C a p i t o l o t e r z o
Alyssa
Accese il televisore e si sintonizzò sul suo canale preferito, uno che trattava perlopiù di animali e natura. L'ansia per ciò che era appena avvenuto in camera di Luthien poteva essere placata solo dallo svago della tv. Stavano trasmettendo un programma sulla gestione degli elefanti. Non che le interessasse molto in quel momento, ma era sempre meglio i niente. Restò immobile, senza davvero farlo, a guardare un numero ristretto dell'equipe medica assistere un'elefantessa in procinto di partorire, spiegare al pubblico il procedimento del parto e la cura del piccolo che ne sarebbe seguita. Poco dopo, l'enorme animale espelleva la placenta e il piccolo pachiderma. Poi, quando il programma fu terminato e la pubblicità trasmise ciò che ne sarebbe seguito, Alyssa spense la tv. Si sentiva la testa pesante e la coscienza la stava rimproverando per aver riservato quel trattamento distaccato a sua sorella. Quasi senza accorgersene prese a mordicchiarsi un'unghia e rifletté sull'accaduto. Forse quella parte della coscienza aveva ragione, in fondo. Luthien era più adulta di lei e in un certo senso, come le ripeteva sempre lei, doveva portarle più rispetto. -E va bene- disse a bassa voce, proprio mentre Luthien entrava in salotto, ciabattando sul pavimento.
-Posso sedermi?- le chiese avvicinandosi e indicando il divano su cui lei era praticamente stravaccata. Alyssa borbottò un si, sollevandosi e facendole posto. Luthien si sedette e ranicchiò le gambe sotto il sedere. La sua espressione, notò Alyssa quando si girò a guardarla, non era né arrabbiata, né mostrava traccia di alcun rimprovero. Ma si accorse, cosa che la fece sentire ancora peggio, delle numerose rughe di stanchezza intorno agli occhi, e la pelle era pallida, più bianca di quanto fosse in realtà.
Le si strinse il cuore.
-Luth...-
-Perché ti comporti così?- sbottò lei, pur senza mostrare furore, ma solo una profonda amarezza. Alyssa si morse un labbro. L'aveva ferita, lo riconosceva e si sentiva in colpa più di quanto fosse disposta ad ammettere.
-Davvero?- esclamò l'altra, sempre senza girare la testa. Alyssa aggrottò la fronte.
-Certo-
-Non mi sembri così dispiaciuta- rispose Luthien, sospirando. Alyssa non se la sentì di ribattere. Non era davvero dispiaciuta. Si sentiva solo un po' in colpa.
-Hai ragione- accondiscese, riconoscendo il suo errore. E quella volta il volto della sorella le si parò davanti. -Ma sono pentita. Ti voglio bene, Luth, e non avrei dovuto parlarti così.- Luthien non rispose subito. Si prese un po' di tempo per per studiare lo sguardo della sorella.
L'occhio azzurro, il destro, aveva la pupilla leggermente ingrandita, come al solito, mentre l'altro, il dorato, era più cupo. Come se tutta la luminosità di cui era genitore si fosse esaurita. Inclinò la testa di lato e la squadrò con occhi critici.
-Io non ti giudico per come mi hai parlato, piuttosto, ed è quello che non hai ancora capito, ti giudico per ciò che hai detto sui nostri genitori.-
-Che cosa...che cosa ho detto su di loro?- chiese Alyssa, che davvero non lo ricordava.
Luthien si lasciò sfuggire una smorfia d'amarezza. -Davvero non lo ricordi? Hai detto che, dato che non ci sono più, non ha alcuna importanza che ti applichi nello studio. Beh questo, a mio modesto parere, non è del tutto esatto.- rispose. Alyssa inarcò un sopracciglio. -Che cosa vuoi dire?- -Alyssa, se non impari ad applicarti di più non troverai un'occupazione, una volta finito il liceo. Io non posso provvedere a entrambe ancora per molto. Col mio lavoro, lo sai, guadagno giusto i soldi necessari a me e a te. Ma quando finirai la scuola, ovviamente avrai altri passatempi; uscire, fare shopping, viaggiare...ed è giusto che sia così. Ma dovrai provvedere alle tue esigenze da sola, perché io non riuscirei a coprire le spese. Per questo dovrai trovarti un lavoro. E per farlo, ti serve conoscere le cose. - Aveva parlato con sporadica lentezza, e Alyssa fu ancora più colpita. -Quindi- replicò, fissandola con occhi critici, -tu vuoi dire che se non vado bene a scuola, non riuscirò a trovare un lavoro?- Molto lentamente, la sorella annuì. Alyssa raddrizzò il busto. -Conosco tantissime persone che hanno un buon lavoro pur non applicandosi nello studio. E la maggior parte sono adolescenti. Capisci? Esattamente come me. - Luthien le lanciò un'occhiata furente. -Sia come sia, devi imparare a studiare di più. E' quello che avrebbero voluto mamma e papà. E, qui lo dico e qui lo giuro, ti spedirò in collegio io stessa se non lo farai. Quindi le scelte sono due: o studi di più e recuperi tutte le materie in cui sei una frana, o passerai buona parte dell'adolescenza rinchiusa fra le quattro pareti di un collegio che sceglierò io. E il più vicino, per tua informazione, è a due giorni di macchina da qui.- Alyssa sgranò gli occhi. Dire che non poteva credere a una sola parola, è dire poco. Ma l'espressione della sorella non lasciava trapelare alcuna traccia di scherzosità. Luthien aveva parlato sul serio.
