67 - Le Ali della Farfalla
Now the day bleeds
Into nightfall
And you're not here
To get me through it all
I let my guard down
And then you pulled the rug
I was getting kinda used to being someone you loved
Someone you loved - Lewis Capaldi
«Sei impazzito?»
«Anch'io sono felice di vederti, Candy».
Lei sgrana i grandi occhi scuri e appoggia una mano sul bancone del bar, mi sfiora le dita e lancia uno sguardo intorno. Nessuno si cura di noi. Il Black Bridge non è mai stato tanto vuoto. Non ci sono combattimenti, gli spacciatori sono spariti. Io sono solo un ragazzo qualunque che l'ultima notte dell'anno entra in un locale. Mi tremano le gambe mentre aspetto che da un momento all'altro qualcuno mi spari in testa. Candy sembra anche più tesa e spaventata. « L'hai fatta grossa stavolta, Scorpio. Frog pagherà bene chiunque ti consegni a lui, vivo o morto».
Mi allunga un bicchiere di liquore ambrato. «Sai che non bevo».
«Stasera hai bisogno di bere» mormora lei. «Perché sei qui? Vuoi morire?»
Mando giù d'un fiato il liquido denso. Infuoca la gola e mi lascia un sapore terribile in bocca. «Ho bisogno di informazioni».
Le sorrido e lei appoggia il seno al bancone. «Cosa mi dai in cambio?»
Mi alzo in piedi e scavalco il bancone del bar, la porto per mano nel retro e facciamo l'amore contro al muro. Sono veloce, distaccato, e la testa mi esplode. Con Candy abbiamo condiviso tante avventure in passato, è attraente, affascinante, e stare con lei non è mai un peso. Questa volta però la mia mente è altrove, ho fretta, la tocco senza sentirla davvero e ho paura per Sam. Mi riempie la mente. Il colore del suo sangue nel bagno continua a comparirmi davanti. Candy mi guarda con una luce strana, mi abbassa il cappuccio scoprendomi il viso e inizia a mordermi le labbra. Mi appoggio a lei, di colpo sfinito. Le cerco gli occhi, ma lei fissa la cappa della cucina per evitarmi. Spingo con le braccia per tornare dritto e le ginocchia cedono di botto.
Candy rallenta la caduta e mi aiuta a sedermi contro il muro. «Mi dispiace, tesoro».
«Spero che ti abbiano pagato bene, almeno».
«È davvero uno spreco» dice percorrendo il mio corpo inerte con lo sguardo, dalla testa ai piedi. «Per Frog vali molto da quando gli hai soffiato la figlia da sotto al naso». Ha gli occhi lucidi e mi accarezza una guancia ispida, spingo via la sua mano con le ultime energie.
«Qual è la prima regola del Black Bridge, Chris?»
«Non fidarti di nessuno» biascico.
Gli occhi mi si chiudono e dal buio sento ancora la sua voce. «E la seconda? Dovresti conoscerla bene, no?»
Il buio mi avvolge e, quando cerco di respirare, la plastica di un sacco mi entra in bocca e una presa forte mi stringe il collo. Colpisco chi ho intorno alla cieca, nel panico, finché la mancanza di fiato non mi fa crollare a terra.
La seconda regola del Black Bridge la conosco bene, l'ho imparata con Lucia la prima sera in cui l'ho vista. Non bere niente di quello che ti viene offerto.
Una fitta mi attraversa il petto e scende fino alla mano. Sono costretto a rallentare nel silenzio dei vicoli deserti, un'auto della polizia mi taglia la strada. Il guidatore abbassa il finestrino. «Ho sbagliato qualcosa quando eri piccolo, evidentemente. Dovevo ammanettarti al cesso» sbotta Zanna arrabbiato.
Gli mostro il cellulare che tengo stretto in mano, dove un triangolo mi indica il punto esatto in cui si trova quello di Sam. «Mi dice che è qui».
«È in pezzi dietro l'angolo. Deve averlo gettato Frog dal finestrino. Sono passati di qui, ma non si sono fermati. Hanno aggirato i blocchi dalla collina».
Mi tolgo il casco e il freddo pungente ghiaccia lacrime che non credevo di avere versato. Zanna si rassegna alla mia presenza lì, sa che non tornerò a casa senza di lei. «Seguimi, ma non fare cose stupide. Stai tirando troppo la corda».
«Devo comunque morire, meglio per riprenderla che nel sonno, no?»
Lui fa una risata amara. Riparte veloce e lo seguo fino all'ultima casa in fondo alla strada. Alle spalle corre l'autostrada e subito dietro l'aeroporto. Questo mi riporta a una conversazione con Sam, in cui mi parlava di una donna che viveva nell'ultima casa... «Era sua madre!» dico in affanno. Lei non parlava quasi mai di sua madre chiamandola così e la definiva una donna che vive nell'ultima casa prima dell'autostrada. Era lei la donna speciale che le ha insegnato tutto, che le ha spiegato come leggere la mano, era nella casa di quella donna che era entrato l'uomo nero. Frog.
Zanna è appena sceso dall'auto e mi fa segno di fare silenzio. «Il microchip di Sam indica questa casa» bisbiglia. Poi parla piano nel telefono. «Accerchiate la zona. Stavolta non ci sfugge».
«Quale microchip?»
