Capitolo 2
ALEX.
La mattina seguente, stranamente mi sveglio in orario. Così mi lavo e mi vesto con calma, sorprendendo mia madre appena scendo al piano di sotto.
«Già in piedi?» chiede lei con aria sorpresa.
«Sì, qualcosa in contrario? Mi giudichi perché faccio troppo tardi, ora mi giudichi anche quando mi alzo in orario?»
«No, sono solo sorpresa. Smettila di stare sulle difensive.»
«Non sono sulle difensive, sei tu che puntualizzi ogni cosa che faccio.»
«Non è vero.»
Non ho ne la voglia,ne la forza di iniziare un litigio con lei, così decido di lasciar correre.
«Hey, voi due, finitela di litigare ogni volta che vi vedete, state diventando insopportabili», si lamenta mio padre. Lui è il classico uomo perfetto che la mattina con la sua noiosa vestaglia si siede sulla poltrona a leggere il giornale, con una tazza di caffè in mano. Che vita patetica.
Mi sono già stancata di ascoltarli e, visto che non voglio far scoppiare una lite familiare, prendo la borsa ed esco, facendo finta di non sentire quello che dicono mentre chiudo la porta.
Per la prima volta, arrivo in anticipo all'appuntamento con Skyler. Mentre aspetto che arrivi mi siedo sugli scalini dello Smith's club, notando che è aperto. Strano, di solito apre la sera.
Vedo uscire dalla porta il mio ex capo con un espressione di disperazione in viso. Spalanca le braccia appena mi vede «Alex, per fortuna sei qui.»
«Che cosa c'è?» chiedo acida
«Devi ritornare, non ho più personale, stasera c'è una festa e ho bisogno di qualcuno che stia dietro al bancone», dice porgendomi la mia vecchia divisa.
«Cosa ti fa pensare che io voglia ritornare dopo il modo in cui mi hai trattata, per difendere un soggetto come quello?»
«Andiamo, Alex, sai come funziona, non dipende da me. Un cliente è pur sempre un cliente. Andiamo, per favore. Ci stai?» chiede con una piccola luce di speranza negli occhi.
«D'accordo», dichiaro.
Un sorriso si allarga sul suo viso.
«Ma...» continuo,e la luce nei suoi occhi si spegne. «Voglio un aumento per il modo in cui sono stata trattata.»
La sua espressione di rassegnazione dice tutto. «E va bene, avrai il tuo aumento.»
«Allora ci sto.»
«Perfetto, mi hai proprio salvato. Allora vieni stasera al solito orario, ciao», dice rivolgendomi un sorriso amichevole.
Mi metto le mani in tasca, ed esco. «A stasera allora.»
Vedo Skyler seduta sullo scalino. «Hey,ma dov'eri?» chiede.
«Ero dentro», dico indicando il locale.
«Come mai?»
«Ho molto di cui raccontarti». La prendo per un braccio e ci incamminiamo verso scuola.
«No, davvero è successo tutto questo ieri sera? » domanda sconvolta.
«Già, Skyler, è stato orribile. Non immagini che tipo odioso, con quel viso bellissimo da prendere solo a schiaffi. »
«Aspetta,"bellissimo"? », dice soffermandosi su quella parola.
«Be', sì, è un bel ragazzo», rispondo con la mia solita disinvoltura.
«Non è che ti piace?»
«Ma che dici? Che strane idee vai a pensare? Intendevo solo che è un bel ragazzo sprecato perché è un gran maleducato.»
«Sicura?» chiede alzando un angolo delle labbra .
«Sì, sono sicura, levati dalla testa l'idea che quel ragazzo mi interessi! Lo odio!»
«Va bene, se lo dici tu». So perfettamente che non mi crede ma lascio stare.
Entriamo in classe, e mi siedo accanto a Rebecca, così potrò sopportare queste 2 ore di italiano. Mi rivolge un sorriso e io ricambio. La lezione è iniziata solo da qualche minuto, ma all'improvviso la porta si apre e vedo la bidella che sta dividendo una classe. Le sue urla divertono i ragazzi che scappano, per non entrare in quest'aula. Poi lo vedo. Un viso che mi è molto familiare. Ormai si è stampato nella mia mente. Il ragazzo dell'altra sera. Appena mi vede gli spunta un ghigno su quel viso perfetto. La mia espressione cambia, e darei miliardi pur di vederla.
