15 - Una scommessa pericolosa


Il costoso profumo di Elena invade l'abitacolo come un ospite scomodo seduto in mezzo a noi due. Mic guida perso nei suoi pensieri; la pioggia batte sulla carrozzeria e copre il nostro silenzio. L'aria si è fatta gelida. Chiudo gli occhi cercando di scacciare il disagio che mi accompagna e la sua voce mi arriva bassa, come una carezza.

«Il vento di Maestrale. Non capita spesso in questo periodo. Dicono che a volte il freddo improvviso porti brevi nevicate». Indica il finestrino accanto a me.

«In giugno?»

Lui sorride, si allunga verso il sedile posteriore e mi passa il suo maglione. «Stai tremando. Sì, non è mai successo, ma ogni volta che soffia questo vento gelato, gli anziani giù alla taverna raccontano la storia della nevicata sul mare del giugno di non ricordo più quale anno...»

«È tutta un'invenzione».

«Non credo».

«Non succederà mai».

Mic mi guarda di sottecchi e solleva un sopracciglio. «Scommetti?»

Mi volto verso di lui che continua a fissare la strada con il sorriso sulle labbra. Il profilo di Mic è disegnato da un pittore con l'abilità di unire insieme la poesia di due occhi magnetici alla definita forma di un viso che mi lascia stupita ogni volta che lo guardo. Infilo il maglione e il suo odore è un abbraccio caldo. Mi dà alla testa. «Scommetto un bacio» dico, prima di riuscire a trattenermi.

Lui smette di ridere. «Un bacio?»

Annuisco.

«Sam...»

Scoppio a ridere per smorzare il suo sguardo serio. «Non nevicherà mai in giugno, Mic».

***

Sposto i funghi in un angolo del piatto, la carne nell'altro e le verdure al centro. Poi gli cambio posizione. Mic non stacca gli occhi da me. «Stai giocando?» bisbiglia colpendomi il gomito.

«Fatti gli affari tuoi» rispondo senza guardarlo.

«Com'è andata a scuola?» domanda Vanessa, fissa prima suo figlio poi me. Solleviamo le spalle entrambi. «Tutto bene» rispondiamo in sincrono.

«Cosa avete fatto?»

«Niente» rispondiamo entrambi.

Vanessa ride mentre Zanna non ha ancora aperto bocca, si limita a mangiare in silenzio e ad ascoltare noi. Si vede però che pensa ad altro, mi lancia un'occhiata, apre la bocca per dire qualcosa, poi la richiude.

Mic fissa il mio piatto. «Non hai mangiato niente».

«Non hai niente da fare di sabato sera? Non esci con Elena?»

Lui non risponde. Pianta la sua forchetta nel mio piatto, prende un pezzo di carne e me lo mette sotto il naso. Scuoto la testa e gli strappo la forchetta dalla mano. «So mangiare da sola».

Infilo qualche forchettata in bocca perché mi lasci in pace e mi si contrae lo stomaco.

Vanessa si è alzata in piedi, porta via il suo piatto e quello di Zanna. «Stai bene, Sam?»

Mi alzo anch'io e lascio il resto della cena nel piatto. «Ti posso aiutare?»

La raggiungo al lavello e mi metto a pulire le stoviglie.

Lei mi viene vicino. «Allora, hai un'amica?»

Sorrido al pensiero del pomeriggio passato con Frida. La normalità di questa nuova vita ha qualcosa di spiazzante. «Sembra di sì».

«Ti trovi bene qui con noi?»

Alzo gli occhi dal bicchiere che mi trema tra le mani e vorrei esprimere quanto significhi quello che fanno con me, ma non trovo le parole. Continuo a rigirarmi il bicchiere tra le dita e quasi mi cade. Le mani del professore che mi spingono contro al muro sono un lampo inquietante che mi fa stringere i denti. Chiudo gli occhi e cerco di allontanare la sensazione di essere una persona sporca, infiltrata per sbaglio in questa famiglia speciale. Vanessa mi studia preoccupata. Le sorrido. «È impossibile farti capire quanto grande sia quello che fate».

Lascia andare un respiro trattenuto. Si preoccupava di quello che avrei potuto rispondere alla sua domanda. Mi allunga un pacchetto rettangolare. «Questo è il nostro regalo di compleanno. Non è, come ti dirà Mic, per tenerti d'occhio. Non dargli retta. È per contattarci in caso avessi bisogno. Ci sono in rubrica tutti i nostri numeri. Il mio, quello di Zanna e quello di Mic. Puoi aggiungere anche quello della tua nuova amica».

