi rivolge uno dei suoi sorrisi, quando la faccio sedere sulle mie gambe, e le pizzico la guancia. Potrei passare il resto della serata in questo modo, senza desiderare altro.
"Non vieni?"
La voce di Grace mi raggiunge troppo preoccupata, e mi rendo conto di essermi perso una parte di conversazione. Ne ho la conferma quando Jamie si congeda, con la scusa del bagno.
"Dove?"
Mya gioca con la mia mano, tentando di sfilarmi gli anelli come ogni volta.
"Alla cena e poi al locale, con Jamie."
"No, so che ti è mancato ed è giusto che passate una serata per voi, come ai vecchi tempi."
"Non riesco a capire..." Abbassa lo sguardo, spostandosi nervosamente i capelli dietro all'orecchio. Lo sto facendo per lei e non voglio che abbia dubbi.
Le prendo il viso fra le mani, accarezzandole il viso . "Ehi, non c'è niente da capire, okay? Voglio solo che tu ti prenda una serata solo per te, senza che tu ti debba di preoccupare di me, o di Mya, okay?"
Sorride appena, puntando i suoi occhi nei miei. "Amo occuparmi di voi, Harry."
Mi avvicino, baciandole dolcemente le labbra. "Lo solo piccola, e sono pazzo di te proprio per questo, ma devi tornare a occuparti anche di te stessa."
Sta per ribattere, ma glielo impedisco, unendo nuovamente mie labbra alle sue. Riesco a distarla a sufficienza da farle dimenticare, per un secondo, il famoso: "problema". Riesco a farlo nonostante, quando Jamie ritorna fra di noi, lo sguardo preoccupato sul suo viso, ritorna.
Sarei davvero tentato di unirmi a loro, di passare una serata in loro compagnia, ma Grace ha bisogno di questo, e ho tutte le intenzioni di non metterle i bastoni fra le ruote anche stavolta.
Mi concentro su mia figlia, mentre loro si preparano per andare, a quanto pare si prepareranno a casa di Eloise, e questo non può farmi che piacere. Fra l'ospedale, Louis, l'assenza di Jamie e tutto il resto, il tempo che dedicano per stare insieme si è ridotto, e forse è proprio questo uno dei motivi per il quale, Grace, ultimamente, si perde facilmente nei suoi pensieri fatti di malinconia e occhi tristi.
"Noi andiamo, allora..."
Grace si avvicina cautamente a noi, lasciando un bacio dolce sulla fronte di Mya. Ne dedica uno leggero sulle labbra per me, prima di raggiungere Jamie alla porta d'ingresso.
"Buona serata, ragazzi. Divertitevi..."
Cerco di essere il più convincente possibile, ma la domanda di Jamie continua a ronzarmi nella testa. Lo fa a maggior ragione quando gli occhi stanchi di Grace si posano un'ultima volta su di me, prima che la porta si chiuda definitivamente alle loro spalle.
"Quando vi sposerete?"
GRACE'S P.O.V
Il locale è pieno.
Pieno di vita, pieno di gente, pieno di persone che ballano. Pieno di ragazze e ragazzi che, a ritmo di musica, si muovono al centro della pista, esattamente come stiamo facendo io e Eloise da tempo... Tanto tempo. Quanto? Non lo so, ho smesso di controllare il telefono al terzo bicchiere che mi ha passato Jamie che, sommato a quelli di Chardonnay che Jane ha portato alla cena, fanno troppi per essere quantificati.
Grave? Pericoloso? Forse, ma mi sto divertendo come non facevo da tempo. Mi diverto con la mia Eloise, il mio Jamie, ma senza la mia Jane. Se li meriterebbero tutti nella vita; una Eloise, un Jamie e, all'occorrenza, anche di una Jane. Io non posso condividerli, sono miei e ho scoperto che l'alcool mi rende più possessiva del normale... Ma non era questo il punto. Quindi qual era?
Oh, Jane! Jane, che non è più con noi. Ci ha abbondati per raggiungere un certo Giuseppe, o era Giacomo? Non ricordo, so solo che iniziava con la G ed era un nome italiano, punti a favore per l'individuo che, però, perde gli stessi punti per essere biondo naturale... Quindi torna a zero. La costante della mia vita; un passo avanti e uno indietro, dieci avanti e dieci indietro, per poi arrivare al famoso zero; lo stallo odioso del quale non mi posso lamentare.
