Parte 11
«Dove corri, la festa non ti piace?», gli domandò Carlos, quasi volesse ordinargli di restare.
«Ho bisogno di prendere qualcosa nella mia stanza», si schermì lui.
Carlos lo lasciò passare, e Santi si precipitò in camera sua. Non avrebbe potuto sostenere la festa da sobrio, non avrebbe potuto sopportare la freddezza di Dominic e gli sguardi invadenti di Carlos, ma era troppo codardo per scappare. Le persone avevano torto quando gli dicevano che era uguale a sua madre. Agata aveva avuto il coraggio di scappare, o perlomeno ci aveva provato, Agata non aveva mai assunto sostanze stupefacenti per sopravvivere. Santi chiuse la porta, poi aprì il cassetto della scrivania che conteneva il suo paradiso artificiale. Gli serviva solo una piccola dose per trovare il coraggio di tornare nell'altra stanza. Sparse sul piano di legno la polvere bianca e poi la sniffò. La sentì quasi subito entrare in circolo e quando mise piede nel salone un sorriso si disegnò sulle sue labbra. I colori gli parvero più accesi, abbaglianti i pannelli bianchi della parete, sgargianti i rossi delle tele dipinte, lucidissimi il nero del camino e la seta della tappezzeria. Quando vide Dominic parlottare con una bellissima donna dai capelli scuri, gli venne persino da ridere. Carlos, intanto, era in piedi davanti a una vetrata che dava sul terrazzo e gli fece cenno di avvicinarsi. Santi lo raggiunse.
Il profumo di Carlos gli parve più intenso e i suoi tratti più marcati. Come sempre accadeva la droga allentava i suoi freni inibitori e quando l'uomo gli sussurrò qualcosa all'orecchio lui non si scostò. Sentì su di sé gli occhi di Dominic, infuocati, e ne provò una sottile soddisfazione. Anche lui allora aveva il potere di far soffrire Dominic, di farlo sentire rifiutato, non all'altezza. Era un potere inebriante, doveva riconoscerlo, e non gli importava che fosse solo a causa della droga. Forse la droga sistemava una tara caratteriale e lo rendeva simile a suo padre e a suo fratello. Per una volta nella sua vita provò un senso di appartenenza che aveva a lungo cercato, anche se era contorto e artificiale e la mattina dopo il disgusto lo avrebbe invaso di nuovo.
«Come hai detto?», domandò a Carlos.
L'uomo lo fissò divertito. «Che ci sarebbe un modo per assicurare il voto favorevole a tuo padre. Un modo definitivo e molto divertente».
«Divertente per chi?», domandò lui, un barlume di lucidità riaffiorò.
«Per noi due». Carlos lo prese per mano e lo condusse fuori, sul terrazzo. L'odore delle dalie e dei gerani era inebriante, il profumo di Carlos dolciastro. In un angolo appartato l'uomo lo attrasse a sé. «Ti desidero da sempre», gli alitò sulle labbra.
Santi scostò il capo. Immaginava che Dominic sarebbe venuto a cercarlo, che lo avrebbe strappato via dalle braccia di Carlos e che gli avrebbe fatto capire che lo ricambiava, ma Dominic non arrivava e la stretta di Carlos si faceva sempre più forte.
«Cosa ne dici? È un voto molto importate per la tua famiglia, se va male potrebbe scatenarsi una faida senza fine per il controllo del territorio».
Santi tentò di concentrarsi. Finalmente qualcuno gli raccontava i dettagli. «Una faida?», ripeté, combattendo l'intontimento causato dalla droga e il senso di eccitazione che, suo malgrado, la droga gli faceva sentire mentre era stretto a quel corpo solido e caldo.
«Se la tua famiglia non ottiene il voto i clan porranno a capo degli affari un'altra famiglia o potrebbe scatenarsi una guerra tra le famiglie stesse per occupare il posto che prima era di don Carmelo. Non credo che tuo padre cederà senza lottare, anche perché sembra proprio che qualcuno abbia deciso di incastrarvi tagliando male la droga. Sai come funziona una faida? Prima si colpiscono i pesci piccoli, i piccoli spacciatori, i piccoli alligatori, poi, se la situazione non si risolve, gli sgarri aumentano e i rivali alzano il tiro: si passa ai pezzi grossi, ai guardaspalle, ai membri della famiglia...»
Santi sentì lo stomaco stringersi. I guardaspalle, pensò, poi pensò a Dominic steso sull'asfalto, una macchia di sangue che si allargava sotto il suo corpo, un colpo di pistola in testa o in viso... il suo bel viso, la sua bella bocca, la sua voce che aveva lo stesso accento di quella di sua madre. «Non può accadere», sussurrò.
