Capitolo 2 ~ A friend and a foe

Tutto pareva freddo e scuro, come le acque del mare e i suoi più profondi abissi. Galleggiavo tranquillamente nello specchio d'acqua, come se qualcosa mi impedisse di andare a fondo.
Ah, quindi è questa la morte?
È più tranquilla di quanto immaginassi.
Appoggiai le mie mani sulla superficie. Questa, come mi aspettavo oppose resistenza. Mi diedi una spinta, permettendomi così di alzarmi.
Non c'era sole, non c'era luna, non c'erano stelle, ma la luce arrivava lo stesso, come fosse eternamente giorno.
Non c'era nulla in quel luogo. Solo una enorme distesa di acqua calma e limpida che rifletteva il cielo. Solo loro colmavano questo eterno vuoto.
Il mio sguardo riusciva a congiungerli, sulla linea dell'orizzonte.
Feci qualche passo su quella infinita landa, tuttavia non mi parve di avvertire nulla di diverso.
Solo allora udii una voce distante. Le parole apparivano vaghe e soffuse, come dei sussurri.
Quelle parole però sembravano provenire dal punto in cui mo trovavo io.
Nella mia mano sinistra, mi accorsi, di avere uno strano oggetto.
Era un cristallo dalle tonalità scure, tuttavia sembrava come rispondere ai movimenti della mia mano.
Le voci provenivano da quello, ne ero sicuro.
Lo avvicinai al viso, per esaminarlo meglio. Tuttavia la gemma iniziò a risplendere di luce propria. Il bagliore presto divenne talmente forte da accecarmi e alterare i miei sensi.
Tutto divenne bianco e le orecchie iniziarono a fischiare. Così, mi risvegliai.
《Atsushi. Eccoti finalmente.》
La voce di Flare mi parve un po distante, tuttavia era lì.
Mi sentivo un attimo intorpidito, tuttavia sapevo di essere vivo.
《Battesimo del fuoco. Anche se essere morti per la prima volta non penso sia di buon auspicio.》
Risposi io un po sarcasticamente.
In quel momento sentii una voce mai udita prima.
《Ben svegliata principessa.》
Appoggiato ad un albero vi era una figura mediamente alta e magra.
Una lunga tunica su una tonalità grigia arrivava quasi fino al suolo, permettendo tuttavia la visione delle gambe ben schernite da stivali rinforzati.
Alcune fasce erano cinte poco sopra il bacino coprendo in parte la corazza, anch'essa di tonalità simile alla tunica.
Dalle spalle coperte scendevano due braccia apparentemente esili, le quali si incrociavano sullo stomaco.
In testa, un elmo scuro e leggermente allungato copriva il viso del ragazzo. Dalla parte alta di questo, due corna di un materiale simile a pietra si erigevano au lati della protezione, inclinandosi leggermente verso il suo centro. Una normale persona non ne sarebbe così entusiasta. Tuttavia, questo era stato il mio primo e vero incontro con un altro Guardiano.
《Non mi sarei mai aspettato che ci fossero altri Guardiani nei dintorni. Sei un Titano giusto?》
Io provai ad alzarmi, un po scosso dall'esperienza di morte, ma soprattutto che un Guardiano fosse di fronte a me.
《Altri Guardiani? Quindi tu sei un Guardiano? Che figata...》
In quel momento mi accorsi di avere qualcosa in mano. Strabbuzzai gli occhi, quando mi resi conto che ciò che avevo in mano si trattava della pietra che avevo visto durante quella che posso esprimere come "morte"?
La misi subito in tasca, ci avrei pensato dopo. Intanto lui mi guardava con un'aria strana.
《In che senso se sono un Guardiano? Non sei uno del rifugio? Però effettivamente non ti ho mai visto.》
Mi alzai in piedi. Stavolta ero io stranito.
《C'è un rifugio per i Guardiani?》
Ci furono diversi attimi di silenzio tra noi due.
Lui si alzò dall'albero tornando in una posizione meno rilassata. Il suo tono di voce divenne più serio.
《Da quant'è che sei qui?》
Io guardai Flare.
《Un giorno terrestre equivale a 24 ore, perciò...26 anni e 48 giorni.》
Qualche altro istante di silenzio.
Una risatina scossa uscì dalla bocca dell'altro Guardiano.
《Non è uno scherzo vero? Quindi non hai neanche mai visto un altro Guardiano?》
Chiese poi lui. Scossi la testa.
Sospirò profondamente.