Sarei egoista a farlo, giusto? Giusto! Quindi muovo i fianchi, muovo la testa, e dimentico tutto, compreso il fatto che il mio fidanzato non ha intenzione di sposarmi. Muovi i fianchi, Grace, muovi i fianchi! Eloise lo sta facendo, quindi devi farlo anche tu...
"Bimbe sedetevi, facciamo un gioco."
Non so come, ma il mio amico biondo è appena comparso, trascinando me e la mia Eloise vicino al bancone del bar.
I giochi di Jamie non mi sono mai piaciuti, ma questi tacchi iniziano a farmi male, quindi prendo posto al bancone, seguita da El.
La mia El, è molto bella stasera e, la preoccupazione che traspariva sul suo volto fino a prima di mettere piede qui, è svanita. Forse l'alcool l'ha aiutata... Senza dubbio l'alcool ci ha aiutate. E forse aiuterà anche Jamie, che si è appena scolato di rigore un bicchiere di rum liscio.
"Okay, adesso io vi farò delle domande, e voi mi risponderete..."
"Questo non è un gioco!" Eloise dà voce alle mie perplessità.
"È un bellissimo gioco, e partiremo proprio da te... Quante figli avrai da Louis, bimba?"
La mia Eloise avrà dei bambini da Louis? Il test era negativo. Negativo quindi niente bambini... E poi Eloise è mia!
"Credo..due! Una bambina sicuro, con i miei capelli e i suoi occhi, e poi avremo un altro figlio o forse altri due. Tanti bambini, Jamie, tanti..."
Futuro. Sta parlando al futuro, non al presente e nemmeno al passato. Quindi la mia Eloise non è incinta... Credo...
"Okay, perfetto! Adesso tocca a me dirvi qualcosa!"
E io? I giochi di Jamie continuano a non piacermi, ma non capisco perché io dovrei essere esclusa! "E la mia domanda?"
"Mi basta vedere come muovi quei fianchi, per capire che sei brilla a sufficienza, Gracy. Non ho bisogno di domande con te..."
"Non è giusto!" Manifesto il mio disappunto, accompagnata da Eloise che sta manifestando il suo... Che uguale al mio... Io e Eloise manifestiamo insieme come ogni volta. Evviva!
"È giusto. Vi prometto che avrete domande da farmi tra qualche secondo. Adesso fate le brave, e promettetemi di rispettare il vostro turno, e il vostro ruolo, in questa amicizia."
Ruolo? Quindi è un gioco di ruolo? Non capisco il mio in tutto questo, però... Percepisco solo la musica alta, lo sguardo attento di Jamie e l'intenzione di Eloise di ribattere, che viene prontamente interrotta da lui.
"Sono andato a letto con Mad."
Jamie é andato a letto con Mad. Mad è andata a letto con Jamie. I miei migliori amici sono andati a letto insieme... E io non so cosa dire, pensare, fare.
Nemmeno la mia Eloise lo sa, guarda Jamie nello stesso modo in cui lo guardo io. Dovrei arrabbiarmi, dovrei forse esserne delusa, ma non lo sono. L'alcool ha annebbiato tutto?
"Okay, state rispettando fin troppo bene il vostro ruolo... Dovreste dire qualcosa a questo punto..."
Cosa? Non dovevi farlo? Perché non avrebbe dovuto? Perché erano amici? Perché sono miei amici? Ma soprattutto... Perché la stanza gira?
"Hai trovato le risposte che cercavi?" È l'unica domanda sensata che mi sento di fargli. Ha senso giusto?
Jamie si passa nervosamente le mani fra i capelli. "Sì, credo di sì. Non sarei tornato qui, altrimenti..."
"Mad avrebbe potuto benissimo sbatterti fuori di casa."
Concordo con Eloise. Mad l'avrebbe fatto, ma evidentemente non l'ha fatto. Mad non è qui, come al solito, ma Jamie é tornato.
"Non l'ha fatto bimba, avrebbe voluto farsi un altro giro, ma sarebbe stato troppo per entrambi."
Un giro? Dove? A New York?
Eloise alza gli occhi al cielo, quindi lo faccio anche io. La mia Eloise fa sempre la cosa giusta, o quasi. "Quindi?"
