(3)
Wooyoung
Quando mi svegliai quella mattina fu a causa del continuo rumore che proveniva da fuori la porta della mia camera. Grugnii, non aprendo nemmeno gli occhi, e poi infilai la faccia nel cuscino, cercando di scappare dalla situazione che di lí a breve si sarebbe creata.
«Wooyoung svegliati dai, dobbiamo andare!»continuavo ad essere chiamato e, per quanto odiassi ammetterlo, anche io ero consapevole del fatto che non sarei potuto rimanere a dormire quel giorno e che dovevo alzarmi dal letto.
Era un giorno importante per me, dal momento che era il giorno della partita di Quidditch. Essendo che l'anno stava arrivando al termine, quella sarebbe stata anche una delle mie ultime partite come giocatore ma anche come capitano della squadra di Grifondoro. Già, quell'anno avevo ottenuto il posto, dopo anni che facevo parte della squadra. Avevo avuto finalmente quell'onore e non volevo sprecarlo in malo modo, non alzandomi nemmeno per andare a partecipare alla partita.
Per questo motivo sospirai, per quanto mi fosse possibile con il naso e la bocca premuti contro il tessuto del cuscino, e poi mi tirai su, sentendo le prime ossa scrocchiare e poi stendendo le braccia all'indietro e terminare di scrocchiare le restanti.
«Non mi interessa se sei nudo, ora sfondo la porta!»disse ancora la voce dietro le mura della mia stanza, per un attimo mi venne da ridacchiare ma poi mi alzai dal letto e mi diressi verso l'uscio, per poi girare la maniglia e aprire.
Il ragazzo davanti a me stava tenendo il pugno alzato, segno che stava per bussare per l'ennesima volta alla mia porta, i capelli neri gli nascondevano la fronte e aveva un'espressione infuriata, anche se sapevo bene che non mi avrebbe mai fatto nulla, nonostante le sue capacità di spaccare cose.
«Per Merlino, pensavo ci fossi morto dentro questa dannata camera.»esordì dandomi una spallata e facendosi avanti per entrare nella mia stanza, in quel momento nessuno dei miei compagni era presente, tutti erano a lezione: la cosa positiva di essere nella squadra di Quidditch era quella di essere esonerato dalle ore scolastiche il giorno della partita.
«Buongiorno anche a te, Jongho.»gli risposi ironicamente per poi chiudere la porta e voltarmi verso di lui che si era già andato a sdraiare sul mio letto sfatto e dove sarei volentieri voluto ritornare.
«Sai giá se oggi il capitano dei Serpeverde vuole ucciderci?»gli domandai sinceramente curioso, mentre andavo verso il mio armadio per tirare fuori il baule in cui avrei trovato tutto il necessario. Ero un cacciatore, anche piuttosto bravo, perciò mi serviva ben poco oltre che la mia divisa e la mia scopa.
«Non ancora, ma suppongo di si vista la loro ultima sconfitta dai Tassorosso. Credo proprio che quel Choi ce l'abbia particolarmente con loro e con noi Grifondoro.»rispose sinceramente Jongho. Io e lui eravamo amici da quando ci eravamo incontrati ai provini per entrare nella squadra, avevamo legato fin da subito e dopo anni eravamo ancora molto uniti. Mi dispiaceva soltanto il fatto che l'anno prossimo non lo avrei praticamente piú visto se non per le vacanze, visto che lui era un anno più piccolo di me e si trovava ancora in sesto.
«È soltanto un pallone gonfiato, quello, spero proprio che qualche battitore oggi gli tiri una palla contro, vediamo se si spacca qualche osso.»commentai ripensando ai vari comportamenti del capitano e cercatore della squadra dei Serpeverde. Fortunatamente non mi era mai capitato di parlarci o di avere a che fare con lui, e speravo vivamente che sarebbe rimasto così per il resto dell'anno, tanto ormai eravamo agli sgoccioli e poi non l'avrei rivisto più. Certo, sapevo bene chi fosse, e suppongo che lui conoscesse me almeno di nome, ma comunque non avevamo mai interagito.
«Dai, ci conviene mangiare qualcosa prima di andare.»propose Jongho e io annuii, afferrando le mie cose e poi indirizzandomi verso la porta, che mi venne aperta subito dopo da lui. Uscimmo dalla mia stanza e percorremmo il dormitorio in silenzio, non volendo attirare l'attenzione di nessun quadro: era capitato più volte che qualche personaggio se la prendesse con noi perchè non eravamo a lezione, e ci voleva sempre almeno una mezz'ora per fargli capire che quei giorni eravamo esonerati dalle ore scolastiche.
Uscimmo fuori dalla Sala Comune e iniziammo a percorrere le scale per arrivare alla Sala Grande con l'intenzione di trovare qualcosa da mangiare che non fosse troppo pesante ma che ci desse anche delle energie: speravo vivamente che gli elfi domestici avessero preparato qualche dolce, una carica di zucchero era proprio quello che mi ci voleva in quel momento.
