La Futura

Due giorni dopo Gabriel tornò da Iris e bussò alla porta. Non ricevette nessuna risposta. Bussò allora nuovamente, ma ancora nessuno venne ad aprirgli. Preoccupato prese la chiave di scorta che lei teneva ridicolmente nascosta in una fessura della porta ed entrò.

"Iris?", chiamò a bassa voce. Nessuno rispose. Lui allora infilò l'anello di dente di tigre e lo intinse nel liquido blu che aveva fatto perdere i sensi a Roan. Si avvicinò furtivo al salotto e, non trovando ancora nessuno, si diresse verso il laboratorio. Messo piede nella stanza, una lama si piantò nella pietra alla sua sinistra. Lui guardò davanti a sé, la cugina lo fissava con solo un occhio aperto, ancora la testa poggiata sul braccio, a sua volta posato sul tavolo da lavoro.

"Ma...ma...", balbettò Gabriel prima di riprendersi dallo spavento.

"Ma sei scema? Potevi uccidermi!".

"Oh no, ho visto che eri tu ed all'ultimo ho deviato la traiettoria. Non ti avrei preso", poi richiuse l'occhio e tornò nella posizione di prima. Gabriel ripose l'anello di tigre sbuffando rumorosamente.

"Vado a preparare l'infus-".

"Caffè", lo corresse Iris sempre ad occhi chiusi "o stavolta la lama va dove deve andare". Lui mugugnò qualcosa per poi andare in cucina.

Quando tornò con il caffè, la ragazza si degnò di mettersi a sedere correttamente e di stiracchiarsi, per poi mettersi le mani sui reni, facendo una smorfia di dolore. Gabriel la fissò seccato.

Le tirò su la maglietta dietro la schiena, scostando le sue mani senza gentilezza e tirando fuori una piccola scatola dalla tasca interna del mantello. Spalmò l'unguento sulla parte dolorante della schiena della ragazza.

"Che bello, è caldo!", mugolò la ragazza compiaciuta.

"Sì, te ne lascio un po', ma se continui a dormire così credo che servirà a ben poco", brontolò Gabriel.

"Sei sempre così antipatico la mattina?", si stiracchiò di nuovo abbassandosi la maglietta.

"E se ho dormito così è perché tu mi hai consegnato un lavoro impossibile".

"Vuoi dire che non sei riuscita a farlo?", chiese lui corrucciato. La ragazza gli tirò un pugno sul petto.

"Ahia! Mi hai fatto male".

"E tu mi hai offeso. Io posso realizzare qualsiasi tipo di lama, stupido Guaritore!", lo indicò minacciosa.

"Ricordati bene quello che ti dico, nessuno sarebbe stato in grado di realizzare questa meraviglia". Incrociò le braccia al petto.

"L'hai realizzata o no?", sbuffò Gabe. Lei lo fulminò per poi girarsi e passargli un piccolo panno verde.

Lui sciolse il nodo che legava l'involucro di panno ed all'interno trovò il bisturi che aveva disegnato. Esattamente come lo aveva disegnato.

"Perfetta, è perfetta", mormorò guardando la lama affascinato.

"Vorrei ben vedere", disse lei piena di orgoglio.

Lui le baciò la fronte.

"Sei la miglior Figlia delle Lame del mondo".

"Certo che lo sono, sono un Maestro non a caso", disse lei con un sopracciglio alzato ed un sorrisino malizioso sulle labbra.

"Modesta lo avevo già detto?", disse lui sarcastico. Lei lo fissò scuotendo la testa divertita, poi si fece seria.

"Ti sta bene Gabriel? Non ti preoccupare, se vuoi altre modifiche dillo pure, ci vorrà un giorno in più, forse due, ma non ci sono problemi".

"No, va bene così, ti sei attenuta perfettamente al disegno. Ma come hai fatto a realizzare questa sporgenza? Credevo l'avresti modificata".

Lei lo fissò maliziosa.

"Maestro di Lame?".

