70 - Non è nel cuore - 1

Se pensi di perdere, perdi.

Se credi di vincere, allora vinci.

Chi vince è sempre colui che era convinto di poterlo fare.

Chris Barnard

(primo cardiochirurgo che realizzò al mondo un trapianto su uomo nel lontano 1967)

Lucia sposta i capelli da un lato, sulla spalla. Sono lunghi e biondi. L'espressione impertinente del naso all'insù, le labbra sottili e lo sguardo vivace. Sono particolari che nelle foto non avevo notato. «Ciao, Sam».

Apro la bocca, ma non posso parlare perché so che è un sogno. Sento il braccio di Michele accarezzare la base del mio collo e fermarsi, farsi pesante mentre cede al sonno. Un centinaio di farfalle blu sbattono le ali contro il vetro della finestra. Lucia è ai piedi del letto, ora, apre i vetri e le fa entrare. Mi sbattono addosso. Mi sento soffocare. «Non respira più» dice Lucia. Guarda Michele, dietro di me, e allunga la mano per spostargli i capelli dalla fronte. «Il tempo è sempre stato il nostro problema, sai?» I capelli di Lucia diventano d'oro, risplendono. «Abbia cura dei miei ragazzi, di tutti e due».

Mi accorgo di essere sveglia e fisso la luce dorata dell'alba. Il sole è appena sorto su un giorno impossibile.

«Mic».

Mi sollevo sul gomito e il suo braccio ricade sul lenzuolo. No. Di nuovo no. Non adesso. Lo scuoto forte e non risponde. Sobbalza passivamente sotto alle mie spinte. «Ti prego. Non sono pronta per questo». Appoggio l'orecchio al suo petto, ricerco un respiro che non c'è.

«Vanessa!»

Mi trovo di nuovo sulla spiaggia, mentre lui se ne va.

«Vanessa!»

Il telefono continua a suonare, come un rumore di sottofondo e la mamma di Mic compare di corsa nel vano della porta, con l'apparecchio premuto sull'orecchio. «Dobbiamo andare» dice. Non registra quello che le succede davanti. «C'è stato un incidente e hanno due possibili donatori. Devono rintracciare i parenti».

«Non...» Ansimo, a cavallo sopra Michele, mentre continuo a premere sul suo petto. «Devi chiamare l'ambulanza».

Vanessa parla fitto nella cornetta, poi riaggancia e pochi minuti dopo siamo a bordo di un'ambulanza che sfreccia attraverso strade deserte.

Non parlo. Non ci provo neppure. Tutta la mia vita è agganciata al defibrillatore che scarica elettricità a vuoto dentro un cuore che non riprenderà a battere. Tutte le mie energie sono concentrate a trattenerlo qui, se mai è possibile.

***

«No. Non quel cuore» grido forte. Il dottore sobbalza mentre Zanna rimane impassibile.

«Non ce ne sono altri compatibili» dice il medico. «I tessuti cerebrali degenerano in fretta e prima di muoviamo, più possibilità ha il tuo ragazzo. È il tuo ragazzo? Di salvarsi».

Guardo Zanna, la sua espressione congelata, non vuole in alcun modo influenzarmi. Eppure suo figlio è tenuto in vita da una macchina nella stanza accanto. Non dovrei neanche pensarci. Dovrei esser al settimo cielo. Eppure...

«È una scelta difficile, per te. So quello che Frog ti ha fatto e pensare al suo cuore dentro mio figlio, sembra contro natura». Stringe i denti e lo vedo cedere. «È contro natura anche che un ragazzo della sua età abbia ricevuto un cuore incapace di sopravvivere».

Sono distrutta, stanca e mi si chiede un'altra prova. So che è infantile già mentre lo dico, ma non posso farne a meno. La bambina che vive in me, che si è sentita accettata e amata di nuovo, ha bisogno di rassicurazioni. «E se il cuore di mio padre, nel petto di Mic, cancellasse il suo amore per me?»

A quel punto Chris non ce la fa più e mi afferra per le spalle. «Cazzo, Sam! Mic muore. Dai l'autorizzazione. Se fosse capitato a me, l'avrei fatto a occhi chiusi. Non sai quanto ti invidio».

