(24)

San

Ero lí, nel castello, nel corridoio di Hogwarts che fino a qualche mese prima avevo considerato casa mia. Wooyoung, era davanti a me, e non potei fare a meno di sorridere quando fummo faccia a faccia.

«San?»mi chiamò lui ma io rimasi in silenzio, improvvisamente non riuscivo più a muovere nessun muscolo, nè che fosse facciale nè che fosse del mio corpo.

Non era stato facile trovarlo, quando nessuno dei suoi amici voleva parlarmi e dirmi dove lui fosse. Mi avevano spiegato quanto avesse sofferto per me, quanto fosse stato difficile per lui riprendere a vivere dopo aver pensato che io fossi morto. In realtà in un primo momento non avevo capito perchè lo avesse anche solo pensato, ma poi mi avevano spiegato che i miei genitori avevano detto ai miei amici che dopo un mese avrebbero staccato la spina dei miei macchinari, cosa che in realtà non era mai successa.

Quando avevo chiesto spiegazioni a Seonghwa, Hongjoong e Yeosang mi avevano detto che i miei li avevano costretti ad allontanarci, o altrimenti sarebbe successo qualcosa a Wooyoung: a loro in realtà non interessava minimamente del ragazzo, ma sapevano che se gli fosse successo qualcosa io non gliel'avrei mai perdonato.

Poi mi ero svegliato e la prima cosa che avevo fatto era stata cercare casa sua, ma quando mi ero ritrovato di fronte alla sua porta non ero riuscito a bussare alla porta: cosa avrei detto ai suoi genitori, se fossero stati loro ad aprirmi? Chi ero? Ero il ragazzo che aveva rovinato l'intera estate, se non la vita, al loro figlio, ecco chi ero.

Perciò me ne ero andato e avevo chiesto aiuto a Yunho, Mingi e Jongho. Nessuno dei tre, però, mi aveva dato una risposta. Avevo tentato in tutti i modi a farli parlare ma l'unica cosa che mi era stata detta era che stavano soltanto facendo ciò che era meglio per Wooyoung.

Sapevo che in realtà sarebbe stato meglio cosí per entrambi, dopotutto quello che c'era stato tra di noi non sarebbe nemmeno dovuto mai succedere. E allora perchè avevo sentito un peso nel petto ogni giorno da quando mi ero risvegliato, alla sola idea che non l'avrei mai più rivisto?

Perció avevo fatto le mie ricerche, cercato ogni singolo indizio e alla fine lo avevo trovato, avevo capito che Hogwarts per lui sarebbe stato l'unico posto sicuro dai Mangiamorte, e perciò avevo chiesto il permesso alla McGranitt che inizialmente non aveva voluto, ma che poi si era decisa e mi aveva fatto entrare.

Perciò eccomi qui, davanti a lui, che ora era immobile mentre mi fissava come se fossi un fantasma, cosa che nemmeno era troppo insolita dal momento che il castello era pieno di fantasmi.

«Ciao Wooyoung.»dissi quando ritrovai la voce, lui però non rispose al mio saluto e rimase fermo dov'era, probabilmente imbambolato dalla mia presenza stessa. Sospirai e guardai verso il basso, dove vidi come intrecciava le sue dita le une con le altre a causa del nervosismo.

«Mi dispiace per tutto quello che è successo, avrei voluto avvertirti ma...»provai a parlare ancora una volta ma non riuscii a finire di dire quella frase: non volevo che stesse ancora più male di cosí.

«So di aver sbagliato, a non averti detto la verità.»dissi allora, convinto delle mie stesse parole e prendendo un po' di forza che in quel momento era proprio ciò di cui avevo bisogno.

«So che avrei dovuto dirti del mio futuro da Mangiamorte ma non ho potuto.»ammisi e finalmente riuscii a trovare il coraggio di alzare lo sguardo e quando i nostri occhi si incontrarono notai quanto i suoi fossero più lucidi del solito.

«Tu eri l'unica cosa bella che mi è capitata nel mio ultimo anno di vita, e non potevo permettermi di perderti.»conclusi poi non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo che mi morí subito dopo quando vidi una lacrima corrergli lungo la guancia.

