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Ho voluto inserire 🔞 per avvertirvi che ci sarà una parte un po' più "spinta"?? Non è vera e propria smut ma comunque ci siamo capito
San
Aprii la porta scorrevole dello scompartimento e al suo interno vi trovai Yeosang, comodamente seduto su uno dei due divanetti mentre scrollava qualcosa sul suo telefono. Sospirai rumorosamente e lui si rese conto della mia presenza, allora voltò lo sguardo verso di me e mi guardò soltanto.
«Hai finito?»mi chiese quando entrai dentro e mi misi a sedere sul divano di fronte al suo, mi allentai la cravatta della divisa e buttai la testa all'indietro. Da Prefetto avevo dovuto fare il giro dei vagoni per assicurarmi che tutto andasse per il verso giusto e ora, visto che il viaggio era quasi finito, avevo potuto rilassarmi e aspettare l'arrivo alla stazione.
«Si, finalmente sono libero.»ed era cosí, quella era l'ultima volta che avrei compiuto il mio compito da Prefetto, da quel momento in poi sarei stato un uomo libero nel mondo dei maghi.
«Rimarrai con la divisa per tutto il resto del viaggio?»mi chiese poi il mio amico posando il telefono e sporgendosi verso di me. Ovviamente noi Prefetti, e cosí anche i due Caposcuola, eravamo rimasti con le nostre divise di Hogwarts mentre tutti gli altri ora erano vestiti con gli abiti normali.
«No, dovrei andare a cambiarmi, ma non ne ho le forze ora.»risposi buttandomi completamente sul divanetto e chiudendo gli occhi, fingendo di essermi addormentato proprio in quel momento.
«Ma vai adesso, cosí ti togli il pensiero, no?»propose ancora e io, per quanto odiassi ammetterlo, dovetti dargli ragione, anche se controvoglia.
«Che palle, perchè devi mettermi cosí tanta pressa?»ribattei sconfitto ed infastidito allo stesso tempo, allora mi alzai in piedi e poi mi tolsi completamente la cravatta, lasciando la camicia bianca sbottonata. Uscii dallo scompartimento e mi indirizzai verso il primo vagone, dove saprei vi avrei trovato alcuni prefetti intenti nel cambiarsi gli abiti.
Teoricamente si andava per ordine di età, e quelli più piccoli venivano prima di quelli più grandi, inoltre le ragazze avevano la precedenza a noi ragazzi, questo significava che ero nell'ultimo gruppo, ovvero quello dei Prefetti del settimo anno.
Quello che però avevo dimenticato è che del settimo anno eravamo tre Prefetti e un Caposcuola, e proprio quest'ultimo era davanti alla porta dell'ultimo vagone con ancora indosso la sua tunica, mentre attendeva che gli altri due Prefetti uscivano di lí vestiti normalmente.
Tutto ciò significava soltanto una cosa: io e Jung Wooyoung ci saremmo cambiati di abito nello stesso vagone, da soli.
Voltò la testa verso di me e proprio in quel momento sembrò rendersi conto della situazione e vidi perfettamente i suoi neuroni attraverso gli occhi fare 2+2. Strinse la mascella, quando lo capí, e inevitabilmente abbassò lo sguardo verso il pavimento, poi entrò dentro il vagone senza nemmeno dirmi una parola, lasciando la porta aperta per me.
Era strano il rapporto che avevo con lui e anche ciò che sentivo nei suoi confronti. Mi aveva guardato durante la cerimonia, lo avevo visto chiaramente, e poi subito dopo aveva distolto lo sguardo. Non sapevo il motivo, ma quando avevo avvertito i suoi occhi su di me avevo sentito come uno strano peso nel mio stomaco ma fortunatamente il discorso che stavo avendo con mia sorella mi aveva distratto.