"Maestra di modestia?", ridacchiò Gabe ricevendo una leggera gomitata dalla cugina.

"Vieni", aggiunse poi lei "ho qualcosa per te. Questi sono i due bisturi che mi hai chiesto, questo il tipo di pugnale che usi di solito per raccogliere le erbe e poi", si fermò a guardare incerta il cugino "questa è una lama speciale".

Il ragazzo osservò una lama ricurva, un pugnale Ulak per l'esattezza, poi si girò verso la cugina, che ancora lo fissava timorosa. Scosse deciso la testa.

"Io non porto armi", disse freddo.

"Non è una vera e propria arma, Gabe".

"A me sembra un pugnale Ulak", ribatté duro, ma lei scosse la testa.

Si passò la lama sul palmo, con sommo orrore di Gabriel, già pronto a curarla, ma la lama non sortì alcun effetto sulla carne. Lui fissò la cugina confuso e lei sorrise maliziosa.

"So che non useresti mai un'arma contro una qualsiasi creatura vivente, quindi ho realizzato qualcosa di speciale. Questa lama sembra un comune pugnale, ma in realtà il filo non esiste. Vedi? Guardala orizzontalmente", porse il pugnale al cugino "è stondata, quasi bombata. Ed ora vedi quel piccolo, quasi invisibile canale all'estremità esterna?", il cugino annuì curioso. Lei riprese il pugnale in mano.

"Lo ho collocato nella zona in cui si dovrebbe trovare il filo della lama. Ora guarda", prese la tazza e versò sulla lama le poche gocce residue di caffè, le quali entrarono nelle scanalature della lama, restandovi imprigionate. Lui la fissò affascinato.

"Guarda ancora", scosse la mano e le gocce caddero fuori dalla scanalatura "visto? Così lo pulisci, poi ci passi subito sopra il panno che ti darò". Gabriel la fissò sorridendo curioso.

"Puoi impregnare il tuo pugnale di qualsiasi sostanza anestetizzante o che altro so io, insomma una delle tue diavolerie da erborista", Gabriel la fissò male.

"In quel modo non provocherai una ferita al tuo nemico, ma potrai comunque renderlo inoffensivo. Può andar bene per te, Gabe?", sorrise lei incerta. Il cugino le fece un sorriso enorme.

"Sei un fenomeno, Iris, lo sai che ti amo?".

"Non ti allargare, non mi piacciono i mori bello", ridacchiò lei. Lui si finse offeso mettendosi una mano sul cuore.

"Questo è un colpo basso cugina". Lei rise e poi lo abbracciò.

"Ho pensato che nonostante tutto nella zona deviata avresti avuto bisogno di difenderti. Sapendo che non avresti mai usato un'arma offensiva, ho pensato di costruirtene una che ti potesse difendere senza fare del male a nessuno". Arrossì e lui la abbracciò ancora.

"Ti adoro, anche se Lee mi prenderà per i fondelli per sempre", ridacchiò. La ragazza sgranò gli occhi facendoli cenno con la mano di aspettarlo, per poi correre in fondo al laboratorio. Tornò tutta contenta.

"Ecco! Questa è per Lee, me ne stavo quasi dimenticando".

Gabriel fissò l'oggetto nelle mani della cugina.

"Ma Iris, è una piccola barra di metallo", disse confuso. La faccia scandalizzata della cugina lo spinse ad indietreggiare. Lei afferrò l'oggetto assottigliando gli occhi, poi si girò e con una velocità inaudita lanciò l'arma contro il muro. Quella si aprì in volo diventando una specie di rampino, che si piantò nella roccia a fondo. Si girò e fissò il cugino, che ancora guardava allibito il punto in cui l'arma era infilata.

"Dicevi quindi, la barra di metallo?". Lui deglutì.

"Io immagino-", tentò. La cugina lo fermò.

"Anzitutto, ignorante di un Guaritore, ti faccio notare che non può trattarsi di una barra, se si assottiglia ad entrambe le estremità. Dopodiché devi sapere che quell'arma non è realizzata per attraversare i muri ma le persone".

