71 - Se non ti amasse lui...
I've been the best, been the worst
Been a ghost in a crowded room
I took a chance, took a turn, took a dive
And it led to you.
Someday - One Repubblic
In questi giorni ha soffiato un vento caldo, che ha reso poltiglia la neve caduta a capodanno. Il cimitero è deserto a quest'ora del mattino. Mi stringo nel cappotto e affondo tra l'erba alta fino alla lapide di granito. Non sono andata al funerale, non ci sono riuscita. Mi hanno detto che c'era tantissima gente. Sono persone che gli devono tutto. È un controsenso, ma le cose vanno così e puoi avere un cuore nero, ma fare del bene in maniera del tutto involontaria. È stato proprio così; abbiamo scelto noi un macabro contrappasso per lui e quando penso al futuro, anche a quello immediato, ho una dannata paura.
Mi chino a toccare la pietra fredda e appoggio una rosa nera sul suo nome, non lo conoscevo per intero, e non penso di volerlo ricordare. Nell'altra mano stringo il mio libro di fiabe: è sgualcito e macchiato del sangue di Chris. Resto così, a capo chino, ma non per rispetto, né tantomeno per devozione. «Grazie» mormoro nel silenzio.
Una mano si appoggia sulla mia schiena e, quando sollevo il viso, mi aiuta ad alzarmi. «È ora di andare».
Gli sorrido e lui mi abbraccia stretto. «Ti hanno dimesso?» chiedo.
Compare il suo sorriso da squalo e sono costretta a imitarlo perché mi è mancato e credevo di non vederlo più. «Diciamo che non sanno che sono andato via».
«Hai fatto tre giorni in prognosi riservata. Non riesci a stare buono, almeno per un po'?»
Scuote la testa. «Dovevo venirti a prendere. Lo so che la situazione è strana, ma quando si sveglierà vorrà vedere te». Chris mi stringe una spalla e mi sento forte come non sono mai stata, dimentico le mie paure, ma lo stesso domando: «E se il cuore fosse anche il luogo delle emozioni?».
Camminiamo verso l'ospedale che si trova ai piedi della collina. Chris si tortura l'orecchino. Ha un segno viola che gli circonda il collo e sottili capillari rotti sulla pelle. Gli sfioro le ferite con un dito. «Ti fa male?»
«Sono abituato al dolore fisico».
«Non solo a quello, vero? Come ti è venuto in mente?»
Solleva un sopracciglio. «È il tuo ringraziamento?»
«Devo dirti grazie perché ti sei quasi fatto ammazzare e ci hai fatto morire di paura?»
Fa un'espressione strana e mi tocca il cuore. A volte non mi rendo conto di quanto Chris chieda affetto con il suo comportamento scontroso. «E se anche fossi morto?»
Gli fermo per un braccio e gli getto le braccia al collo, ma trattengo le lacrime. In questi giorni i miei freni inibitori sono completamente sconvolti, scoppio in lacrime senza motivo, rido senza riuscire a fermarmi. Lo tiro contro di me e lui si irrigidisce, poi mi avvolge in un abbraccio. La mia voce trema e cerco il verde mutevole dei suoi occhi. Ci sono tante parole che non dirò, ma lui mi capisce, da sempre. «Allora grazie, per essere un incosciente testa calda».
«È già qualcosa». Mi stringe il mento per un istante, poi si stacca da me di colpo e proseguiamo lungo la strada. Secondo Zanna, Frog aveva preso il libro di fiabe da casa loro perché credeva che le informazioni fossero ancora nel retro della copertina, non sapeva del microchip, quindi si era sentito abbastanza tranquillo da scendere al Black Bridge a occuparsi di persona dell'imbecille che avrebbe dovuto portargli la figlia e invece l'aveva fatta scappare.
Quando arriviamo in rianimazione, Chris mi prende la mano. «Non è nel cuore» dice.