Guardai dietro di lui mia sorella che osservava la scena in silenzio e cercai un suo aiuto con gli occhi. Lei scrollò le spalle, non sapendo esattamente cosa avrei dovuto fare, e io mi portai le mani in faccia con fare disperato.

«Posso...»una voce fievole mi arrivò alle orecchie e immediatamente riportai l'attenzione sul ragazzo davanti a me che ora si stava fissando intensamente le scarpe, come se fossero la cosa più interessante del mondo.

«Posso abbracciarti?»ripetè ancora e io sentii il mio cuore saltare di un battito a quelle parole. Non riuscii a trattenermi e semplicemente corsi in avanti, azzerando completamente gli spazi tra di noi.

Lo presi tra le mie braccia, spingendolo con le mani contro il mio corpo, mentre lui si teneva a me tramite la stretta attorno al mio collo. Il suo viso in un attimo fu nell'incavo tra spalla e gola e lo sentii singhiozzare contro di me, cosa che portò inevitabilmente anche me al piangere. Gli accarezzai la schiena e le spalle con lentezza mentre cercavo di cullarlo da quei dolori che io stesso, anche se indirettamente, gli avevo inflitto.

«Sei vivo.»mormorò contro il mio petto. Io sorrisi e lui si separò dal mio corpo soltanto per guardarmi in viso. Io feci lo stesso e studiai ogni più piccolo dettaglio per farlo rimanere impresso nella mia memoria per sempre, come se sapessi già che da quel giorno in poi non l'avrei mai più rivisto.

«Sono vivo.»dissi annuendo e posandogli le mani sulle guance umide, cercai di asciugargli le lacrime come potevo ma mi era impossibile visto che ancora non aveva smesso di piangere.

«Pensavo che non ti avrei mai più rivisto.»disse e io scossi la testa per poi lasciargli un bacio sulla fronte, stringendolo di nuovo al mio petto con nessuna intenzione di lasciarlo andare.

«Sono qui, adesso.»sussurrai tra i suoi capelli mentre sentivo il suo cuore battere all'impazzata contro il mio. Hyejin aveva assistito a tutta la scena e ora si stava anche lei asciugando delle lacrime con fare sentimentale. Io le feci un gesto per farle capire di andarsene via e lei mi fece cenno con i pollici in su di aver capito.

«E ora, i tuoi genitori?»ed ecco, la domanda da un milione di dollari. I miei genitori? Cosa sarebbe successo con loro, adesso? Erano giorni che io scappavo da loro, avevo dormito per tutto quel tempo a casa di Seonghwa ed Hongjoong per evitare i miei problemi, ma sapevo perfettamente che prima o poi sarei dovuto ritornare alla realtà.

«Sono un Mangiamorte.»confessai allora. Lui si allontanò immediatamente dal mio petto ma io lo presi per la vita, per non farlo andare via. Quando capii che non l'avrebbe fatto lo lasciai e mi tirai su la manica della maglietta che stavo indossando quel giorno, mostrandogli il Marchio Nero che avevo sulla pelle.

«L'hanno fatto mentre dormivo.»lo informai e quando lui abbassò la testa per guardarlo subito dopo qualche secondo distolse lo sguardo, come se non volesse nemmeno vederlo.

«Devi denunciarli, San.»affermò con tono duro lui mentre rimettevo la manica al suo posto originario, io sospirai rumorosamente ma non risposi: non sapevo cosa dirgli, dopotutto non aveva torto.

«So che sono i tuoi genitori e so che hai paura per tua sorella, ma non puoi vivere cosí.»aggiunse allora e io iniziai ad innervosirmi: soltanto il sentire parlare di loro mi faceva saltare i nervi.

«Perchè non li hai denunciati tu?»gli chiesi cercando di cambiare discorso e puntare l'attenzione su di lui, riportai anche le mani sui suoi fianchi e tornai a stringerlo a me come avevo fatto poco prima. Lui anche poggiò le sue sul mio petto che si riscaldò immediatamente a quel breve contatto.

