27 Cattedrali di Cristallo - Michele
I am the sand in the bottom half of the hourglass
I'll try to picture me without you but I can't
Immortals - Fall Out Boy
Un colpo contro il vetro della finestra e spalanco gli occhi. Ho fatto un sogno strano, che non riesco a ricordare. Sono in boxer, non so quando mi sono tolto la maglia e nella stanza c'è un caldo soffocante, che prende alla gola. Allungo la mano verso il comodino senza guardare. Il cellulare cade a terra e la clessidra ci rotola sopra. La tengo lì da quando so che il mio tempo finirà presto.
Questa notte Sam è venuta nel mio letto, ricordo il suo calore e una carezza, è entrata nei miei quotidiani incubi portando un luce dolorosa. Allungo una mano cercando il suo corpo e lei non c'è. Un istante prima di essere lucido l'ho sentita come se fosse ancora qui. Il suo respiro contro la schiena, le gambe intrecciate alle mie. Sapevo che sarebbe andata via, ma pensavo mi svegliasse prima di sparire.
Forse è il sogno, o l'assenza di Sam, a lasciarmi un pesante senso di disagio. Spalanco la finestra e l'aria gela il sudore sulla mia pelle. A terra c'è un passero con un'ala rotta. Dev'essere stato il suo schianto contro il vetro a svegliarmi. Mi chino e lo prendo tra le mani. Apre e chiude il becco senza sosta. Guardo quel movimento e mi sento soffocare. La morte che si avvicina mi fa tantissima paura, anche quando la riconosco in una creatura così piccola. Prendo una vecchia scatola da scarpe dove tengo cartoline e biglietti d'auguri di quando ero bambino, la ribalto sul letto, ci butto dentro della carta stropicciata e qualche fazzoletto. Appoggio il passero sulla base e lui incassa la testa tra le piume. Mi fa pensare alla prima volta che ho visto Sam, rannicchiata in un angolo, col viso nascosto in una felpa troppo grande. Raccolgo il cellulare da terra: devo sapere solo che è arrivata e non la cercherò più. Ha ragione mio padre a dire che è pericoloso per tutti se lei rimane con noi, ma io non riesco starmene qui a fissare un passero che muore mentre penso a lei. Potrei impazzire.
Entro nelle impostazioni e localizzo il telefono di Sam. La mappa mostra un dedalo di piccole strade tra i palazzi nella zona della stazione. Il triangolo che indica la sua posizione è fermo all'angolo tra due edifici. Infilo una felpa e il primo paio di pantaloni che trovo. Dovevano partire alle cinque, è passata un'ora e, anche camminando per il primo tratto, dovrebbe essere molto più lontana di così, oltre confine. Invece è ferma a dieci minuti a piedi da casa e io faccio fatica a connettere il cervello mentre corro giù per le scale e afferro le chiavi della moto.
«Dove vai?» La voce di Vanessa mi arriva dalla porta della stanza dei miei genitori, al piano di sopra. Zanna non è ancora rientrato dal giro di depistaggio con la ragazza mora che non assomiglia neanche un po' a Sam. Impossibile trovare una come lei.
«Non me lo chiedere» rispondo e mi sbatto alle spalle la porta di casa.
Cerco di chiamare Chris, ma il cellulare è staccato. L'ansia diventa paura. Costeggio i campi sulla moto a una velocità folle. Per strada incontro solo una macchina nera che svolta verso la chiusa del fiume e dopo pochi secondi entro nei vicoli scuri della stazione, la zona che chiamiamo labirinto. Scendo dalla moto. Secondo il GPS il cellulare di Sam dovrebbe essere qui e mi guardo intorno confuso: in tutta la via c'è solo un grande bidone dell'immondizia con l'apertura divelta da una piccola esplosione: forse un petardo dello scorso capodanno. Il cellulare è lì, lo sento suonare quando avvio la chiamata. Mi affaccio all'interno, mi allungo e riesco a raggiungerlo con la punta delle dita. Lo infilo in tasca chiedendomi se l'abbia gettato lei di proposito o se gliel'abbia sottratto qualcuno. Il nodo che ho allo stomaco da quando mi sono svegliato diventa un sasso. Provo a chiamare Zanna, ma una voce elettronica mi comunica che l'utente non è raggiungibile.
«Sam!» chiamo senza esito.
