/18/DA QUANDO SAI VOLARE?

Era stato favoloso, Eliano era rimasto senza parole, non sapeva che dire. Nel momento in cui fu sufficientemente lontano Samwell diede vita ad un vero e proprio vortice di fuoco ed esplosioni che distrusse tutti i mostri e gran parte delle colline circostanti, anche la casa però fu completamente rasa al suolo. Era davvero grave perché avevano provviste solo per tre giorni ancora. -Non è un problema, faremo rifornimento al prossimo rifugio, per cinque giorni quello che abbiamo è sufficiente- aveva detto Samwell in quel momento. Il corvino cominciò a privarsi del cibo e anche la razione di Eliano fu ridotta, seppur di poco. Per quanto riguardava l'acqua non avevano problemi, ne erano letteralmente circondati, ma i viveri erano sempre più scarsi e all'alba del quinto giorno rimaneva solo una porzione. Samwell la guardava spiritato, la desiderava, ma sapeva che era più importante che Eliano fosse in buone condizioni piuttosto che lui così, quando il giovane gli offrì parte della razione rifiutò. Samwell aveva bisogno di mangiare e le energie iniziavano ad abbandonarlo. Sapeva che mancava poco al posto che dovevano raggiungere, la distanza era brevissima e meno energie aveva più era cosciente di questo fatto, per questo andava avanti con sempre più vigore, per questo quando con il suo cavallo raggiunse la cima di una collina e vide la sua meta tanto attesa si lasciò cadere nella morbida neve. Eliano corse subito in suo soccorso.

-Quello che vedi davanti a te è l'orfanotrofio dove i miei genitori mi hanno lasciato. Era segretamente gestito dai guardiani del mare ed accoglieva tutti gli orfani dotati di poteri magici con lo scopo di farli diventare dei bravi guardiani.

Alzando lo sguardo il ragazzo vide un alto edificio di pietra e legno con il tetto in piode. Piccole finestre si stagliavano sulla facciata e sul lato ve ne erano in minor quantità. Non aveva nulla di particolare.

-Ti aiuto a scendere la collina, tu non fare nulla.

Detto ciò Eliano prese Samwell e lo sorresse aiutandolo a scendere il leggero pendio mentre con una mano teneva le redini dei due cavalli. Una volta sull'uscio notò una certa decadenza, soprattutto del legno che era tutto marcio.

-Portali dentro- Sbiascicò Samwell ed Eliano obbedì capendo che si riferiva ai cavalli. Non serviva nulla per aprire, bastava tirare verso il basso la maniglia e spingere. L'interno mostrava ancora più degrado, tuttavia era un tetto e i due non ne vedevano uno da cinque giorni. Samwell indicò la porta in fondo al corridoio. Eliano la raggiunse e portò i cavalli all'interno della stanza. C'erano solo un piccolo divanetto, una poltrona sgualciti e degli scaffali con dei libri, a terra un grosso tappeto. Eliano portò Samwell sul divano e lo adagiò piano su di esso. Samwell indicò la parete opposta ed Eliano vide un caminetto.

-La legna dovrebbe essere nella prima stanza a destra appena esci di qui.

Eliano annuì e andò a prendere la legna per il fuoco, quando tornò con un bel carico Samwell aveva spostato il divanetto fino a metà stanza. Eliano appoggiò la legna e lo aiutò a completare l'opera per poi trasportare anche la poltrona mentre l'altro accendeva una fiamma.

-Riposiamoci per un po' poi andiamo a vedere se c'è del cibo, ma nessuno è stato qui dopo che la guerra è finita e so per certo che le provviste sono rimaste immutate grazie all'incantesimo che ricopre l'edificio, anche questo posto non è cambiato di una virgola.

-Era così malconcio anche ai tempi?

-Sì, ora va di sopra a prendere delle coperte, dobbiamo svestirci e far asciugare i mantelli e i vestiti, ma non possiamo prendere freddo. Le scale sono di fianco alla porta a sinistra.

