(23)
Wooyoung
Finalmente arrivò settembre, quell'anno sembrava quasi non passasse mai. Dopo tutto ciò che era successo il giorno della partita di Quidditch, la mia vita era cambiata radicalmente.
Mi ero tenuto in contatto con Yeosang, Seonghwa ed Hongjoong per sapere se la situazione di San fosse mai migliorata o meno ma dopo alcune settimane mi avevano fatto sapere che se dopo un mese non si sarebbe svegliato dal coma, i suoi genitori avrebbero staccato la spina. Non che non capissi la loro decisione, chiariamoci, tenere qualcuno attaccato a dei macchinari non deve essere facile, solo che...
Non ero pronto a dire addio al mio primo vero amore.
Infatti era stata la mattina in cui c'era stato l'attacco dei Mangiamorte che avevo capito che il sentimento che provavo per lui era piuttosto forte e che non sarei riuscito a liberarmi facilmente del suo pensiero dalla mia testa. E infatti cosí era stato.
Ogni giorno chiedevo informazioni in più ai suoi tre migliori amici ed ogni giorno mi veniva detta la stessa identica cosa: se le cose cambiano, te lo faremo sapere. Quando però erano passati esattamente trenta giorni da quel fatidico momento, non avevo avuto notizie da nessuno dei tre.
Io non avevo il coraggio di chiamarli, di sapere se alla fine i suoi genitori avessero davvero interrotto il coma del ragazzo e lo avevano lasciato morire. Non riuscivo nemmeno a pensare ad un mondo senza di lui, ormai. Perciò vivevo perennemente nel dubbio, non avrei mai saputo che fine avrebbe fatto quel ragazzo e avrei vissuto con la speranza che da un giorno all'altro me lo sarei trovato mentre camminavo per strada, magari mano nella mano con qualcuno. Vivo, ma diverso dal San che avevo avuto l'opportunità di conoscere quella notte.
Un San dolce, premuroso, affettuoso, passionale. Un San che avrei voluto vedere ancora tante altre volte ma che purtroppo non avrei mai potuto vedere a causa di un brutto scherzo del destino.
Dopo lo scadere dei giorni perciò ci avevo messo una pietra sopra, avevo pianto, mi ero disperato, e mi ero chiuso in me stesso per almeno un'altra settimana, fino a quando non era giunto il momento in cui mi decisi cosa farne della mia vita.
Uscii dalla mia stanza e cercai aiuto nei miei genitori, che erano venuti a sapere tutto ciò che era successo grazie alle parole di Mingi, Yunho e Jongho.
Ovviamente c'era stata una discussione fra me e loro, che era finita con loro che mi dicevano che non avrei mai potuto fare il lavoro di Auror se avevo i Mangiamorte alle calcagna per un motivo che non era nemmeno giusto. Nessun posto di lavoro sarebbe stato sicuro per me, tranne uno.
Hogwarts.
Allora avevamo interpellato l'aiuto della preside, la McGranitt, che aveva ascoltato tutto quello che noi avevamo avuto da dirle, ovvero tutta la verità. In un primo momento mi aveva spinto a fare denuncia di ciò che mi era successo, e lasciare che le autorità competenti si occupassero del caso. Sarei stato d'aiuto per coloro che stavano cercando di catturare i Mangiamorte che avevano partecipato all'attacco, ma non avrei mai potuto farlo.
San non c'era più, questo significava che, se i suoi genitori fossero finiti ad Azkaban, Hyejin sarebbe rimasta da sola. Non potevo permettere che quella ragazza andasse ai servizi sociali a causa mia. Più volte aveva tentato di dissuadermi, dicendo che la sorella del ragazzo avrebbe avuto ancora due anni di scuola e che in quell'arco di tempo non avrebbe avuto problemi, ma io ero irremovibile: non avrei fatto denuncia, non potevo causarle ancora più dolore di quello che sentisse già.
Comunque avevamo dovuto pur trovare una soluzione e l'unico modo per tenermi al sicuro era proprio vivere nel castello finchè le acque non si sarebbero calmate. Ovviamente non ero più uno studente, perciò avevo dovuto trovare un impiego: ero diventato l'assistente personale dei professori. Quando fossi servito sarei stato in classe con loro ad aiutarli nelle spiegazioni dei diversi argomenti.
Proprio in quel momento stavo mangiando in Sala Grande, al tavolo di tutti i professori. In lontananza riuscivo benissimo a vedere coloro che fino a pochi mesi prima erano stati i miei compagni di scuola, tra i quali riconoscevo Jongho tra i Grifondoro e Hyejin tra i Serpeverde, entrambi che mangiavano tranquillamente la loro cena.
Era il secondo giorno qui al castello e ovviamente la mia situazione era stata spiegata a tutti, cosicchè capissero che il mio fosse un caso particolare e che non tutti avrebbero potuto avere un'opportunità come la mia, dopo la fine dei loro sette anni scolastico.