"Quindi mi aspettavo una strigliata fa parte vostra, che non sta arrivando... Forse vi ho fatto bere troppo..."
Troppo? Il troppo stroppia, dicevano così. Quindi forse ha stroppiato anche stavolta? Okay Grace, meglio andare di nuovo a ballare! "Ne parliamo domani, Jamie! Adesso io e la mia Eloise torniamo in pista!"
E così facciamo. Lo facciamo per altro tempo, tanto tempo che, di nuovo, non riesco a quantificare, ma l'importante è ballare. Balliamo, io ballo, e la mia Eloise lo fa, fino a che lo vedo.
Lo vedo ma ballo, lo vedo e la testa gira. Abbastanza da farmi dimenticare tutte le persone che ci circondano, ma non a sufficienza da farmi dimenticare di lui.
Lui che è qui, e non dovrebbe esserci. Lui che dovrebbe essere a casa con la nostra bambina. Lui che mi guarda come se fosse sempre la prima volta.
Analizza il mio corpo, coperto da quella che Eloise ha definito più volte una "sottoveste", analizza il mio sguardo lucido alla ricerca di qualcosa che non troverà. Analizza le mie labbra rosse, ma non si muove.
Io lo faccio, continuo a ballare a ritmo di musica. Lo sto facendo da quando siamo arrivate e non ho intenzione di smettere. L'alcool mi ha aiutata a mantenere la resistenza, la buona musica che il dj sta suonando anche. Muovo i fianchi e scuoto i capelli. Lui li adora sciolti, io adoro legarli. Le trecce che mi ha fatto Jane, con tanta pazienza, prima di uscire, non ci sono più, e i miei capelli sono più mossi del dovuto, adesso.
Ruoto i fianchi come non avrei mai il coraggio di fare, se l'alcool non corresse nel mio sangue. Delilah sarebbe fiera di me, mia figlia probabilmente no.
La mano della mia amica afferra la mia, come ha fatto tante volte stasera. Mi fa fare una giravolta, avvicinandosi al mio orecchio. "Sono qui, Gracy!"
Sta urlando, molto più forte della musica, molto più forte del normale. L'alcool ha fatto effetto anche lei, anche a me, anche a noi.
"Lo so che sei qui!" Glielo faccio presente, sono brilla, non ubriaca. Vedo lei e vedo loro che ci guardano sbalorditi a pochi passi di distanza. Perché sono qui?
"Non tu! Loro!"
Eloise si volta, indicandoli con la mano. Seguo il suo gesto e, senza perdere tempo, la afferro e la costringo a muoversi a ritmo di musica. Do le spalle a loro, all'ingresso del locale, e forse anche alle mie responsabilità. Siamo qui per ballare, siamo qui per noi, siamo qui per sentirci giovani.
"La prossima volta lasciamo Jamie a casa!", urla di nuovo.
Jamie fa parte integrante del mio tutto e anche del nostro. Non possiamo lasciarlo a casa, anche se continua a portarci dei cocktail, anche se è andato a letto con Mad, anche se l'effetto è visibile a tutte le persone invisibili della stanza.
Eloise mi asseconda, balla vicina a me con il suo sorriso caldo stampato in volto. Stasera è davvero bellissima, l'ho già detto? Da quando sta con Louis lo è ancora di più, e spero tanto che questo sia l'effetto che anche Harry ha su di me.
Vorrei voltarmi e corrergli fra le braccia, ma sto facendo leva sulla mia forza di volontà per riuscirci. Siamo sempre insieme, è stato lui a convincermi a uscire e portare a termine questa serata come, secondo lui, dovrei, e proprio adesso non posso cedere.
Il ritmo della musica cambia, diventa più veloce e io lo seguo, muovo la testa, i fianchi, le braccia e cerco di dimenticare la sua presenza qui.
Non doveva esserci, muoio dalla voglia di sapere il motivo, ma mi trattengo.
L'espressione di Eloise cambia, ma prima che possa chiedergli informazioni due mani grandi si posano sui miei fianchi. Le riconoscerei fra mille e, il tessuto sottile del vestito che indosso, aiuta il passaggio del calore che il suo corpo sprigiona, quando abbiamo un contatto.
Louis compare nel mio campo visivo, mi fa un cenno con la mano, prima di oscurarmi la visuale. Non vedo più El, vedo solo le sue mani che si aggrappano ai capelli di Louis.