«Dipende da te», rispose Carlos sibillino, le sue labbra si posarono sul suo collo. Santi rimase immobile, tra la voglia di allontanarlo e l'eccitazione che la droga gli faceva scorrere nelle vene. «È deciso allora», disse Carlos, una nota di soddisfazione nella voce, «ti aspetto in auto, sulla strada».
Santi lo trattenne per un braccio. «Non possiamo lasciare la festa così».
«Sì che possiamo, tu sei il figlio del boss e io sono il capo dei Colombiani. Me ne vado con una scusa, a tuo padre non ho più niente da dire. Don Carmelo sarà felice di saperci amici, vedrai».
Santi annuì. Tra i dubbi e la confusione nella sua testa martellava l'immagine di Dominic e poi quella di Vincent, colpiti da un proiettile assassino. Non poteva permetterlo, e quello era l'unico pensiero lucido che affiorava tra gli altri prodotti vorticosamente dal suo cervello annebbiato. Fu sul punto di ritornare in sala, da fuori scorgeva Dominic ancora alle prese con la signora dai capelli scuri, li immaginò concludere la serata insieme, immaginò Dominic come un omaggio che suo padre avrebbe volentieri concesso a una donna del clan. Si sentì afferrare per un braccio. Vincent era accanto a lui. Per un momento Santi pensò che a suo fratello importasse qualcosa, ma quello lo fulminò con lo sguardo.
«Sei fatto?», sussurrò.
Un rimprovero, come al solito. Santi si divincolò. «Che ti importa? Non sono abbastanza sorridente?»
«Lo sei anche troppo. Che fai con quel bastardo di Carlos?»
Un sorriso beffardo si dipinse sul suo viso. «Non lo immagini? Aiuto la famiglia, nel mio piccolo, non è per questo che mi volete alle feste?»
«Non dare la colpa a noi delle stronzate che fai. Credi davvero che Carlos darà il voto favorevole in cambio di una notte di sesso? Risolverò io la situazione, perché conosco le regole, così tu potrai continuare ad andare all'università pagata con i soldi che tanto disprezzi e giocare a fare il poeta», ringhiò Vincent.
Nonostante l'esaltazione e l'intontimento della droga quelle parole gli arrivarono come uno schiaffo. Ma Vincent non era soddisfatto e aiutato dal luogo un po' appartato del terrazzo continuò: «Devi smetterla di prendere la droga se poi non sai neanche come usarla, a noi serve per fare soldi, non per mandarci in pappa il cervello, ma tu neanche questo hai capito. Sei un fallito».
«Vaffanculo, che vuoi fare? Vuoi andare a dirlo a papà?»
«Papà ti ha messo su un piedistallo. Se sapesse... Non sono la tua balia, ma non usare la tua famiglia come scusa per i tuoi bollenti spiriti».
«Vuoi rischiare che Carlos ci dia il voto contrario?»
Vincent rimase in silenzio, il volto arrossato, i pugni chiusi. Santi rientrò in casa. Incrociò lo sguardo di Dominic questa volta alle prese con un membro del clan, lo vide serrare le mascelle, ma rimanere immobile, la sua attenzione catturata nuovamente dall'uomo che gli stava di fronte. Doveva essere una conversazione importante. Tutto era più importante di lui in quella casa. Raggiunse Carlos, l'auto di grossa cilindrata inconfondibile, parcheggiata sulla strada. Gli venne aperto lo sportello da un autista solerte che lo circondò di attenzioni non appena lo vide.
Nell'abitacolo Santi fu investito dal profumo di Carlos e da quello degli spaziosi sedili di pelle. Il vetro divisorio si sollevò rapido per assicurare a entrambi protezione dagli occhi e dalle orecchie dell'autista. Un'altra striscia di polvere bianca lo attendeva su un vassoio d'argento.
«Per te», disse Carlos.
Fallito, le parole di Vincent gli tornarono in mente e poi gli tornò in mente la freddezza di Dominic. Si chinò sul vassoio, e aspettò che l'effetto della nuova dose si sommasse a quella precedente.
Carlos gli fu subito addosso. «Sei bellissimo, ti ho sempre voluto, ma tu non mi hai mai degnato di uno sguardo, se non per farmi capire il tuo disprezzo».