Dopo la sera in cui ci eravamo baciati, purtroppo o per fortuna, nessuno di noi due aveva più parlato all'altro e, se potevo essere sincero con me stesso, non ero nemmeno più andato a letto con nessuno. In realtà credevo che avessi bisogno di qualcuno che mi facesse dimenticare quel che era successo, ma a quanto pare non era cosí dato che io in prima persona non volevo nemmeno provare a trovarmi qualcuno.
«Allora, entri o no?»mi chiese poi e in quel momento mi resi conto che si era fermato ad aspettarmi tenendo la porta aperta. Lo guardai soltanto e, senza rispondere, annuii ed entrai dentro, per poi chiudermi la porta alle spalle. Fortunatamente tenevo i miei vestiti nella tasca della divida, allargata proprio con questo scopo, cosí mi fu facile tirarli fuori.
Per un attimo fummo l'uno di fronte all'altro, nessuno osò dire nemmeno una parola e semplicemente io rimasi a fissarlo mentre lui teneva lo sguardo ovunque tranne che su di me.
«Potresti...ehm, girarti?»mi chiese poi con un tono di voce molto basso, io fui sorpreso da quella risposta e fui tentato a dirgli di no, che non l'avrei fatto, soltanto perchè volevo vederlo spogliarsi almeno una volta prima di non vederlo mai più.
«Okay.»risposi e feci come mi aveva richiesto. Sentii che lui fece lo stesso e in un attimo ci trovammo nel darci le spalle l'uno all'altro, senza nemmeno dire una parola. Sbuffò e poi io smisi di pensarci, prendendo a sbottonarmi la camicia lentamente, per non far terminare l'attimo. Non l'avrei mai ammesso ad alta voce ma morivo dalla voglia di vedere la sua pelle sotto la luce del sole del tardo pomeriggio che entrava dalla finestra.
Mi sfilai per prima cosa il mantello, rimanendo soltanto con la camicia ora aperta e i pantaloni, e quando feci per alzare lo sguardo mi resi conto che sulla porta che in quel momento stavo fronteggiando, c'era presente una sorta di vetro/finestra che in quel momento dall'altra parte era oscurato con una tendina, e questo mi permetteva di vedere perfettamente il riflesso dell'interno del mio vagone.
La prima cosa che vidi fu la mia figura, il mio petto visibile e la mia camicia che ora tenevo tra le mani, ma poco dopo i miei occhi finirono dietro di me, dove potei vedere il ragazzo dai capelli bicolori con la testa chinata, sicuramente preso dallo sfilare i bottoni della sua camicia dalle asole, o almeno fu quello che pensai dal rumore che sentivo. Una cosa era certa: aveva già sfilato i suoi pantaloni, infatti riuscivo benissimo a vedere l'elastico grigio delle sue mutande.
Deglutii e feci qualcosa che probabilmente non avrei dovuto fare: rimasi a guardare quel che riuscivo a vedere e, dopo alcuni secondi passati a fissare la vetrata, mi voltai e osservai la scena davanti a me in ogni dettaglio.
Il ragazzo era chinato per riporre qualcosa in un borsone dove c'erano dei vestiti che probabilmente si era portato dietro, mettendomi in posizione di osservare attentamente la camicia bianca aperta che ora non gli si stringeva più addosso, e il sedere esposto soltanto attraverso un paio di boxer.
Cazzo, mi stavo già eccitando soltanto a guardarlo; perchè diavolo mi faceva quell'effetto?
E poi, come se tutto quello non fosse abbastanza, il treno per un attimo sbandò e, lui che già era in una situazione di equilibrio precario, traballó verso l'indietro, facendo finire direttamente il suo sedere contro il mio bacino.
Portai senza nemmeno pensarci le mani sulla sua vita, afferrandolo poco prima che cadesse, e a quel contatto lo sentii gelarsi sul posto. Toccai la pelle calda con le mie dita e per un attimo non mi sembrò vero quello che stava succedendo.
