Partenze senza ritorno
Ludovica
Me ne ero andata da quell'ospedale lasciandomi alle spalle tutto il dolore, anche se nel mio cuore regnava il deserto, la completa desolazione.
Gli strascichi di quella notte continuavano a perseguitarmi e le sue parole a rimbombarmi in testa, mi sentivo imbambolata e terribilmente vuota.
Ma stasera avrei dovuto farmi forza, mascherare quella sensazione orribile e indossare il più bello dei sorrisi: è il compleanno di Alice e per la sua festa tutto dovrà andare nel migliore dei modi.
È una serata calda, nonostante sia aprile e la primavera sia appena iniziata, stasera si respira un'aria quasi estiva.
La sala della festa è interamente addobbata con palloncini, festoni, fiori e luci colorate. La terrazza offre una vista sul mare che spezza il fiato e la musica dona quel sottofondo che rende la serata magica.
Con le mie più care amiche stiamo ballando, ridendo e scherzando come non facevamo da mesi e, incredibilmente, mi rendo conto che è l'unica cosa in grado di spegnere quelle vocine fastidiose nel cervello e accantonare un po' i pensieri.
Sto riempiendo il mio bicchiere al tavolo del buffet, quando sento due braccia cingermi da dietro e riconosco immediatamente il profumo di Lorenzo.
"Ehi ma come siamo belle stasera..." mi sussurra dolcemente prendendomi una mano e facendomi fare un giro su me stessa.
"Ma tu che ci fai qui? Non mi hai detto niente..." dico abbracciandolo e sorridendo insieme a lui, alzo di poco lo sguardo e, appoggiato alla finestra che da verso la terrazza, noto qualcuno che mi sembra di conoscere così bene che continua a fissarci.
"C'è anche lui..." sussurro a Lori con la testa appoggiata alla sua spalla tirando un sospiro pesante.
"Mi dispiace...forse dovevo dirtelo...è che Alice ha invitato me e Andrea, lui l'ha saputo ed è voluto venire...forse potresti parlarci..." dice guardandomi e accarezzandomi dolcemente la schiena.
"No Lori...non ce la faccio..." dico semplicemente cullandomi ancora un po' tra le sue braccia, prima di lasciarlo andare a fare qualche scatto per la festeggiata.
È tutta la sera che continuiamo a guardarci, a scontrare i nostri sguardi ogni secondo, ogni passo che faccio mi sento osservata e ogni suo gesto viene rubato dai miei occhi. È incredibile come nonostante tutto, il nostro cuore non riesca a fare altro che cercare quello dell'altro, come quel filo possa unirci e tenerci legati l'uno alla mano dell'altra, assurdo come quei sentimenti siano ancora così vividi e profondi.
Mi siedo accanto alle mie amiche in un angolo con alcuni divanetti e, mentre loro scherzano con Lorenzo, Andrea e qualche altro invitato, io e Filippo sembriamo in un altro pianeta, i miei occhi fissi nei suoi e tutto il resto solo uno stupida cornice di contorno. Continuiamo a scrutarci, senza sorridere, senza muovere un muscolo, io inizio a sentire le voci lontane quasi fossero in un'altra stanza. - mi manca l'aria - Forse è meglio che esca a prendere un po' di respiro, penso poco prima di alzarmi e uscire fuori in terrazza.
Sono appoggiata con le braccia alla ringhiera della terrazza, i capelli mossi dall'aria di mare e il cuore che batte all'impazzata - "Smettila! Non può farti sempre quel dannato effetto" vorrei gridargli, ma continuo solo a respirare profondamente -
Il rumore della finestra e quello dello scatto dell'accendino interrompono i miei pensieri, mi volto leggermente e i battiti aumentano ancora di più.
Si appoggia con la schiena alla ringhiera mentre aspira il fumo dalla sigaretta e lo butta fuori poco dopo, facendolo mischiare con quello dell'aria. Sento il suo profumo, con la coda dell'occhio seguo ogni suo movimento, siamo ad una distanza di cinque centimetri e ho i brividi sulla pelle che mi percorrono tutto il corpo.
Irama
Non riuscivo più a guardarla dalla finestra, sola in quella terrazza. Mi manca, mi manca terribilmente, alcune volte talmente tanto da confondermi i pensieri e far mancare il respiro. Mi manca la sua voce, il suo profumo, la sua pelle morbida a contatto con la mia. Mi mancano le chiacchierate in macchina alle tre di notte, il suo modo unico di farmi calmare, i suoi sorrisi e il suo viso appoggiato al mio petto.