Ad Eliano spiaceva doversi separare dal tepore che proveniva dalla piccola fiammella nel caminetto. Uscendo dalla stanza sentì un brivido lungo la schiena, lo ignorò e si avviò per le strette scale, ma a mano a mano che saliva sentiva sempre più pressante una strana presenza non del completamente nuova, che tuttavia non riconosceva. Gli scalini scricchiolavano sotto il suo peso e sentiva il suo cuore rimbombargli nelle orecchie in modo pressante. Raggiunse la cima della rampa e davanti a lui si trovò una piccola porticina. Deglutì. Fece due passetti in avanti e poggiò la mano sulla maniglia arrugginita. L'abbassò. Il rumore del metallo che sfregava contro altro metallo si diffuse ovunque. La porta si aprì. Davanti ai suoi occhi si stendeva una grande stanza piena di letti a castello, semplice, normale. Eliano avanzò nella stanza e dai letti più vicini prese delle coperte. Voltandosi verso le scale per tornare di sotto però notò una persona. Era seduta a terra appoggiata al letto più vicino con la schiena, guardava fuori dalla finestra, davanti a lei un piccolo sgabello ribaltato. Eliano era pietrificato. Lasciò cadere le coperte e rimase a fissare quella figura immobile. Non sapeva che fare, correre da Samwell? Avvicinarsi? Il corvino aveva detto che non era entrato nessuno da quando era terminata la guerra. Non poteva essere una persona, c'era sicuramente un'altra spiegazione. Eliano decise di avvicinarsi, ma a mano a mano che andava avanti si accorgeva che non poteva che essere una persona, però notava anche una certa somiglianza con qualcuno di già visto. Quando la riconobbe urlò e cadde a terra. Samwell corse veloce per le scale, ma prima di lui giunse il fantasma di Maive che sghignazzava allegro.

-Aaahh, che te ne pare? Samwell ha fatto un bel lavoro quando mi ha seccata. Sono proprio morta bene!

Davanti allo sguardo di Eliano c'era il corpo freddo della ragazza. Un buco le attraversava la gola e la camicia bianca che indossava era impregnata del suo sangue colato dalla ferita. Non aveva l'espressione di Maive, non era allegra. Gli occhi erano spalancati verso il vuoto e lattiginosi. Il suo caschetto asimmetrico sempre così ordinato era incrostato di sangue. Le orecchie e le dita erano pallide. Samwell era entrato nella stanza e aveva raggiunto il cadavere. Lo guardò con disprezzo e sentì una leggera stretta al cuore. Improvvisamente tutta la responsabilità di cui si era sempre fatto carico aumentò in maniera spropositata. Davanti a lui c'era il simbolo del suo errore, uno dei tanti, ma il più grave. Provava un forte senso di nausea, ma non sentiva di poter vomitare. Gli girava la testa. Era con lo sguardo sbarrato sul cadavere. Eliano, che si era riscosso dalla sua trance, iniziò a chiamarlo. Samwell non gli rispose e quando Eliano poggiò una mano sulla sua spalla preoccupato il corvino si spostò in avanti senza però degnare l'altro di un segno. Deglutì. Con uno scatto improvviso afferrò il fantasma che era ancora fisso sul proprio corpo. Nello sguardo di Samwell si leggeva una strana emozione. Puntò gli occhi su Maive che a sua volta spostò lo sguardo su di lui. La sua espressione era rabbia, delusione e tristezza, tutto insieme.

-Io ti odio- Disse solo questo senza mutare lo sguardo, sempre con la stessa espressione. Samwell espirò, lasciò Maive e si accasciò a terra. Si rannicchiò affianco al corpo e si prese la testa fra le mani, dopo poco rise, piano, poco, appena un accenno, ma rise.

-Ammettilo che non ci credi nemmeno tu. Ti ho regalato una vita eterna, nuovi poteri e risate infinite.

Maive tenne lo stesso sguardo di prima su di lui.

-Non volevo morire così, volevo ridere di più. Poi io ero più forte di te, non è giusto.

Samwell ridacchiò ancora e il castano lì vicino penso che sembrava si fossero scambiati i ruoli, non aveva mai visto Samwell con quella espressione che aveva un non so ché di folle. Rimasero così, immobili, per un po', fu nuovamente il corvino a spezzare la staticità di quel momento.

-C'è una cosa che ti voglio chiedere da quando ho vinto la sfida contro Birgitta: da quando sai volare?

Samwell alzò lo sguardo con un sorriso amichevole stampato in faccia. Maive chiuse gli occhi e inspirò profondamente e poi un ghigno divertito si dipinse sul suo volto.

-Da sempre, ma l'ho scoperto poco prima che tu lo vedessi. In ogni caso, non fingere di aver accettato la cosa, so bene che senti ancora di più la pressione dei tuoi errori, fanciullo mio.

Detto ciò svanì senza lasciare traccia, Samwell si alzò, raccolse le coperte e scese le scale trascinando Eliano dietro di sé. Abbandonò il ragazzo e le coperte nella saletta e poi uscì dalla porta. Sul divano il giovane ancora tentava di metabolizzare ciò che era appena successo, ma non riusciva a capacitarsi di quella scena. A riscuoterlo dai suoi pensieri fu l'odore di cibo che proveniva dal corridoio, era Samwell che aveva quasi terminato di preparare una zuppa corposa.

-Arrivi proprio al momento giusto. Ho delle ottime notizie, non solo sta sera si mangia caldo, ma abbiamo cibo a sufficienza per coprire sei giorni con razioni normali, se stringiamo i denti a otto ci arriviamo.

