38 - Possiamo vincere

Lasciami un centimetro di cuore, fallo per l'eternità.

Carillon - Mr. Rain

Apro gli occhi con l'immagine del fuoco impressa nelle retine. Potevamo essere in quel letto, sia io che la bambina. Poteva esserci Chris e la sua sorellina sarebbe rimasta senza una famiglia. Non saremo sempre così fortunati. L'orrore dello scampato pericolo mi colpisce prima ancora di rendermi conto di dove mi trovo. Un braccio di Mic è abbandonato lungo il mio fianco scoperto, la mano accarezza piano il tatuaggio a forma di farfalla. Da quel lato ho i brividi che mi arrivano al collo. L'altro braccio mi passa sotto la testa. Non mi do il tempo per realizzare quanto quella situazione e quel momento siano perfetti. Mi alzo di scatto e Mic si lamenta nel sonno.

«Resta con me» dice.

«Dovresti essere già vestito».

«Non ci vado» protesta senza neanche svegliarsi.

Gli butto un paio di pantaloni abbastanza eleganti e una camicia pulita sul letto. È del colore dei suoi occhi. «Alzati o giuro che ti butto giù io».

Socchiude gli occhi ancora assonnato e mi guarda con scherno. «Fammi vedere». È sicuro della sua forza e di essere molto più piazzato di me, ma non conosce le ragazze del fiume.

Salgo in piedi sul letto e mi siedo su di lui. «Non hai una sveglia in camera?»

«Non amo gli orologi. Non ne ho bisogno. Mi sveglio sempre alla stessa ora alla mattina, quando vado a correre, anche senza sveglia».

Sul comodino ci sono un libro, un bicchiere e una clessidra con la sabbia nera. Allungo la mano e la giro. La sabbia scivola veloce verso il basso e Michele la guarda con un'ombra sul viso. Con un colpo secco la stende. La sabbia si blocca, metà da un lato e metà dall'altro, poi rotola a terra. Lui chiude gli occhi e lo sento contrarre i muscoli come se avesse ricevuto un pugno. Farei qualsiasi cosa per tirarlo fuori da dove si nasconde in questi momenti.

Sfioro con un dito il suo collo e lo sento trattenere il fiato. «E stamattina? Cos'è successo alla tua sveglia biologica stamattina?»

Le sue pupille si stringono. Ci mette un attimo per mettermi a fuoco, come se venisse da un luogo buio. «Non mi sono addormentato. Avevo da fare». Mi afferra dalla schiena e mi ribalta sul letto. «Dovevo guardarti dormire e accarezzarti ovunque».

Tutto di lui mi incatena, gli occhi attenti, profondi, concentrati su di me, la voce roca.

Mi divincolo senza esito, mi ha distratta e mi ha immobilizzato le mani. Gli lancio un'occhiata velenosa e lui scoppia a ridere. Come una scheggia che rimane sotto pelle e punge se la sfiori, mi torna in mente la sua bocca premuta su quella di Elena e mi assale un senso di costrizione. Di colpo non sopporto più le sue mani sui polsi.

Sollevo di scatto un ginocchio e lo colpisco tra le gambe. Lui mi lascia subito trattenendo una smorfia di dolore e scende dal letto inciampando nel lenzuolo. «Ma sei pazza?»

«Hai visto? Sono riuscita a farti scendere. Fatti una doccia, Mic. Se vai con quei capelli da sconvolto non ti fanno entrare».

Lo lascio in camera e spero che si prepari, poi vado in punta di piedi a prendere i vestiti in camera di Lucia. Chris dorme in mutande, è costretto a tenere la finestra e le imposte chiuse per paura di un'altra aggressione e l'ambiente è bollente. Aria è stesa sul suo petto e lui la circonda con un braccio per evitarle di cadere. Mi fermo a guardarli. Nel sonno Chris abbandona ogni difesa e il suo volto mostra quella che immagino sia la sua identità più profonda. Ha l'aspetto di una creatura indistruttibile e meravigliosa. L'acqua del fiume non gli ha sottratto la capacità di brillare di una luce cupa e affascinante. Si muove e porta un braccio sugli occhi, mi giro in fretta verso l'armadio.

Apro le ante e afferro la prima cosa che vedo, un maglia color avorio e dei jeans chiari. Alle spalle sento un movimento e la voce di Chris mi arriva, sottile e tagliente. «Cosa guardavi?»

Sento le guance avvampare e rispondo senza voltarmi. «Devo prendere i vestiti. Accompagno Mic a scuola per l'orale». Penso di aver parlato con scioltezza e finalmente mi volto.

Lui ride, ancora con il braccio sul viso. Un filo di barba gli disegna la mandibola, nei suoi tratti induriti si intravede l'uomo seducente che diventerà.

«Non credergli» dice. Abbassa il braccio sui capelli biondi e ricci di Aria, ma tiene gli occhi ancora chiusi. Bisbiglia per non svegliarla.

Mi avvicino al letto e mi chino accanto a lui con i vestiti stretti tra le mani. Me ne sono già accorta in altre occasioni, come ieri sera, quando mi ha parlato nel bosco. Se Chris usa un certo tono, ogni mia fibra reagisce e si mette in ascolto. Lui conosce il suo magnetismo e lo sfrutta come un'arma. «Ti dirà che non è attratto da te, ma come vedi non riesce a starti lontano. Dirà che in questo momento non hai bisogno di innamorarti, ma lui lo è già».

«Sei sveglio?»

Lui socchiude gli occhi in un lampo verde che mi lascia senza respiro. «Tu non credergli quando cercherà di rovinare tutto».

Mic ha già rovinato tutto. «Ha baciato Elena, ieri sera» gli dico, e mi alzo per andarmene.

Chris fa uno dei suoi sogghigni fastidiosi e mi costringe a starlo a sentire per avere la soddisfazione di dirgli che ha torto. «Non sai niente, Sam. Fidati di me».

«Perché dovrei fidarmi di te

Sul suo viso da angelo tormentato compare l'incertezza e il ricordo del vicolo buio, degli uomini di Frog, del casino in cui siamo entrambi impantanati. Sospira e mi guarda con tristezza. «Ti ricordi la canzone che Mic ha cantato con te, alla notte dei fuochi?»

«Era solo una canzone» taglio corto mentre esco. Cerco di allontanare la meraviglia delle dita di Mic che sfiorano le corde come se fossero parte di lui. Una canzone che nelle sue mani diventa poesia e mi entra dentro. «Non significa niente».

«Era la canzone preferita di Lucia. La suonava solo con lei». Chris mi gira le spalle e penso che si sia rimesso a dormire, ma quando esco la sua voce mi arriva roca e spezzata. Mi blocco a stringere la porta con le dita che tremano. «E la chitarra non la toccava da due anni».

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