Ho insistito così tanto con Lorenzo per venire qui stasera, l'ho pregato in tutte le lingue del mondo perché lui non voleva assolutamente cedere. So che sono stato uno stronzo, che non mi merito nulla e che Lori essendo amico di entrambi, vorrebbe proteggerci dal dolore che ci stiamo infliggendo, però non potevo non provarci ancora, cercare di farmi perdonare, sarebbe rimasto il più grande rimpianto della mia vita.
È così bella stasera, con quel vestito con lo spacco che le cade alla perfezione, i capelli raccolti in modo disordinato ma così dannatamente giusto, gli occhi incorniciati da un trucco che li risalta e quel sorriso perfetto in grado di rendere il mondo un posto migliore.
E vorrei solo stringerla, stringerla forte per farle dimenticare tutta la tristezza e fare brillare di nuovo gli occhi. È qui a qualche centimetro da me e vorrei solo baciarla, baciarla tanto intensamente fino a perdere per un istante il respiro, per mischiare il mio sapore con il suo e ritrovarmelo sulle labbra.
E vorrei solo avere il coraggio di buttare giù questo muro che ci divide, di spostare pietra su pietra, a mani nude, con un forte pugno, anche a costo di farle sanguinare, perché farei di tutto pur di restituirle il sorriso.
Invece, restiamo qui, uno accanto all'altra con quel terribile silenzio, nella notte buia senza parole, a respirare l'aria che non ha più il nostro odore, ma solo quello del fumo e rende tutto dannatamente triste e vuoto.
Getto la sigaretta nel vuoto e resto a fissarla mentre precipita libera, aumenta di velocità e poi cade al suolo e mi sento esattamente così: gettato giù in un abisso, non so come ci sono finito, come se una parte di me mi avesse spinto e mi avesse lasciato cadere veloce senza paracadute, senza le armi per difendermi; facendomi sfracellare al suolo e spaccare il cuore.
Mi volto e la osservo, anche lei sta facendo la stessa cosa, restiamo fermi per qualche istante finché Ludovica non volta la testa di scatto e decide di tornare dentro. -"Bloccala! Cazzo Filippo fermala prima che sia troppo tardi!" -
La rincorro, come se il mio corpo si stesse muovendo da solo e la blocco per un polso, "aspetta" le sussurro.
"Ti prego Filippo, ho bisogno di rientrare." mi dice, quasi mi supplica, ha gli occhi lucidi e la conosco talmente bene che so che sta cercando di trattenere le lacrime.
"Credimi, le ho provate tutte, ho cercato di mettere da parte, di non pensare, di accantonare il dolore, ma non ce la faccio. Sei la persona più importante della mia vita, l'esatta metà ma è tutta la sera che ti guardo. Non ti riconosco più, non so neanche perché, non riesco a capirlo...i tuoi occhi...non sono più gli stessi, non brillano più come prima e la cosa che mi massacra è che probabilmente non sono la persona che può farli luccicare di nuovo..." le lacrime le scendono lungo il viso, la mia mano fredda ancora sul suo polso e il mio cuore che per un attimo smette di battere. - Panico. Devo fare qualcosa, qualsiasi cosa, lei è la mia persona e lo deve sapere -
"Scusa..." le sussurro, semplicemente scusa con i miei occhi incastonati nei suoi che si fanno sempre più lucidi.
Ludovica
"Scusa" mi sussurra e penso che è la prima volta che me lo dice, la prima volta dopo mesi che si scusa, che ha il coraggio di mettere da parte l'orgoglio ed essere sincero, spogliarsi di tutto il superfluo e tornare ad essere il solito Filippo. - il mio Filippo -
Vorrei tornare indietro nel tempo, prendere le lancette e poterle cambiare con il semplice tocco dell'indice per mutare il destino, per cancellare tutto il brutto, per avere la determinazione di stargli accanto e non farlo mai scivolare in quel baratro, che l'ha risucchiato in questi mesi e me l'ha restituito cambiato.
Ma soprattutto, in questo istante, vorrei tenere tra le dita una gomma per cancellare i brutti ricordi e avere la forza di abbracciarlo, di lasciarmi stringere dalle sue braccia e continuare la strada della vita insieme, ma non riesco a trovarla. - o forse non voglio -
"È meglio darci un taglio, prenderci una pausa per un po'...forse è l'unica cosa...forse ci farà bene allontanarci un po', prendere i nos-" non riesco nemmeno a finire di parlare che le sue labbra sono appiccicate alle mie, la sua lingua cerca la mia e iniziano a danzare insieme. Stringe la sua presa sui miei fianchi e dolcemente fa appoggiare la mia schiena contro il muro, distanti da guardi indiscreti, ed io sorrido contro la sua bocca, gli metto una mano tra i capelli per attirarlo maggiormente a me, in un istante sembra che il mondo sia di nuovo un bel posto, sembra che tutto giri nel verso giusto, sembra che il mio cuore stia per scoppiare...Sembra,
sembra,
sembra.