Ci siamo solo noi, e non smetto di ballare. C'è Harry dietro di me, il suo petto contro la mia schiena, e non smetto di ballare.
Appoggio la testa sulla sua spalla, muovendo a ritmo i fianchi, e non smetto di ballare.
Ballo anche se la sua presa si fa sempre più possessiva, ballo anche se le sue labbra sono incollate al mio orecchio.
"Quanto hai bevuto piccola?" Lo sento anche se la musica è alta, lo sento perché adesso che lui è qui, spariscono anche Louis e Eloise.
Non gli rispondo, mi limito a muovere maggiormente il bacino, ad aggrapparmi con le braccia al suo collo, e dargli maggior accesso al mio.
"Cazzo..." È l'imprecazione che esclama al mio orecchio con la sua voce roca. Sposta le sue mani grandi dai miei fianchi alla mia pancia. Mi accarezza dolcemente, e mentre lo fa aumenta la frizione fra i nostri corpi.
La voglia di guardarlo negli occhi è tanta, troppa, ma devo resistere. Questa è la mia serata.
Le sue labbra si posano sul mio collo, mi baciano, mi assaggiano, mi mangiano, e tutti i miei buoni propositivi spariscono.
Mi volto, trovandomi le sue labbra sulle mie. Le sue mani viaggiano sulla mia schiena senza meta, e la trovano solo quando si posano sul sedere portandomi sempre più vicino a lui. Non credevo fosse possibile, ma lo è. Siamo una cosa sola, i nostri bacini a contatto, le nostre labbra che corrono l'una sull'altra alla disperata ricerca di ossigeno.
Mi è mancato, mi è mancato anche se sono passate solo sei ore da quando sono uscita di casa. Mi è mancato anche se non mi ha ancora chiesto di sposarlo e, forse, non lo farà mai. Mi è mancato, e mi manca Mya.
Mi allontano da lui, nonostante cerchi di impedirmelo. Sposta le mani fra i miei capelli, tenendomi vicina, ma quando riesco a pronunciare il nome di mia figlia, allenta la presa. "Mya..."
"È con Gemma, starà con lei fino a domani. Stava già dormendo quando siamo usciti. Va tutto bene, amore mio."
Amore mio. Lo dice di rado e, quando lo fa, il mio cuore scalpita, si riempe dell'amore che prova per lui, e perde il controllo. Lo perdo io, mentre poso nuovamente le labbra sulle sue. Lo perdo io, mentre la voglia di non avere barriere di vestiti che ci separano, aumenta.
Lo perdo quando raggiungo la pelle calda del suo petto, sotto la maglietta bianca che indossa. Odio le sue camice, ma stasera vorrei che ne indossasse una, in modo da rendermi le cose più facili. È facile perdere il controllo se lui continua a baciarmi in questo modo, è facile che io faccia mosse avventate se non ci diamo una calmata. È troppo facile, se le sue mani grandi continuano ad accarezzarmi le gambe in questo modo. È una tortura lenta, in netta contrapposizione con il ritmo veloce dei suoi baci bisognosi, e questo mi manda in tilt. Molto più dell'alcool che ho in circolo, molto più dei suoi occhi verdi che mi stanno guardando come, forse, non hanno mai fatto.
"Vacci piano con quelle mani piccola..."
La sua fronte è sulla mia, il suo petto si alza e si abbassa velocemente e le mie mani sono aggrappate alla cintura dei jeans scuri che indossa. Non le sposto, le lascio lì, aggrappate a qualcosa che vorrei far sparire.
La musica risuona ad alto volume intorno a noi e l'istinto mi porta nuovamente a muovermi, a ballare, a spostare i capelli e assecondare il ritmo che risuona nella mia cassa toracica.
Le persone invisibili iniziano a ricomparire, piano, piano. Sono tutte intorno a noi, ma non prestano attenzione. Solo quelle di Harry sono su di me, tutte quante. Continuo a ballare vicino a lui, ma non mi asseconda, rimane fermo immobile a guardarmi, a studiarmi, con il labbro inferiore fra i denti, e i capelli scompigliati dalle mie mani.
È bellissimo, è mio, ma non vuole dividere la sua vita con me. Non vuole sposarmi, e forse non lo vorrà mai, ma lo amo. Lo amo così tanto che a volte penso di non farcela. Lo amo perché è il padre di mia figlia, lo amo perché è l'uomo della mia vita. Lo amo perché non riesco a fare altrimenti. Lo amo perché è lui.
