Capitolo 1 ~ Il Guardiano senza luce

"Quel giorno. La sensazione del sudore freddo sulla pelle, alla visione di quello scempio davanti ai miei occhi non scomparirà mai. Rimarrà per sempre impressa nella mia mente. Un ricordo indelebile, inciso nel modo più crudo possibile all'interno della mia testa. Perché sono finito per perdere tutto?"

《Hai trovato il problema a quel malfunzionamento?》
Lo Spettro iniziò a girarmi attorno osservando i piccoli movimenti che adoperavo sull'arma.
《La canna era troppo sottile. Ho paura che non avrebbe retto un colpo senza spaccarsi.》
Precisai, prendendo il telaio dal tavolo.
Afferrai l'impugnatura del fucile e mi appoggiai al supporto anteriore con la mano destra.
Portai l'occhio al mirino.
《Così dovrebbe andare meglio. Flare, riesci a scansionarla?》
Il piccolo involucro si avvicinò all'arma e cominciò ad emettere una luce chiara.
Il piccolo occhio iniziò a girare, scrutando ed esaminando la mia creazione.
《Non dovrebbero esserci problemi.》
Affermò lui.
Perfetto ora era il momento di testarla. E perché non farlo risolvendo al contempo un altro problema?
Avevo scoperto che qui intorno si era stanziata una pattuglia di Caduti.
《Perfetto, andiamo a testarla.》
Dissi afferrando poi il fucile e muovendomi verso l'uscita.
La porta si spalancò, lasciandomi assaporare l'aria fresca della Zona Morta Europea.
Ah, io non mi sono ancora presentato in effetti. Il mio nome è Atsushi, sono un Guardiano a tutti gli effetti, o perlomeno, vorrei esserlo.
I miei genitori lo erano entrambi e hanno lasciato la Avanguardia quando mi hanno avuto.
Io sono rimasto bloccato nella parte oscura della Zona Morta Europea, senza una nave, né provviste.
La loro ultima missione non è andata proprio come previsto e beh, sono morti.
La morte in battaglia per un Guardiano è gloriosa, tuttavia non capita così spesso. Questo perché sono proprio gli Spettri a curare e riportare in vita i Guardiani.
Perlomeno avevo Flare con me, lo Spettro di mio padre. È stato lui a raccontarmi cosa è successo e del perché non avrei mai più rivisto i miei genitori. Tuttavia non gliene faccio una colpa. Lui era stato allontanato dal mio vecchio forzatamente e lo Spettro di mia madre è stato distrutto.
Ho provato a rassicurarlo molte volte, tuttavia penso che si senta ancora in colpa per ciò che è accaduto.
Ho dovuto sopravvivere in questa landa per 7 anni e finalmente penso di avere le abilità per farlo. Per ora però devo Perlomeno assicurarmi di sopravvivere dalle mie stesse armi. Il resto verrà da sé.
Una volta, mi disse mio padre, che la zona corrente col nome di ZME aveva il nome di Russia, così perlomeno era durante l'età dell'Oro.
Era una terra ricca e popolata. Una delle nazioni più grandi e prospere del Vecchio Mondo.
Poi venne resa terra dei Caduti, in continuo scontro coi guerrieri Cabal.
Nelle ultime settimane soprattutto, ho notato un aumento inspiegabile dei Cabal. Che possa essere collegato con i recenti sismi? Non è raro che si verifichino scosse, la guerra tra le varie razze è sempre in atto.
Tuttavia qualche mese addietro una scossa ancora maggiore si era scatenata sulla ZME. Sia io che Flare abbiamo avvertito dei cambiamenti da allora, soprattutto il fatto che ora non riuscirebbe più a resuscitarmi.
Non mi è ancora mai capitato di morire, tuttavia da adesso mi tocca stare ancora più attento.
Ho provato a vedere se c'era qualcosa di strano nei suoi sistemi, tuttavia tutto pareva come doveva essere.

Mi accucciai dietro un masso, senza farmi vedere. Erano una ventina circa.
Quegli esseri dalla pelle blu mi mettevano un po di ribrezzo ad essere sincero. Ricoperti in parte di peli, sottili, con sei arti invece che quattro...
Ne avevo fatti fuori a migliaia, tuttavia non mi sono mai abituato al loro schifoso aspetto.
Alcuni portavano casse contenenti materiali a me ignoti, altri facevano loro la guardia e altri ancora badavano ai loro veicoli, i Barracuda.