Quell'istante sembrano troppe cose insieme, troppe emozioni da descrivere.
Sembra di tornare a respirare.
"Scusa, scusa, scusa" continua a ripetere sulle mie labbra, tra un bacio e l'altro, con il respiro affannato.
"È che mi sembra assurdo, una follia - aspetta fermati un secondo - che con un bacio riesci a risolvere tutto, a farmi sentire di nuovo viva...io so di amarti ancora in una maniera tanto forte che neanche pensavo fosse possibile, però fino a cinque minuti fa avevo bisogno di dirti addio e ora ho un casino nella testa..." gli dico sinceramente mentre mi guarda, accarezzandomi una guancia con la sua mano e il contatto con il freddo degli anelli mi crea qualche brivido. - o forse è solo adrenalina, forse è la sensazione di felicità -
"Siamo sempre stati un casino, lo sai...un casino stupendo no?" ride, mordendosi il labbro inferiore, con la potenza di far sorridere anche me.
"Andiamo via? Solo io, te e qualche canzone" mi sussurra in un orecchio provocandomi mille brividi, lasciamo la festa e passiamo qualche ora in macchina con la nostra musica in sottofondo e il rumore di qualche bacio.
"Ho voglia di te" è quasi l'alba quando mi sussurra queste parole e mi catapulta direttamente in Paradiso; erano mesi che non mi sentivo così, mesi che non mi batteva il cuore così forte, mesi che non mi sentivo follemente felice.
Irama
È qui sdraiata accanto a me, a pancia sotto con la schiena scoperta e le lenzuola che la coprono appena, il respiro che sembra regolarizzarsi e la bocca ancora gonfia per i baci.
Abbiamo fatto l'amore dopo mesi interi e l'emozione è stata qualcosa di indescrivibile: risentire di nuovo il suo profumo sulla mia pelle, le sue labbra appoggiate alle mie e il tocco delle sue dita, è stato qualcosa di magico.
E vorrei che il tempo si fermasse proprio in quest'istante con la mia pelle intrisa del suo profumo, i suoi occhi che brillano di una luce speciale, le sue mani che cercano le mie e il mio cuore che batte così veloce da farmi sentire leggero.
Leggero.
Infinito.
Riesce a farmi sentire incredibilmente leggero e infinito.
E vorrei poter fermare le lancette dell'orologio, come se il tempo a nostra disposizione non avesse fine, ignorare i secondi che passano, come se potessimo rimanere qui per sempre; perché mi sento felice, mi sento come non riuscivo ad essere da tempo, come se i problemi potessero restare all'esterno di questa stanza, come se tutto l'abisso ora mi sembrasse solo un piccolo puntino, come se insieme a lei potessi tenere il mondo in mano.
"Mi sei mancato Fil" e vorrei restare così per sempre con il sorriso sulle labbra dopo aver sentito la sua voce, con la sensazione magica che riesce a donarmi, con il cuore che batte all'impazzata, invece so che tra qualche ora tutto questo finirà.
Ho un biglietto aereo per la Norvegia nel primo pomeriggio, ho preferito non dirglielo, non dirlo a nessuno, ma forse ha ragione lei: separarci per un po' potrebbe farci bene. Ho bisogno di allontanarmi per un po' da tutto e tutti, andarmene da Monza, lasciare tutti i problemi in Italia e fuggire lontano. Ho bisogno di scrivere, di buttare fuori qualcosa che mi tengo dentro da troppi mesi, ho bisogno di prendermi una pausa da tutto questo dolore, anche se ora ho la certezza che allontanarmi da lei mi farà così tanto male da non poterlo neanche quantificare, mi lacererà il cuore creando l'ennesima ferita che non si cicatrizzerà mai. - mi farà soffrire così tanto, che ora credo non sia più una buona idea -
Ludovica
Mi sveglio, mi stiracchio leggermente ancora coperta dal lenzuolo e sorridendo allungo il braccio dall'altra parte del letto per cercare Filippo.
Il cuscino ha ancora il suo profumo, ma lui non c'è, al suo posto un piccolo biglietto ripiegato. - e mi sembra una scena già vista tante volte, troppe volte -
"Mi odierai e forse un po' ti capisco...ho bisogno di staccare da tutto...parto per qualche giorno, se riesci cerca di capirmi. F."
Leggo e rileggo quel dannato biglietto talmente tante volte che perdo il conto, ieri sera sembrava tutto magnifico, tutto come prima, mentre adesso mi sembra di essere scivolata di nuovo in quel buio baratro.
