57 - Ciao, Sam

Lo zaino che Mic usava l'anno scorso per venire a scuola è pieno di indumenti che forse non potrà ancora indossare e oggetti che non avrà la forza di usare. Il suo computer, un libro, le cuffie per ascoltare la musica. Allungo la mano a raccogliere la clessidra caduta accanto al letto e le mie dita sfiorano la costa dura di un quaderno nero. Lo raccolgo con l'intenzione di appoggiarlo sul comodino, quando la copertina si solleva appena e vedo il mio nome scritto in cima alla pagina.

Ciao Sam ,

ricordi quando sei scappata da casa? La moto non era mia, l'ho rubata a mio padre per raggiungerti più in fretta. Sono anche scivolato due volte perché correvo troppo.

Avevo in mente solo il sangue che cadeva in terra dal tuo braccio quando sono entrato in camera anche se mi avevi detto di andarmene. Ho fatto battute, ti ho portata in bagno con me per non perderti di vista. Avevo il terrore che lo facessi di nuovo.

Se te lo stai chiedendo, la risposta è sì. Sapevo che mi stavi guardando quando mi sono spogliato. E tutte le parole che ti ho detto, protetto dal vapore e dal getto rumoroso dell'acqua, erano sincere. La porta della doccia l'ho aperta perché mi guardassi di nuovo. Non era giusto che ti desiderassi solo io. Volevo darti qualcosa di meglio a cui pensare. Quel giorno, chiusi a chiave nel bagno, non avrei mai pensato che saremmo arrivati fin qui.

Ho messo alla prova il mio cuore fallato un casino di volte, con te, piccolo uragano.

E lui ce l'ha sempre fatta perché doveva raggiungerti, rimanere al tuo fianco.

Con tutto il mio cuore

Mic

Giro la pagina e la scrittura di Michele continua, elegante e sicura. Percorre i momenti vissuti insieme con una lucidità e un'emozione che mi passa dentro e incenerisce le ultime difese. Apre il suo cuore a queste pagine e so che non dovrei leggerle, ma non posso fermarmi. Sono tutte le cose che avrebbe voluto dirmi e ha scelto di tacere.

Sai Sam,

a volte ripenso a quella notte. Alla sensazione che ci fosse qualcuno seduto sulla sedia della scrivania. È stata la prima volta che mi sono svegliato e non ho sentito il bisogno di piangere.

Ogni notte sogno sempre la stessa cosa. Tira il vento di Levante, lo stesso di quando sei arrivata da noi, e io muoio. Sempre. Il sogno finisce così, non cambia mai. E so che sarà così anche nella realtà.

Ma quella notte, e tutte le seguenti, c'eri tu con me.

Solo una presenza, la sedia che gira piano, e il rumore lento della porta che viene accostata.

Mi mancherai tanto, Sam. Ovunque sarò andato.

Con tutto il mio cuore,

Mic

Anche in questi giorni di confusione sono con lui. Ci dividono il corridoio e una porta chiusa. Ho un carillon danneggiato dentro l'anima, suona note stonate di una canzone che forse sarebbe stata bella, non lo può aggiustare neanche il migliore psicologo in circolazione. Mi impedisce di andare da lui, quando tutta me stessa vorrebbe farlo. Una contraddizione che mi strazia. Stringo tra le dita pagine piene di parole, incapace di chiudere il quaderno e riporlo come invece dovrei fare. Chissà perché più ci fa male e più restiamo. Scorro le pagine all'indietro fino alla prima e capisco che il nostro legame è iniziato con quel primo graffio sul suo viso perfetto.

Ciao Sam,

ti sento scendere le scale tutte le mattine, resti sullo scoglio finché non torno dalla corsa. Sono stufo di vederti lì e chiedermi chi sei. Allora cominciamo così, con una stretta di mano e un nome. Samantha. Il resto della tua vita posso scoprirlo nel tempo, se ne resta. Oppure ignorarlo per sempre, non importa. Conoscere come ti chiami, invece, era importante. E scoprire che ero l'unico a saperlo mi ha dato un senso di calore. È importante, Sam, il tuo nome, anche se tu credi di no.

Con tutto il mio cuore,

Mic

Allungare la mano quella mattina è stata la scelta più difficile della mia vita. Era come ammettere di potermi di nuovo fidare di qualcuno. Non una promessa, solo una stretta di mano. Ho sentito una scossa, come se il mio mondo fosse stato spazzato via, quando le tue dita hanno stretto le mie.

Mi sono detta che era la paura di essere portata via, di tornare la creatura usata da tutti e amata da nessuno, che era il brivido di vivere in una casa che sembrava una reggia e sentirmi la regina di un universo che non mi apparteneva.