-Tu non puoi saltare altri pasti, lo sai bene. Non saranno le tue razioni ad essere ridotte, Samwell.

-Non preoccuparti, non dovremo rinunciare a molto, in fondo sono solo due giorni in più, se ci diamo una mossa magari solo uno. Sei tu quello che ha bisogno di energie, non io.

-Invece Galatea ha detto che anche tu devi preservarle.

Samwell scosse la testa e con un gesto brusco passò la ciotola calda e un tozzo di pane al ragazzo. Prese per se l'altra porzione e si avviò verso il camino. Mangiarono in silenzio e con le poche parole che pronunciarono evitarono largamente di parlare dei ciò che era successo con Maive, tuttavia entrambi non potevano fare a meno di pensarci. Quello che aveva detto Maive prima di andarsene era vero, il ragazzo sentiva la pressione di quell'omicidio ancor più di prima. Doveva raggiungere Fiocco di Neve per trovare un po' di sollievo perché solo lei era in grado di aiutarlo quando non si sentiva bene e perché così si sarebbe almeno un po' riscattato. Nella sua testa stava prendendo forma la folle idea di sostituirsi a lei, di essere lui il Fiocco di Neve successivo. Non vedeva perché no, era forte, conosceva l'incantesimo meglio di chiunque altro al di fuori di Gioia. Avrebbe cercato in ogni modo di liberare la ragazza, di sicuro non voleva che lei continuasse con quel compito ingrato. Il giorno successivo sarebbero partiti e avrebbero dovuto affrontare un viaggio senza tappe fino alla Rocca. Dopo tutti i problemi che avevano avuto con il cibo sperava di trovarne di più nell'orfanotrofio, ma si ricordava male, in quel posto c'erano davvero poche scorte, non sufficienti per otto giorni, nemmeno sei, al massimo sarebbero durate quattro giorni. Non era contento di dover arrivare a tanto, ma era certo ormai di dover scegliere delle misure più drastiche del semplice ridurre le razioni, ma non sapeva bene come comunicarlo al suo compagno di viaggio, probabilmente avrebbe atteso gli ultimi prima di parlagliene. Lanciò uno sguardo ai cavalli. Si alzò sconsolato e fece un gesto ad Eliano che gli porse la ciotola vuota. Samwell portò le stoviglie in cucina e le lavò velocemente per poi abbandonarle nel lavabo. Tornò nella stanza accanto e avvolto dalle coperte, scaldato dal focolare prese subito sonno senza nemmeno dire nulla ad Eliano che fissò le fiamme contorcersi nell'aria per un altro po' di tempo. Non sapeva come prendere quella situazione. Più il tempo passava più temeva di aver sbagliato ad andare. Non si sentiva nel posto giusto e mentre vedeva accanto a lui il corvino che combatteva contro i suoi vecchi spiriti Eliano si ritrovava a pensare di essere inutile. Stava rubando il cibo al suo compagno di viaggio senza in realtà ripagarlo in alcun modo. Tuttavia gli parve più un sacrificio di Samwell in modo egoistico. Il corvino lo stava facendo perché non voleva che Eliano, per eventuali perdite di forze, potesse rompere Fiocco di Neve ancora congelata. Trovava folle quella situazione, non pensava che le azioni dell'altro fossero giuste, era egoistico, ma non poteva fare a meno di ammirarlo per la sua decisione, e in fondo anche Eliano lo faceva egoisticamente, quando aveva scelto di accettare lo aveva fatto perché non aveva più nulla da perdere, nulla da fare, ma Abigal gli aveva regalato una nuova prospettiva, aiutare gli altri facendo poco. Aveva accettato per un po' di gloria facile e per sentirsi più in pace con se stesso, per sentirsi meno patetico, ma era forse servito a qualcosa? Probabilmente no perché si rendeva sempre più conto della sua inutilità. Quello non era il suo solito modo di pensare, lo sapeva bene, si rendeva conto di stare cambiando, ma come?

\(°0°)/LE POCHE RIGHE DI GAIA\(°0°)/

Oggi tre capitoli perché mi andava così. 

Transizione, lo so, ma insomma, non è che succeda proprio molto, tutti fanno transizioni, su, non lapidatemi per così poco...

I nostri due viaggiatori si addentrano sempre più fra i cerchi, ormai siamo quasi arrivati, poco più di una settimana e avremo finito, il vero problema rimane il cibo che quel demente di Samwell non si decide a razionare equamente. Che poi fa tutto da solo, tipo punizione a se stesso, crede che così si possa sdebitare, ma è un nababbo a pensarlo, vabbè, non siamo qui per discutere la psiche dei personaggi. 

Una stellina che attraverso le nuvole guidi questi due poveri figlioli? La puoi trovare qua sotto, grazie, sai com'è, i giovani non sanno più orientarsi guardando il muschio sugli alberi ai giorni d'oggi...


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