Raccolgo i miei vestiti da terra, infilandoli nervosamente mentre le lacrime mi bagnano il viso, ho voglia di spaccare qualcosa, qualsiasi cosa mi capiti a tiro.
Raccolgo i capelli in uno chignon disordinato, non mi lavo nemmeno il viso, ho voglia di andare a casa e dormire, piangere e dormire fino a farmi sanguinare gli occhi; prendo le chiavi della macchina e resto a guardare il letto sfatto, - sembra tutto così vuoto - le lancio contro il muro urlando e sbattendo forte la schiena contro la parete per poi crollare a terra e rannicchiarmi con le gambe attaccate al petto e dei singhiozzi disperati che sembrano non placarsi.
Sto tremando.- vaffanculo -
Irama
Sono passati alcuni giorni da quell'aereo preso con il cuore ferito e l'anima in frantumi.
Sono stato in Norvegia, solo io e Giulio, avevo bisogno di prendere una pausa da questa vita andata a rotoli, da questa esistenza che sembrava non appartenermi più. Avevo bisogno di scrivere, dentro tenevo parole che avevano bisogno di essere trasferite su un pezzo di carta e essere la base di partenza per una canzone, avevo nel cuore sentimenti cupi che desideravano essere buttati fuori. So che probabilmente ho fatto l'ennesima cazzata, che ho abbandonato tutti senza una spiegazione, che Lorenzo mi avrà chiamato centinaia di volte preoccupato, che Ludovica si sarà svegliata da sola in quel letto troppo grande e forse avrà pianto, che mia sorella avrà pensato alle cose peggiori, che i miei amici si saranno chiesti migliaia di volte dove fossi; so che mi sono comportato un'altra volta da stronzo, che sono stato egoista, che ho pensato solo a me stesso e non a chi mi è stato accanto e mi ha sostenuto per tutti questi orribili mesi.
Lo so.
Lo so.
E, ora, la paura più grande è quella di tornare da loro due e non trovarli più, il solo pensiero mi terrorizza.
Con Lorenzo abbiamo subito chiarito, ovviamente aveva chiamato Giulio per sapere dove mi fossi cacciato e, nonostante qualche rimprovero da parte del mio migliore amico, le cose si sono sistemate.
Ora, ciò che mi preme di più, è parlare con Ludovica e chiarire tutto, farmi perdonare, farle capire cosa significa lei per me, chiederle scusa per tutte le bugie, per il mio comportamento da stronzo, per averla ferita, per averla trattata come se non fosse la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Durante il tragitto in macchina io e Lorenzo la chiamiamo migliaia di volte, il telefono squilla sempre a vuoto, quel dannato "bip" al vivavoce che continua a riempire il silenzio e il mio cuore che ogni volta muore un po'. - ho paura di non trovarla più -
Parcheggio sotto casa sua e salgo di corsa le scale, la mani mi sudano, le gambe tremano e il respiro è affannato; non so cosa aspettarmi e sicuramente capirei ogni sua reazione negativa. - sei stato uno stronzo -
Suono il campanello e sento il rumore della maniglia scattare, alzo gli occhi e li incrocio con lo sguardo della mamma di Ludovica.
"Buongiorno signora, avrei bisogno di parlare con Ludovica" le dico cercando di respirare normalmente e placare quei maledetti battiti accelerati.
"Ludo non c'è, ha deciso di andarsene per un po'..."
Il mondo mi crolla addosso, sento le tempie pulsare forti contro le pareti della testa e devo appoggiarmi con la schiena al muro del terrazzo di entrata per non rischiare di crollare.
"Se correte fate in tempo a trovarla in stazione, ha il treno fra poco..." mi dice sua mamma avvicinandosi e accarezzandomi dolcemente una guancia, i miei occhi si illuminano e il cervello non connette neanche, i movimenti vengono automatici, cerco le chiavi della macchina, saluto la mamma e mi precipito giù per le scale ad una velocità assurda.
"Filippo! Filippo! Ti potrà raccontare qualsiasi bugia, ma l'amore che prova per te è fortissimo" mi urla la mamma dal terrazzo, mentre io alzo di poco la testa e le mando un bacio con la mano mimandole un "grazie". - grazie per avermi aiutato anche se ho distrutto la felicità di sua figlia -
Arrivo alla stazione, fermo la macchina praticamente in mezzo alla strada, le persone dietro suonano violentemente il clacson ma io me ne frego, ho una cosa più importante a cui pensare. Entro e inizio a cercarla tra la gente che corre avanti e indietro, tra i volti tutti dannatamente uguali; mi precipito nel sottopassaggio per cercare il binario giusto, corro finché mi reggono le gambe, sento di avere una forza assurda, so che un secondo in più potrebbe cambiarmi la vita.
