40 - Il cuore nero di Mic
Due anni prima
«È parecchio che non vieni a combattere, ragazzo».
Se socchiudo gli occhi vedo il bancone del locale e l'uomo tarchiato dai capelli di un improbabile arancio scolorito che mi ha passato la prima dose di prova. Lo sforzo è enorme. «Non ti vedo da un mese. E la ragazzina che ti portavi sempre appresso, dov'è?»
Vicino a lui c'è una figura che mi sembra di conoscere e quella frase mi genera uno strano disagio attutito dalla nebbia che mi ha riempito il cervello. È fantastico sentirsi vuoto, lontano da malattie congenite, sorelle morte e sensi di colpa.
«Ho avuto da fare» borbotta il tizio con la voce roca, si gira verso di me, e non aggiunge altro.
Per un momento meraviglioso non esisto più, sono fuso con l'ambiente intorno, non c'è dolore, non c'è ricordo. È una nuova prigione che potrebbe piacermi.
Due braccia mi sollevano di peso e mi tengono in piedi col sostegno del muro, non riesco a capire chi sia, ma non voglio essere spostato e non voglio parlare con nessuno. Devono solo lasciarmi in pace. «La vedi?» dico.
Il ragazzo di fronte a me resta immobile, sento il suo respiro agitato sul collo. «Mic, che cazzo fai qui? Da quanto...» Ti fai. Vuole chiedermi da quanto mi sballo e non ce la fa. Da solo un paio di settimane, ci ho messo troppo ad arrivare a questo punto, troppo dolore, troppo vuoto. Sarei dovuto venire subito dopo il funerale.
Dalla tomba di Lucia, dove Chris mi ha colpito e mi ha detto che gli ho tolto tutto quello che nella sua fottuta vita aveva mai avuto, da lì dovevo venire subito al Black Bridge o cercare un altro modo più veloce per distruggermi.
Sollevo un braccio davanti a lui ed è costretto a spostare di scatto la testa indietro per non essere colpito. Affila gli occhi verdi e lo stomaco mi si contrae, ancora mi sembra di non conoscerlo. La roba che mi ha dato l'inglese è il rimedio a ogni problema. «La vedi? Qui, sul braccio» insisto.
«Riesci a camminare?» Il ragazzo ha la voce bassa, vibra di preoccupazione e rabbia.
«Non importa. Lasciami qui. Se hai sul braccio la data di scadenza, non c'è posto sicuro. Chiedilo a mia sorella, lei l'ha imparato per prima».
Chiudo gli occhi e ritorno nel piacevole nulla da cui lo sconosciuto mi ha strappato. Mentre mi chiedo come mai gli altri non si facciano i fatti loro, il tizio mi afferra la faccia e stringe finché non torno alla realtà. «Adesso vieni fuori con me».
Dal tono non capisco se voglia salvarmi da me stesso o riempirmi di botte. Farebbe poca differenza a questo punto. Un passo dopo l'altro, sono costretto dall'abbraccio nervoso del ragazzo al mio fianco a raggiungere l'uscita. L'aria fredda della notte rispetto al caldo soffocante dell'interno mi restituisce lucidità. Riconosco lo sconosciuto. È l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento. Lo spingo via e lui mi lancia un'occhiata stanca. Stringo gli occhi e crollo seduto sul marciapiede, lui resta in piedi appoggiato a una moto. I minuti passano e quando finalmente riesco a reggermi in piedi mi avvio verso il locale. «Mi devi lasciare in pace. Non siamo niente uno per l'altro. Non senza Lucia. Non ti intromettere mai più negli affari miei».
«Sono questi i tuoi affari? Il Nod? Pensi che possa salvarti dai morsi che senti nell'anima? Non lo farà, fidati. Ne ho visti tanti come te».
Mi giro di nuovo verso Chris e lo metto a fuoco. «Cos'hai fatto in faccia?»
