24a - Non lontano dal cuore

Ho l'impressione di essermi appena addormentata quando la pressione di due labbra sulle mie mi fa spalancare gli occhi. Chris è chino su di me e mi guarda con il suo sorriso da squalo. Mi passo le dita sulle labbra.

«Dobbiamo andare. Alzati» dice.

Non mi fa prendere la mia roba, mi stringe la mano e mi strattona fino alle scale ancora in pigiama. La casa è immersa in una penombra blu e calata in un silenzio artificiale. Scivolo, ma Chris mi impedisce di cadere. Il pavimento è bagnato, lo sento sotto i piedi nudi e quando abbasso lo sguardo le gambe mi cedono. Il sangue ricopre il pavimento e gocciola giù dalle scale. Ci cammino in mezzo. «Chris, cosa...»

«Io ti avevo avvertito» risponde secco lui. Mi tira in piedi e scendiamo. «Non sei una farfalla. Non puoi cambiare. Sei solo l'uragano».

«Dov'è Mic?»

«Ti sto portando da loro» risponde lui e il tono della sua voce non riesce a trasmettermi sicurezza né calore. La sua mano scivola nella mia piena di sangue. Tutto intorno ne è contaminato: la ringhiera, i muri e le mie ginocchia nude.

Sono allineati a terra nell'ampia sala al pian terreno. Vanessa ha la maglia ricoperta di sangue e un unico colpo che le ha centrato il cuore. Zanna è stato crivellato da una pistola automatica, lo riconosco solo perché indossa ancora la divisa con cui l'ho visto prima di andare a letto. Mic è ancora vivo.

Cerca di parlare, ma il sangue nella bocca lo soffoca. Crollo in ginocchio al suo fianco e gli afferro la mano ghiacciata. «Chiama aiuto» dico a Chris, che mi guarda senza espressione.

«Non serve, ormai è tardi» risponde piatto.

Mic gira gli occhi su di me. Si stanno spegnendo piano. Tossisce sangue mentre parla. «Sei stata tu» mormora con fatica.

Mi sembra di cadere nel nulla, in un vuoto da cui non potrei uscire neanche se volessi. A dire la verità non mi importa più di nulla, vorrei solo sparire.

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