La vedo, l'arrivo imminente del treno è appena stato annunciato e lei sta raccogliendo i suoi bagagli. - Dio, quanto è bella -
"Amore! Ludovica! Aspetta!" urlo, non mi interessa se le persone si voltano e pensano che sia pazzo, urlo con tutta la voce che mi ritrovo in corpo, non mi interessa se la gente ride di me o pensa che sia un folle, corro e la fermo per un polso; si volta e incrocia i miei occhi, i suoi sono lucidi e arrossati, è senza trucco e ha il viso spento.
Non parliamo, il vociare delle persone sembra fermarsi, la confusione si placa, è come se esistessimo solo io e lei, il treno entra in stazione e lei appoggia le sue mani tra i miei capelli, mi avvicina a sé e mi bacia, rimaniamo lì per qualche breve istante, premo il mio corpo contro il suo, le mie mani sui suoi fianchi, le nostre lingue che danzano e nessuno che possa fermarci. - prego che questo istante possa essere eterno -
"Sono stanca Filippo, stanca di rincorrerti, stanca di mettere da parte una parte di me a favore tuo, scusami." mi dice con la voce rotta dal pianto e le lacrime che iniziano a bagnarle il viso e cadono inesorabili sulle sue guance.
"Perché questo bacio ha il sapore di un maledetto addio?...non andare, ti prego" le dico accarezzandole il viso e asciugandole le gocce di pianto.
"Devo andare, ciao Fil" mi sussurra vicino all'orecchio, mille brividi mi invadono la pelle, il treno è fermo per far salire i passeggeri ed io non riesco a muovermi. - "resta, resta, resta ti prego perché senza di te mi sento morire" vorrei sussurrargli ma le parole mi muoiono affogate in un nodo in gola -
Lei sale sul treno, prende posto senza mai voltarsi indietro e io sono sicuro di aver sentito il rumore del mio cuore aprirsi e frantumarsi in mille pezzettini. Il treno riprende la sua corsa mentre io continuo a fissare la sua sagoma allontanarsi, prendere velocità e uscire dalla stazione. - non ho mai sentito un dolore tanto forte, vaffanculo, rovino ogni cosa bella -
Lorenzo
Sto fumando una sigaretta appoggiato al cofano, lo vedo tornare solo, con uno sguardo perso che non promette nulla di buono, disinserisce la chiusura centralizzata della macchina, poi il mazzo di chiavi gli scivola tra le dita tremanti, si accuccia per raccoglierlo e cade a terra, rimane lì fermo ed inerme con la testa fra le mani e il cuore spezzato.
Mi avvicino, mi siedo accanto a lui sul marciapiede e vorrei dirgli che passerà, che il dolore riuscirà a affievolirsi. - anche se non ci credo nemmeno io a quello che sto pensando, perché forse dire che passerà è solo una grandissima cazzata -
È distrutto, disperato, annientato, demolito dal dolore; e allora lo abbraccio, lo abbraccio come non faccio da mesi, - come forse non ho mai fatto - lo abbraccio per fargli capire che non è solo, che al suo fianco ci sono io, perché ho paura che non lo sappia, una fottuta paura che ricominci a sfogare tutto in una bottiglia di alcol, una terribile paura di non riconoscerlo più.
Irama
Sono tra le braccia di Lorenzo, seduto sulle pietre di un marciapiede gelido quasi come il vuoto che sento dentro.
"L'ho persa, l'ho persa, l'ho persa per sempre" continuo a ripetere piangendo sulla spalla del mio amico, le idee man mano si confondono, i pensieri vanno in tilt, non so cosa fare.
Non so cosa fare.
Senza di lei sono perso.
Patetico, penso.
Le devo scrivere, devo tentare l'ultima volta di aggiustare le cose.
Mi sciolgo dall'abbraccio di Lorenzo, cerco il telefono in tasca della giacca di pelle che indosso e inizio a digitare velocemente sulla tastiera, senza pensare troppo, lasciando che il mio cuore scriva da sé.
"Probabilmente a questo messaggio nemmeno risponderai, sono una merda, uno stronzo, non ti importerà nemmeno di leggere queste parole.
Hai passato mesi ad accudirmi come un bambino, a farti spezzare il cuore dalle mie grida, ad amarmi nonostante non riuscissi a farlo io per primo, quasi il tuo cuore potesse battere e bastare per entrambi. Ci sei sempre stata e io mi sono reso conto che ti stavo perdendo troppo tardi....solo adesso capisco quanto sarebbe stato facile amarti, amarci e basta. Amarti follemente, scegliere te, noi e la nostra felicità; ma ho avuto paura, mi sono lasciato trascinare da sentimenti negativi e mi sei scivolata tra le dita come sabbia finissima.
