C a p i t o l o o t t a v o
Rydian
-Direi che va bene se non lo stringi troppo- La voce della sarta gli risultava un ronzio insopportabile alle orecchie. Il vento sussurrava contro la vecchia capanna, facendone oscillare le imposte di legno e sbattendole contro le pareti. Ridyan Cardhigen incrociò le braccia al petto e fissò la sua promessa sposa con infinita noia; se avesse sentito anche solo un'altra parola su quell'insulso vestito da sposa che si stava provando da non meno di tre ore, gli sarebbe esplosa la testa. -Tu che ne pensi, Ridyan?- Fu costretto a sollevare lo sguardo verso di lei. Grace era incredibilmente bella in quello che probabilmente sarebbe stato solo l'ennesimo prototipo di un vestito da sposa: alta, slanciata, dalla carnagione olivastra e la bocca piena. Tutto il villaggio continuava a ripetere che non avrebbe trovato una candidata migliore al ruolo di sposa nemmeno se avesse cercato in tutto il mondo. Probabilmente poteva anche essere la verità, ma lui si sentiva costretto, imprigionato in un castello di cenere e ombre, in uno spazio così stretto da togliergli il fiato. Eppure non poteva aprire bocca; se l'avesse fatto, Grace Hamilton avrebbe sollevato una sommossa contro la sua famiglia e lui non poteva permetterselo. Aveva una sorella a cui badare. -Tesoro?- la voce di Grace era acuta, impastata così tanto di zucchero da nausearlo. -Ehm..sì, è stupendo- si riscosse dai suoi pensieri prima che potessero portarlo su una strada sterrata. Fingi interesse, attieniti al copione. Odiava recitare la parte del bravo fidanzato, ma era l'unica cosa che potesse fare. -E su di te è più che perfetto- aggiunse elargendole un sorriso. Il viso di Grace si animò di radiosità. Si divincolò dalle mani della sarta e la liquidò con un gesto della mano. Poi corse ad abbracciarlo. Ridyan fu investito da un ventaglio di sete e pizzi merlati, ma ricambiò lo stesso l'abbraccio di lei, accarezzandole i lunghi capelli biondi. -Vedrai- gli sussurrò Grace all'orecchio, con voce maliziosa, -quando saremo sposati ti farò divertire. Diventerai un altro.- Ridyan chiuse gli occhi, ma lei non notò il gesto. Continuò a stargli appiccicata come una sanguisuga per i seguenti venti minuti, sussurrandogli parole insensate ed emettendo acuti risolini ogni tanto.
Ridyan sopportò il tutto in silenzio, mordendosi l'interno guancia e ricambiando con finto piacere i baci di cui lei sembrava avere assuefazione.
Luthien
-Ma dove andiamo?- esclamò Alyssa esterrefatta.
Luthien finì di chiudere l'ultima borsa e si sistemò la coda, a cui erano sfuggiti alcuni riccioli.
-Non posso dirtelo- si limitò a rispondere, passandosi una mano sul volto per asciugarlo del sudore. Alyssa resistette all'impulso di spalancare la bocca.
-Ma sei impazzita? Tra neanche un mese ricomincia la scuola! Mi hai fatto una testa così con tutta quella nenia sul senso del dovere, sullo studio, su...-
-Beh, adesso ho cambiato idea! Dobbiamo andarcene.- sbottò Luthien, dirigendosi all'armadio e spalancando le ante che batterono contro il legno con un sonoro crack. Alyssa la fissava impietrita.
-Così? Senza una spiegazione? Senza una ragione?- il suo tono era talmente piccato e incredulo che Luthien si voltò di scatto, rischiando di inciampare. Adesso, la guardò con un paio di occhi che erano estranei tanto quanto lo erano stati il giorno precedente. Erano, in un certo senso, occhi duri.
-Tu non lo capisci, non puoi, Alyssa, ma se ti ho detto che dobbiamo andarcene dobbiamo andarcene.-
-Ma perché?- scattò lei, con la voce che fremeva. -Non puoi farmi questo, Luth. Qui ho tutti i miei amici, i miei passatempi, la mia scuola... non è giusto!- protestò, battendo un pugno sul materasso. Il sole filtrava dal vetro della finestra sopra il letto e si riversava alle spalle e sui capelli di Alyssa. Sembrava quasi un paradosso: lei che dentro ribolliva di rabbia, era coperta da un manto di luce, candido e puro, che era l'esatto opposto di ciò che sentiva. -La tua scuola? Ma sentitela! E poi, perché dovrei darti qualche spiegazione? Ce ne andiamo di qui oggi stesso. Punto e basta.- replicò Luthien, furente. Lo disse senza guardarla, dandole la schiena e Alyssa sentì l'impulso di prenderla a schiaffi. Perché dovrei darti qualche spiegazione? Luthien stava rovistando all'interno di alcuni cassetti, trasferendo tutto alla rinfusa dagli scaffali alla valigia.
-Come sarebbe a dire Perché dovrei darti qualche spiegazione? Perché sono TUA SORELLA! E perché non puoi trattarmi come un pacco, sbattermi di qua e di là come più ti piace!-
Dopodiché ci fu silenzio per un paio di minuti. L'ira che quelle parole contenevano sortirono l'effetto previsto su Luthien. Dopo aver richiuso la zip della valigia, si rialzò in piedi e irrigidì la schiena. -Tu non sei un pacco, Alyssa. Ma io ho bisogno di allontanarmi da qui il prima possibile. Forse un giorno ti spiegherò perché, ma non ora. Non qui. Adesso non è il momento. Aly, dobbiamo andarcene. Oggi. -L'amarezza nella sua voce fece rabbrividire la sorella. Cosa stava succedendo? Erano accadute troppe cose strane negli ultimi due giorni. Ed era tutto così macabro, così oscuro...
-Non ti capisco, Luth, davvero- disse Alyssa lasciandosi cadere sul letto e prendendosi la testa fra le mani.
-Ma se è questo ciò che vuoi, allora ce ne andremo.-
Luthien trasportò la valigia fino alle altre due ammassate ai piedi del materasso e si stese accanto alla sorella. -Grazie, Aly-
Ed erano parole sincere. L'abbracciò, chiudendo gli occhi. Non sarebbe stato difficile. In fondo doveva solo portare Alyssa il più lontano possibile da Dublino. Ce la farò, pensò, io DEVO farcela. Ma non appena ebbe formulato quei pensieri, iniziò a sentire il groppo che aveva in gola farsi più grosso.
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