/3/ED È PRIMAVERA QUI!
Nel freddo di quella notte tremava solitaria l'anima di un giovane che aveva visto svanire ogni cosa conoscesse. Davanti a lui si era presentata silenziosa una bestia immane formata da bianchi ghiacci e neri occhi. Non un urlo aveva deturpato il silenzio di quella fredda notte. Solo il calore del sangue era riuscito a destare il sonno di Eliano. Una sensazione di bagnato che non capiva lo raggiunse in sogno. La sua schiena era caldissima in confronto a prima. Un soffio caldo e metallico raggiunse le sue narici convincendolo ad aprire gli occhi, sapeva di carni morte. Prima lentamente e poi con più convinzione sbatté le palpebre. Era ancora troppo buio per essere giorno. Continuava a guardare avanti senza voltarsi ancora intorpidito dal sonno.
Un dolore lancinante lo prese alla spalla. Urlò fortissimo. Tutti si svegliarono e videro intorno a loro le disgrazie dei loro compagni, giocattoli fra le fauci di bestie orribili. Il mostro di ghiaccio lasciò la presa sulla spalla del ragazzo per mordere più a fondo e più forte. Altre urla si alzarono da tutti i presenti. Urla di orrore, per lo più, che ebbero però l'effetto di animare la furia delle bestie. Una delle prime persone ad urlare fu la sorella di Eliano. Accanto al fratello, faccia a muso con la bestia si era subito pentita, nel suo umano egoismo, di aver attirato l'attenzione di essa verso di lei. L'ammasso di ghiaccio si alzò dal corpo, che sembrava senza vita, del ragazzo e si lanciò addosso alla ragazza urlante. Con una sola zampata squarciò il viso della giovane strappandole carni e vista. Oramai il naso non esisteva più, ma lei ancora si dibatteva, sembrava impossibile che fosse ancora viva. Bastò un morso. La bestia le morse la testa infilandosela interamente in bocca e staccandogliela di netto con forza. Lasciò che il corpo cadesse a terra ed ingoiò il cranio castano e stanco. Sembrò tornare da Eliano, ma invece gli si precipitò vicino da un corpo, un altro ragazzo. Lui, come la maggior parte delle persone, tentò di scappare, ma inciampò su di un cadavere e cadde urlando di terrore. Una zampata ed uno dei grandi artigli di ghiaccio trapassò il cuore del giovane. Esso si fermò. Un sussurro uscì debole dalla bocca del ragazzo che si accasciò a terra inerme.
Non mangiavano i cadaveri, si limitavano a deturparne le carni, i volti, si limitavano ad uccidere ogni umano che trovavano sul loro percorso.
La bianca neve che li circondava era tinta di rosso vivo. Altri uomini, uccisi da altre bestie, giacevano morti l'uno sull'altro, e poi donne, bambini, vecchi, anche qualche mulo era stato ucciso. Chi, impietrito dalla paura, fissava il nulla difronte a sé veniva lasciato per ultimo. Alcuni disperati si accasciavano a terra e con le mani rivolte al cielo chiedevano il perché di tutto ciò prima di essere uccisi, squartati, smembrati e violati dai mostri di ghiaccio. I più speranzosi si allontanavano dal campo lanciandosi nella tempesta che era peggiorata, come se seguisse le bestie del male. Solo pochi avevano avuto la prontezza di armarsi, di opporsi a quello scempio, di preciso solo quattro.
Abigal era avvolto da verdi spirali di energia, sembrava rinato, giovane e forte come poteva essere stato un tempo. Con movimenti ampi delle braccia frustava le bestie con lunghe corde di energia e frantumava il ghiaccio di cui erano composte. Arden con l'ausilio di una grossa spada di cui non si conosceva l'origine frantumava, affettava, sbriciolava tutte le creature che gli si avvicinavano. Rosely con potenti raggi di luce e fuoco scioglieva o allontanava il più possibile le bestie che la prendevano di mira in quanto tentava di salvare i feriti, di portare al riparo nell'insenatura quelli che, pietrificati dalla paura, rimanevano in balia delle bestie. Ed un altro combatteva. Un personaggio che nessuno aveva mai notato: un ragazzo dai capelli corvini e le braccia di fuoco. Scioglieva ogni creatura che si mettesse sulla sua strada. Sembrava voler solamente proteggere Rosely che era quella più a rischio fra i quattro. Tutti sprigionavano una forza incedibile, ma non era sufficiente. Presto le bestie smisero di attaccarli per concentrarsi su quelli che continuavano a scappare o ad inchiodarsi a terra con i piedi per la troppa paura.