-Non...non lo faresti.- farfugliò, con la bocca secca.
-Oh, credo proprio che lo farò, se ne sarò costretta- ribatté lei, scuotendo la testa come per accreditare ciò che aveva appena detto. Alyssa lasciò che la tensione che gravava sulle sue spalle scemasse altrove. Non poteva crederci. Era semplicemente assurdo. Non poteva essere davvero Luthien a parlare, lei non si era mai comportata così. Ma forse la cosa migliore da fare in quel momento era darle ragione. In futuro, poi, avrebbe deciso. -Cercherò di studiare, allora- disse quindi, ricacciandosi i capelli all'indietro. -Promesso-
Luthien la fissò un paio di secondi, prima di sorridere.
-Sarà meglio così-
Alyssa scrollò le spalle, e stese i piedi davanti a lei. Luthien le prese il telecomando dalle mani e riaccese la tv. -Che stavi guardando, prima?- le chiese scorrendo con i pulsanti su è giù per i canali. -Oh, un programma sugli elefanti. Ma non era troppo interessante. - Luthien si fermò su un canale che dava il telegiornale. -Oh, Luth!- esclamò Alyssa portandosi le mani alla fronte e alzando gli occhi al cielo. -Non posso credere che t'interessi questa roba.- Luthien si lasciò scappare un mezzo sorriso, e scosse la testa. -Questa roba, come la chiami tu, è la cosa più importante che abbiano la decenza di trasmettere in tv- -Come ti pare- borbottò lei, gettando la testa all'indietro, sprofondando nel cuscino. -Vorrà dire che mi farò una bella dormita- Luthien scosse la testa, ignorandola. Trascorsero parecchi minuti, prima che Alyssa riaprisse gli occhi e scorgesse il volto della sorella, incredibilmente diventato grigio. -Luth?- la chiamò, scuotendole piano un braccio. -Luth che succede...- Ma le parole le morirono in gola. Stavano trasmettendo una notizia dell'ultima ora, al telegiornale. Luthien era talmente pallida che pareva un fantasma, e le sue mani tremavano, strette in grembo. Alyssa si raddrizzò. La voce di una giornalista parlò da un microfono, talmente alta e squillante che, per un attimo, la ragazza dovette tapparsi le orecchie.
"Notizia dell'ultima ora. Un farmacista è stato ritrovato morto accanto a una centrale di polizia, sulla strada per Dublino. Il nome era Benny Druttle. Non si hanno notizie certe sull'identità dell'assassino o sull'arma del delitto.
