/19/QUANDO QUESTA BRUTTA STORIA SARÀ FINITA

Partirono la mattina presto, ma l'aria non era fredda, al contrario. Si stava avvicinando la fine della primavera e iniziava a fare caldo. Quattro grandi flotte di navi volanti si alzarono dalle spiagge dell'isola e volarono in direzioni diverse: una a nord guidata da Clodoveo, una a sud comandata da Doroth, una a est che trasportava Galatea e una ad ovest con a bordo Leandra. I quattro fratelli si erano salutati frettolosamente prima di salire sui rispettivi mezzi, ma Galatea fece a tempo a dire una cosa che nessuno si sarebbe aspettato da lei: "Fatevi vedere, non preoccupatevi di rimanere nascosti". Doroth avrebbe voluto parlare di più con lei. Aveva visto che il suo atteggiamento era cambiato, sapeva che qualcosa le frullava in testa. Gli spiaceva doverlo pensare, ma per la prima volta, nella sua mente, balenò l'ipotesi secondo cui Galatea non sapesse cosa fare. Continuò a ruminare sugli stessi pensieri fin quando giunse a destinazione, arrivato alla porta era ormai di nuovo mattina, ma preparò una sfera per le comunicazioni e chiese ai fratelli dove fossero. Clodoveo e Galatea non erano ancora arrivati a destinazione mentre Leandra era atterrata da qualche minuto. Il giorno dopo in nottata ricevette conferma di arrivo dagli altri due. Disposero il più velocemente il numero più alto possibile di maghi lungo il perimetro e si sbrigarono a iniziare la procedura. L'aria iniziò a vibrare e una patina biancastra si estese nel cielo sempre più in alto fino a sfuggire alla vista e piano piano sembrò crollare su se stessa fino ad infrangersi e sparire. La barriera era stata rimossa. Fecero aprire le porte e quello che videro all'interno del quarto cerchio fu uno stuolo di persone accampate sul terreno ghiacciato e più avanti una nuvola bianca infinitamente grande che si muoveva in direzione delle mura. Le persone osservavano incredule l'interno del quinto cerchio, immobili, senza sapere bene che fare. Anche quando venne detto loro di entrare erano rimasti fermi al loro posto, ci fu un momento di silenzio e l'aria fredda iniziò ad entrare nelle terre dei guardiani del mare. I fratelli ripeterono l'invito e finalmente entrarono correndo e schiacciandosi l'un l'altro, fu caos. Centinaia di persone si erano riversate nella calda primavera dell'esterno separandosi da famigliari e amici, dimenticando o perdendo oggetti. Ci volle molto tempo perché finalmente venisse ristabilito l'ordine. Le persone avevano davvero troppe domande, erano troppo spaventate, la situazione era ingestibile, il cibo non era sufficiente perché nel quinto cerchio la produzione era minima e sull'isola gli abitanti erano talmente pochi che quasi non si coltivava, ma si viveva raccogliendo ciò che le foreste donavano liberamente. Tutti erano molto agitati e alla fine vennero liquidati con dei semplici: "c'è qualcuno che è andato a combattere il Freddo, dobbiamo solo attendere, è questione di tempo e vedrete che tutto si sistemerà". In realtà era una visione troppo ottimistica quella in cui gli abitanti dei cerchi si accontentavano di così poco, presto si formarono dei gruppi di persone che pretendevano di tornare nei cerchi per andare a combattere il Freddo, ma non venne permesso loro di muovere un solo passo verso l'interno così i fratelli e i guardiani passarono sotto la luce di coloro che tenevano prigioniera la popolazione. Per fortuna Baldassarre e gli altri saggi stavano mantenendo a bada le masse sfruttando il loro ruolo all'interno dei cerchi, ma il comportamento reverenziale che avevano nei confronti dei fratelli faceva sentire le persone prese in giro e succubi di quelle quattro persone comparse dal nulla.

Abigal si trovava a est con Galatea. Nessuno lo conosceva perché la popolazione del primo cerchio era poca, molto dispersa e soprattutto era stata la prima a subire l'attacco da parte del Freddo quindi ridotta di parecchio, per questo non poteva fare molto, come anche Rach, il saggio del secondo cerchio. Fu mentre cercava di convincere un uomo di essere il saggio del primo cerchio che ebbe un colpo di fulmine. Quell'uomo aveva un viso già visto, ma Abigal non capiva dove lo avesse incontrato. Fu quando intervenne una donna nella discussione che capì.

-Lascia stare quel vecchio e dammi una mano a sistemare...- La donna si interruppe e fissò il saggio con uno stupore assoluto. Si avventò sul basso uomo dicendo di ridarle i suoi figli.