"A cosa stai pensando?"
Le sue labbra sono ancora vicino alle mie, ma non mi toccano. Se non lo faranno a breve impazzirò, ed è il motivo per cui tento di separare la distanza che ci divide, ma lui me lo impedisce. Mi prende il viso fra le mani e mi tiene lontana. Vuole sapere cosa mi passa per la testa, mi conosce così bene che probabilmente lo sa già.
"Come mai sei venuto qui?"
Non è la risposta che vuole, il suo sguardo di disappunto me lo sta facendo presente, ma quando avvicino i miei fianchi ai suoi, perde la voglia di obiettare. Asseconda il mio gesto, aggrappandosi nuovamente alla stoffa sottile del vestito che indosso. Mi guarda e indietreggia portandomi con sé, non bado a dove mi sta portando, lo seguirei anche in capo al mondo e lui ne è consapevole.
Ci fermiamo, e mi rendo conto che l'abbiamo fatto, quando la superficie fredda del muro mi accarezza la schiena semi scoperta. Rabbrividisco allo sbalzo di temperatura, ma ci pensa il corpo di Harry, completamente plasmato sul mio, a rimediare.
La sua mano grande si posa sulla mia coscia scoperta, sale lentamente, alzandomi il vestito corto che indosso, ma non importa. Non mi importa delle persone che ci circondano, non mi importa del mondo. Mi importa di lui e della protezione che, sono certa, mi darà sempre.
"Jamie ci ha mandato delle foto... Non potevo pensarti qui senza di me. L'idea di tutti questi occhi su di te mi stava facendo impazzire. Louis era della mia stessa idea, quindi eccoci qui... Ho cercato di resistere, di non mandare all'aria i tuoi piani anche stavolta, ma non ce l'ho fatta. Sei sempre il mio punto debole, piccola."
Se il mio cuore potesse, prenderebbe il volo. Oltre la musica, oltre le pareti scure del locale, oltre tutto, ma non oltre noi. Noi che siamo legati da qualcosa di così forte, che nemmeno riesco a spiegarlo.
Mi aggrappo alla sua maglietta per non cadere. Non potrei a prescindere, sono intrappolata tra il muro e il suo corpo fantastico, ma la sensazione rimane quella. Infilo le mani fra i suoi capelli e lo attiro a me. Ho bisogno della mia medicina, ho bisogno delle sue labbra, e ho un dannato bisogno di lui.
Il modo in cui le sue mani accarezzano il mio corpo mi comunica che il nostro bisogno è lo stesso. Il suo petto si alza e si abbassa velocemente, scontrandosi con il mio, le mie mani lo percorrono tutto, scendono sempre di più, ritornando ad aggrapparsi alla sua cintura. Prima che me ne possa rendere conto, le mie mani sono intrappolate dalle sue, appoggiate ai lati della mia testa.
"Devi davvero andarci piano con quelle mani, piccola..." Il suo respiro affannato accarezza le mie labbra gonfie dai suoi baci, facendomi rabbrividire.
"Non voglio andarci piano, Harry..."
Lo dico a bassa voce, ma lui mi sente lo stesso. Forse ha letto il labiale, forse riuscirebbe a sentirmi in qualsiasi caso.
Preme ancora di più il suo corpo sul mio per dare sostengo alle sue parole. "Nemmeno io vorrei."
Potrei morire adesso, qui, con le mie mani fra le sue, il suo corpo così caldo e così vicino al mio e i suoi occhi espressivi che mi dicono tutto quello che vorrei sentirmi dire.
"Andiamo via di qui. Ho bisogno di te."
Chiude gli occhi per qualche secondo, prima di riaprirli. "Non posso portarti a casa adesso, è la tua serata, Grace."
Vorrei dirgli che non me ne frega niente, che la mia serata è finita nell'istante in cui lui si è presentato qui, ma non dico nulla. Mi limito a intrappolare le sue labbra fra le mie, in un'infinita danza che non ha nulla a che vedere con il ritmo delle canzoni che inondano la stanza. È il nostro ritmo, quello che ogni giorno componiamo e scriviamo, quello della nostra vita insieme.
