26 - Cattedrali di Cristallo - Christian

Because maybe
You're gonna be the one that saves me
And after all,  You're my wonderwall

Wonderwall - Oasis

«Non andrà così». Lo dico a me o a Sam, poco importa.

Lei però capisce e mi fa segno di no con la testa. «Ci hanno visti».

La tiro indietro con uno strattone troppo forte e lei mi sbatte contro mentre la spingo in fondo al vicolo. Ripercorriamo le strade secondarie da cui siamo venuti. Passi pesanti e voci echeggiano tra i palazzi. Sembrano più di due perché l'eco rimbalza da una finestra all'altra. Non possiamo farcela così. «Non ti fermare. Continua a correre».

Lei non risponde. Le sue gambe sottili si muovono veloci davanti a me e mi chiedo quante volte abbia provato a fuggire dalla sua vita. Mi viene in mente il taglio che ho visto sul suo polso davanti al fuoco. Ha tentato di scappare in tutti i modi e io sono proprio uno stronzo.

Cerco di concentrarmi, di pensare a come tirarci fuori da questo casino, e non trovo una soluzione. Li sento correre lungo la strada che abbiamo appena lasciato, ci sono quasi addosso. Giriamo a destra e ci avviciniamo a un bivio. Prendo il polso di Sam e le metto in mano il mio telefono. Lei si ferma a guardarmi.

«Continua a correre, cazzo». La tiro verso l'angolo di un palazzo e lei mi segue con il fiato corto. «Chiama Zanna senza smettere di correre. Digli che sei quasi ai campi dietro la villa. Vai a destra per quella strada. Adesso».

«E tu dove vai?» butta fuori in un fiato.

Mi fa sorridere la sua preoccupazione per l'idiota che le ha dato della puttana e l'ha messa in questo guaio. «Io scappo, bimba». Le stringo il gomito per incoraggiarla ad andare. «Ci vediamo dopo, Sam. Adesso corri. Pensa solo a correre». La spingo avanti e con sollievo la vedo imboccare di corsa la strada di destra con il telefono premuto su un orecchio.

Io aspetto. Devono vedermi mentre vado nell'altra direzione.

Un uomo massiccio gira l'angolo di fronte a me e mi volto per riprendere la corsa, ma un pugno allo stomaco mi fa piegare in due. Non mi sono accorto che l'altro uomo aveva cambiato strada. Mi hanno bloccato. Crollo a terra sotto i suoi colpi e l'altro imbocca la strada di Sam. Dannazione. «Brutto stronzo. Tu non vuoi divertirti?» gli grido prima che sia troppo lontano. Lui si volta.

Il loro obbiettivo è la ragazza e si vede che non vorrebbe tornare indietro, ma gli regalo il mio miglior sorriso. Funziona sempre. Devo avere una vera faccia da schiaffi. Torna sui suoi passi e mi colpisce forte allo zigomo con la punta di uno stivale. Per qualche secondo perdo il contatto con la realtà. C'è un buio fitto, più profondo del solito. L'asfalto ruvido sotto il viso mi ricorda che sono ancora steso in strada. Le voci sono soffocate, lontane.

«Prendi lei».

Un'ombra appannata mi sorpassa e svanisce nel vicolo senza voltarsi indietro. Spingo sulle braccia per alzarmi e qualcuno mi schiaccia a terra con un piede sulla schiena. Sento l'aria fuggire dai polmoni e non riesco a riprenderla. L'asfalto gratta contro lo zigomo ferito, poi il tizio rimasto mi solleva per la giacca. «Finirai molto male quando ti porteremo dal capo, ragazzino».

Non sono del tutto sicuro che se mi lasciasse andare riuscirei a restare in piedi da solo. La testa sembra piena di sabbia e i palazzi ondeggiano. Anche la mano enorme dell'uomo davanti al mio viso si sposta da una parte all'altra e non riesco a farla fermare, ma mi resta abbastanza forza per sferrargli un calcio tra le gambe che gli fa digrignare i denti. Mi molla. Barcollo sulle gambe instabili. Un dolore pulsante si irradia dalla mano fino alla spalla sinistra. Fa un male del diavolo. Lo scagnozzo di Frog mi riprende con facilità, afferra i capelli e mi tira la testa indietro. «Hai pestato i piedi alla persona sbagliata, pezzo di merda».

L'ho fatto arrabbiare e stavolta mi farà davvero male. Chissà se Mic, tutte le volte che mi ha ripescato alla boxe clandestina ridotto da far schifo, ha mai pensato che sarei morto prima di lui.

Il silenzio del vicolo è spezzato dal rumore di un motore in avvicinamento. L'uomo mi sbatte a terra. Cerco di proteggermi con le mani, ma il braccio sinistro non risponde e da quella parte la testa urta forte sull'asfalto. Il dolore che esplode riempie il cervello di lampi bianchi. Rotolo supino con un senso di panico quando mi rendo conto di non riuscire a mettere a fuoco, penso ad Aria e a non svenire. Qualcosa di pesante mi crolla sullo sterno e tutto si spegne in un attimo.

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