"COSA?", sbottò il ragazzo.

"Come puoi fare una cosa del genere? Sai che danni può provocare, senza contare che se davvero attraversasse un corpo, provocherebbe una ferita tale da comportare la morte e-", fissò la cugina che lo osservava scuotendo la testa.

"Gabe io non faccio solo bisturi, io costruisco armi per Nascoste, Figli della Guerra e Cacciatori. Lo so che non approvi, ma è quello che faccio. Realizzo strumenti per guarire e strumenti per uccidere".

"Sì, lo so, m-", provò ancora.

"Acciaio e Carne", ripeté il motto dei Figli delle Lame "è la lama che sceglie la propria natura, non la mano che le dà la vita".

"Hai ragione, hai ragione. Adesso però dammi tutti questi capolavori e lasciami andare. Ho intenzione di partire domattina, almeno arriverò prima di buio", sorrise alla ragazza porgendole la mano. Lei la prese ed andarono verso la cucina.

"Mi raccomando, abbraccia Lee da parte mia e per favore cugino, non aver paura di stare bene", lo guardò e lui le fece un sorriso tirato di rimando, che non la convinse per niente, ma di cui si dovette accontentare.

"Ci vediamo tesoro", la abbracciò stretta il cugino. Lei ricambiò l'abbraccio, poi lo accompagnò alla porta e lo salutò baciandolo sulle guance.

Arrivato a casa Gabriel posò tutto quello che aveva preso sul tavolo di cucina e senza nemmeno guardare il frigorifero andò in salotto. Si stese sul divano, i piedi fuori dal bracciolo perché troppo corto per lui. Prese un librò ed iniziò a leggerlo senza capire minimamente di cosa parlasse.

In realtà pensava alla situazione. A sua sorella, alla zona deviata ed a quella assurdità di avvelenare deliberatamente una zona e le persone che vi risiedevano. Ciò che lo amareggiava era tutto frutto dell'azione di un Maestro Erborista. Sebbene fosse vero che non tutti gli erboristi fossero anche Guaritori, non capiva comunque come si potesse avere così poco rispetto della vita in tutte le sue forme.

Cercò di ricordarsi il nome dell'uomo, ma dopo mezz'ora di sforzi inutili si arrese. Si alzò avvicinandosi alla sua biblioteca e cercò un libro ben preciso. Era sicuro di averlo. Mentre controllava accigliato il contenuto della biblioteca, sentì un movimento fuori dalla casa. Impercettibile, molto leggero, ma c'era stato. Fece finta di non essersi accorto di niente e si diresse con tranquillità verso la cucina.

Aprì uno sportello in basso facendo finta di cercare qualcosa, indossò il dente di tigre, ungendolo stavolta con un unguento leggermente tossico, che provocava la momentanea paralisi muscolare. Inoltre prese il pugnale che gli aveva regalato la cugina e lo impregnò di un composto narcotizzante. In un modo o nell'altro si sarebbe difeso.

Fece appena in tempo a preparare le armi che percepì la presenza alle sue spalle. Si scansò velocemente, rotolando a terra e rialzandosi subito dopo. Fece appena in tempo, perché l'aggressore era estremamente veloce e sapeva quel che faceva.

Si fermò un attimo per studiare la situazione, poi si mosse velocemente verso di lui, usando il tavolo come appoggio. Gli passò accanto ferendolo al braccio. Gabriel strinse i denti, ma non accennò a muoversi. La figura si mosse ancora una volta veloce ferendolo alla gamba, ma ancora Gabriel non si mosse, cercando di far credere all'avversario di essere paralizzato dalla paura.

Attraverso il mantello poté intravedere un sorriso soddisfatto e, quando la figura si mosse per saltargli finalmente addosso, fu lui a sorridere e l'aggressore, stupito da quel gesto, rallentò il suo attacco lasciando manovra d'azione a Gabriel, il quale lo colpì con il dente di tigre, spingendolo subito dopo contro il tavolo, dove la figura restò accasciata incapace di ogni movimento.