Libera le mie mani dalla sua stretta, permettendomi di aggrapparmi nuovamente al suo corpo fantastico. La tortura dei suoi baci riprende, si allontana dalle mie labbra, e percorre la mia mascella posandosi sul collo. Sa perfettamente che è il mio punto debole, e sa anche che così non mi aiuta a stare calma.
"Harry, per favore..."
Il suo sorriso compare nel mio campo visivo, illuminando ogni cosa. Dio, quanto lo amo!
"Per favore cosa?"
Non dovrebbe giocare con il fuoco, non dovrebbe farlo quando le mie mani sono libere di scendere ancora lungo il suo petto. Stavolta però non si fermano alla cintura.
Chiude gli occhi premendo il suo corpo sul mio. La mia mano è intrappolata tra di noi, e la sua, si posa sulla mia guancia. "Io ci provo a comportarmi come dovrei, ma tu sei davvero troppo..."
Mi accarezza la guancia dolcemente, mostrandomi ancora il suo sorriso. "Troppo cosa?"
L'alcool mi porta a essere temeraria, mi porta da lui, oltre i limiti che avrei normalmente, oltre il senso del pudore che dovrei avere in un luogo come questo.
"Troppo bella, troppo intelligente, troppo importante per me, troppo sexy con questo pezzo di stoffa addosso." Le sue parole sono musica per le mie orecchie, la sua mano che mi percorre la curva del collo mentre le dice, è balsamo per la mia pelle accaldata. Lo sguardo di fuoco che mi rivolge, è un colpo che, il mio cuore, a fatica riesce a reggere.
"E quindi?"
Sono immobile, sono fra le sue mani, e non solo nel senso effettivo del termine. Sono sua e non voglio mai smettere di esserlo.
"E quindi la tua serata finisce qui. Ti porto a casa, amore mio."
Afferra la mia mano, e mi conduce da qualche parte. Mi guardo intorno alla ricerca delle uniche persone visibili, fra quelle invisibili che popolano il locale, ma vedo solo Jamie seduto al bancone del bar.
Mi fa un cenno della mano quando gli sfrecciamo davanti. Harry non si disturba a fermarsi ne, tanto meno, di comunicare al mio amico le nostre intenzioni.
"Hai una giacca?"
Lui è di nuovo vicino a me, mi guarda, mi parla, mi posa una mano sul fianco e mi dimentico la domanda che mi ha fatto. Lo bacio di slancio stringendogli le braccia al collo e Harry ricambia.
Siamo all'ingresso del locale, ci vedono tutti, ma a me non importa, e nemmeno a lui, è troppo impegnato a toccarmi, a baciarmi, ad amarmi.
Mi accorgo che le mie gambe non toccano più terra, quando siamo ormai fuori dalle porte dalle locale. Sono fra le sue braccia, in braccio a lui che mi guarda e mi solleva come una principessa.
"Copriti, Grace. Non voglio che vedano quello che è mio."
Quando parla in questo modo impazzisco, diventa ancora più affascinante ai miei occhi e alle mie labbra che non riescono a fermare il sorriso che nasce spontaneo.
Il suo profumo intenso invade le mie narici, mi manda in fibrillazione, e amplifica la voglia che ho di lui, del suo amore, e del suo corpo.
Non resisto e avvicino le labbra al suo collo. Lo bacio come farei se fossimo in una stanza, come se nessuno ci stesse guardando, e ci fossimo solo noi. Harry mi stringe a sé, respirando affannosamente. "Cazzo, piccola, così non ci arriviamo a casa!"
Il suo avvertimento non mi spaventa, mi incita a continuare la mia tortura di baci e morsi che, domani, ricorderanno a tutti del mio passaggio, e questo è l'ennesimo incentivo per non smettere.
I miei piedi toccano terra, ma prima che me ne possa rendere conto, mi trovo intrappolata fra la portiera della macchina e lui. L'assalto delle sue labbra fameliche mi toglie il respiro, la ragione e soprattutto la consapevolezza. Mi solleva, costringendomi ad allacciare le gambe al suo bacino e obbedisco di buon grado. Percepisco la sua voglia e il suo bisogno quando il tessuto dei suoi jeans entra a contatto con quello delle mutandine in pizzo che indosso.
Non arriveremo mai a casa, ne sono sicura!