Non capisco le sue parole e lui mi prende la mano e la fa scorrere dalla sua testa, sul viso, giù fino al petto e all'addome. «Non era nel cuore, era in ogni sua cellula. Lo so perché è anche nelle mie. Il vostro legame era scritto nel suo DNA e lo è ancora. Non è cambiato niente».
Non ne sono così sicura. L'incubo di questa notte mi ha lasciato un senso di angoscia. Ho sognato che Mic aveva gli occhi scuri di Frog e mi faceva del male. Ho firmato io l'autorizzazione, ma non sono sicura di aver fatto la cosa giusta.
Mi preparo e indosso gli indumenti protettivi sopra ai vestiti. Nella stanza Zanna si alza in piedi quando entro e mi accompagna vicino al letto. «È vivo grazie a te. Se non avessi autorizzato il trapianto lui non sarebbe qui».
«Non è solo merito mio. Le carte erano firmate da mio padre». Un particolare che stona, ma nessuno ha detto niente. Frog non avrebbe mai acconsentito a donare gli organi.
Zanna ride. «Non so niente di quei fogli. Devi parlare con Christian, me li ha dati lui». Mi torna in mente la mano precisa di Chris che copia la firma di Zanna sul mio libretto delle giustificazioni.
«La possibilità di rigetto è altissima» dice lui per smorzare una speranza che potrebbe farmi male. Ha il viso pallido e l'aria distrutta. Sono giorni che non dorme e si sposta dalla centrale all'ospedale. Mic ha superato la notte, ma ha avuto la febbre. I dottori dicono che potrebbe esserci una reazione di rigetto in atto. L'intervento è stato pesante, hanno usato la circolazione extracorporea mentre gli aprivano il torace e sostituivano il suo cuore con quello di mio padre. Non ha ancora ripreso conoscenza, ma i dottori dicono che, a parte la febbre, il suo corpo è molto fort e i parametri sono buoni. «Ha promesso di restarmi vicino. Ce la farà». Irrazionale, piccola, terrorizzata Sam. «Ha ricevuto un cuore nero, non quello che ci aspettavamo, ma forte abbastanza da farlo sopravvivere». Non sono così convinta, ma dopo la speranza che quest'uomo ha portato nella mia vita, gli devo almeno queste parole vuote.
Zanna fissa suo figlio immobile in un letto d'ospedale, poi dice una cosa che non mi aspetto. «Mi dispiace per tuo padre».
La mia risposta è cinica, acida, ma sincera. «A me no. È l'unica cosa buona che ha fatto nella vita».
Nel momento in cui Frog era stato considerato morto, i dottori avevano dato l'autorizzazione all'espianto degli organi, nello stesso momento Io e Vanessa eravamo appena arrivate in ospedale in codice rosso con Michele. Coincidenze incredibili, come quel telefono che suonava senza che nessuno se ne curasse.
Mi siedo accanto al letto di Mic. Il lenzuolo lo copre fino all'ombelico. Sul torace ha una ferita coperta da strati di garze, che parte dalla base del collo e scende alla fine dello sterno. Respira lento e il monitor traccia un battito forte e regolare. Sorrido e mando via l'ansia che mi accompagna dal giorno in cui se nè andato senza neanche dirmi addio.
«Cos'è successo quella notte?»
«Ho seguito Frog e lui si è fermato a caricare Chris». Fa un cenno al ragazzo in fondo alla stanza. «Aveva un sacco sulla testa e pensavo fosse morto. Era passato troppo tempo per sopravvivere».
Il ragazzo si muove a disagio sulla sedia in fondo alla stanza. «Candy mi aveva messo qualcosa nel drink che mi ha offerto. Penso che abbia inibito la respirazione, quindi ero stordito e forse respiravo più piano. L'ossigeno è durato un po' di più, immagino».
«Hai rischiato parecchio» commenta Zanna. Sembra che abbia ancora in mente la scena della notte precedente. «Sei in punizione per sempre».
