(27)

Wooyoung

Anche settembre arrivò alla sua fine e, proprio quel giorno, la McGranitt mi aveva dato il permesso di accompagnare gli studenti durante l'uscita ad Hogsmeade. Non vedevo l'ora che ciò succedesse in realtà, quella cittadina mi mancava da morire e ormai l'aria autunnale mi riportava alla mente soltanto i bei ricordi che avevo di quel posto.

Ero felice anche perchè quel giorno, dopo esserci messi tutti d'accordo, anche Mingi e Yunho sarebbero venuti ad Hogsmeade, così da passare anche un po' di tempo con me e Jongho. Avevamo deciso che, almeno una volta al mese, ci saremmo riuniti tutti al Tre Manici di Scopa per stare insieme e aggiornarci di quello che succedeva fuori e dentro al castello.

Per questo proprio in quel momento mi ritrovavo davanti al portone principale di Hogwarts, controllando tutti i permessi dei ragazzi che quel giorno sarebbero andati a visitare il paesino, mentre avevo già visto Jongho in lontananza aspettarmi per andare insieme.

«Bene, ora possiamo andare.»annunciai non appena tutti i fogli furono controllati e sorridendo indicai ai ragazzi la via, mettendomi dietro di loro per accertarmi che nessuno di loro si perdesse per strada. Le carrozze erano già ad aspettarci, perciò non mancava moltissimo alla nostra partenza.

«Sembri quasi un vero professore.»mi prese in giro Jongho affiancandomi, io gli diedi una spallata con fare scherzoso e azzittendolo con uno "shh", in modo da non farmi fare brutta figura almeno coi ragazzi più piccoli. Salimmo sull'ultima carrozza e io mi accertai che fossero tutti presenti, contando le teste per l'ennesima volta da quella mattina.

«Gli altri sono già ad Hogsmeade?»chiesi poi una volta aver sospirato di sollievo, avendo capito che non mi ero perso nessuno per strada, rivolgendo un sorriso al mio amico che proprio in quel momento stava controllando col suo cellulare.

«Non lo so ma credo di sì, l'ultima volta che hanno detto qualcosa era mezz'ora fa ed erano appena usciti di casa.»mi informò lui e io annuii soltanto, prendendo poi il mio, di telefono.

Una volta letto i commenti dei miei amici ridacchiai e, in un attimo, giungemmo alla nostra meta, dove adocchiai diversi ragazzi già scendere dalle carrozze e indirizzarsi in posti diversi. Io, Jongho e gli altri seduti al nostro fianco li imitammo e, una volta sceso, mi misi in ordine i vestiti e poi feci un grosso respiro ad occhi chiuso.

«Mi era mancato questo posto.»dissi io, guardandomi attorno e sorridendo quando inquadrai l'ambiente pieno di risate e chiacchiere amichevoli, un luogo mi aveva sempre trasmesso gioia fin da quando ero un ragazzino.

«Già, a chi lo dici.»commentò il Grifondoro accanto a me rivolgendomi un sorriso e guardandosi attorno, come se fosse un bambino alle prese con la prima volta al luna park.

«Dai, raggiungiamo gli altri, ci staranno aspettando.»affermai io e lui annuii, seguendomi verso il luogo dove ero diretto, ovvero la locanda che ormai da anni aveva il nostro cuore, visto che ogni qualvolta ci ritrovavamo in quella cittadina andavamo proprio al Tre Manici di Scopa.

Entrammo dentro al piccolo locale e immediatamente mi guardai attorno, cercando di scorgere il grigio dei capelli di Mingi oppure le striature rosse di quelle di Yunho, e non ci volle molto che li trovai: dopotutto, erano anche alti più di un metro e ottanta. Una volta adocchiati ci incamminammo verso di loro e quando il più grande si rese conto della nostra presenza avvisò l'altro e si alzò in piedi, venendoci incontro e abbracciandoci.

«Ce l'avete fatta!»esclamò Mingi staccandosi da me e dandomi una pacca dietro la spalla, per poi rivolgere l'attenzione a Jongho, il quale era stritolato dal rosso.