In quel momento tutto era tranquillo, l'aria tiepida tipica della fine di aprile mi passava tra i capelli e mi tranquillizzava per la partita che avrei giocato a breve. L'atmosfera di Hogwarts in questo periodo dell'anno aveva sempre avuto un effetto calmante, i numerosi quadri appesi, le pareti calde, il cielo luminoso, mi davano sempre delle belle sensazioni che mi sarebbero mancate davvero tanto l'anno prossimo.
E proprio nel momento stesso in cui fummo seduti, ci rendemmo conto della fine delle lezioni dai rumori dei ragazzi che arrivavano come una mandria di animali inferociti.
«Ed eccoli che arrivano.»commentò Jongho, ora seduto di fronte a me, poggiando le mani sul suo viso e scostandosi qualche ciocca di capelli dalla fronte: che sia mai che qualcuno lo vedesse in queste condizioni.
In un attimo la Sala Grande era piena, tutti raggruppati con i propri amici ma, soprattutto, il nostro tavolo e quello dei Serpeverde quel giorno in particolare stavano attirando milta più attenzione del solito, non ci volle molto che mi ritrovai a parlare con altri ragazzi.
«Allora, terrete in alto l'onore di noi Tassorosso o farete i solidi lanci da scarsi?»mi prese in giro Mingi, il migliore amico di Jongho, il quale proprio ora si era seduto accanto al più piccolo insieme al suo ragazzo.
«Spero proprio che il vostro portiere non vomiti come nell'ultima partita contro di noi.»aggiunse infatti il sopracitato, Yunho, il quale poi si diede il cinque con il suo ragazzo. Quei due erano così fastidiosi e al contempo teneri, cosa che mi era impossibile da capire ma che era vera.
«Anche con il portiere fuorigioco saremmo in grado di vincere comunque.»ribattè Jongho, girando la testa prima verso uno e poi verso l'altro con fare di sfida.
«Non mi pare che abbiate vinto contro di noi quella volta.»borbottò sotto i baffi il piú alto, prendendosi uno schiaffetto dietro la nuca da parte del più piccolo.
Il rapporto in quel nostro quartetto era strano, non sarebbe nemmeno mai nato se Jongho non ci avesse uniti tutti. Infatti io e Jongho avevamo fatto amicizia durante i provini, ma Mingi lo aveva incontrato una volta in biblioteca un giorno in cui stava cercando tra i manuali di pozioni come farne una d'amore proprio per Yunho: se Jongho non fosse stato qui quel giorno e non avesse tentato di farlo ragionare, probabilmente adesso come adesso la Yungi (come mi piaceva chiamarli) non sarebbe nemmeno una ship e io nemmeno li conoscerei quei due.
Ci eravamo trovati sin da subito bene, quando ci eravamo incontrati per la prima volta, ed era così da qualche anno ormai. Ogni tanto mi veniva in mente il fatto che il prossimo anno Jongho sarebbe rimasto senza i suoi tre migliori amici, e questo fatto mi rendeva molto triste a dirla tutta, ma lui più di una volta ci aveva detto di non preoccuparci e che sarebbe andato tutto bene anche una volta rimasto da solo. Speravo soltanto che il titolo di capitano poi passasse a lui, se lo meritava più di qualsiasi altra persona.
«Non dovresti mangiare così tanto, o altrimenti sarai tu quello che vomiterà in campo.»mi rimbeccò Mingi quando senza nemmeno accorgermene feci per prendere un coltello per tagliare una fettina di carne, immediatamente mollai tutto e allontanai il piatto, mettendo poi un broncio.
«Che palle, ho fame però.»dissi tra me e me guardando i vari piatti sulla tavolata, peggiorando così la situazione e sentendo subito dopo il fastidioso brontolio del mio stomaco.
«Guarda il lato positivo, almeno stasera puoi mangiare quello che vuoi.»disse poi Yunho con una scrollata di spalle e io gli rivolsi un'espressione tirata, come a voler dire che in realtà quello non mi sarebbe mai bastato e che volevo ancora di più.
«Io credo che dobbiamo andare, prima che davvero ci finiamo tutto quello che c'è.»provò a fermarmi Jongho, facendo fuoriuscire la sua parte razionale, per almeno una volta nella sua vita. Io annuii e mi alzai in piedi, afferrando le cose che avrei dovuto portare in spogliatoio e scrocchiando le ossa della mia schiena.
«Buona fortuna.»ci dissero sia Mingi che Yunho, quando ci iniziammo ad allontanare dal tavolo e noi due li ringraziammo soltanto con dei sorrisi, prima di indirizzarci verso l'uscita insieme ad altri giocatori che, come noi, avevano appena terminato di mangiare.
Tutti insieme ci avviammo e arrivammo al campo con un solo pensiero in mente: quello di vincere.
Ho gia finito di scrivere questa storia e non vedo l'ora di finire di pubblicarla, anche se siamo ancora all'iniziooo
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