Miravo soprattutto a questi, in quanto ritenevo necessarie parti di ricambio per il mio Astore, dopo beh...qualche incidente di percorso.
Era il modello vecchio di quello di mio padre, solo che, per imparare a guidarlo ho fatto qualche minuscolo, superficiale, piccolo errorino.
Ho ereditato tutto ciò che i miei avevano in quel luogo, tranne una cosa.
Avevo un unico problema, nonostante fossi un Guardiano.
Non ero mai riuscito ad usare la Luce.
Inizialmente era comprensibile che ci fossi rimasto male in quanto non riuscivo ad usarla. Ero diverso. Sia dai miei genitori, che, a quanto credo, qualsiasi altro Guardiano.
Poi però mi sono reso conto che prima o poi sarei stato in grado di usarla.
Semplicemente non era ancora arrivato il mio momento.Perlomeno avevo Flare con me, lo Spettro di mio padre. È stata lei a raccontarmi cosa è successo e del perché non avrei mai più rivisto i miei genitori. Tuttavia non gliene faccio una colpa. Lei era stata allontanata da lui.
Dovevo ingaggiare lo scontro da distanza, se non sarebbe andata come sperato avrei fatto in tempo a darmela a gambe. Perciò sporsi la testa dal masso.
《107 metri al bersaglio più vicino. Spera solo che la tecnologia caduta non ti tradisca.》
Mi indicò Flare.
Passai alla modalità di tiro singolo e avvicinai mi avvicinai al dorso dell'arma. Chiusi l'occhio sinistro e trattenni il respiro.
"Che la luce del Viaggiatore sia con noi."
Il mio dito poggiava già sul grilletto, ma in quel momento lo premetti.
In un lampo un colpo fuoriuscì dalla canna del fucile e venne sparata a velocità impressionante verso uno dei Caduti.
Appena il colpo andò a segno, il corpo cadde a terra esanime. La stabilità neanche era male. Aveva retto perfettamente il colpo.
《Ce l'ho fatta! Cioè ovvio che c'è l'ho fatta...》Mi corressi poco dopo e subito dovetti ritornare sul pezzo poiché scattò l'allarme.
《Altri 6 colpi alla ricarica...》
Feci fuoco una seconda volta e subito dopo una terza. I nemici sapevano già la mia posizione e non mi avrebbero lasciato andare.
Mi gettai nella mischia, tra i colpi degli stiletto che si erano avvicinati per farmi fuori. I droni fluttuanti erano parecchio veloci e decisamente numerosi. Un cecchino per quanto bravo era un'arma troppo potente e lenta per dei nemici del genere, decisi allora di cambiare le regole del gioco.
Afferrai il caricatore e riempii l'arma.
Dopo la ricarica cambiai la modalità di fuoco. Per creare questo giocattolino avevo infatti deciso di utilizzare la tecnologia caduta.
I fucili ad impulsi dei reietti infatti sparano tre globi ad arco, che se forzati assieme danno vita al proiettile della mia arma. Tuttavia facendo il processo opposto è possibile per me ricreare a tutti gli effetti i 3 colpi dei loro fucili.
Puntai l'arma verso i doni e sparai scariche di proiettili verso ognuno di loro.
《Cosa si prova a sentire le proprie armi sulla vostra stessa pelle?》
Ghignai, dirigendomi verso il grosso del gruppo.
Tirai fuori una piccola lama dalla tuta e mi scagliai contro il primo degli abbietti.
Puntai alla testa, staccandogliela di netto col coltello. Afferrai la lancia ad arco dal suo corpo e mi feci strada tra le altre truppe a colpi di asta.
Appena arrivai al Capitano Caduto gettai via la lancia e ripresi fuori il fucile. Dovevo fare fuori la barriera ad arco che lo avvolgeva. Cosi erano i capitani.
Sparai un paio di colpi, la lui si scansò di lato poco più in là, emettendo un verso gutturale e menando un fendente con la spada nella mia direzione.
Feci un balzo all'indietro schivando a pelo il suo attacco, il quale graffiò la mia guancia.
Poi mi bloccai sul posto, un poco più distante da lui. Il Capitano vedendomi fermo fece un passo in avanti per poi avvertire un rumore e fermarsi.
Allungai la mano in avanti e con l'indice puntai verso il basso, indicandogli qualcosa.
Il suo viso deforme punto lentamente verso il basso e i suoi 4 occhi si incontrarono su un piccolo bastone lampeggiante.
L'esplosione lo uccise sul colpo, lanciando i suoi resti sparsi nei dintorni.
