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Non scrivo da un bel po' e avevo questa cosa nelle bozze e boh, mi ispira... Non so se mai la finirò ma intanto pubblico ciò che viene fuori.

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"Don't get to close, it's dark inside: it's where my demons hide"

Diceva la canzone "demons" attraverso gli auricolari collegati al cellulare di Harry, mentre lui se ne stava seduto in un posto isolato del pullman ad ascoltare la musica.

Quel giorno non aveva proprio voglia di andare a scuola: non aveva studiato ed era più stanco del solito.

Non che odiasse la scuola di per sé, sia chiaro.

Erano i compagni il problema: lo prendevano di mira a tutti gli effetti.

Harry odiava definirsi ''bullizzato'', pensava fosse un'esagerazione.

Preferiva ignorare frecciatine e spintoni e sopravvivere fino al giorno successivo... Non che fosse facile...

Anzi, i crolli mentali erano all'ordine del giorno, ma cercava di resistere.

''Ciò che non uccide fortifica'' si ripete in continuazione, ma a volte non ci crede neanche lui.

Arriva a scuola e spegne la musica, ma tiene le cuffiette fino a quando non entra in classe e si siede a penultimo banco vicino al muro.

Cerca di studiare quello che può di chimica, convinto che il professore lo interrogherà; intanto entra la combriccola di "bulletti": Denis (il capo, per così dire), Will (che Harry definiva Armadio, per la sua stazza), Josh (il figlio di papà super ricco, ma che si spacca di canne), Nicholas (un altro Armadio) e Draco.

Draco in particolare aveva un "ruolo" diverso: faceva parte del gruppo, si, ma secondo Harry solo per convenienza.

Non lo spintonava mai o altro, al massimo gli lanciava qualche frecciatina, giusto per mantenere le apparenze.

Harry sperava che almeno lui avrebbe continuato a ignorarlo.

Si siedono tutti vicini nella fila centrale e a fare da "muro" tra loro ed Harry si siede Hermione, una sua amica di scuola.

Non erano super in confidenza, ma parlavano spesso di libri e musica, e lei lo aiutava in alcune materie, oltre che dargli man forte contro i bulletti, che non si risparmiavano neanche con lei.

Intanto che Harry ripete tra sé e sé le nozioni base di quella lezione di chimica, alza lo sguardo istintivamente, sentendosi osservato: Draco lo stava guardando distrattamente.

Per qualche motivo Harry si sente in imbarazzo, non gli piace essere al centro dell'attenzione in nessun modo possibile.

Distoglie lo sguardo, le guance arrossate.

"Harry che hai?" chiede Hermione che ha visto tutta la scena.

"Niente" risponde, e ogni intenzione di continuare la conversazione viene troncata dal professore che inizia le interrogazioni chiamando..

"Potter"

Ovviamente.

Grazie a non si sa quale divinità (e a qualche suggerimento di Hermione) riesce a ottenere un 7-

"Vedo che hai studiato, bravo" aggiunge il prof. ignaro del fatto che Harry non aveva aperto libro e andando avanti con le interrogazioni.

Forse oggi sarà una giornata decente, si ritrova a pensare Harry, scarabocchiando l'angolo della pagina.

"Hey Potter che c'é? Speravi che la tua amichetta riuscisse a farti prendere un voto più alto?" Denis lo provoca a fine lezione.

Harry cerca di ignorarlo, ma non è il modo migliore di mandarlo via.

"Che c'é ti sei tagliato la lingua al posto delle vene? Guarda che è maleducazione non rispondere"

"Il mio voto mi va più che bene"

"Peccato non sia tuo"

"Anche se fosse qual é il problema?" Harry iniziava a perdere la pazienza, ma non avesse mai detto quelle parole...

"Che cazzo hai detto? Tieni a freno la lingua frocio del cazzo, se non vuoi finire male" e così dicendo lo afferra per il colletto della maglia sbattendolo al muro.

"Guarda che si capisce che ti piace il cazzo, non te la renderemo facile la vita già solo per questo" aggiunge Denis.

Lascia la presa, costretto dall'arrivo della professoressa di Inglese, la signora Sprout che, rimbambita com'è, spiega nonostante praticamente nessuno le stia prestando attenzione.

Denis e gli altri continuano a ridere e prendere in giro Harry, mandandogli disegni con lo scopo di umiliarlo.

Harry non ce la fa più: un nodo alla gola che non si vuole sciogliere e lo stomaco in subbuglio, le lacrime che lottano per uscire.

Harry affonda la mano nella tasca della felpa, afferra la lametta del temperino tastandola...

Decide di andare in bagno, la sua razionalità completamente a puttane.

Sperava di non arrivare mai a questo punto, ma quell'idea, quel pensiero fisso gli balenava nella mente già da un po'.

Entra e si chiude in uno dei bagni e lo spazio ristretto gli fa mancare il fiato.

Le ginocchia cedono, Harry scivola fino a toccare terra.

Adesso é quasi rannicchiato, la vista offuscata dalle lacrime che ormai scendono incontrollabili, la lametta tra pollice e indice...

Con la mano tremante la fa scorrere lungo il polso sinistro facendo un po' di pressione, quanto basta per aprire una ferita.

Lo rifà, ancora e ancora.

Combatte il dolore interno con un dolore fisico, più controllabile.

I tagli bruciano, il sangue sembra espandersi sempre di più.

Harry si ferma, la lametta cade a terra, il braccio ferito disteso e gli occhi chiusi.

Cerca di regolare il respiro, di calmarsi.

Passano vari minuti, che a Harry sembrano ore, e lui sembra aver riacquistato un minimo di lucidità.

Ed ecco che bussano alla porta...

Harry deglutisce cercando di non far trasparire nulla dalla voce.

"É occupato"

"Sfregiato, ti conviene sbrigarti, mi ha mandato a chiamarti Jefferson ed é abbastanza incazzato"

Era Draco.

Cazzo.

E adesso come faceva? Doveva ripulire tutto quel casino...

"Digli che non mi sento bene, due minuti e arrivo"

"Come vuoi"

Harry ringraziò qualsiasi divinità esistente e si alzò da terra.

Uscì dal bagno, controllando che non ci fosse nessuno e si fiondò al lavandino, lavando via il sangue e provando sollievo a contatto con l'acqua fredda.

Pulì come poteva le macchie di sangue a terra, poi si abbassò le maniche e uscì dal bagno.

Grazie a Dio era vestito di nero e praticamente il sangue non si vedeva.

Intanto prese dal suo armadietto delle bende che teneva in caso di bisogno (un po' paranoico), tornando nel bagno se le avvolse attorno al braccio e infine si lavò il viso per togliere la sensazione di aver appena pianto.

Tornò in classe, consapevole della ramanzina di Mr. Jefferson, é infatti...

"Potter, si può sapere che fine ha fatto?"

"Mi scusi, non mi sentivo bene"

"Dice sempre così, Potter! ... "

Jefferson continua a parlare ma Harry percepisce soltanto lo sguardo di Draco su di sé.

Spera solo che non abbia capito nulla di ciò che era veramente successo in quel bagno.

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