50 - Istantanee Felici

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».

Antoine-Laurent de Lavoisier

«Secondo me hai torto».

Mi passo le mani tra i capelli esasperato. Spiegare la fisica a Sam è come insegnare a una lucertola come si vola. «Non le ho inventate io. Sono le leggi di Newton!»

«E io non le capisco». Incrocia le braccia con il broncio e inclina la sedia all'indietro.

«Non c'è niente da capire. Sono così e basta» sospiro.

«Magari sei tu che non sai spiegare» insinua Chris all'altro capo del tavolo. Come sempre si diverte da morire nel vedermi in difficoltà. Sbuffo spazientito.

Vanessa interviene mentre raccoglie le sue cose per andare al lavoro. «Devi avere un po' di pazienza, Mic».

Stavolta sbuffa anche Sam. Sposta indietro la sedia e si alza. «Non li capisco proprio. Lascia stare»

La prendo per le spalle e la costringo a sedersi. «Zanna ha detto che se non superi il compito iniziale non ti fanno accedere al quarto anno». Mio padre non si vede da qualche giorno, rientra per dormire ed esce subito, sembra preoccupato perché presto ci toglieranno la scorta e le protezioni, ma con noi non parla. Vanessa invece ha ottenuto l'affidamento di Sam dal tribunale, non si tratta di un'adozione vera e propria, ma di un periodo di prova. Non so come risulteremo, io e lei, se fratelli o altro, ma una cosa è certa: non smetterò mai di cercare di spogliarla.

Agosto è fuggito via, le giornate si accorciano, passiamo il tempo in spiaggia con Chris e Aria, o da soli. Nuotiamo in mare aperto, anche se Sam ha paura di non farcela perché non è pratica, vado alla sua velocità e non la perdo mai di vista. Il panico per trovarmi in mare mi assale violento in alcuni momenti, allora devo fermarmi e ricordarmi che con me c'è Sam e che con lei andrà tutto bene. Raccontarmi bugie è quello che mi riesce meglio, durante questa estate.

«Se dovessi svenire o altro, devi lasciarmi qui» le ho detto una volta.

«Sei impazzito?» mi ha risposto lei annaspando per restare a galla.

Le ho passato un braccio dietro la schiena per aiutarla e mi accorgo di quanto sia minuta rispetto a me. Annegherebbe prima di arrivare a riva se provasse a portarmi. «No. Voglio che mi giuri di fare così. Non riusciresti a portarmi a riva».

«Voglio tornare indietro» ha detto lei. Quella volta abbiamo nuotato fino alla spiaggia senza più parlare.

Siamo di nuovo seduti a ripetere i tre principi della dinamica di Newton, quando Chris rischia di nuovo di farsi picchiare. Gli capita spesso in questi giorni, e la mia voglia di spaccargli la faccia aumenta in maniera esponenziale.

«La terza legge te la spiego io, Sam». Si alza, le prende la mano e la fa voltare. «Se un corpo A», si avvicina e la blocca tra lui e il tavolo. Voglio vedere fin dove è in grado di arrivare con la sua stupidità, dopo gli spacco la faccia, «esercita una forza su un corpo B». Preme il corpo contro di lei fino a farla urtare contro il tavolo, le piazza il viso a pochi centimetri e all'improvviso le stampa un bacio sulla bocca.

Prima che io possa spingerlo contro il muro, lei gli tira un pugno dritto in faccia. Chris arretra e si massaggia la guancia ridendo. «B esercita su A una forza uguale e contraria. Vedi? Ha applicato il principio». Ride ancora quando se ne va in spiaggia e noi lo guardiamo uscire in un silenzio teso.

Sam è arrabbiata perché non se lo aspettava, io lo sono perché Chris è un imbecille.

«Comunque il principio l'ho capito» dice lei e le scappa un sorriso che aumenta il mio fastidio.

«E il bacio ti è piaciuto?» sbotto.

Sembra risentita dal mio tono. «Sicuramente Chris spiega le cose meglio di te».

«Pensi che io non sappia applicare le leggi della fisica su tuo corpo?»

Cerca qualcosa da dire, ma è troppo tardi. Mi alzo, la sedia si ribalta e, prima che Sam possa muoversi, me la carico in spalla. «Lasciami andare subito!» grida. La tengo ferma con una mano intorno alla vita mentre lei scalcia a vuoto. Salgo le scale e la lascio cadere sul letto di camera sua. Quando scatta verso la porta mi appoggio con tutto il mio peso. È troppo leggera per spostarmi.

«Mic». Ha il fiato corto. «Non è divertente».