Mi dispiace, tanto, tantissimo. Perdonami se non sono stato in grado di essere l'altra metà del tuo cielo, se in questi mesi non ti ho amata come meritavi, ma credimi che l'amore che provo nei tuoi confronti è qualcosa di simile all'infinito.
Scusami amore mio, chissà se riuscirai mai a perdonarmi, ho solo una certezza: sei incisa nel mio cuore indelebilmente come la piuma che porto sulla pelle.
Eternamente tuo, Fil"
Vedo quelle due spunte blu e sento la testa girare, le orecchie mi fischiano, provo ad alzarmi ma le gambe tremano, il respiro accelera e l'aria che mi entra dentro ai polmoni mi confonde la testa, sento la nausea salire in gola e un terribile dolore ai polmoni, le tempie battono, battono sempre più forte. - non ce la faccio - stringo le labbra, quando sento un conato scuotermi il corpo.
Sto tremando, lo stomaco si contorce, sento la voce di Lorenzo farsi più lontana, gli occhi quasi si girano su se stessi, i battiti del cuore aumentano e la nausea continua a salire su nella gola fino alla bocca, vado praticamente in apnea, Lorenzo se ne accorge, si avvicina e mi sorregge, spostandomi i capelli, - "Filippo, respira cazzo!" - e mentre continua a chiamarmi - anche se a stento riesco a sentirlo - vomito pure l'anima, non riesco a muovermi, apro leggermente le gambe e butto fuori tutto su un marciapiede di una stazione, come se vomitando sperassi di buttare fuori tutto quel dolore, come se i ricordi di questi mesi potessero fondersi con quel liquido e sparire dal mio corpo.
Il mondo intorno si fa sempre più sbiadito, non riesco a smettere, più respiro più la bile sente il bisogno di salire, i conati di vomito aumentano, nello stomaco non ho niente e continuo a buttar fuori solo acidi amari che sembrano bruciarmi dentro. - quasi non respiro - Resto piegato in due, porto una mano sullo stomaco che mi fa male per gli sforzi, ho la fronte imperlata di sudore e un colorito cadaverico in viso, mentre Lori continua ad accarezzarmi la schiena e a sussurrarmi "Inspira ed espira, bravo così, piano" - ho sporcato le sue scarpe, le mie scarpe, sono buttato a terra quasi fossi un mendicante e non ho la forza neanche per alzare un dito, ho solo voglia di piangere. - e di sparire, scomparire in una folata di vento e non tornare più -
"Andiamo via, ti prego Lori portami via, ovunque!
Ovunque cazzo, partiamo scegli una destinazione e portami con te, ti prego" e continuo a pregarlo, a sussurrargli solo di portarmi via, di farmi evadere da questa orribile vita, di darmi la possibilità di salire su un aereo e lasciare a terra tutto il male, di farmi sentire leggero. Perché sento tutto il peso di questo dolore schiacciarmi l'anima, sento la terra crollare sotto i miei piedi ad ogni movimento, sento il mondo cadermi addosso, sento il vuoto ad ogni passo.
Perché vedo tutto nero, perché il mondo ora è così vuoto, buio, desolante, deserto senza di lei, senza Ludovica, senza la metà bella del mio cielo.
Lorenzo
"Andiamo via, portami via Lori, ti prego" continua a sussurrarmi tra i singhiozzi, le gocce di pianto cadono nella pozza di vomito davanti a sé e mi sembra di essere stato catapultato in un incubo.
Lo guardo negli occhi, poi gli asciugo le lacrime e vorrei davvero potergli dire che domani andrà meglio, ma non sarà così, so già che ricomincerà tutto, che quell'abisso si aprirà di nuovo e lo trascinerà con sé. Poi gli porgo la mia mano, lo aiuto ad alzarsi e gli faccio appoggiare il suo braccio sulla mia spalla, lo sorreggo, lo porto di peso perché sembra un cadavere, un peso morto che non riesce a muovere un passo - e cazzo, vorrei prenderlo per le spalle e scuoterlo, svegliarlo, dargli una scossa; qualsiasi cosa fosse in grado di toglierli quello sguardo vuoto - lo accompagno fino alla macchina, lo aiuto a sedersi sul sedile, prendo un fazzoletto e gli asciugo la fronte bagnata dal sudore freddo, gli pulisco gli angoli della bocca e resto a guardarlo per un istante. - partiamo, amico mio, ti prometto che andrà bene - Mentre salgo in macchina la mia testa continua a pensare solo alla sensazione che sento fissa nel cuore e che fa male come una ferita: mi sento debole, incapace, inutile; dovevo salvarlo, aiutarlo, non dovevo permettergli di finire giù in quell'abisso che gli ha fatto scivolare tra le dita tutte le cose belle.