Lui sfiora il livido che gli scende dalla tempia. «Niente».
L'ha picchiato di nuovo. Chris, che sul ring abbatte ragazzi ben più grandi di lui, si lascia fare a pezzi quasi tutti i giorni da suo padre. Non l'ha mai denunciato, non ammette che sia stato lui, ma Lucia lo sapeva. Un sentimento fraterno tenta di risalire, ma lo premo giù con cattiveria. «Decido io come morire e il Nod non mi sembra il peggiore dei miei mali».
«Lei ti vorrebbe così?» Sento nella voce che si spezza quanto sia ancora impreparato a tirare in ballo mia sorella.
«Lei non c'è più». Lo lascio annientato nel parcheggio del locale e rientro.
Vado da Geordie e non c'è neanche bisogno che gli dica niente. Mi allunga una pastiglia e prende i soldi. Le prime dosi costano poco, quasi niente, così ci fai meglio l'abitudine. Non sono abbastanza lucido perché l'idea mi faccia vomitare, ma sono abbastanza fatto da correre in bagno a rimettere la cena. Di quello che succede dopo non ricordo niente. Prendo la seconda pastiglia seduto sul gabinetto, tra preservativi usati e puzza di piscio, poi c'è solo il buio. Una coperta sicura e uno scivolo in grado di accelerare l'inevitabile.
Mi sveglio a giorno inoltrato, nel mio letto. Resto fermo immobile, con una fame terribile e la testa che scoppia. Anche solo voltarmi mi provoca la nausea. Mi concentro per riempire il vuoto temporale che va dal bagno del locale a casa mia. Sono in mutande. Qualcuno mi ha tolto i vestiti, che sono ammucchiati in terra. Sul comodino ci sono un bicchiere d'acqua e un'aspirina.
Quando riesco a reggermi in piedi butto i vestiti in lavatrice e per il resto della giornata mi tengo alla larga dai miei genitori, soprattutto da mio padre. Capirebbe subito che ho preso qualcosa.
Mi tornano in mente le mani di Chris che mi scuotono per svegliarmi. Dai, dai, aiutami. La sua voce arrabbiata va e viene nel ricordo, insieme al suo braccio dietro la schiena. Lo stesso su cui ha tatuato il pezzo peggiore della canzone di Lucia. Un auto, la strada, il buio, lo stomaco impazzito che non smette di contrarsi anche quando non ho più niente da rimettere. E le gambe che si piegano all'inizio delle scale. Chris che mi fa segno di fare silenzio per non svegliare mio padre. Lui che mi prende a schiaffi per tenermi sveglio e geme di frustrazione perché non riesce a portarmi su.
Non voglio ricordare nient'altro. Mi basta questo. Conosco i miei limiti. Imparerò a dosare il Nod in modo che mi crei uno stato di assenza, ma che non mi faccia stare più così male.
È un gioco da ragazzi.
I mesi seguenti sono fatti di confusione, ricordi frammentati, parole di ghiaccio a Chris che cerca di tenermi lontano dal Black Bridge. Proprio lui che mi ha gridato in faccia che gli ho portato via la vita. Che è stata solo colpa mia, che lui l'avrebbe salvata, che lui... e gli si spezza la voce al cimitero, grida e sbatte i pugni contro i cipressi indifferenti come se colpisse me.
Tutto si sfalda, tutto va in pezzi e l'unico appiglio sicuro è il Nod, quello riesco sempre a procurarmelo, fino all'ultima sera. La sera in cui supero il limite e quasi ottengo quello che desidero. Sono stanco di aspettarla, voglio che la morte arrivi e lo faccia in fretta.