Appena ebbi finito di mangiare mi alzai in piedi e Jongho, avendolo notato, fece lo stesso, camminando verso la mia direzione mentre mi dirigevo fuori dalla sala.
«Dove vai?»mi chiese ad un certo punto, prendendomi per un polso e cercando di fermarmi. Io alzai un sopracciglio non capendo il motivo del suo comportamento e gli rivolsi uno sguardo altrettanto confuso, bloccandomi sul posto.
«A dormire? Sono stanco, questi orari mi uccidono.»risposi sincero sbadigliando e portando una mano a grattarmi la nuca con nonchalance mentre continuavo a guardare il mio amico.
«Di già? Ma facciamo qualcosa, no? La notte è ancora giovane!»mi implorò lui mettendomi le mani sulle spalle e facendo qualche saltello. Io gli sorrisi e, per quanto volessi, mi sarebbe piaciuto fare qualcosa con lui, liberarmi un po' la mente da tutti quei pensieri negativi, però non ne avevo proprio le forze.
«Sono davvero stanco, Jongho. Facciamo domani, no? È anche sabato, dopotutto.»proposi io, cercando di suonare il più convincente possibile e sperando che domani a quest'ora non sarei stato stanco morto proprio come oggi.
«Non vuoi nemmeno stare con i tuoi vecchi amici di Grifondoro?»continuò ad insistere e io gli rivolsi soltanto un ultimo sorriso per poi scuotere la testa.
«Ci vediamo domani.»lo salutai io per poi infilargli una mano tra i capelli e incasinarglieli prima di voltarmi e iniziare a camminare per il corridoio del piano terra. Fortunatamente la mia stanza era su quello stesso piano, cosí non avrei nemmeno dovuto farmi sette piani di scale come quando ero uno studente, dato che il dormitorio dei Grifondoro si trova proprio al settimo piano.
Camminai in quel corridoio che per anni era stato parte della mia seconda casa, beandomi del suono del vociare dei ragazzi che continuavano a mangiare indisturbati nella Sala Grande. Questo fino a quando mi sentii chiamare di nuovo.
«Hey Wooyoung!»mi voltai e vidi Hyejin intenta nel seguirmi. Mi irrigidii immediatamente non appena la vidi, era da ieri che cercavo di ignorarla per paura che mi dicesse qualcosa che non avrei mai voluto sapere, ovvero la verità su San. Avevo paura di sapere cosa fosse successo a quel ragazzo, preferivo mie volte rimanere in quella situazione nonostante non fosse una delle migliori.
«Ciao Hyejin.»la salutai quando mi fu accanto, continuai comunque a camminare verso la mia stanza mentre lei cercava di stare al mio passo.
«Come stai?»mi chiese ad un certo punto e io fui sul punto di piangere. Bene direi, proprio quando mi sono reso conto di essere innamorato di tuo fratello ho scoperto tutto quello che in realtà mi ha nascosto e non ho nemmeno avuto la possibilità di arrabbiarmi con lui perchè probabilmente è anche morto.
«Sono stato meglio.»risposi allora, in realtà non era una bugia perché sicuramente era vero, c'erano stati giorni in cui ero stato decisamente meglio di come stavo ora.
«Senti, volevo parlarti di...»non riuscii a farla finire di parlare che io la interruppi prima che concludesse quella frase e che dicesse anche il nome di quel ragazzo.
«No, per favore, non dirmelo.»le dissi infatti, lei mi rivolse un'espressione confusa, non capendo probabilmente la motivazione per cui non volessi sapere niente di suo fratello, nonostante ci fosse stato qualcosa tra di noi.
«Non voglio sapere più nulla, non penso riuscirei a riprendermi se sapessi...cosa gli è successo.»cercai di spiegarle nella maniera più semplice possibile. Lei rimase in silenzio e si fermò nel corridoio, io feci qualche passo avanti e poi mi girai verso di lei, rimanendo a guardarla.
«Wooyoung non...»provò ancora una volta ma io alzai subito la mano per farle capire che non avrei ascoltato una sola parola di ciò che avrebbe detto: qualsiasi cosa sarebbe stato, mi avrebbe emotivamente distrutto.
«Ti prego, risparmiatelo.»dissi ancora una volta e solo in quel momento lei chiuse la bocca, continuando però a guardare dritto nei miei occhi. Ringraziai mentalmente il fatto che finalmente avesse capito che davvero non volevo sapere nulla e abbassai gli occhi a terra.
«Ora se vuoi scusarmi credo che andrò a dormire.»annunciai per voltarmi di nuovo e riprendere il mio cammino verso la mia stanza che ora era diventato molto breve.
Comunque non mi fu possibile, perchè proprio davanti quella che capii fosse la porta della mia stanza, c'era una figura rivolta verso di noi. Corrucciai le sopracciglia e feci degli ulteriori passi avanti, per capire di chi si trattasse.
Poi mi bloccai.
«San?»
SUSPENSE SCUSATE
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