Gabriel si avvicinò lentamente alla figura incappucciata, togliendosi con attenzione il dente di tigre e ripulendolo con un panno estratto dalla scarsella legata al fianco. Scosse poi il pugnale, versando il composto di cui era impregnato in un piccolo sacchetto di pelle e dopo aver pulito anche quello lo rinfoderò.

Guardò la figura per terra e sorrise.

"Non ti hanno mai detto che anche i Guaritori hanno un'educazione marziale al fine di difendersi da predoni e stupidi imprudenti assalitori che si credono più di quello che sono?".

Gabriel sospirò. "Ora ti toglierò il cappuccio, che tu lo voglia o meno fra le altre cose. Non ho intenzione di farti del male, ma voglio sapere perché tu ne voglia fare a me, chiaro?". Non aspettando risposta, calò il cappuccio e sgranò gli occhi.

"Una Futura? Anche Impura!", esclamò, guadagnandosi un'occhiata di odio da parte della ragazza immobile davanti a lui. Lui alzò una mano.

"Scusa, la mia bocca viaggia più veloce del mio cervello. Multi-evoluta meglio?", sorrise gentile. L'espressione rimase dura, ma meno astiosa.

"Io sono un Guaritore, lo sai questo vero?", gli occhi della ragazza gli comunicarono che no, non lo sapeva. Lui alzò gli occhi al cielo.

"Voi portate la morte senza sapere cosa sia", disse scuotendo la testa tristemente "so che a voi Nascoste non piace essere toccate, ma ti devo sollevare e portare sul divano. Tranquilla, ora ti somministrerò l'unguento curativo che annullerà l'effetto della sostanza che ti ho iniettato". La ragazza lo fissò seccata ma non disse niente; non avrebbe comunque potuto farlo, ma i suoi occhi erano abbastanza espressivi.

Gabriel la sollevò constatando quanto fosse leggera e la posò delicatamente sul divano.

"Torno subito", si recò in cucina teso e confuso. Indossò nuovamente il dente di tigre.

Quando tornò in salotto con la piccola fiala, mostrò alla ragazza il dente e la fissò con un sopracciglio alzato. Poi si inginocchiò dietro, protetto per metà dal bracciolo del divano, di modo da poggiare il dente vicino alla giugulare della ragazza e versarle delicatamente il liquido sulle labbra.

"Il liquido entrerà in circolo velocemente ed in qualche secondo sarai nuovamente capace di muoverti. Io non uccido, ma nemmeno ho intenzione di morire. Lo stesso vale per te suppongo", disse cogliendo la risposta negli occhi della ragazza.

Lentamente la ragazza iniziò a muovere prima le gambe poi le mani per infine riacquistare il completo uso del corpo. Tossì leggermente e guardò di traverso Gabriel che la fissò mentre allontanava lentamente il dente di tigre.

"Non...non voglio...ucciderti", disse la ragazza ancora un po' rigida. Lui annuì poco convinto, ma non tolse l'anello.

Aspettò che la ragazza si riprendesse del tutto e poi la fissò con sguardo inquisitorio.

"Tu sei un Guaritore", disse corrucciata.

"E tu sei sagace", disse lui ironico, guadagnandosi un'occhiataccia.

"Qui viveva un Osservatore". Gabriel scosse la testa.

"A parte che l'Osservatore viveva nella casa più a sud di questa, il che dimostra che non sei molto brava nel tuo lavoro", la ragazza fece per muoversi, ma Gabriel fece un cenno indicando la mano sul pugnale "quell'uomo non vive più qui da una vita. Cosa volevi da lui?".

Lei lo fissò assottigliando le labbra. Lui alzò gli occhi al cielo.

"Bene", indicò la porta "arrivederci". Lei sgranò gli occhi.

"Evidentemente non vuoi dirmi perché sei qui, hai tentato di uccidermi e questo non ti rende certo una piacevole compagnia con cui condividere la cena, quindi direi che te ne puoi andare".