《Questa situazione ha un qualcosa di assurdo...》
Si tolse l'elmo provvisto di corna, tenendolo su un fianco con l'ausilio di un braccio e mostrando un viso leggermente allungato. I capelli neri erano chiusi in una coda, mentre gli occhi grigi mi scrutavano curiosamente.
《A quanto pare ti dovrò spiegare un po di cose. Mi susciti curiosità Titano. Comunque, il mio nome è Akio.》
Disse lui allungando la mano in segno di saluto.
Ricambiai con entusiasmo. Da come mi aveva chiamato, Titano. Avevo confermato ciò che mi era stato detto da Flare, in quanto i Guardiani donò distinguibili in 3 classificazioni: Cacciatori, Titani e Stregoni. Ognuna ha le proprie predisposizioni, tuttavia anche queste, con impegno possono essere varcate.
Già il fisico è una predisposizione e in effetti ero praticamente sicuro di ricadere nella classe dei Titani, in quanto abbastanza tonico dalla mia nascita. O perlomeno questo è quel che mi ha riferito Flare, ma non ho mai avuto un vero e proprio metro con cui confrontarmi. E dato che non sono mai stato capace di usare la mia Luce, non ho mai usato una abilità nota dei Guardiani. Mio padre era un Titano, perciò vuol dire che dovrei essere in grado di creare barriere con la Luce? Mi avrebbero fatto comodo in diverse situazioni.
《Sono Atsushi e questo è il mio spettro, Flare.》
Dissi stringendogli la mano con voga.
《Per prima cosa devo tornare all'accampamento di Hawthorne. Lei è il capo. Intanto ti racconterò cosa è successo all'Ultima Città.》

Ripeto la difficoltà di guidare un Barracuda. Un astore è certamente più comodo e controllabile, inoltre non rischi di dare fuoco a ciò che hai dietro.
《Quindi, ricapitolando... l'Ultima Città è stata attaccata da un cabal tiranno chiamato Ghael...》
《Ghaul. Dominus Ghaul.》
Mi corresse lui.
《Quello. E ha soggiogato il Viaggiatore sottraendo così la Luce ai Guardiani. E ora, dato che la hai recuperata sarai in grado di sconfiggere Ghao...Ghei...quel tipo.》
Mi fece un segno di approvazione dal suo Astore.
Da lontano cominciai ad intravedere qualche piccolo edificio.
Arrivammo in poco tempo.
Mi sarei aspettato meno persone ad essere sincero.
Senza neanche aspettare un secondo dal parcheggio dell'astore, Akio mi fece segno di seguirlo verso un edificio dalla stazza maggiore. Diverse persone lavoravano sui vari piani scoperti di quella struttura. Era composta perlopiù da metallo arrugginito e cavi lasciati penzolare a vuoto.
Mi fece salire su una scala in metallo apparentemente non molto stabile, per poi raggiungere la parte più alta dell'edificio.
Li, appoggiata al corrimano metallico vi era una donna.
Appena sentì i nostri passi questa si girò. I capelli castani erano in gran parte nascosti sotto un velo azzurro che portava al capo.
La pelle sul volto, di una carnagione più scura della mia o di quella di Akio, era ricoperta di vari segni, fatti con una tinta a me ignota, che eseguivano un arco sulla sua fronte.
《Sei tornato Akio. A quanto vedo sei riuscito a recuperare la Luce.》
Si accorse di me e cominciò a squadrarmi. Akio però la interruppe e riportò l'attenzione su di sé.
《Lui è Atsushi, un Titano. La sua storia è particolare, ma ti spiegherò dopo i dettagli.》
La donna annuì, rivolgendo poi lo sguardo verso le montagne.
Di colpo qualcosa si avvicinò con rapidità alla donna, volando attraverso lo scorcio. Era un piccolo falco, il quale si poggiò poi sulla spalla della donna.
《Comprendo. Mi spiace chiedervi questo favore dato che siete appena arrivati, tuttavia ho perso le comunicazioni con un altro Guardiano. Vorrei che andaste a Trostland e andaste a soccorrerlo se gli è accaduto qualcosa. Lui è un cacciatore molto abile, ma tende ad essere fin troppo impulsivo.》
Akio sospirò poggiandosi la mano sul viso.
《Ho già capito di chi stai parlando... va bene.》

La nave atterrò con un piccolo scossone. Io ero ancora rapito dalla esperienza del volo.
《Preparati Atsushi. Ci avranno di sicuro notato.》
Disse Akio, prendendo in mano una mitraglietta.