-Dove sono?! Dove li hai fatti finire? Di loro di venire subito qui! Non rimarranno un attimo di più con un folle come te! Avanti, cosa aspetti? Ridammi Eliano e sua sorella Deva!

Abigal si ritrasse dalla donna e con serietà la guardò dritta in volto, stava pensando a come dirle che suo figlio era all'interno delle mura e che di sua figlia si erano perse le tracce, ma per lei fu sufficiente quel silenzio, si mise le mani sulla bocca e spalancò gli occhi.

-Dimmi, dove sono? - Sussurrò. 

-Di Deva non so nulla, ma penso che ora Eliano sia quasi arrivato alla Rocca del Cratere.

La donna prese a colpirlo e ad urlare. -Hai mandato mio figlio a morire! Non è altro che colpa tua! Mostro! Gli hai messo in testa tutte quelle idee strane! Avevi detto che non ci sarebbe stata una guerra e lui ti ha ascoltato! Sei un folle! Inetto! Perché hai dovuto mandare lui?! Perché non sei andato tu a buttare la tua vita in quella nebbia? Sarà morto, altro che quasi arrivato! Io ti ammazzo!

-Luna, vieni qui, staccati.

Un uomo prese la madre di peso e la trascinò via dal vecchio, lei scoppiò a piangere e si rannicchiò in preda ad un'enorme tristezza e abbattimento. Il vecchio si alzò, le si avvicinò e iniziò a parlare: -Tuo figlio ci salverà tutti. Io so che è vivo e so anche che non morirà, è forte e circondato da persone capaci. Tuo figlio sarà qui tempo di quindici giorni, te lo prometto, o avrai la mia testa su una picca.

Detto ciò si allontanò e nessuno lo vide più fino a due settimane più tardi.

Rosely aveva seguito Galatea e la seguiva ovunque. Le due passarono tutto quel tempo assieme e la bionda ne fu infinitamente felice. Trascorrevano i pomeriggi abbracciate distese su un lettino a leggere e raccontarsi storie e poco lontano Birgitta ascoltava immobile. Poteva nuovamente camminare, ma a fatica e reggendosi ad un lungo bastone nodoso. Aveva imparato bene la telecinesi e riusciva tranquillamente a comunicare con chiunque lei volesse, però lo faceva di rado. Osservava e ascoltava in attesa di ciò di cui Galatea le aveva parlato: di quella fine tanto attesa. Non le importava più di nulla, se prima era pronta a tutto pur di riportare le cose sui binari giusti ormai aveva rinunciato, le bastava poter osservare la fine che aveva auspicato. Durante le sue lunghe riflessioni era giunta a chiedersi se non era forse stata lei a sbagliare, se non fosse stata proprio quella la via giusta per agire. Analizzò più volte tutti gli avvenimenti, ascoltò più volte la storia della guerra precedente e più volte quello che era successo negli ultimi tempi. Chi era stato il primo a sbagliare? Non si poteva dire. Era impossibile. Così tante azioni erano state fatte senza che nessuno si potesse aspettare le reali conseguenze, allora erano comunque errori? Perché molti si erano messi a fare il lavoro degli altri? Non avrebbero dovuto, ognuno aveva il suo compito, perché cambiare? Birgitta non capiva e iniziava a mettere in dubbio le sue convinzioni benché certa che tutto sarebbe stato migliore senza la convinzione di poter fare qualsiasi cosa si voglia.

Nel frattempo Galatea senza fare nulla era sicura di avere il controllo di tutto. Sapeva bene che la popolazione ancora non li stava accettando, ma le bastava mostrarsi gentile e disponibile e stava già notando che alcuni dei loro cuori si stavano sciogliendo. Presto avrebbe trovato il modo di eliminare i saggi e avrebbe lasciato al popolo il compito di metterla sul trono, le sarebbe bastato far pensare loro che avessero bisogno nuovamente di una sola guida.

Baldassarre era andato a sud insieme a Doroth e i due riscoprirono di essere d'accordo su molte cose, fra cui la necessità di fermare le folli idee di Galatea. Entrambi avevano capito cosa le frullava nella testa e cercando di rimanere il più discreti possibile iniziarono a diffondere la voce secondo cui Galatea non era altro che una donna ambiziosa che voleva lucrare sulle vite degli abitanti. Doroth sapeva bene che il re Orso non era la persona migliore a guidare i cerchi e che se avesse dovuto scegliere fra le persone già immischiate negli affari governativi dei cerchi sua sorella Leandra sarebbe stata la migliore. Era buona, gentile, intelligente, non avventata, sapeva bene come organizzare le cose, sarebbe stata una buona guida, probabilmente le mancava un po' di carisma, ma a quello si poteva rimediare. Avrebbe preso volentieri lui il comando di tutto, voleva abbattere i cerchi e colonizzare tutta l'isola maggiore lasciando come piccola comunità a parte quella che già viveva sull'isola del Palazzo di Galatea. Stava pensando a tutto questo quando giunse un messaggio da Clodoveo in cui diceva semplicemente di aver trovato una donna che voleva parlare con Samwell e non sapeva bene cosa fare. Doroth disse di attivare una comunicazione con lei e poco dopo sentì chiaramente una voce di donna.

