61 - Legami di Sangue
Il messaggio di Sam mi arriva dopo tre ore di angoscia, venti chiamate e altrettanti messaggi al suo cellulare. Il resto della giornata si trascina in un'apatia triste. Quando in classe non c'è lei mi annoio. Rosy mi strizza l'occhio dalla prima fila, ha i capelli tagliati sotto l'orecchio e due labbra da denuncia, rispondo con un sorriso pieno di doppi sensi perché sono abituato così. Se mi fosse successo solo qualche mese fa avrei chiesto di uscire dall'aula e me la sarei fatta nella prima classe vuota lungo il corridoio.
Rientro a casa Zanardi a piedi. Da quando c'è Vanessa o ..., la signora che viene ad aiutarla con la casa, a tenere Aria posso fingere di essere un ragazzo con tanto tempo libero e pochi pensieri. Apro la porta e le voci di Vanessa e Sam che ridono dal piano di sopra allentano l'ansia che ancora non si è calmata dopo quello che è successo il mese scorso. Vanessa non lo ammetterebbe mai, ma in questi pochi mesi ha imparato ad amare Sam alla pari di Mic e Lucia. La considera una figlia.
Lei fa così, si attacca alle persone che le sono vicine e cerca sempre di chiudere ogni crepa perché la sua casa sia più solida possibile. Ha fatto lo stesso con me dopo la morte di Lucia, ma sono stato io a rifiutare lei e il suo aiuto. Ero troppo arrabbiato per capire la sua sofferenza o quella di Mic. Io sapevo solo che avevo un unico appiglio in questa vita e che il destino è un autentico bastardo. Quando lei e Mic erano ricoverati in ospedale, e io e Sam eravamo finiti a dormire nello stesso letto, lei mi ha fatto notare che in tre giorni ero stato sempre da Michele e non mi ero mai neanche avvicinato alla stanza di Vanessa. Lo facevo di proposito. Avevo la stessa paura che impediva a lei di entrare da Mic. Siamo figli dell'abbandono e siamo così abituati al lato negativo delle situazioni che proviamo a difenderci nei modi più assurdi.
Quella notte, con gli occhi neri di Sam piantati addosso, avevo detto: «Non è mica mia madre». La voce colma della solita ironia vuota e tagliente.
Ma lei ha navigato le stesse mie paludi e, mentre si stringeva al cuscino per prendere sonno e io pativo le pene dell'inferno per non poterla spogliare, ha bisbigliato: «È qui che sbagli».
Vanessa scende le scale e mi saluta con gli occhi luminosi. Ha uno sfregio rosso sulla guancia e a me sembra che risplenda più di prima, un fascino elegante e sereno. Nella sua espressione, però, c'è una tensione strana, che di solito non ha. «Ho una cosa per te, tesoro».
Le trema la mano mentre mi allunga il cofanetto di Lucia. Non lo vedo da tanto tempo. Mi manca il fiato e cerco di non farlo vedere, ma lei mi conosce. So cosa contiene e questo mi dà la possibilità di allontanarmi da questa casa e da Michele. Soprattutto di non vivere sotto lo stesso tetto con Sam. Una decisione che mi distrugge, ma che è la migliore. «Lo restituisci a me?»
«C'è il tuo nome sopra. E un cuore, direi che non potrei mai tenerlo».
«Sai cosa contiene?»
Vanessa scuote la testa. «Ci sono tutti gli anni di risparmi accumulati con gli incontri clandestini. Li avevo dati a Lucia perché era l'unica di cui mi fidassi».
Gli occhi sgranati di Luce quando le avevo messo in mano quella mazzetta di banconote mi aveva fatto ridere. «Non ti illudere. Non sono per te».
«Pensavo volessi pagare la strepitosa prestazione di poco fa».
«E io non ho partecipato?»
Aveva stretto le gambe per fermare la mia mano e le era sfuggito un sospiro. «Non abbastanza, Scorpio. Possiamo riprendere più tardi però».
«Sono sempre pronto, biondina».
«Dimmi cosa devo fare di tutti questi soldi».
«Tienili al sicuro. Sono il nostro futuro. Ne aggiungerò altri».
Eravamo seduti sul letto, uno di fronte all'altra e lei mi aveva abbracciato forte nascondendo il viso nel mio maglione. «Voglio che mi lasci qualcosa che abbia il tuo odore» aveva detto. Si era allungata a prendere un contenitore dal comodino, aveva infilato dentro i soldi e con il pennarello indelebile aveva scritto il mio nome. Il cuore doveva averlo fatto in seguito.
«Posso restare sempre con te. Ti basta?»
Si era sbilanciata in avanti, e mi aveva spinto indietro. I suoi baci erano intensi, profondi e mi lasciavano stordito. Non avevo mai baciato nessun altra in quel modo un po' pazzo.
«Voglio questa».
L'avevo guardata a lungo ancora ricordo ogni singolo particolare di lei, in quel preciso istante. La ciocca di capelli sfuggita alla coda bassa, gli occhi di quel meraviglioso e strano celeste, il viso vivace, sorridente e la mia benda stretta tra due dita. Gliel'avevo ripresa. «Questa no, è un ricordo».