Una ragazza in ginocchio che fissava il nulla era stata tranciata di netto. Il suo corpo cadde a terra solo dopo un breve attimo. La morte arrivava a loro senza che si rendessero conto dell'effettivo dolore che provavano. Alla fine una ventina di uomini, donne e bambini era stata messa al riparo dai quattro. Intorno una distesa di cadaveri e sangue colorava i morbidi fiocchi di neve che cadevano dal cielo. I pochi sopravvissuti piangevano nel dolore e nel terrore di un tale scempio. Se alcuni di loro erano sopravvissuti a precedenti attacchi alcuni non ne avevano mai visti, ed il terrore si impossessava di loro godendo della loro paura.
Rosely piangeva sola in un angolo stringendo a sé le sue ginocchia. Solo dopo che le bestie erano sparite si era lasciata al pianto liberatorio in cui era caduta. Il ragazzo dai capelli neri le si avvicinò e la strinse forte a sé, senza sapere cosa dirle. Lei lo abbracciò continuando a piangere e lui le nascose il volto nel incavo del collo e la strinse più forte. Rimasero così fino a quando lei non si addormentò stremata. Mancava davvero poco al giorno e le nuvole iniziavano a diradarsi lasciando il posto ad un timido sole che a fatica scacciava le stelle.
-Abigal- Il ragazzo dai capelli neri strinse i pugni -Dobbiamo fare qualcosa per questi corpi
Il vecchio si avvicinò lentamente al ragazzo e gli si sedette accanto a fatica e appoggiandosi al bastone.
-Cosa vorresti fare?
-Voglio sistemarli nell'insenatura e scrivere il loro nome da qualche parte. Voglio che riposino in pace
-Non credo che sia possibile scrivere il nome di tutti
-E perché?
Tentava di nascondere l'evidente turbamento che lo colpiva, fingeva di non avere nessun motivo particolare per volerlo, ma il solo desiderio di una sepoltura per i corpi.
-Ragazzo, non so se fra i sopravvissuti sono in grado di riconoscerli, io non ho fatto a tempo a sapere tutti i nomi dei miei compagni di viaggio. E poi guarda- Indicò alcuni corpi decapitati o deturpati a tal punto che era impossibile riconoscerli -Credi davvero che sia possibile capire chi siano quelli? Anche se questi poveracci ci volessero provare troverebbero solo altra sofferenza
Il ragazzo strinse i pugni ancor di più e distolse lo sguardo inorridito. Fece scivolare Rosely a terra e si sgranchì un po', sospirò e si rimboccò le maniche. Si avviò verso i corpi più lontani ed iniziò a spostare il corpo di una bambina. La portò fino all'insenatura e la depositò in modo composto nell'angolo più in fondo. Chiese a tutti i sopravvissuti se qualcuno la conosceva. Il suo viso paffuto un po' pallido e stanco era in condizioni perfette, se non fosse stato per lo squarcio rosso al centro del suo piccolo petto sarebbe potuta sembrare addormentata. Qualcuno la riconosceva, sì. Una volta arrivato a chiedere ad una donna a cui era stato strappato il braccio capì subito dal suo sguardo che la conosceva. Era la figlia, l'unica figlia, di nome Emilia. Aveva tre anni ed era una bambina allegra, curiosa ed intelligente. La madre si accasciò a terra piangendo, il ragazzo si segnò il nome su di un foglio e andò a prendere un altro cadavere. Era un uomo: Ghunan. Aveva bisogno d'aiuto e Arden corse nell'immediato da lui. Passarono ore in quel modo fino a quando dei cadaveri non rimase altro che il segno rosso sulla neve. Anche Rosely iniziò a vagare fra i cadaveri sperando, più che altro, di trovare qualcuno ancora vivo.
Intorno a lui iniziarono a muoversi ombre indistinte. I corpi venivano trascinati, sollevati, lasciati a terra. Urla ovattate arrivavano alle sue orecchie da lontano, o forse da vicino. Era una donna. Chiamava sua figlia Emilia. Poi un uomo disse di conoscere un cadavere, aveva un nome strano con la G. Poi di nuovo nulla, solo suoni attutiti dallo stordimento e urla di pianto lontane. Piano piano tutto divenne un po' più luminoso e gli occhi di Eliano si aprirono. Il suo volto era una maschera di sangue. I segni dei morsi si vedevano alla perfezione sul suo corpo. Iniziò a sentire solo in quel momento il dolore. Con la coda dell'occhio vide il corpo alle sue spalle, vide di chi era il sangue che lo aveva scaldato quella notte, era una donna incinta. Aveva uno squarcio lungo tutto il fianco, dalla testa ai piedi. Tentò di muoversi e sentì solo un dolore lancinante, come un coltello che viene rigirato nella ferita aperta. Lanciò un mugolio che a lui parve un urlo disperato. Sentì qualcuno gridare il suo nome. Dei passi leggeri di ragazza si precipitarono da lui correndo. Non si era nemmeno reso conto di essere seppellito dai corpi. Vennero spostati e ad Eliano venne mostrato il dolce viso di Rosely che piangeva e sorrideva insieme. Lei gli prese la mano e se la porto al volto. Accarezzò il viso del ragazzo e sorrise ancora. Una lacrima scivolata sul suo volto cadde su quello del ragazzo, tentò di parlare con il risultato di farfugliare qualcosa di simile a "non piangere". Lei rise ancora per poi chiamare il ragazzo dai capelli neri, appena arrivò fece una smorfia. Insieme lo portarono da Abigal che, con l'aiuto di Arden, lo caricò su di un carro. Iniziò a cercare di curarlo assieme a Rosely. Il dolore era talmente forte però, che mentre lo pulivano Eliano perse nuovamente i senesi, ma era vivo. Tutto quello che sentì dopo furono pure percezioni: il carro che traballava, Rosely che gli parlava e lamenti di persone e feriti.
