VI- le parole di un pazzo.
Il lago dietro la casa era un esteso specchio d'acqua scura. La mattinata era tiepida ma da esso si era alzato un vento freddo che scompigliava i capelli di Alyssa, spostandoglieli dietro le orecchie. Se ne stava seduta sulla spiaggia, le ginocchia raccolte al petto, l'espressione vaga. Percepire la brezza mattutina la faceva sentire meglio. L'incubo della notte precedente aveva risvegliato in lei un ricordo lontano e, quando aveva capito, si era data della sciocca.
Aveva già fatto quel sogno, in passato, tante volte. Eppure aveva impiegato così tanto, a capirlo. C'erano sempre un giardino buio e una melodia arcana ma al contempo meravigliosa. C'era l'uomo dagli occhi dorati e la cintura argentata. E c'era il paio di ali nere, più nere della notte stessa, del colore che di solito si attribuisce alla morte. L'uomo scompariva sempre, dopo aver pronunciato le parole "non è ancora giunto il momento."
E poi la terra risucchiava ogni cosa, Alyssa compresa, producendo lo stesso rumore di un'onda che si ritragga.
Con il piede nudo spostò una manciata di sabbia fresca, lasciando che i granelli le solleticassero le dita con un tocco morbido e delicato. Alyssa emise un brontolio appena percepibile, studiando la superficie del lago e il cielo all'orizzonte. Il sole non era ancora sorto, ma il buio della notte stava lasciando il posto ad una sfumatura turchese non troppo marcata, che stava dipingendo il cielo lentamente. Se fosse stata ancora una bambina avrebbe pensato che quello fosse il momento migliore della giornata. Ma purtroppo i tempi in cui credeva che il mondo fosse un posto rose e fiori erano passati da un pezzo. Ora si limitava a guardarlo, il cielo, invece di osservarlo come faceva da piccola. Ora non pensava più alle sue innumerevoli sfumature. Adesso pensava che le sarebbe bastato immergersi nell'acqua gelida del lago per dimenticare tutto, come nei mesi estivi.
Per qualche strano motivo, tuttavia, il pensiero di dimenticare tutto, di mandare all'aria i ricordi per sempre, non le sembrava la cosa giusta da fare. In qualche modo aveva bisogno di ricordare la sensazione che aveva provato quando la voce dell'uomo aveva risuonato nella sua testa per la prima volta. Di ricordare il momento in cui era corsa fuori a piedi nudi, mentre l'aria notturna le gelava la pelle nuda, di ricordare gli incubi che la perseguitavano da troppo tempo. Quell'esperienza la stava cambiando e, forse, era proprio quello che le serviva, in quel momento della sua vita, per crescere.
Il paesaggio intorno era completamente deserto e silenzioso, come se al mondo non ci fosse nessun all'infuori di lei. Ma Alyssa sapeva, naturalmente, che era una situazione idilliaca. C'era Luth, ancora stesa nel proprio letto, ignara che la sorella minore fosse scappata di casa di notte per addormentarsi sulla sabbia fredda del lago. E c'era Amber, probabilmente ancora addormentata, anche se lei amava svegliarsi presto. Le uniche persone che contassero per lei non erano lì. C'erano solo il lago, il vento, la sabbia a farle compagnia.
All'improvviso lo schermo del suo telefono si illuminò. Alyssa lo afferrò e fece scorrere il dito lungo la superficie. Era un messaggio di Amber. Lo so che sei sveglia, diceva, dimmi dove sei e ti raggiungo. La ragazza meditò se fosse una buona idea rendere partecipe l'amica delle proprie inquietudini. Ma poi pensò che ormai Amber era invischiata nella faccenda tanto quanto lei. Sarebbe stato insensato tenerla all'oscuro.
Compose in fretta il messaggio di risposta e premette "invio". In meno di quindici minuti, quando ormai l'alba aveva fatto il suo ingresso sul mondo, Amber raggiunse la spiaggia, ansante.
-Ho corso più in fretta che ho potuto- sussurrò stendendosi accanto a lei, sulla sabbia, e allungando le gambe davanti a sè. -Immaginavo avessi bisogno di compagnia e ho pensato...
-Come sapevi che ero sveglia?- la interuppe quasi bruscamente Alyssa.
Lei si accigliò. -Intuito, suppongo.
Si strinse nelle spalle. -Qualcosa non va, Ally?-
Alyssa fece una smorfia cinica.
-Intendi oltre al fatto che sento continuamente delle voci nella mia testa, che ho sognato di essere minacciata da un tizio insanguinato ed essere inghiottita dalla terra? No-replicò in tono amaro. -Va tutto benissimo.-
Amber abbassò lo sguardo, sospirando. Il vento mattutino le scompigliava i lunghi capelli biondi, rendendola ancora più bella. Alyssa aveva sempre invidiato i capelli della sua migliore amica. Non erano mai crespi e scuri come i suoi. A dirla tutta, invidiava anche i suoi occhi normali, di quel verde talmente intenso da smorzare qualunque altro colore.
-Non mi avevi parlato di questo sogno- disse, voltando la testa verso di lei. -Quando è successo?-
-Ieri notte. E non hai idea di quanto sembrasse reale, Amber. Mi vergogno perchè ho avuto paura, una paura tremenda...
-È del tutto normale, non devi vergognarti di nulla. Ne hai parlato con Luthien?- Amber appoggiò il mento sulle proprie ginocchia raccolte al petto.
-Non credo sia il caso.- Alyssa scosse la testa. -E poi in fondo non è successo nulla di che. Io sto bene e nessuno si è fatto male.-
-Non ancora- replicò scettica l'amica.
-Che vorebbe dire?-
Alyssa non riuscì a evitare che la sua voce fremesse di sgomento.
-Amber, è solo uno stupido sogno. Non è un film. Siamo nella vita reale, e nella vita reale le persone che sognano un tizio con delle ali enormi che poi ti trascina con sè al centro della terra, non corrono necessariamente dei rischi.-
-E che mi dici delle persone che sentono continuamente delle voci nelle proprie teste? Anche loro non corrono necessariamente dei rischi?- le fece eco Amber, seria. Lei si morse un labbro.
-Questo è un colpo basso- mormorò a denti stretti.
-Scusa- Amber si strinse nelle spalle.
-Che cosa pensi che significhi questo sogno?-
Alyssa azzardò una smorfia, deglutendo nervosamente. -Non lo so, okay? Sono confusa. Troppo confusa.-
-Capisco che tu lo sia. Ma questo non significa che non debba prendere la situazione con le pinze e con gli adeguati provvedimenti. E se non lo hai ancora detto a Luthien, fallo. O lo farò io.-
Alyssa si agitò, a disagio. -È una minaccia?
-Davvero pensi che potrei minacciarti?- ribattè Amber, seria.
-Sto cercando di farti ragionare, come fai a non capirlo? Avresti dovuto dirlo subito a tua sorella, invece te ne stai qui a non fare niente, aspettando che la situazione migliori da sola. Ma sai una cosa? Non succederà. Te lo garantisco. Ci sono già passata.-
Alyssa si bloccò. -Che cosa intendi?-
-Io non... nulla-
Amber si morse la lingua e tacque. Sembrava più a disagio che mai. Continuava a scavare con il piede nella sabbia per scacciare la tensione, e non la guardava mai seriamente negli occhi.
-Amber, che cosa ti prende?-
-Torna a casa, Alyssa- disse brusca lei. -E appena Luthien si sveglierà, raccontale tutto. Ogni cosa. Lei saprà capirti, non immagini nemmeno quanto. Devi fidarti di me.
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