Il R.I.S sta provvedendo all'autopsia. Il corpo non riscontra particolari tumefazioni. Non c'erano tracce di sangue intorno al cadavere. E nemmeno sul cadavere stesso. Sono stati identificati solo due profondi tagli alla base del costato, o meglio dire, buchi, ma senza nessuna traccia di sangue. La cosa ha messo in allarme la polizia. Il movente è ignoto. L'assassino è scomparso. Presto, ci faranno avere notizie più fondate." Alle spalle della giornalista, il grande edificio che era la centrale di polizia del luogo del delitto, si stagliava alto contro il cielo della mattina. Il marciapiede era circondato da cartelli, fasce con la scritta "non oltrepassare" e c'erano alcuni membri di un equipe forse medica, che scattavano fotografie alla strada, ormai priva del cadavere, che non presentava alcun segno di omicidio. La bocca di Alyssa era spalancata per la confusione. Non si accorse che Luthien stava tremando, almeno fino a quando non la chiamò per la terza volta e lei non rispose. Teneva gli occhi incollati allo schermo. Alyssa rabbrividì. Non l'aveva mai vista così. -Luth... che ti prende?- sussurrò, voltando la testa per la prima volta da quando aveva trasmesso la notizia. -Come che cosa mi prende?- esplose lei, saltando su dal divano e guardandola sgomenta. -C'è stato un omicidio, Alyssa! Un omicidio!- Alyssa era esterrefatta. Un brivido le percorse la schiena. -Di...di casi come questo se ne sentono tutti i giorni... cos'ha questo di così spaventoso, da farti reagire così?- Si alzò. Adesso erano faccia a faccia. Alle loro voci si sovrapponeva quella della giornalista, che ormai però, non ascoltava più nessuno. -Ma non hai sentito? Non c'erano tracce di sangue. Non ti sembra strano? In quanti casi di omicidio hai rilevato questo dettaglio? Te lo dico io, Alyssa. In nessuno.- La voce di Luthien era salita di tono e ora trapelava un'angoscia, un'ansia che Alyssa non riusciva a comprendere. -Va bene, Luth, ma non mi sembra il caso di...- -Non ti sembra il caso, Alyssa?!- sbottò lei prendendosi la testa fra le mani e inspirando violentemente. Alyssa allibì ancora di più. Torcendosi le mani per il nervosismo, ebbe la forza di spegnere la tv.
-Luth- disse, cercando di appoggiarle una mano sulla spalla. -Lasciami stare!- gridò lei, scostandola bruscamente. Le lacrime sgorgarono dai suoi occhi azzurri e le rigarono le guance, andando a incastrarsi fra le dita delle mani che coprivano il suo viso.
-Luth...- mormorò Alyssa, inebetita e incredula. Sentiva il sangue pulsare nelle vene, e faceva quasi male. -Luth, va tutto bene. Non...non ci riguarda-
Lo disse così, forse senza pensare troppo all'effetto che quelle parole avrebbero potuto avere sulla sorella. Si scostò le mani dal volto in modo repentino, i suoi occhi divennero di fuoco e una furia selvaggia le deturpò il viso. L'afferrò per le spalle con violenza e la costrinse ad appiattirsi contro la parete. Fu i'n quel momento, per la prima volta in tutta la sua vita, che Alyssa notò qualcosa che la fece inorridire; Luthien era davvero furiosa. Per qualcosa che non aveva ancora capito. -Non...dire...mai più...questo!- le abbaiò in faccia, e il suo volto era una maschera di pura crudeltà. Alyssa ebbe paura e strinse gli occhi, temendo di ricevere uno schiaffo. Che però non arrivò mai. Le mani di Luthien mollarono la presa sulle sue spalle, e caddero lungo i fianchi. Vacillò sulle gambe e cadde all'indietro. Grazie ai suoi riflessi, Alyssa riuscì a sorreggerla. L'adagiò sul divano e le afferrò le mani. Le strinse forte fra le proprie, e aspettò che il suo respiro si calmasse. Deglutì nervosamente, per sbloccare il groppo che aveva in gola, ma senza risultato. La tensione era palpabile, una tensione unita a qualcos'altro...che però non riuscì a decifrare. -Luth?- sussurrò, accostando il volto al suo. Lei batté le palpebre velocemente e si tirò su a sedere. -Tutto a posto?- Quando lei non rispose, una morsa le strinse lo stomaco. Le accarezzò una mano, tremando leggermente, e la fissò con uno sguardo carico di preoccupazione.
-Va tutto bene, Luth, non hai nulla da temere.- la rassicurò Alyssa, continuando ad accarezzarle la mano. Luthien pareva non ascoltarla nemmeno. Il suo sguardo era perso nel vuoto e ormai aveva il volto diventato di cera. Le labbra erano tirate in una linea sottile, dura, che non sarebbe mai appartenuta alla Luthien che lei conosceva. Alyssa impallidì. Che cosa era successo a sua sorella?
-Luth...- mormorò ancora, tentando con tutte le sue forze di scaldarle la mano, divenuta inspiegabilmente fredda. -Che cosa ti sta succedendo?- Passarono parecchi secondi prima che Luthien si decidesse a rispondere. E quando lo fece, parlò con voce bassa, pacata, quasi... sfocata. Alyssa non l'aveva mai sentita più lontana. -Tu non capisci. Non puoi e non devi capire- sibilò. Ed era un sibilo che proveniva da quello che un tempo doveva chiamarsi cuore.
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