***

Crollo in ginocchio davanti al gabinetto appena in tempo e rimetto tutto quello che ho mangiato a cena. Era l'unico pasto che avevo fatto in tutto il giorno. A colazione mi ero alzata presto e avevo mentito dicendo che avevo già mangiato, a pranzo ho detto a Frida che avevo mangiato un panino con Mic. A cena lui mi guardava ed ero stata costretta a buttare giù qualcosa.

Il rumore del mio senso di colpa che si schianta nella tazza è assordante nel silenzio della notte. Quando i conati si spengono in contrazioni dolorose a vuoto, mi siedo contro alla vasca da bagno e chiudo gli occhi. Le lacrime non riescono a scendere e mi bruciano in gola insieme al residuo acido che non riesco a mandare via neanche con il dentifricio.

Apro l'armadietto accanto allo specchio alla ricerca di qualcosa di tagliente, che sia in grado di raschiarmi via dalla pelle anche l'anima, ma non trovo niente. Afferro le forbicine per le unghie e inizio a grattare sempre più a fondo finché il sangue non inizia a scendere lungo il polso. Mi sollevo e stendo le braccia sulla superficie bianca della vasca. Le gocce rotonde macchiano la ceramica.

Lo scrocco della porta al piano di sotto mi fa sussultare. Mic è rientrato. Mi alzo in piedi, metto le braccia sotto al getto dell'acqua fredda finché i tagli non smettono di sanguinare e faccio sparire le forbici. Mi guardo intorno, nel bagno sembra tutto in ordine. Apro la porta per tornare in silenzio in camera e lui è fermo di fronte a me. I suoi occhi mi scorrono addosso, inizio ad essere stanca che mi analizzi neanche fossi una cavia da laboratorio. 

«Ciao, Sam».

Lo osservo meglio. Ha un livido sotto l'occhio e un taglio sul labbro. «Com'è andata la serata?»

Lui si sfiora il livido. «Poteva andare peggio».

«Chi ti ha colpito?»

«Un amico». Mi guarda e risponde con un sorriso alla mia faccia perplessa. «Il mio migliore amico mentre gli evitavo di cacciarsi nei guai» specifica.

Cerco della crema all'arnica che ho visto nell'armadietto mentre... «Pensavo dormissi» dice lui.

«Dovevo andare in bagno».

Mic lancia uno sguardo al water e prego che non veda la carta igienica macchiata con cui mi sono asciugata le braccia e che non ho ancora scaricato. «Mi piacerebbe che parlassi con me, se a scuola hai dei problemi».

Certo, Mic. Così ne parlerai a tuo padre che allontanerà il professore. E allora Frog ci sarà addosso. Nessuno di noi sarà più al sicuro e io dovrò sparire. Sempre se faccio in tempo perché quando mio padre decide una cosa, la ottiene sempre.

Lui mi sfiora un braccio con la punta delle dita. Trattengo una smorfia mentre la stoffa scivola sui graffi nuovi. «Hai capito?»

Lascio il bagno senza rispondere e mi chiudo in camera. Odio non potergli parlare di quello che mi divora perché sono sicura che lui mi farebbe stare meglio. Come potrebbe mai capire, con la sua vita meravigliosa e una famiglia che lo ama, quello che distrugge me? Mic è perfetto. Non ha dimestichezza con le macchie che invadono il mio cammino, né con la strada dissestata che ho davanti. Chiudo gli occhi e lo ascolto entrare nella sua camera. Mi preparo ad affrontare la mia notte insonne, invece il rumore che viene dalla stanza accanto mi accompagna in un sonno agitato.

🦋 🖤Spazio Fede 🖤 🦋

Cosa ne dite? Nevicherà in giugno? E Mic manterrà la sua promessa?

Come vedete il suo rapporto con Elena? E chi è questo amico da cui Mic ha preso un pugno? Riuscirà Sam a confidarsi con lui o terrà tutto dentro? E Frog? Secondo voi è sulle sue tracce ed è davvero così pericoloso.

Lo scopriremo presto. Grazie del vostro passaggio, se passate lasciatemi una stellina e fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto.

Fede

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