"Ti voglio piccola, è rischioso, se ci vede qualcuno sarà un casino, ma non resisto più. Ho bisogno di te, adesso."
Sottolinea l'ultima parola con la sua voce roca, e non sarei in grado di dire di no nemmeno se volessi. L'aria della notte mi accarezza le cosce ormai scoperte, le sue mani mi sostengono e mi accarezzano nello stesso momento, facendomi rabbrividire ancora di più.
"Adesso", sussurro sulle sue labbra.
In un batter d'occhio mi trovo a cavalcioni su di lui, sul sedile posteriore della sua macchina.
Sono dannatamente felice che non abbia chiamato Greg. Sono ancora più felice che abbia parcheggiato in questa via secondaria. I vetri scuri dell'auto ci offrono la privacy necessaria, ma anche se non ci fossero, non riuscirei a fermarmi, non adesso.
Afferro la sua maglietta, tirandola verso l'alto. Ho bisogno di toccarlo, di sentire la sua pelle a contatto con la mia, e perdermi nel suo calore.
Non mi ferma, mi aiuta nell'intento, lanciandola sui sedili anteriori non appena se ne libera.
Vorrei prendermi del tempo per guardarlo, ma lui me lo impedisce, mi attira a sé, baciandomi con impeto. Lo assecondo, lo seguo, avvicinando il mio bacino al suo provocando un sussulto in entrambi.
Mi aggrappo alle sue spalle muscolose, muovendomi su di lui, ancora e ancora. Ci sono troppi centimetri di stoffa a dividerci, ma non riesco a stare ferma. Le sue mani corrono sotto il mio vestito, lo sollevano fino a togliermelo completamente.
Non indosso un reggiseno e, se normalmente mi vergognerei, stanotte non ho paura di niente. Non ho paura di mostrarmi a lui, non ho paura di essere vista. Non ho assolutamente paura del suo tocco che non si fa attendere. Posa le labbra sul mio seno e riprende il suo attacco che mi fa sospirare.
Sto impazzendo, non riesco a regolarizzare il mio respiro, ne le mie mani che si aggrappano ai suoi capelli, impedendogli di allontanarsi da me. Non sarà l'unico ad avere dei segni a ricordo di questa notte, ma i suoi, a differenza mia, saranno visibili a tutti. I miei solo a lui.
Riporta le labbra sulle mie, divorandomi, mentre con le mani sui fianchi mi porta ancora più vicino a lui, strappando un gemito a entrambi.
Armeggio con la sua cintura riuscendo a slacciarla. Passo ai bottoni dei suoi jeans, e lo accarezzo. Impreca nel mio orecchio e questo mi dà l'incentivo giusto per liberarlo dalla costrizione dei boxer che indossa.
Torna a baciarmi come se fosse una questione di vita o di morte e, forse, lo è davvero. Continuo con la mia tortura e, quello che leggo nei suoi occhi, è sufficiente a farmi andare su di giri. Le sue labbra semi aperte, il suo respiro affannato e quei fari verdi che fissano incessantemente i miei... Penso di non aver mai visto qualcosa di così bello prima, lui lo è. Lo è dannatamente mentre prende il controllo, prendendo ciò che è suo.
Io sono sua, lo sono totalmente, mentre mi muovo su di lui a ritmo del nostro amore.
"Voglio che mi guardi piccola."
Obbedisco alla sua voce roca, incapace di fare altro. L'istinto mi porterebbe a chiudere gli occhi, ad assecondare il piacere forte che sento, ma guardarlo rimane una delle cose più belle del mondo.
Posa le mani sui miei fianchi, dandomi il ritmo, e io potrei impazzire proprio così, proprio adesso. "Sei bellissima, dio...sei troppo bella..."
Non so dove trovi l'ossigeno per parlare, non so più niente, mentre le sue labbra riprendono il loro attacco sulle mie. L'unico rumore udibile nell'abitacolo sono i nostri respiri accelerati, i nostri gemiti, e le parole dolci che continua a sussurrarmi all'orecchio.
Dimentico dove sono, dimentico come mi chiamo, mi rendo conto di essere sdraiata sul sedile solo quando la nuova posizione aumenta il contatto fra i nostri corpi.
Guardarlo muoversi su me in questo modo è sufficiente a farmi perdere il controllo, a portarmi al culmine, mentre mi aggrappo alla sua schiena, sussurrando più volte il suo nome.
