63 - Nevica

Tra le cose che odio, le feste sono al primo posto. Non mi piace nessuno, non voglio conoscere nessuno, e non posso vestirmi come mi pare. Sbuffo seduto al tavolo di cucina.

Vanessa rientra e mi guarda storto. «Cerca di comportarti bene, per stasera».

«È per quello che resto in cucina» ribatto. Fino a pochi minuti fa giocavo con Aria, ma lei è andata via con una zia di Mic. Mi alzo dalla sedia sbuffando. «Vado a cercare mia sorella».

«Portala qui che tra poco iniziano i fuochi».

Alzo gli occhi all'orologio appeso sopra alla cappa della cucina: quindici minuti a mezzanotte. Senza un motivo preciso mi viene in mente Sam che legge la fiaba della sirenetta.

Giro per la sala, all'inizio senza una meta reale, ma quando vedo la zia di Mic e mi dice di aver lasciato Aria con un'altra zia, non sono più tranquillo come prima. Non dovevo lasciarla a nessuno che non appartenesse a questa casa. Quando ho perlustrato tutta la sala, l'ansia mi ha stretto la gola. Afferro la giacca di pelle appesa all'appendiabiti ed esco nel gelo.

Inizia a nevicare e l'idea che Aria si congeli perché si è persa nel bosco mi atterrisce. Corro intorno alla casa e grido il suo nome nel buio.

Una bambina così piccola si può essere infilata ovunque. Faccio un gesto a Vanessa dalla vetrata e lei esce dalla casa appena vede la mia espressione. «Non trovo Aria».

«Non ti preoccupare. La cerchiamo intorno alla casa, vedrai che è qui». Si guarda intorno e in quel movimento scorgo anche in lei l'inizio del panico. Mi passo una mano sul viso e Michele compare sulla porta di casa. «Mamma, mancano dieci minuti a mezzanotte. Cosa succede?»

«Aria» bisbiglia Vanessa.

Michele socchiude gli occhi nella neve che scende sempre più fitta. «Chris gira di qua, Vanessa va dall'altra parte e vi incontrate dietro casa, poi allarghiamo il giro. Non può essere lontano».

Mi dà una pacca su una spalla e mi spinge in direzione del bosco. Cammino forzando lo sguardo tra i tronchi immersi nell'oscurità.

Sono da solo quando mi vengono incontro, mano nella mano. Sam ha il vestito strappato su un ginocchio e un taglio sul polpaccio; i capelli ricadono scompigliati sulle spalle, non c'è traccia del fermaglio che li teneva fermi sopra alla testa. Fa un sorriso che somiglia troppo al mio e non va bene, ma la vista di Aria mi restituisce un briciolo di serenità.

«L'hai trovata...» La gratitudine mi riempie la voce e Sam solleva il viso al cielo.

«Nevica» dice solo.

Mi avvicino e le scuoto piano una spalla. «Cosa succede?»

Si libera dalla mia stretta e mette nella mia mano quella della bambina. «Non perderla più di vista».

Scuoto la testa e lei mi guarda incerta. Con delicatezza mette le mani ai lati del mio viso e sembra voglia imprimersi i miei tratti nella mente. «Chris» mormora.

Non capisco più niente e questa serata sta diventando strana. «Ti sei ferita la gamba. Vieni dentro che la disinfettiamo».

Lei ha un'espressione che ho già visto e non ricordo quando, ma mi lascia un gusto amaro in bocca. Appoggia le labbra sulle mie e mi bacia. Confonde e stordisce con le labbra. Quel gesto, più di tutto il resto, mi spaventa. Mi stacco di colpo e lei cambia, come nel bagno, come se calasse una maschera di cera sul viso.

«Portala dentro, dai, ha le labbra blu dal freddo e fra poco è mezzanotte».

«Vieni con noi». Affilo lo sguardo e lei mi sfugge, non mi mostra il viso, si volta di spalle, con una riga di sangue che scende dalla gamba graffiata. «Cerco Mic e arriviamo».

Aria trema tra le mie braccia, non indossa il giubbotto e stringe una bambola al petto. Sam svanisce tra gli alberi e l'ultimo lampo del suo vestito rosso sembra il mantello di Cappuccetto Rosso poco prima che incontri il lupo. Sorrido dei miei pensieri assurdi, frutto di una notte quasi insonne ad ascoltarla raccontare fiabe tristi. Mi passo una mano sulle labbra e il gesto di Sam assume un colore cupo, anomalo.

Vanessa ci aspetta sulla porta e tira un sospiro di sollievo quando vede Aria tra le mie braccia. «L'ha trovata Sam». Lo dico mentre fisso lo strato di neve che copre il sentiero.

Mic arriva correndo dalla parte posteriore della casa. «Dov'è?» domanda.

«Ti è venuta a cercare». Lui stringe appena gli occhi di fronte alla mia espressione, ma non chiede altro. Solleva il viso nello stesso identico gesto di Sam. «Nevica» dice. Proprio come lei. Che assurda maledizione ci perseguita in questo posto ghiacciato? «So dov'è andata. Torno subito» dice.

Mi accorgo di essere in apnea, butto fuori l'aria e Vanessa mi lancia uno sguardo strano.

«Dov'è Zanna?»

«Due minuti fa era al telefono. Non l'ho più visto».

Stare immobile mentre il presentimento della catastrofe cresce insieme al conto alla rovescia per l'inizio del nuovo anno è un'impresa terrificante. Mancano cinque minuti alla mezzanotte. Mic e Sam non sono rientrati. Aria solleva la bambola e dice: «Papà».

«Jack se n'è andato» le rispondo in maniera distratta.

Lei scuote la bambola davanti al mio naso e dalla stoffa scolorita si alza una nuvola di polvere. Un pensiero inquietante straccia i miei pensieri. «Chi ti ha dato questa?»

«Papà...Sam». Sorride con i suoi quattro denti piccoli e bianchi. La stringo forte e so che farò quello che posso, davvero, per tutti loro.

Stringo il cellulare e chiamo Zanna. «Dove sei?».

«Ho tre uomini morti e due che agonizzano in un bagno di sangue al limitare del bosco. Parla in fretta» risponde secco. Non ha riguardo per la mia sensibilità, forse perché mi conosce bene.

Deglutisco a gola secca. «Esco nel bosco a cercare Mic e Sam» gli dico.

«No». Esita e lo sento sbattere la portiera dell'auto con rabbia. «Andiamo insieme. Sparano a qualsiasi cosa si muova, qui fuori».

Riattacca e fisso lo schermo con le dita strette in una presa dolorosa. Penso in fretta.

Vanessa mi stringe un braccio e faccio fatica a metterla a fuoco. Non riconosco la mia voce quando le do gli ordini. «Continua la festa come se non fosse successo niente e non fare uscire nessuno dalla villa».

Non ribatte niente, ma la pupilla si dilata a inghiottire l'iride. Quando si gira so che cerca tra la gente quelli di noi che non sono dentro casa. Luca. Michele. Samantha. Odio le feste, lo giuro. Accrezzo la benda al polso e sento le pareti stringersi sul mio corpo.

Dietro alla grande vetrata, i fuochi d'artificio esplodono sul mare.

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