Lei lo fissò assottigliando gli occhi.

"Mira", disse con voce leggera, quasi mormorando.

Gabriel annuì gentile.

"Gabriel", aspettò che la ragazza continuasse.

"Non volevo ucciderti", disse contrita.

"Grazie, questo mi solleva notevolmente. Ora posso sapere perché cercavi l'Osservatore o non puoi dirlo?".

"Hai detto che ti chiami Gabriel?", si illuminò improvvisamente la ragazza.

"Vedo che hai buon orecchio", ridacchiò lui.

"Fratello della Nascosta?", disse incerta. Lui si accigliò ma non rispose.

"Non", disse lei combattuta, poi sollevò il braccio mostrando il segno delle Nascoste. Lui alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.

"Santo cielo allora ci avevo visto bene, ma cosa ci fai qui? Sei troppo giovane per essere una Futura", disse lui incredulo. La ragazza sgranò gli occhi.

"Sono Nascosta già da sette anni e sono una Futura da due". Gabriel alzò un sopracciglio fissandola scettico.

"Stai scherzando", disse curioso.

"No, davvero, ho già il mio nome ed il mio animale". Lui la fissò ancora intensamente.

"Cosa ci fai qui?". Lei lo fissò severa.

"Sai che non posso dirtelo".

"Aspetta", disse lui. Tornò con una lettera con il sigillo delle Figlie Nascoste.

"Oh", disse solo la ragazza.

"Oh", disse annuendo Gabriel.

"Non sapevo che fossi un Maestro Guaritore, uno dei collaboratori delle Figlie Nascoste", disse ammirata.

"Lo so, sono troppo affascinante", disse scherzando.

"Non ci provare nemmeno", sibilò la ragazza.

Gabriel rise di cuore, gettando la testa indietro.

"Tranquilla ragazza, io ho i tuoi stessi gusti, le donne non fanno per me". Lei allargò gli occhi e lo fissò incerta. Lui annuì per rassicurarla.

"Hai capito benissimo. Ora che sai che hai il permesso di rivelarmi il motivo della tua presenza qui, mi vuoi illuminare?". Lei annuì e fece per parlare, ma lui la fermò con un gesto della mano.

"Hai fame?". La ragazza annuì ancora.

"Siamo di poche parole, vedo" alzò le spalle con un sorriso divertito "tanto sono abituato, seguimi non avevo voglia di cenare ma il composto che ti ho iniettato è fortemente debilitante ed hai bisogno di nutrirti". 

Detto questo si incamminò in cucina seguito dalla ragazza silenziosa.

"Sei Nascosta da sette anni Mira, ma io mi sono accorto della tua presenza", disse lui facendola arrossire.

"Sono in effetti stata poco prudente e me ne vergogno. Lo dirai a Brandee?", chiese preoccupata. Lui sorrise.

"Non sta a me giudicare il tuo operato o valutare il tuo valore. Quindi no, non lo dirò a mia sorella". Lei sembrò sollevata, poi si incupì.

"Me lo meriterei, sono stata così stupida da farmi sorprendere da un Guaritor-", poi si bloccò guardandolo con occhi colpevoli.

Lui sorrise. "Tranquilla, tutti pensano che i Guaritori siano degli evoluti deboli perché non uccidono. Non capiscono che c'è una notevole differenza fra non voler uccidere e non saper uccidere", sogghignò divertito.

Lei lo fissò attenta.

"Nessuno conosce l'educazione di un Guaritore e se è così c'è un motivo. Ci sono tipi di insegnamenti che gli altri Figli non sono tenuti a conoscere", sorrise alla ragazza facendogli l'occhiolino "tu ora sai perché ed anche che è bene non sottovalutare un Guaritore". Lei arrossì, ma ricambiò sinceramente il sorriso di Gabriel.

Mangiarono in silenzio, con calma. Quando finirono Gabriel si appoggiò indietro sulla sedia ed aspettò che fosse Mira a parlare.

