31a - Salto nel Vuoto
Non ho ricordi chiari delle ultime settimane, solo l'impressione di aver guardato crescere dentro di me un freddo nucleo che si ciba di terrore, paura, assenza, vuoto e abbandono. Avevo persone intorno, ma ero sola. Contro quel gelo si muoveva un calore pulsante, che bruciava ogni cosa per raggiungermi e non riusciva a scaldarmi. Lui, sempre lui, l'unico che avrei tollerato accanto perché ha dentro qualcosa che mi somiglia. Ne sono sicura.
Le sue mani mi portano fuori da me stessa per il tempo di un brivido e tutto torna buio. Le sue labbra, socchiuse a cogliere un segno, un invito. Sempre a un passo da me. A volte sono i suoi capelli a nascondere gli occhi celesti, vigili, attenti, o la sua schiena che mi circonda in un abbraccio, ma solo quando il nucleo non riesce a ghiacciare tutto.
Il tempo ha perso il suo significato. So solo che è molto caldo, ma che continuo a indossare maglie a maniche lunghe per nascondere agli altri chi sono davvero. Mi getterebbero via. Sono uno scarto, un oggetto usato male e rotto. Il mio nucleo è nero, il colore che succhia via tutti gli altri, li ingoia, li annulla. Ho trascinato anche lui dentro alla mia oscurità. Con il passare dei giorni il suo sorriso si è spento, i suoi occhi sono distanti e spesso stringe i pugni cercando di fermare qualcosa che non arrivo a vedere.
Non posso fargli questo. Mic ha dentro una bestia che non riesce a controllare e in questo periodo sta prendendo possesso anche dei suoi comportamenti. È silenzioso, immobile, perso, poi diventa nervoso, si allontana e mi nasconde la rabbia. Il nucleo freddo dentro di me ride perché sa che ha il potere di vincere anche lui, lo sento cedere giorno dopo giorno. Forse sono distrutta, rotta, triste, spaventata, ma non sono un mostro e Mic ha sempre brillato ai miei occhi. Non lascerò che si tinga con il mio inchiostro.
«Scendiamo in spiaggia?»
«Non oggi». Continua a riempire di terra un vaso e non ha niente da metterci dentro, lo fa con gesti arrabbiati e i muscoli delle braccia contratti.
«Io ci vado». Mi alzo ed esco dalla serra perché so che verrà con me.
***
Sono seduta tra le sue gambe sulla spiaggia, presente a me stessa come non sono mai stata. Il petto di Mic contro la mia schiena è rigido, controllato, trattenuto e il suo cuore batte forte contro il mio. Respira appoggiato ai miei capelli. La sabbia gratta ruvida sotto le mani e le sue braccia mi circondano. Non le toglie, non le sposta neanche, quando i suoi compagni di classe scendono alla spiaggia. Ci guardano e sento mormorii confusi che subito svaniscono. Solo uno sguardo si ferma più a lungo, ustiona, e ferisce più lei che noi. So a chi appartiene.
Mi sciolgo dall'abbraccio di Michele e mi sfugge un sospiro di rammarico. Incrocio i suoi occhi mentre il gruppetto si allontana. «È un sole, lei brilla e ti può dare quello che ti serve. Non devi trattarla così».
Lui alza gli occhi su Elena che ancora ci guarda. Fa un saluto, lei non ricambia, prende un ragazzo che ha accanto per un braccio e lo bacia. Lui ricambia incantato. Mic fa un sorriso amaro. «Andiamo da un'altra parte» dice.
Camminiamo lungo la scogliera; la spiaggia si trasforma in roccia e sale verso l'alto. Un passo dopo l'altro, senza meta apparente.
«Quello che c'è tra me ed Elena non sono affari tuoi». È la prima volta che si rivolge in maniera così brusca verso di me.
«Non voglio intromettermi. È proprio quello che dicevo. Sto bene, Mic. È passato. Sono di nuovo al sicuro. Torna da lei. La stai trattando male e so perché l'hai fatto, ma adesso io sto bene».
Saliamo in cima alla scogliera, su un punto a picco sul mare. La vista dell'orizzonte abbaglia e intorno abbiamo solo il cielo terso. Guardo verso il basso, la superficie blu che scintilla nel sole impietoso di mezzogiorno e sento un capogiro. Mic mi afferra brusco per un gomito. «Vuoi fare attenzione?»
Ha la pelle sudata e pallida, la mano che mi stringe trema. Non capisco cosa succede, e il mio corpo come sempre risponde d'istinto al contatto. Mi libero dalla sua stretta.
«Non sto insieme a te per guarirti o perché stavi male. E non ho bisogno di Elena». Ha la mascella contratta come l'addome, il respiro rotto e fissa il mare.
Scende il silenzio finché una risata di scherno non lo rompe e aumenta la tensione tra di noi. «Sei il solito stronzo».
Mic si gira a guardare Chris, fermo alle nostre spalle, che ha messo su la faccia da pugni. Non capisco come ne sia capace, ma diventa odioso quando solleva le sopracciglia in quel modo. Il taglio allungato degli occhi verdi assume un'espressione selvatica, feroce. Io vedo una bestia ferita, ma per Mic non è lo stesso. Lui risponde all'attacco con l'attacco perché sanguinano entrambi dallo stesso taglio. «Chi ti ha fatto avvicinare?»