Era tutto questo e molto di più. Tu sei molto di più dell'intera favola. Sei l'incanto che mi tiene intera e senza di te vado in pezzi. 

Solo più tardi ho imparato a vedere che le pareti stavano franando e anche tu, nell'apparente perfezione fisica ed esistenziale, non avevi nessun appiglio, nessuna speranza. Come un naufrago ti sei aggrappato all'unica creatura sbagliata che avevi vicino.

La ragazza con gli shorts, Elena, che ti ha gettato le braccia al collo sulla spiaggia, era giusta per uno come te. Bella, perfetta, pura, pulita. E tu hai preferito innamorarti delle mie cicatrici. Dei miei disagi, delle mie disfunzioni.

Perché hai deciso di punirmi in questo modo?

Torna da lei. Subito. Finché hai scritto solo poche righe, prima che io ti guardi negli occhi. Prima che sia troppo tardi. Avrei dovuto dirti così quando eri ancora in tempo. Scorro le pagine fino alla fine del quaderno; le lacrime mi impediscono di vedere e le spazzo via con una mano prima che bagnino le parole di Mic. L'ultima che ha scritto porta la data dell'attacco cardiaco, ed è la peggiore.

Ciao Sam,

non fare quella faccia. Te l'avevo detto che sarei stato qui finché avessi avuto bisogno di me. E adesso che non ci sono più e tra le mani hai queste parole? Cosa puoi fare?

Butta la mia clessidra. Non serve a niente e non era utile neanche a me, me ne rendo conto solo ora. Proseguirai tu, per tutti e due. Non piangere. Oppure piangile tutte, le tue lacrime, e poi asciugati gli occhi.

Nessuno ci pensa, alla nostra età, ma tutti moriremo, un giorno. Anche tu.

Sarai così vecchia che il mondo ti sembrerà solo un trampolino per l'ignoto.

Io ho dovuto pensare alla morte in anticipo, e mi ha sempre spaventato. Ho avuto paura per me, a lungo, ma dopo sei arrivata tu e mi hai dato altri pensieri. Le fughe, le crisi, gli attacchi di panico, i risvegli notturni e l'angoscia. Il batticuore che rigenerava le mie cellule cardiache morte.

Adesso sei nella stanza accanto e non so cosa fai. Non voglio dirti della mia malattia, con te posso sentirmi un ragazzo come tanti altri, e così ti scrivo queste lettere.

Ricorda, Sam, la vita non è sempre brutta come quella che hai visto tu e io resto sempre qui.

Troverò il modo di esserci in ogni istante, finché mi vorrai con te.

Con tutto il mio cuore

Mic

Stringo i denti e le dita intorno alla clessidra che si rompe in sottili schegge di vetro. La sabbia mi scivola tra le dita, inafferrabile, come il tempo che ci rimane. La scaglio contro il muro con un grido di rabbia, poi raccolgo le schegge una per una e le faccio scivolare sulla pelle. Il dolore dei tagli sono un pegno troppo piccolo per quello che io rappresento. Quando li ho tutti in mano stringo forte il pugno e vado a gettarli nel bidone sotto al lavandino. Apro l'acqua della doccia, entro e mi siedo a terra sul piatto di ceramica. Le gocce mi scivolano addosso, ma non è abbastanza per lavare via le sensazioni che mi tormentano. Serve ben altro. Mi guardo le mani ferite e so che stringo ancora il più grande tra i pezzi di vetro della clessidra. Lenta, metodica, esperta taglio la pelle sulle braccia e mi sento meglio.

Gli avevo promesso che non l'avrei fatto mai più.

Il sangue che scorre via insieme all'acqua porta con sé la Sam sbagliata, quella che non é stata in grado di fuggire, che ha condannato Vanessa a una vendetta inutile. Manda via l'immagine deturpata del volto di una donna che mi ha accolto nella sua casa ed è quasi morta perché io potessi restare qui. Sono sbagliata, non avrei mai dovuto venire al mondo. Porto disgrazia alla magia di questo posto. Ho incatenato a me il migliore dei principi per portarlo alla sofferenza perché anche quella pesa sulla mia coscienza. Sporca, sbagliata, impura. Nera. Guardo le gocce, una dopo l'altra, scivolare via. Sono rosa.

«Hai un po' esagerato, questa volta» dice Trilly.

Il suo viso parla dal vetro appannato del box doccia e capisco che ha ragione. Cerco di guardarmi le braccia, ma una vertigine improvvisa mi costringe a stringere gli occhi. 

«Sei morta» le rispondo con la voce impastata. Non riesco a sollevare la testa dalle mattonelle, gli schizzi bollenti mi battono addosso e Trilly ride. Ha sempre la stessa bellissima risata limpida.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top