È l'unica cosa che ricordo, l'unica certezza che ho, perché nessun altro nella mia vita sarebbe in grado di farmi sentire così.
Con un'ultima spinta mi raggiunge, dandomi la visuale completa del suo viso contratto dal piacere e lo attiro a me, riprendendo il possesso di quelle bellissime labbra che mi appartengono.
Ricambia con una dolcezza che ha avuto poche volte, con una dedizione nei miei confronti che mi porta a piangere. Non riesco a trattenere le lacrime, non a trattenere i sentimenti che provo per l'uomo che mi ha cambiato la vita in mille modi possibili. Le asciuga ad una ad una a suon di baci, raccogliendole con le labbra, prima che possano scorrermi lungo il viso e mi innamoro ancora di lui. Mi innamoro delle sue attenzioni, delle cose che riesce a darmi, e dell'uomo che riesce ad essere.
"Ti amo così tanto, amore mio."
Mi sposta i capelli dietro l'orecchio mentre lo dice, mi guarda con tutto l'amore che può, eppure, nonostante l'effetto dell'alcool sia quasi totalmente svanito, c'è ancora qualcosa che mi preoccupa.
"Eppure non vuoi sposarmi..."
Ferma la sua mano, guardandomi sorpreso. Non mi aspettavo nemmeno io di dirlo ad alta voce, non quando i nostri corpi sono ancora uniti, non dopo quello che è successo su questa macchina.
Entrambe le sue mani si posano ai lati del mio viso, costringendomi a guardarlo. "Grace, pensi davvero che non lo voglia?"
Non lo so, penso solo che si senta apposto così, se non ha fatto ancora nulla per cambiare la nostra posizione. "Non lo so, Harry."
Chiude gli occhi per un secondo, allontanandosi. Un senso di vuoto si impossessa di me quando si sposta dal mio corpo, privandomi della sua presenza e del suo calore. Si sistema al mio fianco, appoggiandosi sul gomito.
Sono nuda davanti a lui, su una macchina parcheggiata in un vicolo qualunque e, solo adesso, sembro realizzarlo. Faccio per alzarmi per recuperare il mio vestito, ma lui mi blocca, posandomi una mano appena sotto i seni, riportandomi vicino a lui.
Sta guardando la sua mano, aperta sulla mia pancia. Sta guardando il mio corpo, nudo vicino a lui. Mi sta guardando come se fossi la cosa più bella del mondo. "Sei tutto quello che voglio. Non so più come fartelo capire, Grace, pensavo che la dimostrazione di poco fa fosse sufficiente, ma evidentemente non sono stato abbastanza convincente. Se vuoi possiamo rimediare subito."
Sta ironizzando, facendo scorrere lentamente un dito sulla mia pancia. Sarei tentata di stare al gioco, di dargli la possibilità di dimostrarmi tutto quello che vuole, ma io non sto scherzando.
Afferro la sua mano, stringendola nella mia. "So che stai bene con me, Harry. So che mi ami, e me lo ricordo ogni giorno quando guardo Mya negli occhi. È proprio per quello che mi chiedo cosa ti manca..."
Il sorriso che mi rivolge è talmente dolce, che potrei sciogliermi. Libera la sua mano dalla mia presa, e la posa sulle mie labbra. Le accarezza, guardandomi negli occhi e, per un istante, sono tentata di lasciarmi andare, e riprendere da dove abbiamo lasciato.
"Non mi manca proprio nulla, Grace... Ti chiedo solo di fidarmi di me, ok? Puoi provare a farlo?"
Mi fido di lui. Ci ho messo tanto per riuscirci, ma ora sono sua. Talmente sua da fidarmi completamente di lui, delle sue intenzioni, e del sentimento che prova per me.
Mi sollevo dal sedile facendo combaciare le nostre labbra. La sua risposta arriva immediatamente, dolce, sincera, spontanea, trascinandomi nella realtà parallela in cui esistiamo solo noi due.
La sua mano mi accarezza la schiena nuda, intrufolandosi fra i miei capelli disordinati. "È un sì?", mi domanda a fior di labbra.
Sorrido, lasciandogli un ultimo bacio. "È un sì a tutto, anche alle dimostrazioni pratiche che vuoi darmi. Puoi essere molto più convincente di così, Styles, lo sappiamo bene entrambi."
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