"L'Osservatore era un traditore", spiegò la ragazza compassata "era in contatto con alcuni deviati della zona malata e sappiamo per certo che ha fornito loro informazioni sui movimenti delle Nascoste degli ultimi mesi", disse ancora.

Gabriel non parlò, dandole modo di proseguire.

"A quanto pare ha informato i deviati delle scoperte e dei progressi di noi Nascoste e dei Figli della Guerra. Questo ha portato alla perdita di due Anziane e di alcuni Osservatori". Alla parola Anziane Gabriel serrò la mascella, ma non disse ancora niente.

"Sono stata mandata io perché, nonostante sia una delle Future, sono ehm", disse arrossendo "una delle migliori, anche se a quanto pare non è proprio così", Gabriel ridacchiò.

"Ti ripeto, non solo i portatori di morte sottovalutano i Guaritori, ma tu pensavi di trovare un Osservatore, che davanti ad una Nascosta non avrebbe avuto nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo", cercò di rincuorarla.

"Sei gentile, ma ho comunque mancato nei confronti della mia evoluzione", sorrise tirata.

"Mettila così, hai imparato sicuramente qualcosa di importante", alzò le spalle rassicurante lui. Mira sorrise.

"Eri in partenza?", chiese la ragazza.

"Hai una buona vista, hai notato il borsone?".

Lei arrossì.

"Ho letto in te".

"Sei anche una Lettrice? Questo spiega perché sei già una Futura", lei lo guardò male "oltre ovviamente al fatto che sei molto brava". Lei lo fissò scuotendo la testa.

"Ad ogni modo perché non hai usato il dono per leggermi quando mi hai aggredito?".

"Quando ho capito che non eri chi credevo l'ho fatto, ma mi avevi già punto con il tuo anello ricoperto dall'unguento paralizzante", alzò le spalle.

"Ad ogni modo sono in partenza, sì, devo raggiungere mia sorella ed un Cacciatore, mi aspettano presso una locanda non  molto lontano da qui. Devo presentarmi davanti al Consiglio", spiegai con calma.

"Perché non sei partito con loro?", chiese curiosa.

"Perché dovevo fare alcune cose, fra cui preparare alcuni unguenti speciali", sorrise facendo intendere alla ragazza che non le avrebbe detto altro.

"Capisco. A questo punto però la mia presenza qui è del tutto inutile".

"Se non hai altri compiti puoi unirti a me. So per certo che c'è anche un'altra Futura, Anneke mi sembra si chiami", disse Gabe.

"Anneke?", chiese la ragazza illuminandosi.

"Sì", disse lui confuso.

"Anneke è mia sorella maggiore, sono due anni che non la vedo", disse triste, ma mantenendo il sorriso di pochi secondi fa.

"Strano davvero", disse Gabriel stupito "due sorelle con la stessa evoluzione?".

"Già, è molto raro, ma in fondo i miei erano contenti perché non ci saremmo separate. Inoltre la nostra evoluzione si è manifestata a distanza di due anni, quindi ci saremmo potute supportare l'un l'altra", sorrise ancora dolcemente.

Gabriel fu contento per loro, aveva voluto così tanto poter stare accanto a Linnae, ma la loro evoluzione non solo era stata diversa, ma li aveva portati ad essere l'antitesi l'uno dell'altra. Sospirò.

"Bene, io partirò domani mattina. Se vuoi restare la camera a destra è quella di mia sorella. Se domattina non ti troverò vuol dire che sei ripartita. Eventualmente avessi bisogno di qualcosa, la dispensa è dietro quella porta".

"Grazie", disse gentilmente la ragazza "accetterò il tuo invito e mi fermerò almeno a riposarmi". Lui annuì e la ragazza si alzò per avviarsi verso la porta.

Gabriel sospirò. Sua sorella era stata sempre come un tornado e sempre aveva messo scompiglio nella sua vita. Questa volta non era stato molto diverso, non fosse per il fatto che stavolta lui avesse deciso di seguire il tornado.




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