«Hai detto che Sam non si separa mai dal libro di fiabe: avevi ragione. Ce l'ha con sé anche ora, o forse l'ha preso Frog. Il microchip è nella copertina, l'ho inserito dopo l'attentato a Vanessa. È stato così che ho trovato le informazioni per far partire l'operazione lieto fine».
«Nel libro?»
«Cucite dentro la copertina. La madre di Sam l'ha usato per nasconderle, secondo me, e Frog l'ha intuito, per quello non si è rassegnato ad aver perso Sam, perché lei aveva in mano l'arma per distruggere tutti i suoi traffici. Lei ha affidato il libro alla figlia prima di morire di overdose, e Sam non se n'è più separata benché non sapesse del tesoro che conteneva».
Vedo le altre auto che si muovono qualche strada più in là. Zanna sfonda la porta e mi fa segno di aspettare fuori. Resto di lato, vicino alla moto. Lui sparisce nel vano dell'ingresso e il mio cuore impazzisce, se resto qui potrei morire senza vederla. Un pensiero davvero idiota, ma sufficiente perché gettarmi all'interno e farmi quasi sparare da mio padre. «Stai dietro di me» ordina secco. Obbedisco. Un pianto sommesso viene dalle scale che portano in cantina.
Zanna allunga una mano per fermarmi, ma il suono della sua voce chiude ogni possibile comunicazione. La devo portare via, più lontana possibile, subito. Mi getto giù per le scale di legno e qualcosa mi afferra la caviglia. Scivolo per gli ultimi cinque gradini.
Una presa violenta mi afferra per le spalle e mi passa un filo d'acciaio sulla gola. «Mi sei capitato tra le palle una volta di troppo, ragazzino».
L'acciaio mi sega la pelle e sono costretto ad arretrare. Un conato mi sale in gola. Il rumore di una sicura che scatta fa irrigidire l'uomo che mi tiene fermo. «Lascia andare il ragazzo».
«Abbassa l'arma e lo lascio».
In quel momento il pianto sommesso si ripete. Viene da un angolo della cantina. Sam è legata a una vecchia stufa; del vestito di mia madre non resta quasi niente e guardarla mi annienta. «Come puoi fare questo a tua figlia?»
«Avere un cuore è molto pericoloso, ragazzino. Senza, puoi fare quello che vuoi».
Infilo le dita sotto al filo che mi soffoca; lui tira e la pelle si lacera. Frog arretra ancora, sale la scala fino in cima e mi trascina con sé. Mio padre segue i suoi movimenti senza perdere la mira sul bersaglio. «Preferisco morire che finire in gabbia» sibila nel mio orecchio.Il laccio si allenta all'improvviso e Frog mi spinge giù dalla scala. Aggancio le mani alla ringhiera per frenare la caduta, scivolo addosso a Zanna che abbassa la pistola con un'imprecazione.
«Porta Sam a casa, mi fido solo di te». Mentre parla con un braccio frena la caduta e mi trovo seduto sulla scala, mi aggira e corre su per le scale. Dopo pochi secondi la porta cigola e sbatte forte. Tendo le orecchie, ma non odo altro.
Ho bisogno di un paio di minuti per avere abbastanza forza nelle gambe e scendere da Sam. È legata con un nastro di velluto che le stringe i polsi e indossa solo gli slip. Rannicchiata in un angolo a occhi chiusi, si stringe le gambe al petto e trema.
«Sono io, amore». Allungo una mano con il terrore che si ritragga, invece lei alza gli occhi e mi riconosce. Sorride con le labbra insanguinate.
Dovrei chiudere gli occhi e smetterla con l'analisi dei danni che il corpo di Sam ha raccolto in queste poche ore, ma non ci riesco. «Perché ti ha fatto tutto questo?»
Le appoggio il mio giaccone sulle spalle e le si alza in piedi. Barcolla, ma la sostengo con un braccio dietro la schiena. Un angolo delle sue labbra vibra di rabbia: «Ho preferito che mi strappasse le ali piuttosto che tornare ad essere la Sam di prima». Si appoggia contro di me e la stringo piano nel timore di farle del male. «Non tornerò indietro. Non dopo aver conosciuto te».
Le accarezzo i capelli, dobbiamo uscire da questo buco di posto prima che torni Frog o uno dei suoi uomini. «Ti sei fatta strappare le ali per me. Ora userai le mie quando vorrai volare».
Chiude gli occhi e la sento gemere. Ha segni sul ventre, sulle spalle e sul viso. Sposto il cappotto e sfioro piano la farfalla celeste sul suo fianco. Lei sussulta e stringe gli occhi. Mi chino e la sollevo. È leggera tra le mie braccia. «Ti porto in ospedale».
«Voglio stare con te».
«Le ferite ti fanno male? Riesci a salire sulla moto?»
Annuisce piano.
«Allora ti porto a casa tua».
Lei socchiude gli occhi in un lampo di gratitudine e inizia a piangere. Come sempre il suo dolore mi strazia, ma è la cosa migliore che possa fare per liberarsi di tutto questo, se mai è possibile.
«Tu sei la mia farfalla». Parlo con le labbra tra i suoi capelli. «La più rara tra tutte».
Non so se mi sente, ha chiuso gli occhi e respira piano contro il mio petto.
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