(7)
Wooyoung
«Ci gioco io a "7 minuti in paradiso" con lui allora.»
A quelle parole alzai subito la testa di scatto sul ragazzo che proprio qualche minuto prima mi aveva tirato un pugno, corrucciai le sopracciglia e lo guardai mentre teneva la testa bassa per non incrociare lo sguardo di nessuno di noi, che in quel momento lo stavamo fissando.
Ci fu un silenzio generale, che veniva spezzato soltanto dalla musica in sottofondo e dalle chiacchiere degli altri ragazzi che non stavano giocando con noi.
«Il gioco non funziona cosí, Choi.»Mingi gli disse prendendo le mie parti, finalmente trovando il coraggio di parlargli. Infatti non era lui a decidere come si dovessero svolgere gli obblighi e le verità dei turni per cui non era stato lui in primis a girare la bottiglia. Non aveva il diritto di mettere bocca.
«Non me ne frega un cazzo di come funziona questo gioco di merda.»affermò poi mettendosi in piedi e allisciandosi i pantaloni sulle cosce. Tutti noi lo seguimmo con gli occhi e io deglutii, non sapendo cosa fare.
In realtà non volevo passare i 7 minuti in una stanza, probabilmente la mia, con quella ragazza. Avevo troppa paura che volesse fare qualcosa ed io non ero esattamente in vena di fingere di volerlo fare. Però passarli con il fratello mi terrorizzava ancora di più.
«Beh allora tornatene dai tuoi dannati amici, qui devi seguire le nostre regole.»lo riprese Jongho gesticolando e indicandogli la porta. Vidi il Serpeverde stringere i pugni e sapevo perfettamente che se non fossi intervenuto sarebbe esplosa una rissa.
«Di certo non lascerò che mia sorella si scopi un Grifondoro.»aggiunse il ragazzo dai capelli neri in piedi che ora teneva gli occhi strizzati in modo da dare un'impressione più cattiva.
«San!»esclamò Hyejin, facendo per alzarsi in piedi ma io la bloccai, tenendola per il polso e non dandole l'occasione di mettersi in piedi.
«Va bene, gioco con te, basta che poi sparisci da qui.»affermai serio, incrociando i suoi occhi scuri che ora mi stavano fissando con un ghigno che avrei tanto voluto far sparire con un pugno in faccia.
«Croce sul cuore.»mi prese in giro, disegnando una piccola X sulla parte sinistra del suo petto. Si fece in avanti verso di me e, inaspettatamente, mi porse la mano per aiutarmi a mettermi in piedi, ma io non la presi e semplicemente mi diedi una spinta con le gambe. Mi ritrovai a pochi centimetri dal suo corpo e lo guardai per un attimo, prima di sbuffare e voltarmi, incamminandomi verso le scale che ci avrebbero portato al dormitorio.
Non era la prima volta che giocavo a "7 minuti in paradiso" perciò sapevo che avrei dovuto portarlo in camera mia, con la speranza che nessuno dei miei compagni di stanza fosse tornato a dormire o a fare altri, altrimenti saremmo dovuti andare in bagno o nello sgabuzzino.
Non mi accertai se mi stesse seguendo o meno, semplicemente continuai a camminare verso le scale e, una volta raggiunte, iniziai a salirle, avvertendo il rumore dei suoi passi subito dopo. La musica iniziò ad affievolirsi e il mio respiro a farsi più pesante mano a mano che mi avvicinavo alla mia camera.
Percorremmo il corridoio, fino a trovarci davanti alla porta della mia stanza. Bussai, per accertarmi che non ci fosse nessuno, e poi la aprii, ritrovandomi fortunatamente in un ambiente completamente vuoto.
Sospirai di sollievo e poi mi girai, rendendomi conto della presenza del ragazzo che mi aveva seguito fino a quel momento e che ora mi stava guardando. Chiusi la porta mentre lo vidi avanzare verso uno dei letti che, per puro caso, si trattò proprio del mio.
«I 7 minuti iniziano da...ora.»annunciai, poggiandomi con la schiena e aderendo completamente col mio corpo alla porta, mentre intanto lui si era seduto sul mio materasso.
«È il tuo letto?»mi chiese indicando con gli occhi il punto in cui si era seduto e io annuii, chiedendomi il motivo di quella domanda. Non ci volle molto che capii il perchè.
«Lo sai che solitamente lo devi rifare e non lasciarlo sfatto?»mi disse con una vena retorica alla quale io alzai gli occhi al cielo, staccandomi dalla porta di legno e avviandomi verso il letto.
«Lo sai che dovresti imparare a farti i cazzi tuoi?»ribattei con lo stesso tono, al quale lui ridacchiò quando mi vide avvicinare le mani alle coperte e tirarle sul cuscino.
«Oh, qualcuno è nervoso qui.»commentò ironicamente guardando ogni mio movimento. Sentii la mia pelle andare a fuoco avvertendo tutte quelle attenzioni indesiderate, e dovetti fermarmi dal tirargli davvero un pugno.
«Sei arrabbiato con me perchè non ti ho lasciato scopare mia sorella?»domandò ancora e io in quel momento sentii quasi il vomito venirmi in gola, ma dovetti reprimerlo con uno "tss" con la bocca.