«Perchè non volevo che Hyejin rimanesse sola.»mi rispose lui sincero e io annuii. Sentirlo parlare di lei mi fece quasi ingelosire ma capii che lo fece soltanto perchè non voleva che mia sorella non finisse da sola. Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, entrambi ascoltammo il respiro dell'altro, beandoci di quei pochi attimi di tranquillità.

«Cosa hai intenzione di fare?»mi domandò poi, ritornando sul discorso e io alzai gli occhi al cielo: in quel momento l'unica cosa che volevo era stare al suo fianco, baciarlo e coccolarlo, cosa che ancora non avevo l'opportunità di fare a causa di quella maledetta conversazione.

«Non lo so ancora, non voglio denunciarli...»dissi sinceramente e scostando le mani dal suo corpo, lui fece lo stesso e fu quasi come se tutto il calore che mi aveva dato se lo fosse ripreso con quel semplice movimento.

«Ma devi farlo.»affermò ancora e in quel momento mi allontanai, mettendo su una risata sarcastica che di felice non aveva proprio un bel niente.

«Sono i miei genitori, Wooyoung, tu denunceresti i tuoi?»provai a dirgli, per fargli capire che non era affatto facile essere nelle mie condizioni in quel momento: per quanto li odiassi per quello che mi avevano fatto, non avevo il coraggio di mandarli direttamente in carcere.

«I miei non mi farebbero mai diventare ciò che non voglio.»rispose a tono lui e io mi ammutolii: anche questo era vero, dei genitori normali non mi avrebbero mai messo in una condizione simile.

Cadde il silenzio tra di noi, spezzato soltanto dal rumore dei passi dei ragazzi in lontananza che uscivano dalla Sala Grande per andare nei dormitori. In quel momento mi ricordai che non avevo un posto dove dormire quella notte, dato che non sarei potuto uscire dal castello prima dell'indomani, e perciò avrei dovuto trovarne uno ed in fretta.

«Possiamo riparlarne?»gli dissi, abbassando il tono di voce che si era alzato poco prima proprio a causa del mio nervosismo. Lui alzò gli occhi su di me e li vidi di nuovo pieni di lacrime, il mio cuore si spezzò a quella vista e feci per andare avanti e prendergli il viso tra le mie mani ma lui fece un passo indietro prima ancora che io mi movessi.

«San, non posso stare con te se tu sei un Mangiamorte.»

Quelle parole mi colpirono direttamente al cuore. La dura realtà era proprio quella: se non avessi risolto quella situazione non avrei mai più visto il ragazzo davanti a me. Il fatto che poi lui avesse detto "stare con te" mi faceva capire che lui voleva una relazione con me, cosa che era più che reciproca e il non poterla avere in quel momento mi spezzava ancora di più il cuore.

«Lo so.»risposi semplicemente, per poi annuire. Lui tirò su col naso e guardò in ogni direzione tranne che la mia, poi si incamminò e mi girò attorno, con l'intenzione di andare nella sua stanza. Io lo bloccai, afferrandogli un polso, e facendolo girare verso di me.

«Posso dormire con te, stasera?»non mi resi nemmeno conto di essere stato io a dire quelle parole fino a quando lo vidi scuotere la testa con evidente dissenso negli occhi. Sapevo che quella era una mossa azzardata ma sentivo proprio il bisogno di averlo vicino, ora più che mai.

«Ti prego, probabilmente sarà l'ultima sera in cui staremo insieme.»quando dissi quelle parole la verità mi colpí in pieno e vidi due lacrime scendere da entrambi i suoi occhi. Lui corse ad asciugarsele e poi guardò il pavimento, respirando profondamente per cercare una risposta da darmi.

«Domani devi sparire, va bene?»sorrisi nel sentire quelle parole e annuii, per poi afferrargli il viso e togliergli gli ultimi residui del suo pianto.

«Te lo prometto.»gli dissi, poi lo presi per mano ed insieme camminammo verso la sua stanza che, fortunatamente, non era troppo lontana da dove eravamo noi.

Una volta dentro mi guardai attorno, era piuttosto piccola, al suo interno c'era soltanto un letto singolo, una scrivania e un armadio in legno che aveva le ante aperte. A terra c'erano diversi scatoloni con ancora i suo abiti, sapevo che era lí da poco dato che l'anno scolastico era iniziato soltanto da due giorni.