Ogni volta che si svegliava trovava Rosely lì con lui che lo accudiva. Era stato medicato, se ne era accorto, ma improvvisamente aveva una fame indescrivibile.
Dopo numerose ore di viaggio si svegliò un ultima volta, appena in tempo per vedere un'altissima parete rosea che sembrava si innalzasse all'infinito verso il cielo notturno. La parete pareva risplendere di luce propria e rischiarare la neve che vicino ad essa era sciolta. In quel breve attimo sentì Rosely che gli parlava -Guarda Eliano! Siamo arrivati! Non sei felice? questa è la capitale! Questa è Sermaye! - Sembrava una bambina a cui luccicavano gli occhi davanti ad un negozio di dolciumi. Poi nulla.
Si svegliò di soprassalto e si pentì di essersi alzato di scatto perché le ferite gli fecero malissimo. Si guardò attorno. Era in una stanza bianca lastricata di varie pietre, come marmi o ardesie per gli intarsi. Era una camerata al cui interno giacevano altri feriti. Si trovava in una specie di ospedale, anzi era proprio quello che credeva. Si era salvato, era sopravvissuto. Si guardò intorno. Non conosceva nessuno dei presenti. Una nuova fitta lo colpì alla spalla e fu costretto a sdraiarsi nuovamente. Entrò una ragazza bionda, mentre si riadagiava sul candido letto. Lei si precipitò da lui vedendolo sveglio.
-Eliano! Eliano! Sei sveglio! Non sai che felicità! Sai dove siamo? A Sermaye! Ed è primavera qui!
Gli porse delle primule che mise poi in un vaso. Erano molto belle, di un colore acceso. Erano tantissime e illuminavano quell'angolo di stanza. Sentì solo in quel momento la differenza di calore. La ragazza gli sorrise e poi si rabbuiò.
-Non rattristarti Rosely! Siamo vivi!
Lei scosse la testa e puntò il suo sguardo a terra. Si morse il labbro inferiore e piantò i suoi occhi in quelli di Eliano.
-Mi dispiace tantissimo, ma...- singhiozzò -La tua famiglia non... non è qui
Chinò il capo ed una lacrima le rigò il volto. Così, all'improvviso Eliano venne catapultato nella cruda realtà: era rimasto solo. Si pietrificò. Le immagini della sorella che veniva uccisa, della madre sola nella tempesta gli scorrevano davanti agli occhi. Non osò pensare agli zii. Iniziò a piangere senza neanche accorgersene.
Nel centro della capitale, in uno dei palazzi più belli dei cinque anelli, non riusciva a far altro che piangere e lasciarsi frantumare e distruggere dalle emozioni. Non voleva più saperne di nulla. Non voleva parlare con nessuno. Anche quando fu abbastanza guarito per uscire rimase solo, nel letto facendosi sgretolare dal dolore. Voleva farla finita con la vita e con quella sofferenza. Non aveva mai chiesto nulla dal mondo e quel poco che aveva era stato portato via, perché sarebbe dovuto rimanere? Tanto valeva morire a quel punto.
\(°0°)/LE POCHE RIGHE DI GAIA\(°0°)/
Ed eccoci arrivati alla capitale, riceveranno finalmente aiuto? Si spera di sì, piccoli angeli, se no hanno fatto tutto il viaggio per nulla...
Adesso che c'è la primavera però il cielo si vede bene, mica come prima che era tutto nuvoloso, quindi che si dice se non di mettere delle stelline a questa storia per illuminarne le notti? No perché sapete, al momento la sua volta celeste è un po' povera, può vantare giusto una luna bella piena e fatta di formaggio...
Ovviamente anche la sezione commenti è sempre aperta e vi consiglio di usarla, soprattutto per le cazzate che sono sempre belle da leggere per un """"""""""""""""""""""""""""autore""""""""""""""""""""""""""""
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