Irama
Siamo in macchina, ho lo sguardo fisso fuori dal finestrino, un susseguirsi di immagini tutte uguali, il cielo ormai si sta facendo scuro e il vuoto che sento dentro si espande sempre di più, come un buco nero che piano piano sta risucchiando tutta la felicità. Sento la mano di Lorenzo che mi scompiglia i capelli e mi guarda sorridendo, - come avrei fatto se non ci fosse stato lui? - e mentre il mio sguardo si incrocia con i suoi occhi azzurri, penso. Penso a quanto sono fortunato, penso di non meritarmi un amico come lui, - un fratello - penso che non merito la fortuna di avere nella vita una persona come Lorenzo, uno che c'è sempre stato, "dal giorno zero", che è stato in grado di salvarmi, di sostenermi quando anche io stesso cercavo di uccidermi dentro. Penso che gli ho fatto passare dei mesi pessimi, - di merda, davvero di merda - dei giorni da schifo, penso alle cose che gli ho gridato contro in preda alla rabbia mischiata a infiniti sorsi di alcol.
Penso.
Penso.
Penso che l'ho portato giù a fondo con me, che l'ho fatto cadere in un abisso profondo senza fine, che la nostra è una simbiosi strana, continuo a pensare che sono una persona di merda.
Arriviamo in aeroporto, prima Lorenzo è salito in casa e ha preparato le valige buttandoci dentro indumenti alla rinfusa, come capitava, l'importante era fare presto. - metterci meno tempo possibile -
Si avvicina e appoggia la valigia accanto alla mia e con un'espressione sorridente dice "Andiamo a chiedere qual è il primo volo last minute ok? Ovunque sia partiamo!" e cerco di sorridergli di rimando, anche se la mia espressione deve risultare di una tristezza infinita.
"Destinazione Amsterdam!" mi dice controllando uno schermo illuminato sopra di noi, io mimo un no con la testa. - direi che un posto dove per la maggior parte si vive di alcol, droghe legali e quartieri a luci rosse non sia la soluzione migliore -
"Allora New York! Dai una bella settimana in una metropoli così, non ci siamo mai stati, ci sarà da divertirsi!" esclama il mio amico con un'espressione quasi estasiata in viso, ma io dissento un'altra volta. - ore e ore di viaggio in aereo per un paranoico come me, non mi sembrano una buona idea -
"Londra, Filo c'è Londra!"
Lorenzo
Vedo comparire sul tabellone un volo diretto per Londra. "Dai, è primavera, clima adatto per scrivere e poi imparare un po' di inglese non ti farà male" dico ridendo dando una pacca sulla spalla a Filippo, non so quanto staremo via, quanto durerà questa fuga improvvisata, anche se per farlo riprendere sarei disposto anche a stare via mesi interi.
"Ti ci vedo con quelle classiche sciarpe inglesi e quei tuoi occhiali da sole strambi a girare per la città, sarai un londinese coi fiocchi" e vorrei piangere, vorrei urlare per il modo in cui mi sta guardando, per l'espressione triste che ha in volto, per il modo in cui stringe i denti e sforza un sorriso.
"Si magari prendiamo un bell'appartamento, ce ne stiamo lì per un po'..." sussurra piano, cercando di autoconvincersi che sia la cosa giusta da fare.
"Si dai mi ci vedo già, vasca idromassaggio vista London Eye!" esclamo aprendo le braccia con un'espressione rilassata, facendo sorridere leggermente il ragazzo al mio fianco.
Londra.
Lontano da tutto e da tutti.
Dobbiamo andare, dobbiamo partire e cercare di lasciare il dolore tra le nuvole, facendolo scomparire prima dell'atterraggio.
Forse sarà il giusto punto di partenza dopo un finale da dimenticare.
Ludovica
Sono arrivata a Livorno, sul treno ho ricevuto un messaggio da Filippo e mi sono sentita morire, ho sentito il mio cuore ridursi in brandelli, il dolore farlo cessare di battere.
Devi essere forte, continuo a ripetermi che passerà, che l'inizio è la parte più dura, che non rispondendogli ho fatto la scelta migliore, ma mi sembra tutto una grandissima cazzata. - perché un dolore così forte non potrà mai cessare -
Mi precipito in casa di Alice che mi accoglie preoccupata dalla situazione, mi fiondo tra le sue braccia e mi lascio coccolare da quell'abbraccio facendo scorrere le lacrime sul viso e riempiendo l'aria del rumore dei miei singhiozzi.
Vorrei essere in una stanza immensa, da sola, per poter urlare tutto ciò che mi tengo dentro, per poter spaccare tutto e dare sfogo alla mia rabbia, per poter mettere fine a quel dannato dolore che porto nel cuore da mesi interi.