-Ciao, sei Samwell caro? Stai bene? Dove sei?

-Non sono Samwell.

-Sei il castano che era con lui alla locanda?

-No.

-Ma allora non ti voglio! Passami Samwell!

-Chi sei prima di tutto?

-La locandiera della Locanda Marmotta, diamo un ottimo servizio, quando questa brutta storia sarà finita, se ti capiterà di passare da Congargn, cerca la Locanda Marmotta, non te ne pentirai.

-Capisco. Come mai cerchi Samwell? Come fai a conoscerlo?

-Lo cerco perché sono preoccupata. Devi sapere che è partito la mattina in cui il freddo ha raggiunto la nostra città, ma non mi ha detto dove andava, secondo me quel testone si è avventurato nella nebbia e ho paura che possa trovarsi nei guai. Lo conosco perché è stato spesso mio cliente, chiedi a lui, ti assicurerà che la nostra locanda è la migliore anche dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo! Ma tu perché lo conosci?

-Si può dire che io sia il suo superiore, vagamente. Samwell sta facendo un lavoro per conto mio, è una cosa dalla massima riservatezza, per questo non si può entrare in contatto con lui, lo informerò io delle tue preoccupazioni e ti farò avere la sua risposta, va bene?

-Sì, mi posso accontentare, però digli una cosa da parte mia: se schiatta prima del mio compleanno il suo fantasma dovrà vedersela con me, lo voglio in dietro al massimo fra una decina di giorni.

Doroth accettò la proposta, ascoltò una palese pubblicità alla locanda e poi salutò cordialmente la donna. Pensò a Samwell. Non aveva una buona reputazione di lui, non riusciva ad averne una buona reputazione. Quel ragazzo dava sempre l'idea di chi avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungere i propri obiettivi, anche uccidere un amico, un alleato o chiunque altro. La cosa che preoccupava Doroth era l'idea che lui potesse abbandonare la missione per perseguire il suo sogno. Sapeva bene che si era lanciato in quell'impresa a testa bassa perché voleva rivedere Fiocco di Neve, ma sarebbe riuscito a riconsegnarla al suo compito? Sarebbe stato in grado di lasciare che lei tornasse a subire la tortura che l'incantesimo per imprigionare il Re costituiva? Eliano era con lui e la ragazza avrebbe sicuramente insistito per continuare l'opera sentendosi anzi responsabile dell'incidente, ma con il Re ed il Freddo alle calcagna quei due sarebbero stati in grado di fermare Samwell da possibili folli idee? L'elfo spostò i suoi pensieri su Eliano. Quel ragazzo era un po' un'incognita per lui, non sapeva bene che immaginare, era certo che avrebbe assolto i suoi compiti con assoluta devozione altrimenti ne Abigal, ne Galatea avrebbero permesso ad un ragazzo così giovane di lanciarsi in una simile avventura, ma dopo? Quando quella brutta storia fosse finita quel ragazzo come sarebbe stato? Ma soprattutto quel ragazzo sarebbe sopravvissuto? Si sentiva un po' come se fosse stato mandato al macello.

Oltre tutto questo anche un altro pensiero lo tormentava: dove erano finiti i maghi che proteggevano il quarto cerchio? Perché erano spariti? Qualcuno aveva detto che li aveva presi il Re, ma non era un dato di fatto. L'unica cosa certa era che non si trovavano più nel quarto anello. Un'idea l'aveva, la temeva anche molto. Che qualcuno all'interno del cerchio fosse dalla parte del Re e li avesse fatti sparire?

\(°0°)/LE INCREDIBILI RIGHE DI GAIA\(°0°)/

Panoramica di quello che sta succedendo fuori dagli anelli, mica potevano starsene lì con le mani in mano, non sarebbe stato credibile... 

Sono anche ritornati un po' di personaggi, tipo la Marmotta e i genitori di Eliano, che ora sappiamo essere vivi, quando questa brutta storia sarà finita Eliano sarà contento di rivederli visto che li dava già per morti, se solo lo sapesse magari avrebbe un incentivo in più per finire la missione, vabbè, mi sa che dovrà incentivarsi da solo.

Che pensate di Galatea e dei suoi inciucci vari? Capite il suo punto di vista o pensate che dovrebbe agire nell'ombra senza lamentarsi?


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