«Che stai...»lo sentii dire mentre si tirava su di nuovo in piedi, io d'altro canto non lo mollai nemmeno per un attimo e poco dopo la sua schiena si ritrovò ad aderire col mio petto nudo.
«Shh.»dissi soltanto, per poi avvicinarmi alla sua testa e infilare il naso tra i suoi capelli, sentendo il profumo del suo shampoo che era sicuramente quello che si usava nel bagno dei Prefetti, dato che lo riconobbi quasi subito.
«Choi, sul serio, levami le mani di dosso o...»ma non riuscí a finire la frase perchè io abbassai il viso sul suo collo e arrivai a sfiorare il suo orecchio con il mento, poi con la punta del naso e infine con le labbra.
«Se no? Che mi fai, Jung?»lo stuzzicai io, strofinando la mia faccia sulla sua pelle che, piano piano, si cospargeva di brividi creati proprio a causa del contatto che avevo creato. Comunque lui non rispose e semplicemente fece per girare leggermente la testa verso di me, ma io fui più veloce e con una delle due mani posate sulla sua vita lo mantenni fermo con la forza, per poi avvicinare di nuovo la bocca al suo orecchio.
«Rilassati, biscottino.»sussurrai per poi prendergli il lobo tra i denti e succhiarlo con leggerezza. Lo sentii sospirare rumorosamente a quel punto e non potei far altro che sorridere vittorioso: adesso era mio. Abbassai la testa sulla sua spalla e presi a lasciare dei piccoli baci a fior di labbra sul leggero tessuto della camicia bianca mezza aperta e che mi permetteva di vedere la pelle calda illuminata dalla poca luce del sole presente in quel momento.
Salii con la bocca ed arrivai sul suo collo, dove i baci divennero bagnati e a bocca più aperta e, dopo poco, presi anche a lasciare dei morsetti sulle vene visibili. Lo vidi deglutire e buttare la testa leggermente all'indietro sotto tutte quelle attenzioni che gli stavo rivolgendo in quel momento, allora premetti con più forza la bocca e i denti su di lui al che lo sentii mugolare di nuovo. Portai una mano sulla sua mascella per tenerlo fermo e, quando il mio pollice fu abbastanza vicino alle sue labbra, mi sentii impazzire al solo pensiero di quello che avrebbe potuto farmi con la sua bocca.
«Allora, che vuoi fare?»mormorai ancora al suo orecchio e alle mie parole lo sentii irrigidirsi come era successo la notte in cui lo avevo baciato: si era lasciato andare e, nel momento in cui avevo aperto bocca mentre lui era invaso dal piacere, era come se si fosse svegliato dalla trance in cui era caduto.
E infatti di nuovo si staccò immediatamente da me, per poi voltarsi e guardarmi in faccia. La camicia sbottonata lasciava bella vista su tutto il suo addome, dove potei notare aveva un tatuaggio proprio sul costato, e abbassando gli occhi potevo benissimo vedere che ora i suoi boxer erano più stretti rispetto a prima. Le labbra semiaperte dalle quali uscivano dei leggeri sospiri e la parte di collo che avevo martoriato fino a quel momento aveva preso una sfumatura rosastra. Camminò attorno a me e andò alla porta scorrevole, allora io sospirai capendo già che se ne sarebbe andato.
Ma poi, sentii un rumore coinciso: il clic della serratura.
Mi girai immediatamente e lui fece lo stesso, e soltanto in quel momento potei vedere la sua mano sulla serratura che ora era girata, segno che la porta era chiusa a chiave. Cercai subito i suoi occhi e al loro interno vi trovai solo una cosa: puro desiderio. E quel desiderio era rivolto soltanto verso di me.
Immediatamente allora tornai all'attacco, portando le mani ai lati della sua testa e incollando le labbra alle sue. Al contrario della prima volta in cui ci eravamo baciati, questa volta rispose immediatamente al bacio, circondandomi il collo con le mani e spingendomi maggiormente contro di se, facendo scontrare i nostri bacini. Mi morse il labbro inferiore e io mi spinsi contro il suo corpo, facendo sfiorare le nostre eccitazioni ancora coperte dai pantaloni nel mio caso e dai boxer nel suo.