Sciolse la presa con la mia mano e si piegò per afferrare alcuni vestiti. Tirò fuori una maglietta e un paio di pantaloni di una tuta, mi passò il secondo indumento e io gli rivolsi un piccolo sorriso come ringraziamento.

Non si vergognò nello spogliarsi sotto i miei occhi, che quando videro il suo busto nudo corsero su ogni lembo di pelle. Sperai di trovarvi ancora i segni di quello che era successo la sera della partita di Quidditch, ma purtroppo dopo quasi due mesi erano già spariti.

«Non ti spogli, tu?»mi chiese quando si rese conto che io rimanevo fermo a guardarlo soltanto. Sorrisi e mi sporsi verso di lui, spostandogli una ciocca di capelli e lasciandogli un bacio sulla guancia, per poi posare una mano sulla sua schiena, avvertendo i brividi sulla sua pelle calda.

«Se vuoi vedermi nudo basta chiedere, eh.»sussurrai con un ghigno sulle labbra, lui alzò gli occhi al cielo ma mi sorrise, per poi darmi una pacca sulla spalla e spostarsi, continuando a prepararsi per la notte.

«Disse quello che mi sbava dietro.»mi provocò allora, rimanendo in boxer e afferrando la maglia che aveva preso poco prima. Io anche iniziai a spogliarmi dei miei indumenti e, quando lui fu "vestito" si voltò per sfare il letto per dormire. Io lo guardai da dietro e non riuscii a trattenermi dal leccarmi le labbra alla vista del suo corpo.

«Non ti sbavo dietro, ma un bel morso su una chiappa te lo vorrei tanto dare.»gli dissi con fare scherzoso, lui si voltò l'attimo dopo a bocca aperta ma poi la richiuse subito dopo quando si ritrovò davanti il mio petto nudo. Io gli rivolsi un'espressione carica di desiderio ma lui mi diede un secondo schiaffo sulla schiena, facendomi capire di sdraiarmi.

«Ah, taci.»mi disse, quando fummo entrambi nel suo letto. Lui si mise su un fianco e io subito mi avvicinai al suo corpo, anche se non era troppo difficile dato che il suo letto era piccolo per due uomini adulti. Gli circondai la vita con un braccio e gli diedi diversi baci sul collo e sulla mandibola per farlo rilassare e, di conseguenza, dormire.

Poco dopo si voltò con la testa verso di me e, nonostante fosse buio, riuscii benissimo a vedere i suoi occhi luccicanti. Poi fu lui a muoversi e fece unire le nostre labbra. Dopo tutto quel tempo in cui eravamo rimasti separati, sentirle di nuovo pressate contro le mie mi fece sentire rinato. Non riuscivo a credere che tutto quello stava succedendo proprio a me.

Schiusi immediatamente la mia bocca per far unire le nostre lingue e portai l'altra mano sul suo viso, mentre lui faceva intrecciare la sua con la mia posta sulla sua pancia. Ci baciammo per quelli che a me sembrarono minuti e, quando ci separammo, mi resi conto che l'ennesima lacrima era uscita dal suo occhio.

Allora lasciai un bacio proprio su di essa e poi lui si voltò, poggiando la testa sul cuscino e beandosi delle carezze che gli stavo facendo sul suo stomaco coperto dal leggero tessuto della maglietta. Rimanemmo cosí fino a quando lui non si addormentò, poi fu il mio momento in cui mi lasciai andare alle lacrime.

«Ti amo cosí tanto, Wooyoung, che tu nemmeno te lo immagini cosa farei per te.»sussurrai al suo orecchio, lasciandogli un ultimo bacio proprio sotto di esso. Quando fui certo che non si sarebbe svegliato, contro la mia forza di volontà, sciolsi la stretta della sua mano sulla mia pancia e uscii dal letto, mettendomi in piedi e riafferrando i miei vestiti.

Avevo mantenuto la mia promessa: al suo risveglio, io non ci sarei stato.

Dai almeno una gioia gliel'ho data

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