/16/NON AVRAI MAI QUELLO CHE VUOI

Erano passati nel nulla anche gli ultimi quattro giorni che li separavano dal primo rifugio. Lo videro per miracolo perché ormai la piccola casetta era completamente sommersa dalla neve, solo il piccolo comignolo che sbucava dal bianco strato ne dimostrava la presenza. Samwell dovette lavorare per parecchio sotto una crescente tempesta di neve. Sciolse la neve su tre dei cinque lati della casa, non sapendo dove fosse la porta aveva tirato a indovinare. Il terzo fu quello fortunato. Entrarono. Era buia, le finestre erano coperte dalla neve e quella pochissima luce che oltrepassava le nuvole non era sufficiente a trapassare anche la neve. L'aria era poca e odorava di muffa, ma era calda, non caldissima, ma grazie al fatto di essere completamente sommersa dallo strato nevoso la casetta aveva mantenuto la temperatura stabile di zero gradi contro quella della superficie che era di molto più fredda. Eliano si ritrovò a notare che era effettivamente come Samwell l'aveva descritta: vuota e ordinata. Vi erano solo un piccolo tavolo semplice, una sedia altrettanto basilare, un armadietto con incastonata una bacinella per l'acqua. Sotto la canna fumaria era posizionata una piccola stufa. Sulla parete destra delle due opposte all'entrata vi era un letto minuto con pesanti coperte, ai piedi del quale vi era una cassapanca. Samwell si avviò subito verso di essa e trovo delle altre coperte anche se leggermente meno pesanti. Le buttò a terra sul tappeto così grande da occupare quasi tutta la stanza.

-Tu dormirai sul letto, va bene?

Eliano era contento di avere il privilegio del letto, ma si sentì un po' in colpa e decise di lasciarlo a Samwell. Ripensandoci dopo trovò un fondo di egoismo anche nel gesto di cedere il posto, perché effettivamente, sotto sotto, voleva che Samwell fosse in forze per farsi proteggere in caso di bisogno. Stava pensando questo quando venne interrotto da Samwell che aprì la porta.

-Non possiamo lasciarli fuori, hanno bisogno anche loro di riparo.

-Chi?

-I cavalli, chi se no?

Eliano si sentì molto sciocco e guardò Samwell mentre chiudeva la porta alle sue spalle. Si chiese come fosse possibile che i due cavalli stessero in quella casetta minuscola e aspettò di vedere cosa Samwell aveva in mente, ma non rientrò. Eliano attese ancora un attimo e poi, allarmato, spalancò la porta. Vide Samwell intento a modellare un buco nella neve. L'aveva prima sciolta in grande quantità per creare lo spazio e ora la scioglieva piano in piccoli strati che si congelavano nuovamente in tempi brevissimi. Finì presto e fece accomodare i due cavalli all'interno della conca, li coprì con il suo mantello ed entrò in casa sbattendo la porta in faccia ad Eliano che era rimasto lì a guardare.

-Hai fatto entrare un po' di freddo. Vorrei scaldare questo luogo con il fuoco, ma soffocheremmo, è troppo chiuso...

Samwell si bloccò, poi si fece sfuggire una risatina nervosa.

-Posso scaldare, ignora quello che ho detto prima. Userò i poteri d'aria, non è difficile.

Non si mosse nemmeno, ma presto Eliano sentì che la stanza era meno fredda, non calda, ma non soffriva più quanto prima.

-Come mai mi hai detto di non dire a nessuno dei tuoi veri poteri?

-Perché non sarei diventato il Signore del Fuoco, o meglio, non ne avrei ricevuto l'incarico, perché tutti sappiamo benissimo che era Birgitta la vera Signora.

-Ma come hai fatto tu ad essere superiore alla vera Signora del Fuoco anche con le magie di fuoco? Come è possibile?