«Ti disprezzo ancora», replicò lui, senza timore di guardarlo negli occhi. La droga gli faceva perdere ogni prudenza, una parte di sé, quella ancora pulita, provò disgusto per aver permesso alle mani di Carlos di toccarlo in modo tanto indecente. Il pensiero confuso di sua madre si affacciò nella sua mente: chissà se a farla morire era stata anche la consapevolezza che suo marito la toccava con le stesse mani con cui uccideva la gente. In fondo lui era solo un ipocrita: se fossero state le mani di Dominic a toccarlo, avrebbe messo a tacere la coscienza. Dominic era riuscito a fargli dimenticare i suoi principi, e adesso per salvarlo era persino disposto a vendersi. Le labbra di Carlos lo riportarono alla realtà: sapeva di champagne e di tabacco.
«Non meriteresti alcuna delicatezza, ma sono di parola: tuo padre avrà il voto favorevole». Gli slacciò la cintura e gli abbassò i pantaloni con foga, poi massaggiò il suo membro per stimolare la sua erezione. Non ce ne era bisogno, nonostante il disprezzo per Carlos e per se stesso, la cocaina lo rendeva più sensibile al desiderio. «Così mi piaci», ansimò il colombiano sul suo viso.
Santi allungò le mani e slacciò a sua volta i pantaloni dell'altro. Se dovevano farlo, tanto valeva farlo in fretta.
«Sarebbe bello incontrarci altrove. La mia camera da letto sarebbe di tuo gusto, ho chiamato un esperto per arredarla e piacerebbe al tuo animo di artista», sussurrò Carlos, mentre con la mano cercava nel vano porta-oggetti ciò che gli serviva. Santi lo vide prendere il preservativo e il lubrificante.
«Nella tua auto va benissimo», disse brusco.
Negli occhi di Carlos si accese un lampo di disappunto, credeva forse che Santi lo avrebbe pregato, come gli accadeva spesso con uomini e donne. «Sta' zitto», disse, lasciò cadere il lubrificante e senza preavviso affondò dentro di lui, strappandogli un gemito di dolore. Era un dolore attutito dalla droga e dai fumi dell'alcol, ma Santi lo avvertì ugualmente, non sapeva neanche quando l'altro gli avesse sfilato via completamente i pantaloni e gli slip. Pensò vagamente alla dolcezza del primo bacio con Dominic e la tristezza riuscì a farsi largo tra l'euforia artificiale della cocaina. Come sarebbe stato farlo con lui? Che tipo di amante sarebbe stato? Non così brutale come Carlos, immaginava, ma non aveva senso farsi quelle domande: Dominic non lo voleva e non doveva farsi confondere dai suoi baci. Una spinta più profonda di Carlos gli strappò un altro gemito. Lo sentiva ansimare, colpire la sua prostata con decisione. Il piacere cominciò a invaderlo, ma non voleva vedere il volto di Carlos soddisfatto, la sua bocca che si posava sul suo viso, i segni dell'orgasmo. Carlos per lui poteva avere il volto di tanti altri uomini: delle conquiste occasionali in discoteca con cui si lasciava andare stordito da sostanze artificiali, degli uomini potenti dei clan che spesso non esitavano a proporre incontri indecenti, dei guardaspalle, che talvolta lo mangiavano con occhi famelici senza avere il coraggio di andare oltre. In quel momento gli importava solo di essersi assicurato il voto favorevole di Carlos, di aver scongiurato una faida. Forse suo fratello aveva ragione: era caduto in un tranello, confuso dalla droga, ma lui non voleva rischiare. Il volto insanguinato di Dominic tornava a tormentarlo e quell'immagine macabra gli fece capire che l'effetto della droga si stava esaurendo. Gli pareva che ogni volta durasse di meno.
Raggiunse un rapido orgasmo che gli diede solo un gran senso di vuoto. Aspettò che Carlos finisse a sua volta, e poi si mise a sedere recuperando i pantaloni e gli slip. Carlos aprì le braccia sul sedile, prese una bottiglia di champagne dal piccolo frigo di cui la sua limousine era dotata. «Così si chiudono gli affari», disse bagnandosi le labbra.
«Non lo dire a nessuno», lo pregò Santi, «mio padre ti ammazzerebbe».
«Credi che ti voglia così bene?»
Santi lo odiò, odiò la sua aria tronfia, l'odore che gli aveva lasciato addosso. Il peggio era che probabilmente aveva ragione, e a suo padre non sarebbe importato nulla. Sua madre, invece, si sarebbe vergognata di lui, e Santi per la prima volta sperò che ovunque si trovasse non potesse vederlo.
«Vuoi continuare la festa da me?»
Santi non lo degnò di una risposta. L'aria umida che lo colpì in viso non appena fu uscito dall'auto gli diede un brivido. Ora doveva solo indossare una maschera, come era solito fare, e sorridere.
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