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Mugolò di nuovo e soltanto in quel momento avvertii quanto fossero eccitanti i suoni che emetteva quel ragazzo; volevo sentirne ancora di più. Allora mi abbassai sul suo corpo, posando di nuovo la bocca sul suo collo e stavolta iniziando a mordere fin da subito alcuni lembi di pelle. Mi infilò le dita direttamente nei capelli e buttò la testa all'indietro dandomi più spazio per accedere alla sua gola. Con le mani intanto accarezzavo il suo corpo da sotto la camicia e, quando volli tenerlo per la schiena mi decisi a sfilargli definitivamente l'indumento dalle spalle, lasciando il suo corpo coperto soltanto dal suo intimo.
La mia passeggiata continuò verso il basso e, mentre suggevo con i denti un suo capezzolo, le sue dita tiravano alcune ciocche dei miei capelli come se da quello ne dipendesse la mia vita. Continuai poi ad andare giù, con il ritmo incalzante dei suoi affanni, fino a quando non mi trovai in ginocchio davanti a lui. Gli misi le mani sulle cosce mentre continuavo a dargli dei piccoli baci sotto la scritta di inchiostro e attorno all'ombelico e poi più in basso, fino a quando arrivai all'orlo delle mutande. Gli accarezzai le gambe e subito dopo portai le mani sul suo intimo, per toglierlo, ma la sua mano mi fermò.
«No, io non...no. Non farlo.»balbettò quasi dicendo quelle parole, io corrucciai le sopracciglia pur rimanendo in quella posizione, provando a pensare ad un motivo per cui non volesse.
«Che c'è, nessuno te l'ha mai succhiato?»gli chiesi con un ghigno scherzoso, quello era l'unico motivo che mi passava in mente per il momento, perciò non mi feci scrupoli a porre quella domanda.
«No, non...non è questo il problema. Non voglio.»rispose allora, io mi alzai in piedi e gli misi una mano sullo stomaco, carezzandogli leggermente la pelle e i muscoli, sentendo come il suo petto si alzava e si abbassava secondo i suoi respiri.
«Ancora credi di essere etero?»domandai allora, ad un certo punto sembrai realizzare davvero la ragione per cui si stava comportando. Nonostante tutto, dovevo ammettere che in un angolo buio del mio cervello, quel fatto mi dava anche abbastanza fastidio. Voglio dire, principalmente il suo "non essere gay" era stata la cosa che mi aveva attirato a lui e che mi aveva spinto a dargli fastidio, ma il fatto che ancora non lo avesse capito dopo tutto quello che avevamo fatto mi dava sui nervi. Volevo che sapesse quello che sentiva nei miei confronti, che non era il disgusto o la rabbia come credeva, ma che era ben altro. Attrazione, passione, tensione, quelle erano le cose che avvertiva quando era con me, cose che sentivo anche io.
«Non lo so, senti, puoi evitare? Altrimenti me ne vado.»mi ricattò, mettendomi le mani sulle spalle e facendo per spostarmi da davanti a lui, ma io fui più veloce e lo afferrai saldamente per la vita per fermarlo.
«Okay, ho capito, datti una calmata.»gli dissi fingendomi più nervoso di quello che in realtà ero, lui alzò gli occhi al cielo ma l'attimo dopp fummo di nuovo con le labbra incollate le une con le altre. La mia lingua danzava con la sua, entrambi cercavamo di avere la meglio uno sull'altro ma ogni volta riuscivo sempre io a vincere quella "battaglia.
Le sue dita tornarono ad accarezzarmi la cute e soltanto con quelle carezze mi rilassai e sentii i nervi che avevo avuto fino a poco prima allentarsi. Poi allora mi abbassai e, per cercare ancora più frizione tra i nostri corpi, lo presi in braccio, tenendolo dalle cosce. Avvolse le gambe attorno al mio bacino e subito sentii le nostre intimità strusciarsi tra loro.