Annuì tirando fuori il fucile. Dovevo stare attento alla quantità di proiettili che potevo trasportare.
Come avevamo previsto, i Cabal ci furono subito addosso.
Gli enormi guerrieri Cabal, perlomeno la gran parte delle truppe, hanno una stazza superiore anche a quelle dei Titani, il loro movimento terrestre però non è così elevato, forse anche per le enormi armature che ricoprono il loro intero corpo. Il loro principale metodo di spostamento è infatti dovuto a dispositivi jetpack, che permettono loro di spiccare balzi incredibili.
Subito Akio iniziò a sparare contro gli enormi guerrieri.
Almeno una decina era in prima linea, ma non avrebbe dovuto avere problemi a combatterli.
Ed eccoli, il problema principale.
Le truppe corazzate iniziarono a sbucare da ogni angolo. Le Falangi.
Soldati Cabal armati di scudo, in grado di bloccare pressoché tutti gli attacchi frontali.
Mi gerrai nella mischia iniziando a correre in avanti.
Saltai, mentre i propulsori sotto gli stivali mi spinsero un po più in alto.
Imbracciai il fucile e lo bloccai sulla modalità a fuoco singolo.
In quel momento mirai a mezz'aria.
Le falangi se non prese da dietro erano un gran problema, tuttavia non volevo aggirarle.
Il rinculo dell'arma mi spinse indietro, di poco, mentre il colpo c'entrava l'armatura da sopra, formando l'elmo del guerriero. Questo cadde di sasso morto.
《Preso!》
Gridai entusiasta.
I colpi dei nemici si diressero su di me, mentre riuscivo ad aggirarli con qualche difficoltà.
Mi accorsi però che gli stivali avevano iniziato a farmi planare verso il basso, proprio verso le Falangi.
Afferrai una flashbang e la tirai di sotto accecando i bestioni.
《Atsushi indietreggia!》
Gridò il ragazzo, mentre nella sua mano iniziò a formarsi una sfera violacea, che iniziò a crescere rapidamente.
Appena la lanciò contro i Cabal questi iniziarono ad avere i movimenti parecchio intorpiditi, per poi cadere tutti morti. Uno dopo l'altro.
《Wow, cos'era quella?》
Chiesi abbastanza curioso. Tuttavia in poco tempo ci ritrovammo accerchiati.
《Atsushi, superali e vai avanti, qui ci penso io. Vai dritto e poi riparati nei capannoni, li non dovrebbero esserci nemici.》
Mi indicò il ragazzo.
Lo guardai un attimo stranito, come per chiedere come avrebbe affrontato tutti quei nemici da solo. Nonostante ciò decisi di fidarmi. Probabilmente gli ero solo di intralcio li.
《Va bene.》
Gli risposi poi io.
Feci un ulteriore balzo e iniziai a planare verso il punto che Akio mi aveva indicato come sicuro.
Un edificio parecchio rovinato si erigeva davanti a me. Varcai il cancello in ferro, accovacciandomi e passando sotto di esso.
La ruggine rendeva difficile la sua chiusura, ma immagino che fosse ancora possibile. Non che un cancello in metallo arrugginito potesse difenderci egregiamente da un esercito infuriato di bestioni armati.
Feci qualche passo in avanti.
Era parecchio buio lì dentro. Lasciai Flare uscire dalla mia armatura provvisoria, in modo che potesse fare un po di luce.
Un rumore improvviso mi fece spostare l'attenzione sul cancello rovinato, il quale era crollato sotto il suo stesso peso, bloccandomi l'uscita.
《Anche questa adesso. Continuano ad arrivare problemi...》
Mi girai di colpo, tirando fuori il coltello, bloccando la lama avversaria.
《Sono certo che ora avrai problemi ben più grossi della tua mancata via di fuga.》
Una maschera metallica si erigeva a pochi centimetri dal mio viso scoperto, mentre una voce bassa scaturiva da questa. Il mio istinto era riuscito a salvarmi la vita, ancora una volta.
La sua forza era incredibile.
Un forte dolore allo stomaco accompagnò il calcio che mi spinse contro il cancello.
Nella fioca luce che ora entrava nella stanza rivelava una figura snella, avvolta da un mantello terminante in un cappuccio. La maschera teneva una croce nel suo centro. L'armatura argentata era leggera, ma robusta e sopprattutto completa.
Brillava, la lunga e sottile lama, sotto i riflessi del sole che sfociavano nel capanno sotto piccoli buchi nella porta di ingresso, e io ero già a terra, nonostante lo scontro non fosse nemmeno iniziato.

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