Svolto nel piccolo spazio tra due palazzi, in fondo si vede il mare e la luce del sole sempre più alta. Uno scorcio meraviglioso che attrae subito il mio sguardo ma non mi dà il sollievo che dovrebbe. Abbasso gli occhi e il mio cuore salta un battito. A pochi passi da me c'è un corpo immobile su un fianco. Mi avvicino con le gambe che tremano e la bocca secca. Conosco i ricci incrostati di sangue e anche la sua figura. «Chris» soffio piano. Lui non si muove.
Gli appoggio una mano aperta sul fianco e sento un battito lento e costante che mi restituisce la capacità di ragionare. Lo giro piano e lui si lamenta. Ha uno zigomo spaccato da cui esce ancora sangue, respira in un sibilo roco e il braccio è abbandonato accanto al fianco in una posizione innaturale. L'hanno massacrato. L'unico motivo per cui è ancora vivo è che cercavano qualcun altro e forse che mi hanno sentito arrivare.
«Dov'è Sam?» gli chiedo. Cerco di controllare le emozioni che mi sbattono dentro la cassa toracica e ci riesco solo in parte.
Chris socchiude gli occhi e quello che ci vedo dentro mi genera una rabbia incontrollabile. Meravigliosi, irresistibili occhi verdi. Gli occhi di un bugiardo traditore. «Non odiarmi».
Faccio fatica a sentire la sua voce e forse è meglio così. Mi alzo in piedi e gli volto le spalle. «Dov'è lei?» ripeto.
Non risponde. Ha chiuso di nuovo gli occhi. Con tutto il mio cuore vorrei finire di distruggere tutte le ossa che ancora gli restano intere. «Chi ha il tuo cellulare?» gli urlo.
Lui si tocca la tasca confuso, poi ricorda. «Sam».
«È spento».
Chris fa una smorfia e non capisco se sia per il dolore fisico o per altro. Metto a tacere la voce di Lucia che mi dice. Guardalo. Ci ha provato a salvarla. «Ti lascio qui».
Lui sorride triste. «Dovresti farlo» mormora.
«Alzati. Ho chiamato l'ambulanza, ma non può entrare nei vicoli. Dobbiamo raggiungere la piazza».
Lui cerca di mettersi seduto e sbianca. Lo aiuto. Anche il suo profumo mi dà fastidio. Devo perdere tempo con lui, non so dov'è Sam e neppure mio padre. Chris appoggia la testa contro il muro e chiude gli occhi cercando la forza per alzarsi. «L'ho portata dagli uomini di Frog» dice. Era quello che avevo intuito, ma sentirlo dalla sua voce ha tutt'altro peso.
Stringo i pugni e gli fisso lo zigomo sanguinante, poi il braccio rotto. Sono così arrabbiato che vorrei piangere. «Non l'hai consegnata però».
Scuote la testa e fa una smorfia di dolore. «Le ho dato il telefono e le ho detto di chiamare Zanna». Poi dice qualcosa che non capisco. «Non potevo rubare la vostra seconda opportunità».
Lo sollevo con l'aiuto del muro e lui si appoggia al mio fianco. «Andiamo. Sento le sirene». Muove un paio di passi, poi gli cedono le gambe. Lo sostengo prima che cada. Perde di nuovo conoscenza e lo trasporto fino all'ambulanza. Il suo peso, abbandonato tra le mie braccia, sveglia un ricordo che mi affretto a seppellire sotto al mare da cui proviene. Lo appoggio sulla barella con il fiato corto e mi siedo accanto a lui mentre l'ambulanza parte e le sirene rimbalzano di casa in casa.
Chris ha gli occhi chiusi; il respiro veloce e leggero gli solleva il petto. I paramedici gli hanno tagliato la maglia e messo degli elettrodi che misurano l'attività cardiaca. Ha graffi e lividi che prima non avevo notato, affiorano uno dopo l'altro. Non mi resta che contare le sue ferite, come faccio sempre, e cercare il modo per farle sanguinare un po' meno.
«Andrà tutto bene, Chris» dico e spero che riesca a sentirmi.
🦋 🖤Spazio Fede 🖤 🦋
Mic è incapace di odiare Chris e la ragione risiede nel loro passato comune. Cosa succederà?
E Sam? Era sull'auto che ha svoltato verso il fiume... l'avete vista anche voi?
O Zanna ha fatto in tempo a prenderla mentre scappava tra i campi?
Una situazione ideale per stimolare una cardiomiopatia ipertrofica in stato avanzato, non credete?
Se vi è piaciuto accendete stelline...
Buona domenica!
Fede
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