-Beh, innanzi tutto nella prova che abbiamo dovuto affrontare per ultima non erano fondamentali. Secondo perché io le ho sempre usate, fin da quando ero piccolo. Devi sapere che se al momento la magia non viene discriminata, durante la guerra non era altrettanto tollerata, molti pensavano che fosse questa la causa di tutto e se da un lato era l'unico rimedio dall'altro era temuta. I miei genitori erano fra coloro che ripudiavano la magia, o meglio mio padre. La magia è ereditaria, deriva dai genitori e o la si ha alla nascita o non la si ha. Mia madre era una maga d'aria. Era bravissima, ho dei ricordi di lei che faceva fluttuare i miei giochi mentre cantava allegra dolci canzonette da bambino. Mio padre non lo sapeva, per amore mia madre aveva nascosto quella parte di sé. Mia madre era una persona che stava sempre nel mezzo delle cose, vedeva sia le cose buone che le cose cattive in tutto, era sempre bilanciata nello scegliere e metteva se stessa prima di tutti e tutto, per questo mi abbandonò. Preferì mio padre a me ed io finii in un orfanotrofio. Lì conobbi Maive, ma questa è un'altra storia... venni adottato, o per meglio dire trovato, all'età di tredici anni da Abigal. Non so ancora perché lo fece, ma mi portò con lui alla sede dei ribelli. Allora era molto più in forma, anche se la sua statura lasciava a desiderare già al tempo della sua gioventù. Mi presentò ai ribelli dove conobbi Galatea e Fara, erano loro ad organizzare tutto perché erano loro che conoscevano la magia per d'avvero. I fratelli di Galatea li vidi poco, a parte Maive che avrebbe dovuto sostituire Fara in caso di bisogno. Fu in quel periodo che incontrai l'uomo che ai tempi era il Signore del Fuoco, non sapevo lo fosse, lo scoprii solo quando tre anni fa uscii dalla Rocca e Abigal mi guidò alla sua tomba, ma quell'uomo mi fece riavvicinare alla magia, alla magia di fuoco naturalmente. Studiai magie di fuoco per quattro anni con lui, ma al termine della guerra persi le sue tracce. Continuai ad esercitarmi durante tutti i trentasette anni alla Rocca, grazie soprattutto ai testi di magia che potei consultare nella biblioteca dell'edificio, e anche i tre anni successivi... in breve, ho avuto più tempo di lei e un maestro migliore.

Samwell sembrò rattristarsi e poi deglutì chiudendo gli occhi. Quando li riaprì Eliano fu certo di averli visti lucidi, ma non gli disse nulla. Benché non potesse comprendere i modi di Samwell, Eliano iniziava a capire perché fosse di difficile interpretazione. Non sapeva perché stesse diventando così loquace, perché sembrava che lo odiasse sempre meno, ma in qualche modo lo vedeva cambiare, forse, ma era solo una sua ipotesi, era l'avvicinarsi sempre di più verso la fine di quella brutta storia, che tanto gli ricordava il suo passato.

-Ora è meglio riposare, ci attendono altri cinque giorni come quelli appena passati ed io sono piuttosto stanco.

Detto ciò Samwell voltò le spalle ad Eliano e si chiuse in un religioso silenzio. Eliano si addormentò subito e poco dopo anche Samwell che però non dormì un sonno ristoratore come sperava. Sognò tantissime cose e nessuna di quelle cose gli piacque.

Stava correndo in una landa desolata di neve nera. Il cielo rosso sovrastato da una luna bianchissima che era l'unica cosa viva lì. Degli alberi vecchi e nodosi, tutti bianchi, si piegavano sotto la neve nera e Samwell vide la sagoma azzurra di Gioia. Rideva, sguaiata e maligna. Lui cercò di raggiungerla, ma lei iniziò a scappare. Indossava un mantello blu che fluttuava leggero nell'aria immobile e calda di quel luogo infernale. Corse, corse e corse fin quando non vide che la ragazza si era fermata, di spalle, davanti ad un prato fiorito. Migliaia di petali bianchi sbucavano da sotto la neve e lottavano per avere la candida luce lunare. Gioia era china a terra e raccoglieva ad uno ad uno quei fiori canticchiando una melodia triste che a lungo andare si rivelò inquietante. Samwell le toccò una spalla per farla voltare e tutta quella folle visione decadde. Stavano precipitando nel nulla nero e profondo e improvvisamente affondarono in un candido liquido, era freddo. Ancora avvolta nel mantello azzurro Gioia non si era voltata verso il ragazzo che la raggiunse e le prese una mano e la fece girare. Le tolse i boccoli bianchi dal viso e quando vide il volto smagrito e pallido della ragazza Samwell si spaventò. Caddero a terra in mezzo a quel bianco. Non vi era nulla se non loro due. La pelle della giovane era bianca, di porcellana, ma la sua bocca era rossa come sempre. Aveva gli occhi e il piccolo naso all'insù tutti arrossati per il pianto. Ancora delle lacrime argentate le scendevano dagli occhi mentre guardava il corvino e sorrideva. Rimasero per un tempo indefinito in quella posizione: lui in ginocchio e lei sdraiata con la testa sulle sue ginocchia, ma poi sprofondò verso il basso attraverso il nulla. Samwell rimase al suo livello e urlando picchiava sulla barriera invisibile tra i due. Mentre affondava Gioia assunse una posizione che spezzò il cuore a Samwell. Il ragazzo si fermò e smise di respirare fissando la ragazza che con una mano rivolta a lui e con le gambe rigirate sotto al corpo chiamava il suo aiuto, i suoi occhi azzurri puntati su di lui. Lei prese a ridere di nuovo, come prima e i suoi occhi non erano più azzurri, ma neri e le sue orecchie pallide non erano più tonde, ma a punta e la sua pelle non era più di porcellana, ma possedeva un tono rosato molto particolare che significava solo una cosa: Maive.