Quella volta il mio corpo arriva alla soglia di sopportazione. Litigo con qualcuno che ricordo come un'ombra sciolta, al Black Bridge, per un motivo futile, forse solo perché sono sempre strafatto. Nasce una rissa. Colpisco e vengo colpito, ma non sento niente. Il tizio con cui ho discusso tira fuori un coltello, la lama brilla tra le luci stroboscopiche. I graffiti fluorescenti mi abbagliano. Ricordo Chris sul ring, poi sempre lui che mi spinge via dalla calca. Capita spesso che mi trascini fuori quasi di peso e quella volta non si accorge della differenza. Vede il sangue solo quando siamo all'esterno. Nella luce gialla dei lampioni è una semplice macchia scura.
Guarda la sua maglietta, la solleva, non ha ferite. Alza gli occhi verso di me e socchiude le labbra per dire qualcosa. Non sento le sue parole. Collasso in mezzo alla strada nella pozza di sangue che mi esce dal taglio sottile che dall'ombelico arriva fino al fianco.
***
Sam non distoglie lo sguardo dai miei occhi, anche se piange. Mi concentro sulla strada che scorre sotto di noi. «Meglio se te la racconto in un altro momento, il resto della mia pessima storia. Cosa dici?» Cerco di tenere la voce salda, ma pensare a quel periodo mi distrugge e mi sembra impossibile sentire ancora il sottile richiamo della droga, un ho desiderio che rimarrà per sempre incastrato in una qualche zona del mio cervello, come un virus impossibile da sconfiggere. Non darò più ascolto a quel virus, non adesso che ho conosciuto Sam.
«Cos'è successo dopo?»
«Christian mi ha salvato la vita. Ha chiamato mio padre mentre premeva la sua maglia sulla ferita e per fortuna lui era di pattuglia in zona. Mi ha portato da un medico chirurgo che era di turno in pronto soccorso. Nel frattempo il mio cuore era andato sotto sforzo e ho avuto un arresto».
Sam stringe le labbra con gli occhi spalancati. «Per quello fai tutti i controlli in ospedale?»
«Sì. A mia madre hanno detto solo del problema cardiaco, non dell'accoltellamento e neanche del Nod. È una donna intelligente e immagino abbia intuito comunque, soprattutto nel periodo di aspettativa che mio padre ha preso dal lavoro per tenermi sotto controllo. Lui e Chris mi hanno vigilato giorno e notte, finché non ne sono uscito del tutto. O almeno, finché non sono stato capace di controllare il desiderio di farmi. Nel frattempo ho perso un anno di scuola».
«La dipendenza è difficile da tenere sotto controllo». Sam si asciuga gli occhi e parla come se avesse avuto esperienza diretta con la droga. «Mia madre faceva uso del Nod. Era una donna davvero speciale, ma lui l'ha distrutta. Frog ha sperimentato su di lei le varie miscele, ne è diventata dipendente, finché il Nod non l'ha fatta fuori».
«Non ti salvi da solo da quella roba».
Sam scuote la testa. «Neanche una bambina di dieci anni è in grado di aiutarti, ti accompagna solo nel bosco dove sa che ti farai un'altra dose, ma non riesce a impedirlo. Nasconde i soldi, nasconde la roba, ma alla fine non è mai abbastanza forte per fermarti. Parcheggia qui».
Mi fa fermare in uno spiazzo a strapiombo sul mare, mi chiedo dove mi stia portando, ma non ha importanza. Quello che conta è solo lei che mi cammina davanti nel sole del pomeriggio.
🦋 🖤Spazio Fede 🖤 🦋
Buona domenica a tutti. Adesso conoscete qualcosa in più su Mic. Spero che non vi abbia distratto dalla destinazione... Dove staranno andando? Come farà Sam a portarlo al freddo quando è luglio pieno e a fargli scordare che giorno è?
Vi aspetto al prossimo capitolo.
Sono ben accetti consigli, giudizi, proteste, complimenti e pubblicità ovunque. Ma basta anche una lettura. Fatemi sapere se siamo sulla strada giusta o vi piacerebbe sapere di più su altri personaggi che sto trascurando.
Buon pomeriggio!
Fede
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