Capitolo III Seconda parte


"Tu qui?" fece inarcando un sopracciglio non appena ebbe riconosciuto la figura di spalle.

Il registro di bordo non aveva registrato il suo imbarco. Strano.

"Noto che non cambi mai, Cole. Sei sempre il solito stronzetto impertinente e insubordinato" replicò lei arcigna, voltando la poltrona girevole e mostrando finalmente le sue delicate fattezze.

Il viceammiraglio Lisbeth Tate, una bella donna dal fisico snello e la vita sottile.

Nonostante i suoi quarantacinque anni, la mancanza di rughe sul volto – eccetto alcune piccole increspature ai lati delle labbra piene e rosse – la facevano apparire più giovane; i lunghi capelli scuri erano racchiusi in un treccia severa che si intonava con gli occhi del medesimo colore, nonché con l'immacolata divisa da ufficiale d'elevato grado.

"Oh, è un piacere anche per me, Beth" le disse, sfoderando un sorriso smagliante, "solo non capisco cosa ci faccia un graduato così alto proprio in questo settore della Fascia, nella mia umile zona."

"Fai poco lo spiritoso, Cole. Stavolta hai sollevato un vespaio: hai deviato dalla tua rotta di pattugliamento deliberatamente, hai lanciato un attacco in un momento in cui si cerca di raggiungere un tacito accordo di pace con i Razziatori; hai lasciato tecnologia avanzata ed estremamente preziosa incustodita in territorio nemico per tre anni. Consapevolmente" lo redarguì con voce dura, levandosi in piedi e alzando un dito per ogni punto dell'elenco. "Meriteresti la corte marziale è c'è chi l'ha reclamata a gran voce, credi a me."

"Ma?" inquisì pacatamente, avvicinandosi alla donna. Sapeva di rose, una vera gioia per il naso, abituato al sentore metallico dei filtri d'aria e al lezzo di sudore dell'equipaggio... le docce con acqua erano ancora un lusso, malgrado le nuove tecnologie.

"Sei fortunato che la tua operazione improvvisata sia stata un successo e che Allen abbia interceduto. Penso riveda se stesso da giovane in te, altrimenti la sua tendenza a chiudere entrambi gli occhi su tutti i problemi che combini non si spiega" concluse la donna adagiandosi nuovamente sulla poltrona e tornando a guardare i file aperti sullo schermo.

"Oh, andiamo: non essere modesta. Scommetto che la mia salvezza è da imputare anche a te, Beth" la stuzzicò, facendole l'occhiolino.

Lisbeth lo guardò di traverso, "Offrimi da bere invece di gongolare come un idiota" sospirò con una punta di rassegnazione nella voce.

Cole aprì l'armadietto accanto al letto e tirò fuori la bottiglia di liquore regalatagli dall'ammiraglio Allen un paio di settimane prima: veniva direttamente dalla Terra e costava una fortuna, non se la sarebbe mai potuto permettere contando sulla sua diaria, per altro abbastanza discreta.

"Ti tratti bene," commentò lei in tono scontroso dopo averne bevuto un sorso dal bicchiere che le aveva porto; quindi diede un'altra breve scorsa ai documenti aperti, lo guardò socchiudendo gli occhi e stringendosi fra pollice e indice la radice del naso. "Perché cazzo non mi hai aspettata, Aleksey? Lo sai che alla fine ti avrei dato il permesso di lanciare questo attacco, me ne sarei fregata del fatto che il tuo superiore lo aveva sconsigliato. Tu sei il vero responsabile del quadrante, il capitano Dobrev lo è solo nominalmente: nessuno lo sta a sentire, gli altri comandanti stanno a guardare tutti te, nonostante le disposizioni contrarie."

"Sai che non potevo aspettare: il nuovo Governo vuole la pace, lo ha promesso in campagna elettorale e i fottuti Oray premono da Ankhoral perché la smettiamo con questa guerra e liberiamo le ex colonie Parka e Zabron che abbiamo preso ai Razziatori e che questi si sono presi a loro" si giustificò, stiracchiandosi nonostante gli sguardi seccati della donna. "Quei fottuti Spettri dovrebbero ringraziarci: noi abbiamo fermato questa invasione, se non lo avessimo fatto i Razziatori avrebbero fagocitato molte più razze."