Lucia aveva afferrato la stoffa, ma non l'avevo lasciata andare e lei mi era finita di nuovo addosso. «Mi ricorda della notte in cui ho fatto il pirata...» Le avevo baciato il collo, il seno e avevo ricominciato a slacciare i bottoni della camicetta bianca che le era scivolata giù da una spalla. «...la notte in cui ho conosciuto la mia sirena».
Vanessa mi passa le mani davanti alla faccia e torno al presente. «A cosa pensi?»
«Lascia stare. Tua figlia era davvero straordinaria».
Lei mi accarezza un braccio e penso che invece dei soldi avrei preferito avere indietro la benda da pirata e l'illusione che la mia sirena sia ancora da qualche parte, in questo mare.
«Con questi soldi posso trovarmi una sistemazione. Dopo capodanno inizio a cercare».
«Vorrei che restassi».
«Michele non la pensa allo stesso modo e non voglio dargli altri problemi».
Lei sorride. «Non vi siete mai capiti, voi due. Siete legati da un amore incomprensibile, ma ogni frattura vi unisce di più. Fai come preferisci, Chris, ma questa rimane casa tua».
Ricambio il suo sguardo a fatica. Ricevere un amore così incondizionato mi spaventa più delle botte che ricevevo da mio padre.
***
«Devi avvertirmi quando non vieni a scuola. Non farlo mai più».
Ho spalancato la porta di colpo e me ne sono pentito subito. Sam indossa un abito rosso che segna le curve perfette del suo corpo, non riesco a distogliere lo sguardo. Vorrei mostrare quanto mi ha fatto arrabbiare e quanto mi ha spaventato non vederla arrivare questa mattina, ma il colore rosso, il corpo di Sam e quell'espressione stranita, mi fanno impazzire. Si comporta come se non si rendesse conto di quello che scatena dentro di me.
Non le hanno mai detto di non avvicinarsi ai predatori quando stringono gli occhi come faccio io in questo momento? Sam si avvicina per calmarmi. Ha visto nei miei occhi la paura che ho provato.
«Non lo farò più. Scusami, Chris».
Guarda il contenitore che tengo tra le mani e sorride. «Era su un ripiano alto dell'armadio. Coperto da questa». Mi allunga il fazzoletto che ho usato come benda quella notte, lo prendo con un nodo in gola e lo lego al braccio, dove lo tenevo quando stavo con Lucia.
«Stai bene?» Si avvicina e mi solleva il viso. Non riesco a nasconderle il tormento che scava come un tarlo dentro di me. Mi passo la mano tra i capelli e cerco di sorridere.
Apro il contenitore e mostro a Sam i soldi. Anche a occhio vedo che sono più di quelli che avevo dato a Lucia.
«Le vincite degli incontri di boxe?» domanda lei. Una lacrima scende solitaria lungo la sua guancia, la asciugo con un dito.
«Non solo, ce ne sono molti di più».
«Credi che abbia unito anche i suoi risparmi?»
«Tipico di Lucia. Fidarsi di un pirata». Le avevo detto che sarebbe stato il nostro futuro e lei ci ha aggiunto la sua parte. Una piccola sirena che sacrifica tutto per amore. Indico la benda al mio braccio. «Questa mi ha permesso di entrare al Black Bridge la notte in cui ho conosciuto lei. Mi porta fortuna fare il pirata». La abbraccio e con le dita afferro la cerniera del vestito dietro la schiena di Sam, la faccio scorrere per chiuderlo. «Mi hai spaventato a morte oggi».
Mi avvicino alla scrivania, cerco nel suo zaino il libretto delle giustificazioni e lo compilo con la data di oggi e la firma di Zanna così non dovrà dargli spiegazioni. Sono sempre stato impeccabile a falsificare le firme.
Le si sporge da sopra la mia spalla. «Chris e l'arte di contraffare i documenti».
Mi giro verso di lei e il desiderio di sfiorarla diventa quasi insopportabile. Stringo i pugni ed esco dalla porta.
Michele mi fissa appoggiato alla parete del corridoio. «Hai sbagliato stanza?»
Proseguo a camminare senza rispondere, ma lui mi ferma e mi sbatte contro al muro. La mia rabbia si dibatte e vorrei colpirlo, ma il ricordo del suo corpo immobile sulla spiaggia mi blocca. «Spostati, Zanardi».
Lui non si muove e mi inchioda al muro con un braccio.
Sam esce dalla stanza e ci divide con una forza che non avrei immaginato possedesse in un corpo tanto minuto. «Dovete smetterla».
La guardiamo entrambi. Ha ancora addosso quel vestito e non capisce che sta per far scoppiare la dannata terza guerra mondiale se non se lo toglie subito, possibilmente in privato. Guardo lei, poi Mic, e quando parlo fisso solo lui. «Dovete avvertirmi se non viene a scuola». Giro appena gli occhi su di lei, ma li abbasso subito. «E tu non andare in giro per casa con quel vestito o la prossima volta ti salto addosso».
Mi allontano lungo il corridoio e vedo Mic che apre la porta e la fa rientrare. Mi sembra stia sorridendo.
Lo invidio, accetterei un cuore malato per essere lui. Sam gli ha regalato il suo, e quello non glielo toglierà mai nessuno. Neppure io ne sono in grado.
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