Mi giro di scatto verso Skyler, e lei capisce subito che è quello il ragazzo che odio, di cui le ho parlato. Si siede alla fila di banchi affianco alla mia, e non fa altro che fissarmi. Poi alza un braccio, cercando di attirare l'attenzione della professoressa.
«Sì, giovanotto?»
«Mi scusi se interrompo l'interessantissima lezione professoressa, ma volevo chiederle se potrei fare a cambio posto con la ragazza seduta accanto a quella al primo banco, così posso seguire meglio» Cosa? È davvero odioso, farebbe di tutto pur di irritarmi.
«Ma certo. Rebecca, scambiati di posto con lui». Lei mi rivolge uno sguardo, quasi come a chiedermi se per me va bene. Certo che non va bene ma sono obbligata. Si scambiano di posto e lui mi rivolge uno sguardo appena si siede.
«Ancora tu?! » sussurro, infastidita.
«Be', scusa tanto se vado a scuola», risponde ironico. Dio, quanto lo detesto. Le nostre ginocchia sotto il piccolo banco si urtano e la a sola vicinanza con lui mi fa irrigidire.
«Non mi parlare.»
«Va bene va bene», dice alzando le mani in segno di innocenza.
«Hey, voi due, silenzio», ci zittisce la professoressa.
«Visto stai in silenzio, Alex Evans», dice portandosi un indice al labbro, indicandomi di stare in silenzio.
«La vuoi smettere!» replico al suo gesto, che è riuscito ad infastidirmi.
«Insomma, Evans! Sarebbe capace di fare conversazione anche con un sasso. La sua condotta non è spettacolare, quindi le consiglio di non aggravare ulteriormente la situazione.»
«Ah, abbiamo una vera ragazzaccia!» dice lui e scoppia a ridere. È veramente irritante.
«Professoressa, ma è lui.»
«Visto che ha tanta voglia di parlare, legga la prossima strofa della poesia»
La mia faccia si trasforma in una smorfia di perplessità. «Fa sul serio?»
«Io non scherzo mai, signorina Evans,dovrebbe saperlo.»
«Probabilmente non sa neanche leggere», dice una voce squittente dal retro dell'aula. È lei, il demonio biondo. Caitlyn.
«Fatti un po' gli affari tuoi, parli tu che non hai nemmeno una sufficienza.»
«Almeno sono carina». La stupidità di questa ragazza è sconvolgente .Il nostro scambio di insulti viene interrotto dalla prof.
«Smettetela, Evans, legga senza fare storie.»
La mia espressione tesa è evidente sul mio viso. Zack mi rivolge uno sguardo,e le parole che fuoriescono dalle sue labbra mi sconvolgono. «Leggo io al suo posto.»
Si è offerto di leggere al mio posto. Per quale motivo l'ha fatto? Perché mai ha voluto aiutarmi? La mascella tocca quasi il pavimento per lo stupore.
«Per me va bene», acconsente la professoressa.
Lui mi dà un colpetto al ginocchio col suo da sotto al tavolo, e mi rivolge un sorriso. Mi sento avvampare, ma non ne trovo il motivo. Lascio perdere la strana sensazione che mi assale il corpo. Mentre ascolto Zack che legge, mi soffermo sulle sue labbra. Sui movimenti che fanno mentre pronunciano parola per parola. È davvero un ragazzo strano. Cinque minuti prima mi odia, e cinque minuti dopo mi aiuta.
La campanella suona, e per Zack è il momento di ritornare nella sua classe. Spinge con la schiena la sedia e si alza. Si china al mio orecchio dicendo: «Adesso siamo pari, tesoro», dice con voce soddisfatta e seducente.
La mia espressione irritata viene smorzata dal sorriso che gli si dipinge sul suo bellissimo volto. Si volta ed esce dalla classe. Si volta nuovamente verso di me, facendomi l'occhiolino, per poi chiudere la porta.
Ah, questo ragazzo mi sta facendo diventare pazza, e non mi spiego l'effetto che ha su di me .Solo la sua vicinanza, la sua presenza mi fa irrigidire. E lo odio per questo.
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