Poi fu lui ad abbassare la testa sul mio collo e sulla mia spalla, prendendo a lasciare morsetti e tocchi di lingua, inumidendomi la pelle e facendomi eccitare ancora di più. Lo tenni stretto a me mentre mi giravo e mi incamminavo verso uno dei due divanetti presenti in quell'ambiente, poi mi sedetti su uno dei due, tenendomi comunque il ragazzo sulle gambe.
Lui rimase lí, a torturarmi il collo, le spalle e le clavicole con le labbra mentre io mi godevo i suoi tocchi tenendo gli occhi chiusi e poggiando la testa dietro di me. Con le mani continuavo a pizzicargli e a stringere i fianchi fino a quando, di sua spontanea volontà, fece un movimento di bacino contro di me.
Aprii immediatamente gli occhi nell'avvertirlo e feci per staccarmi da lui, soprattutto perchè non sapevo cosa volesse fare e avevo paura che, una volta iniziato, non sarei stato capace di fermarmi.
«Jung, che diavolo vuoi fare?»gli chiesi con tono roco e allontanandomi completamente da lui, ma il ragazzo non rispose e semplicemente di nuovo mosse il bacino contro di me, stavolta in un movimento rotatorio e con più forza. Mugolai a quel contatto e lo vidi sorridere vittorioso, poi avvicinò il viso al mio e non mi baciò, ma rimase comunque talmente vicino che riuscivo a sentire il suo respiro sulle labbra.
«Che c'è, Choi? Hai paura?»mi chiese e nel sentire le sue parole chiusi gli occhi inondato dal piacere, come se soltanto il tono di voce che aveva utilizzato mi avevano mandato in un'altra dimensione fatta soltanto di ecstasy.
«Smettila...»sussurrai a bassa voce, facendo sfiorare le nostre labbra ma persi subito la mia spavalderia quando sentii di nuovo il suo bacino scontrarsi contro il mio, accompagnato dalla sua lingua inumidire la mia bocca in un modo talmente eccitante che probabilmente sarei potuto venire soltanto in quel modo.
«Altrimenti?»domandò retoricamente e in quel momento soltanto portai le mani sul suo sedere, stringendoglielo con forza tanto da fargli inarcare la schiena. Feci per infilare le dita sotto ai suoi boxer ma, purtroppo o per fortuna, una voce fuori dal vagone ci interruppe.
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«Jung? Choi? È tutto okay lí dentro?»non riuscii a capire di chi si trattasse ma l'unica cosa che capii fu che il ragazzo sopra le mie gambe si mise in piedi alla velocità della luce e subito si mise a cercare i suoi indumenti che erano ancora per terra. Per quanto riguardava me non potevo far altro che prendere respiri profondi e guardarlo mentre si rivestiva, incantato dal suo corpo ora marchiato dal mio desiderio.
«Si, un attimo, abbiamo quasi fatto!»rispose il ragazzo mentre indossava velocemente una maglietta scura che a contatto con la sua pelle faceva un contrasto fantastico. Anche io a quel punto, quando lo vidi quasi completamente vestito, mi misi in piedi ed imitai i suoi movimenti, cercando di sbrigarmi anche io.
Quando però sentii la porta sbloccarsi mi girai immediatamente per fermare l'ormai ex-Caposcuola dall'andarsene senza dirmi qualcosa come l'altra volta ma non ci riuscii: era già sparito sotto la mia vista nel momento in cui io mi fui completamente voltato verso l'uscita.
Quella sarebbe stata l'ultima occasione in cui l'avrei visto, dato che da quel giorno in poi le nostre vite sarebbero state del tutto diverse se non opposte: non l'avrei mai più incontrato.
E ora che non si vedranno più che succederà??
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