Mi accorsi però troppo tardi che due di loro erano montati sui loro Barracuda ricercando la fuga.
Accellerarono lasciandosi una scia di fiamme dietro.
Ero un po frustrato da ciò. Mi sarei messo al loro inseguimento a breve.
Prima mi avvicinai una cassa, aprendone il coperchio.
Il luccicante scintillio dei cristalli al suo interno mi fecero venire quasi la pelle d'oca dall'emozione.
《LUMEN! Hai capito Flare? Lumen!》
Il robottino si avvicinò a me, illuminando il viso con il suo faretto, mentre la mia ferita svaniva.
《Ti agiti sempre troppo per il denaro, Atsushi. Tuttavia è strano che ne stessero trasportando una quantità tale.》
Lui cominciò a prelevare tutto quel ben di dio, mentre io mi misi a cavallo di uno dei loro veicoli abbandonati.
《Io li seguo. Raggiungimi il prima possibile.》
Prima che potesse dire qualcosa misi in moto e il veicolo iniziò a muoversi a velocità folle, seguendo la traccia lasciata dai due ladruncoli.
Da annotare, gli ammortizzatori sui Barracuda sono un disastro.
Dopo averli seguiti per qualche scorcio, mi resi conto di cosa avevo davanti.
O perlomeno non sapevo cosa fosse, tuttavia era gigantesco.
Sembrava quasi un enorme asteroide, dalla superficie lucente.
Probabilmente le sue dimensioni raggiungevano il Kilometro.
Una coltre di nubi temporalesche stagnava intorno al gigantesco residuo.
Probabilmente questo era ciò che aveva causato la scossa di mesi addietro.
E ci credo con questa stazza.
Pistai a mille per raggiungere quella cosa e in meno di un quarto d'ora arrivai nelle sue vicinanze.
Appoggiai il Barracuda, quando mi accorsi di alcuni cadaveri per terra.
Erano Caduti. Qualcun'altro era in questa zona ed era armato. Le ferite da taglio erano profonde.
Mi avvicinai a piedi verso quello che credevo un meteorite, finché non arrivai talmente vicino da osservarne bene la superficie.
In alcuni punti rifletteva la luce, mentre in altri sembrava come sussultare, creando scariche di lampi violacei. Pareva quasi "vivo".
Anche la natura sembrava cambiata.
Molti più fiori si erigevano a contatto con quella massa.
Mi avvicinai ancora di più fino ad arrivare quasi a toccarlo.
Un frammento sembrava essersi rotto, staccandosi dal corpo principale. Un cristallo, della grandezza di un uomo.
Avvertii un fruscio.
Ritornai in me, quasi mi ero scordato del fatto che ci fosse qualcun altro dei dintorni.
Una luce si avvicinò velocemente a me.
Tirai fuori il coltello.
《Atsushi? Atsushi sei qui?》
La voce metallica mi fece tirare un sospiro di sollievo.
Appena mi vide anche lui parve un poco più rassicurato. Si bloccò un attimo. La sua reazione fu sconvolgente.
《Aspetta...questo materiale...Non c'è altra spiegazione. Atsushi... questo è un pezzo del Viaggiatore...》
Appena le sue parole arrivarono alle mie orecchie rimasi esterrefatto.
Ero senza parole.
La divinità dei Guardiani. L'ultimo della  sua specie, la più antica dell'universo intero. Cosa ci faceva in quel luogo un pezzo di Lui?
《Quand'è stata l'ultima volta che sono stato così vicino alla luce del Viaggiatore? La sua voce, la senti?》
Mi avvicinai al frammento minore.
Era come se mi stesse chiamando.
Era questo il collegamento tra Guardiani e Luce?
《Si. La sento...》
Allungai la mano fino a che arrivai a tastare la ruvida superficie del corpo.
Un improvviso mal di testa si fece strada nella mia mente al contempo però avvertì fitte di dolore irradiarsi in tutto il mio corpo.
Avvertii tutte le cellule del mio corpo rispondere a quel richiamo fino a che il cristallo, con mia sorpresa scomparve. Frantumandosi in una leggera polvere e dissolvendosi in aria.
Ero stremato, tuttavia accennai un risolino. Provai un'altra sensazione però, dopo tutto quello che era appena successo. Una lama perforò da parte a parte il mio stomaco. Lo ricordo ancora. Ricordo il freddo provato quella volta. Ricordo il sangue sul suolo erboso. Ricordo di essermi accasciato. Ricordo. Ricordo di essere morto.

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