Si alzò dalla sua posizione ridendo e prese a passeggiare sotto Samwell. Iniziò a salire una scala invisibile e quando raggiunse il ragazzo, che bloccato nella sua posizione fissava ancora a terra, gli tirò un calcio e iniziò a ridere più forte. Non parlava come faceva sempre, ma rideva e continuava a farlo.

-Cosa fai qui!? Ridammi Gioia!

E lei rideva e rideva e rideva. La vista di Samwell si offuscò e tutto divenne nero e suono del vento, il vento che sferzava la torre più alta della Rocca a inizio estate. La voce di Maive passò come un sussurro suadente e disse: -Non avrai mai quello che vuoi- Poi si trasformò e aggiunse: -Samwell, uccidimi...- A dirlo era stata la voce di Gioia e Samwell si alzò di soprassalto urlando: "No!". Eliano si alzò di scatto, spaventato da quell'improvviso urlo. Il corvino era tutto bagnato di sudore e gli girava la testa. Attorno a lui sentiva solo l'odore di lei. Cosa significava? Perché? Uscì senza mantello e senza nulla e li vide: numerosi esseri mostruosi allineati attorno alla casa fermi immobili. Tornò dentro allarmato ed avvisò Eliano di ciò che aveva visto. Il ragazzo era confuso e Samwell non poté far altro che riprendere in mano le redini del proprio battito cardiaco. Respirò a fondo.

-Dobbiamo trovare una soluzione, niente panico.

Guardò il ragazzo e notò che sembrava molto più calmo di lui. Ignorò questo fatto e proseguì.

-Penso di poterli sconfiggere, non dovrebbe essere così difficile. Per prima cosa ti aprirò una via di fuga, dovrai prenderla e proseguire con i cavalli fin quando sarai fuori dalla loro portata, io ti raggiungerò non appena sarà possibile.

-Ma se fossero troppi per te?

-Non preoccuparti. Sono bene in forze, riuscirò certamente. Basta che tu sia abbastanza lontano da non rischiare di essere colpito, né da loro, né da me. Preparati, veloce.

Detto ciò Samwell prese la sua spada, raccolse il mantello da sopra i cavalli e si addentrò nel buio. Eliano raccolse tutte le loro cose, caricò i cavalli e li fece arrancare fino al livello della neve e vide uno spettacolo assurdo. La spada del corvino era avvolta da fiamme vive e calde che turbinavano animate dalla forza del ragazzo. Nonostante fosse piuttosto avanti, il calore dell'arma si sentiva fino a lì, ed Eliano rimase per un attimo bloccato ad osservare la maestria con cui muoveva quell'arma.

-Che cazzo fai ancora fermo? Vai, va avanti! Di là!

Eliano guardò nella direzione indicata e vide un grosso blocco di ghiaccio mezzo sciolto. Lanciò i cavalli alla massima velocità possibile e superò l'anello di mostruosità mentre il mago combatteva contro un altro di quei mostri lasciandosi alle spalle già tre corpi di loro. Eliano osservò tutta la battaglia da una collinetta poco distante e per la prima volta da quando aveva iniziato quel viaggio provò invidia nei confronti di chi poteva usare la magia. Invidiò quei luminosi pennacchi che creava il ragazzo, invidiava il suo modo di schivare che sfruttava il potersi alzare in volo, invidiò il fatto di essere insostituibile per la missione, già, perché lo sapeva: l'energia che Abigal aveva visto in lui c'era anche in altri, non era così essenziale come poteva essere Birgitta o Samwell o Fiocco di Neve, lui era solo un uomo sfortunato senza poteri. Si chiese cosa avrebbe potuto fare una volta tornato da Galatea e trovò lui stesso la risposta: niente.

\(°0°)/LE POCHE RIGHE DI GAIA\(°0°)/

Mie piccole dita artritiche, ciao, come va?

Ci stiamo avvicinando sempre più alla Rocca del Cratere ed Eliano si sente sempre più una mammoletta, poretto, che in realtà è bravo, si impegna tanto, però vabbè, gli lascerò le sue convinzioni, non voglio togliergli anche quelle.

Che pensate dell'autostima del povero Eliano, figlio del sole o quello che significava poi il suo nome?

Fare gli incubi non è poi molto divertente, eh Samuccio?

La stellozza da pigiare è sempre qua sotto, non dimenticatevene, grazie mille e al prossimo capitolo che dovrebbe uscire oggi pomeriggio o sta sera, non lo so. 

Intanto mi scuso per questi due giorni di assenza dovuti ad impegni familiari (Vedi madre che ti porta a comprare roba e poi ti trascina in baita a mangiare con amici di famiglia)


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top