«E poi siamo noi i ritardatari, mh?»ci prese in giro quest'ultimo quando fu il mio turno di abbracciarlo e io ridacchiai quando sentii il più piccolo borbottare un "non guido io le carrozze".

Una volta finiti i saluti decidemmo un tavolo al quale sederci e ne scegliemmo uno che fosse abbastanza vicino alla porta, così mi avrebbe permesso di dare un'occhiata al di fuori, per controllare gli altri alunni: dopotutto erano comunque sotto la mia supervisione.

«Sembra un vero prof, vero?»chiese poi il moro indicandomi ma guardando gli altri due che risero ma gli diedero ragione, io sorrisi imbarazzato a causa di quelle parole e poi alzai gli occhi quando vidi una cameriera avvicinarsi a noi.

«Cosa prendete ragazzi?»ci chiese la bionda che mi ricordai si chiamasse Madame Rosmerta, la quale era affiancata da un taccuino fluttuante e da una penna che scriveva tutto quello che veniva richiesto dai clienti.

«Quattro burrobirre, per favore.»affermai subito, nonostante in realtà non sapessi bene se era ciò che volevano anche gli altri tre. Lei comunque si segnò l'ordine e se ne andò senza dire nient'altro, masticando la gomma con fare fastidioso e facendomi saltare i nervi.

«Wow, vuoi andare pesante con l'alcol, amico! Chi ti ha spezzato il cuore?»mi chiese poi Mingi ironicamente e io alzai gli occhi al cielo a quelle parole: sapevo perfettamente che in un modo o nell'altro ci saremmo ritrovati a parlare della mia vita sentimentale, che io lo volessi o meno.

«San?»disse Yunho prima ancora che io rispondessi al suo ragazzo, io voltai la testa verso di lui e lo guardai con la fronte corrucciata: come se ci fosse davvero il motivo per cui dover nominarlo, dato che per me soltanto sentire il suo nome mi mandava il cervello in pappa. Infatti appena sentii quelle tre lettere il mio cuore mancò di un battito, avvertendo immediatamente quella maledetta sensazione che ormai ero arrivato quasi ad odiare.

«Era una domanda retorica, la mia.»disse il ragazzo, scuotendo la testa fintamente deluso da ciò che l'altro aveva detto, per poi borbottare un "credevo fosse più sveglio", facendo ridacchiare sia me che Jongho.

«No, intendo, San?»si corresse Yunho, per poi alzare il braccio e indicare un punto indefinito dietro di me. Sia io che gli altri due corrucciammo le fronti, confusi dal suo comportamento e poi ci voltammo quasi contemporaneamente.

Lui era lì. San era lì.

Avvertii il cuore accelerare i battiti immediatamente, soltanto nel rendermi conto della sua presenza. I nostri occhi si incrociarono subito e io nei suoi ci lessi qualcosa che non vi avevo mai trovato prima: speranza. Rimasi immobile, non sapevo cosa fare e, d'altro canto, sembrò che lui si trovasse nella mia stessa identica situazione. Nessuno dei due si mosse, come se entrambi fossimo incastrati negli occhi dell'altro, all'interno di una bolla in cui c'eravamo soltanto noi due e nessun'altro, in un universo parallelo quasi.

Soltanto grazie ad una scrollata di spalla da parte di Mingi, il quale come gli altri due aveva assistito alla scena, mi fece risvegliare e sbattei le palpebre per ottenere di nuovo coscienza di quello che stava succedendo attorno a me. Girai la testa verso di lui e poi guardai anche Yunho e Jongho, confusi quanto me.

«Che stai aspettando? Va da lui!»mi spronò Jongho indicandolo col dito, io allora girai ancora il viso e lo ritrovai ancora lì, sull'uscio della porta. Non aveva nemmeno distolto lo sguardo da me o mosso un muscolo, perchè quando li vidi di nuovo era nell'esatta posizione di poco prima.

Annuii e mi feci coraggio, per poi alzarmi dandomi la spinta con le mani contro la sedia. A piccoli passi mi avvicinai a lui, rimanendo almeno ad un paio di metri di distanza. Avevo paura che se lo avessi avuto troppo vicino tutto sarebbe finito e lui sarebbe scomparso nel nulla,
come se in realtà non fosse mai esistito.