«Figurati se mi da fastidio che un coglione come te si metta in mezzo.»gli dissi a tono, girando la testa e guardandolo in faccia. Colsi ogni suo lineamento, dagli occhi sottili e quasi felini ai zigomi pronunciati, poi dalla mascella scolpita alle labbra piccole e a cuoricino. Per un attimo i miei occhi si posarono su di esse, rosee e luccicanti a causa della sua lingua che le aveva bagnate poco prima e, purtroppo per me, si rese conto della mia attenzione nei confronti di quella sua parte del viso.
«Oh, credo che non ti interessi nemmeno, a questo punto.»affermò alzandosi in piedi e facendo il giro del mio letto, posizionandosi in mezzo alla stanza con le mani nelle tasche.
«Che intendi dire?»gli chiesi, improvvisamente spaventato dall'idea che mi avesse visto, e ne ebbi conferma quando vidi un sorrisetto malandrino palesarsi sulla sua bocca, cosa che poco prima avevo osservato. Scattai in piedi e spostati il peso da una gamba all'altra, innervosito da tutte le parole che stavano uscendo da quel ragazzo.
«Beh, dal modo in cui mi stai fissando, non penso tu sia interessato a mia sorella, o mi sbaglio?»disse infatti e io mi sentii incastrato nelle mie stesse azioni, in quel momento sotterrarmi o smaterializzarmi sarebbe stata l'unica opzione disponibile per me.
«Ti sbagli.»mentii, cercando di non far tremare la mia voce, come mi succedeva ogni volta che dicevo delle bugie.
«Davvero?»mi chiese retoricamente facendo qualche passo avanti e venendomi incontro, arrivando soltanto ad un paio di metri distante da me. Annuii e deglutii subito dopo, poi abbassai gli occhi sul pavimento e mi morsi il labbro inferiore. Il fatto che ero gay non mi metteva in imbarazzo, ma volevo che rimanesse segreto fino alla fine dell'anno, una volta uscito da Hogwarts l'avrei ammesso alla mia famiglia e ai miei amici, ma ora non ero ancora pronto a parlarne.
«Allora, ti dispiace se faccio così, giusto?»domandò ancora e non ebbi nemmeno il tempo di alzare la testa per capire di cosa stessi parlando che con un paio di secondi fu vicino a me, una mano mi prese saldamente un fianco e l'altra mi alzò il mento tramite un dito, costringendomi a guardarlo negli occhi. Ora nel suo sguardo non c'era più quell'odio o quella rabbia che avevo visto poco prima, ma c'era tutt'altro, ma non volevo capire di cosa si trattasse.
«Mi chiedo come diavolo ho fatto a non accorgermene prima.»mormorò a bassa voce, fissandomi ogni parte del mio viso, io d'altro canto mi proibii di abbassare gli occhi nuovamente sulle sue labbra, o altrimenti non sapevo quanto avrei potuto resistere.
«Di cosa stai parlando?»chiesi io con tono roco, senza nemmeno accorgermene la mia voce si era abbassata di qualche nota e Choi sembrò notarlo visto che soltanto in quel momento mi guardò di nuovo negli occhi. Mi resi conto in quell'istante di quanto fossimo vicini, quasi potevo vedere quante sopracciglia avesse.
«Del fatto che ti piacciono i ragazzi.»rispose come se nulla fosse e io sgranai gli occhi, per poi tentare di indietreggiare ma mi fu impossibile visto che tenevo le gambe attaccate al bordo del letto.
«Ti sbagli.»ripetei ancora una volta, ma stavolta non riuscii a controllare la mia voce dal non tremare, cosa che fece ghignare il ragazzo che mi stava tenendo stretto tra le sue mani.
«Ne sei sicuro?»mormorò e io di nuovo annuii, sgranai gli occhi quando mi resi conto del fatto che si stava avvicinando a me con la faccia, tirai la testa indietro ma in un movimento rapido la mano che era stata sotto al mio mento fu dietro la mia nuca per tenermi fermo.
Non potevo crederci che tutto quello stava succedendo a me, per lo più con Choi San, il mio nemico da anni ormai.
Un improvviso rumore mi riportò all realtà, l'aprirsi della porta e poi dei passi dentro la mia stanza. Aprii gli occhi che nemmeno mi ero accorto di aver chiuso, e incontrai quelli piccoli del Serpeverde.
«Time-out ragaz...»la voce di Yunho si fece strada nelle mie orecchie e io immediatamente sgranai gli occhi e, come se finalmente rientrai nel mio corpo, spinsi il ragazzo via da me, il quale sorrise vittorioso mentre mi vedeva completamente nel panico.
Yunho, ora accanto a lui, aveva corrucciato le sopracciglia, passando lo sguardo da me al Choi, aspettandosi di sapere qualcosa che ovviamente non arrivò.
«Tu vattene da qui, o ti giuro ti scaglio qualche maledizione contro.»ringhiai a denti stretti, facendomi prendere completamente dalla rabbia e guardando il moro, il quale improvvisamente perse il sorriso.
«Wooyoung...»Yunho provò a dirmi ma io semplicemente alzai le mani e poi indicai la porta, chiudendo gli occhi e abbassando la testa.
«Fuori.»riuscii soltanto a dire e, dopo qualche secondo in silenzio totale, sentii i loro passi farsi verso l'uscita della mia camera, che poi venne chiusa dal mio migliore amico.
Mi accovacciai sul pavimento e mi portai le mano tra i capelli, tirandomeli con tutta la forza che avevo e tentando di trattenere le lacrime e le urla a cui volevo tanto lasciarmi andare.
Ma non lo feci, e semplicemente rimasi solo, nel silenzio della mia stanza.
Rip Wooyoung e la sua eterosessualità
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