In quella dannata stazione il mio cuore si è completamente fermato, ho pregato con tutta me stessa che non venisse a cercarmi, sono sparita, non ho più risposto alle chiamate, - neanche a quelle di Lorenzo - perché sapevo benissimo che quel dolore non si sarebbe placato, che abbandonare tutto e andarmene sarebbe stata l'unica soluzione possibile.
Poi l'ho baciato, l'ho baciato con tutta me stessa, un bacio in grado di fermare quella stazione, il rumore dei treni, la confusione delle persone. Un bacio talmente intenso da riuscire a fermare il mondo intero. Mi sono affidata a lui completamente, ne avevo bisogno, ho provato a rubargli un po' di fiato, un po' di respiro da tenere in tasca quando mi mancherà così tanto da frantumarmi l'anima.
Continuo a piangere e mi sembra che il dolore non si plachi mai, lo sento crescere dentro, di più, sempre di più, come si stesse nutrendo di queste stesse lacrime e aumentasse.
Aumentasse fino a togliermi il respiro.
Aumentasse fino a non farmi ragionare.
Aumentasse fino a farmi male.
"Oggi ci concediamo una bella giornata tra di noi, come ai vecchi tempi, un po' di sano shopping terapeutico!" mi dice la mia amica sorridendomi e asciugando le mie lacrime con il suo pollice.
Passiamo tutto il pomeriggio in giro tra negozi, provandoci decine di abiti e scarpe e ridendo come non succedeva da tempo. - come pensavo di non poter più ridere -
Le ore passate con Alice mi fanno rendere conto di quanta importanza abbia nella mia vita, di quanti momenti belli e brutti passati insieme, una accanto all'altra, a sostenerci e supportarci a vicenda. Lei c'è sempre stata, anche quando tutto sembrava andare male, quando l'intero universo sembrava remarmi contro, quando i miei occhi riuscivano a vedere il mondo solo in bianco e nero. Ecco, lei era la fatina in grado di regalarmi di nuovo, con la sua bacchetta magica, un mondo a colori, di farmi vedere le cose belle e farmi sentire di nuovo bene.
Lei era la compagna di vita migliore che mi potessi scegliere.
Siamo sedute ad un bar sul mare di Livorno, il sole caldo che ci scalda la pelle e un aperitivo tutto da godere davanti a noi. Parliamo, parliamo tanto, di tutto, le racconto ogni minimo particolare, tutti i dettagli che in questi mesi avevo cercato di tenere per me e lei sta lì, a sorridermi, ad ascoltarmi e a farmi sentire amata come poche persone riescono.
Una volta ho letto che "chi ti sa ascoltare, ti sta parlando in un modo bellissimo" e Dio, quanta verità nasconde quella frase.
"Grazie Ali" l'unica cosa che riesco a dirle, l'unica cosa che racchiude tutto ciò che in questo momento non riesco a formulare, grazie perché ci sei, perché sei stata ore ed ore ad ascoltarmi senza mai stancarti, grazie per essere la sorella che la vita mi ha donato.
"Ludo...pensavo una cosa...forse potresti ripensare a quell'offerta dell'Accademia di fotografia. Vieni con me a Milano, andiamo a studiare là, ti farà bene...stare qui non è più il caso, è meglio che stacchi per un po' la spina del cervello." mi dice dando l'ultimo sorso al bicchiere e incoraggiandomi con il suo sorriso.
Mi volto verso il mare, il vento caldo che mi entra nei capelli, ci penso e forse è l'unica cosa che mi potrebbe fare bene, buttarmi in un'avventura così grande e cercare di non pensare al resto. L'unica cosa in grado di farmi evadere da questa realtà così difficile, da questa massa di anime fatte con lo stampino, da questi volti che non somigliano al suo, da questa vita che sembra non appartenermi più, da questo finale che vorrei poter dimenticare.
Milano aspettami, forse ricomincerò con te.
Angolo autrice
Buon sabato a tutti!
Come state?
Eccoci arrivati al capitolo finale, ora ci manca solo l'epilogo che arriverà tra qualche giorno ❤️ questa storia si porta dentro tante di quelle emozioni che un po' mi si spezza il cuore...
Grazie a tutti, davvero, siete una cosa bella ❤️
Ma....se vi dicessi sequel...quale sarebbe la vostra reazione? 🎁
Un abbraccio e buon weekend!
Mi raccomando stasera c'è la finale di Sanremo...dobbiamo televotare! A proposito che ne pensate delle sue esibizioni? Dei look? E del duetto?
Chiacchieriamo un po' dai 😜
~R. 🦋
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