Appena lui si rese conto che non me ne sarei andato allora sospirò, vidi il suo petto alzarsi ed abbassarsi con velocità, e poi abbassò lo sguardo al pavimento. Afferrò la manica della giacca che stava indossando e fece per tirarsela su, ma io lo bloccai quasi subito.

«No, non voglio vederlo...»dissi a bassa voce riferendomi al Marchio Nero che segnava la sua pelle, allungando anche la mano verso di lui per fermarlo, ma lui mi ignorò e continuò lo stesso, fino a quando non fu tutto visibile.

Il punto dove tempo prima c'era stato quel tatuaggio ora era tornato alla normalità, soltanto delle piccole cicatrici adornavano la pelle candida del ragazzo di fronte a me e io avvertii immediatamente un tuffo al cuore nel notarlo.

«Sono libero, Wooyoung.»affermò e in quel momento alzai gli occhi su di lui, il quale mi stava osservando per capire quale sarebbe stata la mia reazione. Dopo tanto tempo abbi la possibilità di sentire di nuovo la sua voce e le prime parole che mi rivolse erano proprio quelle di cui avevo bisogno. Io rimasi immobile, incredulo riguardo tutto ciò e continuai soltanto a guardarlo, non sapendo proprio come reagire.

«Possiamo stare insieme.»aggiunse poi, avvicinandosi a me e prendendomi la mano, intrecciando le nostre dita. Il contatto con lui mi fece venire i brividi lungo tutto il braccio che poi mi percorsero tutto il corpo, io abbassai gli occhi e cercai di nascondere le mie emozioni.

«Io...»cominciai a dire ma poi mi bloccai, non sapendo come avrei potuto dirgli quello che davvero pensavo di tutta quella situazione. Era difficile per me lasciarmi andare dopo tutto quello che avevamo passato, e perciò non potevo farlo così velocemente e facilmente.

«Ho bisogno di tempo, San, hai la minima idea di quanto io sia stato male negli ultimi due mesi?»iniziai a dire, sempre incapace di guardarlo negli occhi, i quali ben presto si riempirono di lacrime a causa del ricordo di tutto quello che avevo sopportato nell'ultimo periodo.

«Prima ti credevo morto, e poi pensavo che non ti avrei più rivisto a causa di...quel tatuaggio.»continuai e subito dopo sentii due dita sotto al meno, mi alzò il viso per tenerlo alla stessa altezza del suo e poi mi asciugò le lacrime con il pollice, tenendomi per la guancia.

«Non voglio più stare male.»confessai alla fine a bassa voce e trattenendo un singhiozzo, il suo sguardo si addolcì a quelle parole e la mano che fino a quel momento era rimasta intrecciata con la mia si attaccò alla mia altra guancia.

«Ti prometto che non ti farò più soffrire, ma tu devi fidarti di me.»ribattè lui con lo stesso tono gentile e io provai a credergli con tutta me stesso, ma mi fu difficile abbandonarmi alle vecchie sensazioni che mi faceva provare ogni volta che mi guardava.

«Ho bisogno di un po' di tempo.»dissi allora sincero, cercando di fargli capire tramite il tono di voce quanto avessi davvero bisogno del tempo che gli stavo chiedendo. Lo guardai di nuovo negli occhi, cercando di scorgere una qualsiasi emozione che mi avrebbe permesso di capire cosa sentisse davvero nei miei confronti.

«Va bene.»disse semplicemente e io non riuscii a fare a meno di trattenere un sorriso. Mormorai un "grazie" e lui ricambiò il sorriso, mostrandomi quelle dannate fossette per la quale impazzivo ogni volta che le vedevo.

Mi scostai da lui e feci per girarmi e tornare dai miei amici, però la sua mano avvolta attorno al mio polso mi bloccò e mi costrinse a voltarmi di nuovo verso di lui.

«Posso rimanere? Ti voglio dimostrare che ne varrà la pena.»mi chiese e io ci pensai per qualche secondo prima di afferrargli la mano per portarlo con me al mio tavolo e poi annuire aggiungendo un:

«Io so già che ne varrà la pena.»

FINALLY CE LA STIAMO FACENDOOO

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