Rido e la spingo indietro. Mi lancia un'occhiata risentita, ma nello sguardo le brilla una scintilla divertita. Ha le braccia immobili lungo i fianchi, la canottiera le copre il costume e scende fino alle ginocchia. «La fisica non è divertente» rispondo.

Quello che succede dopo non è scritto nei libri del liceo, ma le chiarisce le idee sui principi della dinamica.

Quando scendiamo in spiaggia, Chris ci lancia un'occhiata scura. Sam lo supera, si toglie il copricostume ed entra in acqua. Io invece mi siedo accanto a lui. Sono incantato dal corpo di Sam, sprigiona armonia.

Quando mi volto verso di lui anche Chris è impegnato a fissarla. «È bellissima» dice.

«E tu sei un imbecille, come sempre».

Distoglie a fatica gli occhi da lei per guardarmi. «Non ho fatto niente di male. Aveva bisogno di una distrazione».

«Dalle un'altra distrazione di quel tipo e non arrivi in classe a settembre».

Mi alzo e raggiungo la riva.

La temperatura si è abbassata, si sente che l'autunno si avvicina. Sam ha iniziato un percorso dallo psicologo, come avevano consigliato gli assistenti sociali. È lo stesso che mi segue dalla morte di mia sorella. La accompagno là tutte le settimane. Esce dalla seduta arrabbiata, silenziosa, e si rifiuta di dirmi di cosa hanno parlato.

A metà agosto, quando tutti i miei compagni si erano già iscritti alle varie facoltà, Sam è entrata nella serra come un uragano. Io riparavo il dondolo.

«Cosa farai adesso che hai finito il liceo?» ha domandato. Era di ritorno da una delle tante sedute dallo psicologo che la mettono di cattivo umore.

Ho sollevato le spalle senza rispondere e mi sono spostato a sistemare i vasi.

«Cercherai lavoro? Non c'è una facoltà che ti piace?»

«Ci sto ancora riflettendo».

«Ti devi iscrivere. Ho sentito la mia compagna Frida, lei, sai, ha un debole per te».

Mi ha fatto sorridere e poi l'ho guardata storto sperando che cambiasse argomento. Invece lei è rimasta seria. «Mi ha chiesto cosa farai. Dice che gli altri ragazzi si sono iscritti, alcuni faranno ingegneria, altri economia, alcuni...»

«Ho capito, Sam. Mi dici cosa vuoi?»

Ho usato un tono troppo duro per mascherare il tremore che mi riempiva la voce. Lei ha stretto le labbra e per la prima volta mi sono chiesto se non abbia sottovalutato la sua intelligenza. Se non sarebbe stato meglio essere sincero da subito.

«Smettila di sistemare i fiori» mi ha gridato allora. «Moriranno comunque». E mi ha lasciato lì.

A parte le parentesi di questo tipo, sono istantanee felici, tutte quelle che vivo con lei nei giorni, lunghi ma veloci, dell'estate. Lei le chiama così. Mi inquadra nei momenti più strani, fa toccare pollice contro pollice e indice contro indice delle due mani, le inclina di lato e finge di scattare una foto. «Queste sono le nostre istantanee felici, ne ho tantissime».

«Mi conosci da quattro mesi» obbietto allora con un sorriso.

«Sono tantissime» ripete lei. «Sono tutte le istantanee felici della mia vita. Non le lascerò sbiadire mai».

«Neanche se diventassi un mostro e ti facessi piangere tutti i giorni?»

«Non saresti tu».

«E se mi innamorassi di un'altra?»

Resta in silenzio a pesare le mie parole.

«Sarebbe piccola, con occhi così neri da perdersi. Alta come te». Mi avvicino e le stampo un bacio sulla fronte. «Un misto di eleganza, armonia e sensualità».

Mi allontana senza convinzione e dice: «Allora non sarebbe come me».

«Non sei proprio capace di vederti come ti vedo io, vero?» Me la tiro sulle gambe senza sforzo. «Adesso mi fermo, altrimenti finiamo di nuovo di sopra e tra poco è pronta la cena».

Ci sono milioni di momenti così, sereni, perfetti, come quando si è innamorati. C'è un filtro davanti allo sguardo che rende ogni cosa giusta. E quasi mi dimentico del resto. Ma c'è un pezzo del mio cuore che continua a mandare segnali, che crepa quella perfezione. Fingo di non vederlo e quasi ci riesco. Ogni cosa è luminosa, felice, siamo due ragazzi innamorati.

Il tempo ci corre davanti e le labbra di Sam sanno di sale, sole e vita.

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