«Gli uomini di tuo padre. Sono intorno a tutta la spiaggia. Non mi considerano pericoloso, loro». Si sposta i capelli dal viso, ha la perfezione di un angelo dell'inferno. «Tu sì, Zanardi?»
«Cosa vuoi?»
Sono entrambi freddi, misurati, ma pronti ad attaccare, e di colpo mi sento in mezzo a una guerra a cui non appartengo e della quale non so niente. Chris ci supera e si affaccia dallo scoglio. Un tutore ha sostituito il gesso, a reggere il braccio fratturato. Nel suo modo di fare non c'è più nulla della dolcezza che aveva quando mi ha restituito il libro. È furioso, ma non ce l'ha con me questa volta.
«Buttati».
Fissa Michele con un chiaro messaggio e lui tiene a bada la bestia che vedo agitarsi, sempre più inquieta, in fondo ai suoi occhi. «Vaffanculo, Chris».
«Fallo. Dovevi esserci tu, lo sai. Dovevi esserci tu al posto suo». Le lancia come piccoli dardi avvelenati, le frasi, e si avvicina troppo. Sono insieme, sul ciglio.
Mic respira rapido e mi allungo a tirare indietro Chris. Si lascia spostare a fatica e mi lancia un'occhiata carica di dolore. «Lucia saltava da qui e lui era costretto ad andarle dietro, anche se aveva paura». Si avvicina a Mic, lo spinge. «Più lui si arrabbiava, più lei rideva». Solleva le labbra sui denti in un ghigno di derisione.
«Chris, io non so cosa stia succedendo, ma non credo la possiate risolvere così». Cerco di tenerlo indietro e lui mi fissa per un istante.
La rabbia gli brucia nello sguardo e distrugge qualsiasi ragione. «Chiedigli chi c'era, sulla spiaggia con Lucia, quel giorno».
Sento il nucleo gelido che cerco di tenere sotto controllo che preme per emergere, per allontanarmi dal dolore. «Chris, gli fai del male così».
«Tu non sai niente» mormora. Scuote la testa e mi gira intorno. Spinge Mic da una spalla, lui lo lascia fare, le braccia immobili lungo i fianchi e un buio che mi spaventa in fondo agli occhi. «Le hai raccontato qualcosa di te, bravo ragazzo? Le hai detto come ci siamo conosciuti, noi due?»
«Stai zitto, Chris». Mic stringe i pugni per non colpirlo e lo sforzo è enorme.
«Buttati, Mic». Di nuovo quel mezzo sorriso tagliente. «Come faceva lei».
«Smettila» soffia fuori lui.
«Era tutto quello che avevo. L'unica cosa pulita della mia maledetta vita».
Mi sento morire dentro e, mentre dico a me stessa di non guardare Chris in faccia in questo momento, è già troppo tardi. La rabbia ha lasciato il posto a un vuoto che mi strappa un gemito. A quanto pare non era così casuale il percorso che ha fatto Mic dalla spiaggia. Mi ha portata in un luogo che gli ricorda lei. Il suo viso nel buio, quando gli ho consegnato il portachiavi, mi riempie la memoria. Chiusa in me stessa, in questi giorni non ho visto il suo dolore crescere e inondare il nostro tempo alla serra. L'ha tuffato nel mio e ha cercato di nasconderlo.
Michele mi accarezza un braccio e io trattengo il respiro. Si allontana dal bordo e fissa in avanti. Chris capisce cosa sta facendo prima di me e la sua espressione muta di colpo. Paura, ansia, terrore. «No, Mic. Non dicevo sul serio».
Lo guardo, ma lui non vede più nessuno di noi due. L'espressione è tesa e concentrata. Gli afferro un braccio. «Ha ragione lui. Non farlo, è pericoloso».
«Il cuore, Mic...» dice Chris. Si blocca come se non riuscisse a proseguire.
Lui si libera con dolcezza e facilità dalla mia stretta e guarda il suo amico. «Vaffanculo, Chris».
Prende la rincorsa e salta senza darci il tempo di reagire. Fisso il punto dove è scomparso con il cuore in gola, incapace di reagire. Subito dopo vedo Chris sganciare il tutore dalla spalla e gettarsi dallo scoglio.
Mi affaccio con gli occhi sgranati.
Sotto di me, molto in basso, Chris riemerge e si guarda intorno, poi alza il viso verso di me. Socchiudo gli occhi nel sole abbagliante, ma non vedo Mic, allora afferro il tutore da terra e scendo scivolando tra gli scogli lungo il sentiero che conduce alla spiaggia di sotto.
🦋 🖤Spazio Fede 🖤 🦋
Ci sono tante cose nel passato di Mic e Chris. Sono cresciuti in modo diverso e avevano un'unica persona a tenerli in qualche modo uniti. Lucia. Ora che lei non c'è più si salvano e si condannano a vicenda. Mic ha sempre detto che Chris è la sua maledizione. Sarà così?
È un capitolo complicato, che apre la strada a confessioni e ricordi.
Fatemi sapere le vostre impressioni e correzioni.
E, se vi piace, accendete le stelle!
Fede
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