"Non venirmi a parlare di politica, ne devo fare già abbastanza anche senza di te" lo bloccò, levando la mano disgustata.

Poi si mise a fissarlo intensamente per alcuni istanti. Aleksey la ricambiò, regalandole un sorriso sghembo al quale la pelle della donna prese un grado o due di colore.

"A volte mi domando perché la natura abbia voluto farti dono di un'intelligenza così prodigiosa assieme a una sfrontatezza simile," disse scuotendo ancora il capo e tirando fuori una piccola scatoletta di velluto; la quale, una volta aperta, si rivelò essere l'involucro di due strisce dorate di mostrine.

"Sulla Terra e per tutto l'impero coloniale la stampa ti sta osannando ancora una volta e Allen ne ha approfittato per farti avere la promozione; nessuno ha osato rifiutare, appartieni a una schiera di eroi troppo cara alla propaganda governativa. Appuntale, è una cosa ufficiale" lo spronò, spingendo verso di lui l'involucro e agitando la mano come se volesse liberarsene al più presto.

Aleksey fissò l'astuccio attonito. Aveva previsto una dozzina di possibili epiloghi alla sua operazione, ma certo non quello. Era rimasto interdetto, mentre un caldo senso di soddisfazione gli si allargava nel petto.

"Eh, se avessi saputo che per farti stare zitto serviva una promozione inattesa, l'avrei chiesta io molto tempo fa" lo stuzzicò Lisbeth, addolcendo il tono.

"Non mi pare che tu ti sia mai lamentata di come si muoveva la mia lingua" replicò licenzioso il neocapitano.

"No, infatti. Ma per quanto sia stato piacevole, quel periodo è passato e non deve tornare: va contro il regolamento" disse lei, tacendo immediatamente dopo. Quasi a volersi convincere.

"Quando potrò fare richiesta di una squadra da battaglia più grande?" domandò Aleksey, dopo aver riflettuto per un paio di minuti sulle implicazioni della sua nuova, più vantaggiosa condizione.

"Ormai la guerra qui è finita, Aleksey. Abbiamo ottenuto più di quanto osassimo sperare nelle nostre più fervide immaginazioni di solo quindici anni fa. Anche se i Razziatori non comunicano, hanno accettato lo status quo attuale e non inizieranno un'altra invasione per parecchio. I Servizi segreti ne sono certi" scansò la domanda lei, instillando in Cole una punta di preoccupazione.

"Anche se non c'è guerra, i Razziatori lanceranno sempre delle incursioni periodiche..."

"Semplici schermaglie," minimizzò Lisbeth, "Per quanto le tue doti ti rendano adatto per curare ottimamente lo sviluppo delle nostre colonie nella Fascia, a conti fatto saresti sprecato se tu rimanessi qui. Sarai trasferito."

"Trasferito dove?" la interrogò dubbioso.

"Ankhoral" replicò lei serafica.

"Ankhoral? Io?" disse scoppiando poi in una risata divertita, "Questo è uno scherzo."

"Non lo è, Alec" assicurò la donna, "è vero che non sei la persona più adatta per far parte della delegazione diplomatica. Tuttavia questo è un incarico molto prestigioso, è un premio che ti si dà... inoltre c'è in ballo qualcosa di grosso: non posso dirti molto di più, i Servizi segreti avevano sconsigliato una tua partecipazione, tuttavia le tue doti ti hanno spinto a forza nei candidati. Troverai nei tuoi file tutte le istruzioni" concluse, sibillina.

"E sarebbe?" insistette.

"Non continuare, ti ho già detto più di quanto avrei dovuto" lo arrestò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita. "Solo una cosa, Alec" fece sfiorandogli la spalla con le dita quando gli passò accanto.

Alekseky la squadrò per un istante con desiderio, poi accantonò quella sensazione e ascoltò le sue parole: "So che per te non sarà facile stare a contatto con gli Oray, ne hai tutte le ragioni. Ma so anche che puoi farcela, e perciò metti da parte il tuo odio per loro nell'interesse del tuo popolo."

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