Christian ride, ma quando mi volto verso di lui, c'è una strana soddisfazione che gli attraversa i lineamenti. Mi sarei aspettata di sentirlo ribattere qualcosa di acido. Non sono mica tuo figlio, ad esempio. Invece resta in silenzio e posso quasi vedere l'immagine della cattedrale, di quanto può essere bella se rimettiamo insieme i pezzi. Scuoto la testa e gli faccio una smorfia. Lui mi strizza l'occhio.
Mic si sveglia.
C'è un lasso breve di tempo in cui stiamo tutti immobili a fissarlo, anche Chris fatica a trovare la battuta che ci riporta a respirare. Mic socchiude le labbra come se volesse dire qualcosa, i suoi occhi chiari si spostano da uno all'altro e si fermano su di me. Io ho il cuore in gola. E lui ha quello di mio padre. Lo stesso che ha abusato di me da quando ero una bambina, che mi ha colpito, che mi ha sfruttato in ogni modo. Stringo i denti come se fossi sotto processo.
Lui allunga un braccio e mi fa segno di avvicinarmi. Lo faccio con una punta di irrazionale e istintiva paura. Prende la mia mano e sorride.
«Hai un cuore nuovo» dico piano.
Chiude di nuovo gli occhi.
«Uno di poche parole, non c'è che dire» borbotta Chris mentre Zanna lo spinge fuori. «Lasciamolo un po' in pace. Resti con lui, Sam?»
Annuisco appena.
A causa nostra Frog ha fatto un'ultima buona azione per riscattare la sua vita dannata. Nella mia mente sconvolta, i sentimenti che provo per lui sono contrastanti. Mio padre rappresentava il male. Mi ha spezzata, rovinata in modi che forse neanche immaginava. Nel frattempo, forse in maniera involontaria, ha creato un sistema malato, una società collaterale che ha dato da mangiare alla gente del fiume. Ora che Zanna ha bloccato il giro della droga e arrestato quasi tutti i complici di Frog, vedremo il futuro cosa riserverà a loro.
Mic ha i capelli sudati e la pelle bollente. Prendo il rettangolo ghiacciato che ha sul comodino e glielo appoggio sulla fronte. Lui apre gli occhi.
«Hai la febbre» gli dico.
Annuisce e scuote la testa.
«Hai subito un intervento molto lungo e faticoso».
Mi stringe la mano forte. Sa di essere morto di nuovo. Mi salgono le lacrime agli occhi e lui mi accarezza una guancia. Poi si tocca il petto e il contatto con la ferita gli strappa una smorfia.
«Non devi toccarti. Hai un cuore nuovo». Mi interrompo, cerco di respirare, non è necessario che sappia proprio tutto.
Perché piangi? Dicono le sue labbra senza alcun suono.
Allunga un braccio e fa un'altra smorfia, mi fa capire che mi vuole vicino e, contro ogni raccomandazione del medico, mi stendo accanto a lui. Il suo braccio mi avvolge e sono ipnotizzata dalle labbra che si muovono. «Mi sei mancata mentre ero morto».
Allora rido.
***
Quando mi sveglio Chris è seduto accanto al letto e parla con Michele. «Lei lo sa?»
«Certo. Zanna non si sarebbe mosso senza dirglielo».
«E come ha reagito?»
Christian fa una risata. «Crede che non l'amerai più perché hai il cuore di uno stronzo».
Mic mi passa le mani tra i capelli e resto a occhi chiusi ad ascoltare. «Questo lo stai dicendo tu, idiota».
«No, davvero».
Apro gli occhi.
Michele si gratta la fronte. «Il dottore ha detto che se la febbre non scende, significa che il cuore non va bene».
«È un cuore nero, ma è nuovo» dice Chris, sorride con metà bocca e gli brillano gli occhi mentre lo guarda. Non credo che suo padre l'abbia usato molto».
Sollevo la testa dalla sua spalla e do voce alle mie paure: «Hai sempre la febbre perché il cuore di mio padre è cattivo».
«Non è il cuore ad essere cattivo, era la persona che l'ospitava».
«Insegnagli ad amarmi, allora. Come nella sua vita non ha mai fatto».
«Gli insegnerò ad amarti come ti amo io».
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