Vorrebbe la mia possibilità di scelta, lui non l'ha avuta. Nei suoi occhi balla un fuoco arrabbiato e ferito.

«E se non mi amasse più?»

«Dovrebbe cadere il cielo, bimba, perché quell'idiota non ti ami. E se proprio dovesse succedere, ti amerei io».

Zanna gli scocca un'occhiata di disapprovazione e si appoggia al muro con gli occhi chiusi.

Butto fuori un sospiro carico di tensione. «Firma qui» dice Chris.

Non me lo dirà mai, ma sono sicura che sia stato lui a sottrarre la carta d'identità di mio padre e a falsificare la sua firma per avere i moduli di donazione. Frog non avrebbe mai acconsentito. Traccio una firma tremante nel riquadro che lui mi indica. Chris allenta la stretta sulle mie spalle e mi accoglie tra le braccia. «Andrà tutto bene» cerca di convincersi.

Dovrebbe riposare in un letto d'ospedale, invece resiste finché non è sicuro che ogni membro della sua strana famiglia allargata sia al sicuro. Chris è duro, coriaceo, ma una cosa di lui l'ho capita: se entri nel suo cuore non ti manda più via. «Dovresti riposare».

«Se ti dico una cosa la tieni per te?» Si passa le mani tra i capelli e affila lo sguardo. «Ho paura di stare da solo».

«È impossibile».

Annuisce con lo sguardo incatenato al mio. Mi concentro sulle pareti anonime dell'ospedale. «Ho paura dei pensieri, dei ricordi, di aspettare da solo di sapere se Mic ce la farà. Resti con me?»

Ripenso a Lucia, a quel sogno così reale, il profumo di gelsomino, l'espressione impertinente e a lei che mi dice: «Abbi cura dei miei ragazzi. Di tutti e due».

«Vengo solo se mi racconti perché hai cercato di farti uccidere al Black Bridge».

Solleva il labbro superiore in un ghigno strano. «Non lo so. Forse perché volevo illudermi che quel bacio di addio nel bosco potesse non essere l'ultimo».

Mi fermo in mezzo al corridoio. Lui resta serio, ma solleva le mani in segno di resa. «Scherzo. Sono andato perché, se ti fosse successo qualcosa, Mic sarebbe diventato pazzo e già si fa fatica a tollerarlo così com'è».

Mi rilasso appena. Mente per aiutarmi e gli scompiglio i capelli con una mano. Non parliamo più del locale o di cose che potrebbero compromettere per sempre la sua amicizia con Mic.

L'intervento dura nove ore. Zanna le trascorre in piedi in sala d'attesa. Vanessa a gambe incrociate vicino al distributore del caffè. Io invece sono seduta in bilico su due piedi della sedia, accanto al letto dove Chris si è finalmente addormentato. I tratti del suo volto nel sonno si distendono, l'espressione da cattivo ragazzo lascia spazio al suo lato vulnerabile. Ogni tanto il suo respiro di fa convulso, agitato, stringe gli occhi. Allora allungo una mano sulla sua e questo basta a calmarlo. Non mi sono mai domandata cosa provo per Chris perché la risposta potrebbe mettermi in difficoltà. Lui è parte del mio mondo, mi somiglia più di quanto io stessa voglia ammettere ed è proprio per questo che spesso prendiamo fuoco con così tanta facilità. Se penso che è stato lui il mio primo ostacolo in questa nuova vita, non mi sembra vero. Avere potuto odiarlo da quella scritta sul banco, che svegliava tutte le mie paure. È impossibile. Se spingo lo sguardo in profondità vedo i vetri in frantumi, li sento scricchiolare sotto le suole delle mie scarpe quando parliamo.

Chris si solleva a sedere sul letto con il respiro bloccato in gola e mi guarda a occhi spalancati. Allungo di nuovo la mano, ma questa volta mi tira sul letto accanto a lui. «Non andartene stanotte».

La mia voce nel buio ha il sapore di una promessa che voglio mantenere. «Resto qui».

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